Partito Socialista (Paesi Bassi)

partito politico olandese

Il Partito Socialista (in olandese Socialistische Partij (IPA: [soːʃiaːˈlɪstisə pɑrˈtɛi]) - SP) è un partito politico dei Paesi Bassi di orientamento socialista democratico.[1] Lilian Marijnissen ne è l'attuale leader.

Partito Socialista
(NL) Socialistische Partij
LeaderLilian Marijnissen
SegretarioArnout Hoekstra
StatoBandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
SedeVijverhofstraat 65 3032 SC,
Rotterdam
AbbreviazioneSP
Fondazione22 ottobre 1971
IdeologiaSocialismo democratico[1][2][3][4]
Socialdemocrazia[5][6][7]
Populismo di sinistra[8]
Euroscetticismo moderato[9][10]
Repubblicanesimo
CollocazioneSinistra
Gruppo parl. europeoSinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica
Seggi Tweede Kamer
5 / 150
(2023)
Seggi Eerste Kamer
3 / 75
(2023)
Seggi Europarlamento
0 / 26
Organizzazione giovanileROOD
Iscritti52 000[senza fonte] (2007[senza fonte])
Sito websp.nl/

Storia modifica

È stato fondato nel 1971, quale partito maoista, con il nome di Partito Comunista dei Paesi Bassi/Marxista-Leninista (Kommunistiese Partij Nederland/Marxisties-Leninisties, KPN/ML), come scissione dal Movimento Comunista Unitario dei Paesi Bassi (Kommunistiese Eenheidsbeweging Nederland), a sua volta una fazione filo-cinese espulsa dal Partito Comunista dei Paesi Bassi (CPN). La divisione era nata perché il Movimento non condivideva le aperture del fondatore del KPN/ML, Daan Monjé, agli studenti ed agli intellettuali. Nel 1972 il partito cambiò il nome in Socialistiese Partij (Partito Socialista), con l'ortografia fonetica popolare nei cerchi progressisti[non chiaro]. Nel 1993 fu adottata l'ortografia convenzionale Socialistische Partij.

Il partito cercò subito il dialogo con le più variegate componenti sociali. Nel 1991 il partito abbandonò definitivamente il Marxismo-leninismo. Nel 1994 elesse i suoi primi due deputati al parlamento. Negli anni '90 il PvdA, socialdemocratico, si spostò verso il centro permettendo allo SP ed alla Sinistra Verde una maggiore visibilità. L'opposizione ai governi "viola" di Wim Kok (VVD e D66 "blu" e PvdA "rossi") permise allo SP di ottenere 5 seggi nel 1998 e un seggio alle europee del 1999.

I consensi per i Socialisti sono andati aumentando nelle competizioni successive. Alle politiche del 2003 il partito conquistò 9 seggi. Alle europee del 2004 i seggi da 1 passarono a 2. Lo SP è stato il partito di sinistra che più si è battuto contro la Costituzione europea nel referendum che ne ha respinto la ratifica.

La battaglia contro la Costituzione europea, nonché una campagna elettorale incentrata sul controllo dell'influenza integralista sulla comunità islamica olandese, sul rifiuto nell'inviare contingenti militari nelle missioni della NATO, sulla forte critica alle politiche del governo uscente in campo economico, premiò notevolmente il PS alle politiche anticipate del 2006. Il partito, infatti, passò dal 6,32 al 16,58% dei voti, ottenendo 25 seggi nella Camera bassa e posizionandosi quale terza forza del paese dietro CDA (41 seggi) e PvdA (33 seggi). Del resto, anche a destra ottenne un buon risultato la forza politica più radicale, il Partito per la Libertà (PVV), conservatore, che tolse voti al VVD ed elesse 9 deputati. Nonostante il buon risultato, il PS rimase all'opposizione, questa volta di un governo che vide la partecipazione di Appello Cristiano Democratico, Partito del Lavoro e Unione Cristiana.

Le politiche del 2010 segnarono un forte calo per il Partito Socialista (- 6,76%). I democristiani del CDA persero il 12,8% e divennero il quarto partito in Parlamento. A crescere furono i liberali del VVD (+5,8%), i socio-liberali di D66 (+4,9%), gli ecologisti di GL (+2%), ma soprattutto i liberal-populisti del Partito per la Libertà (+9,4%). Il nuovo governo, di minoranza, fu composto da VVD e CDA, con l'appoggio esterno del PVV.

Il 21 aprile 2012 il PVV ritira il sostegno al governo di Mark Rutte, che si dimette due giorni dopo, portando il paese ad elezioni anticipate nel settembre dello stesso anno.

Dalla campagna elettorale precedente alle nuove elezioni il Partito Socialista era balzato in testa nelle intenzioni di voto dei sondaggi, ma la prova nelle urne si rivelerà assai più modesta, eguagliando grossomodo i risultati del 2010 ed ottenendo il 9,65% dei voti e 15 seggi alla Camera.

Alle elezioni europee del 2014 il partito, con il 9,6% di preferenze, supera il Partito del Lavoro. Le stesse cifre sono confermate nelle elezioni parlamentari del 2017, dove l'SP si mantiene stabile al 9,09%.

Invece le elezioni europee del 2019 vedranno un pesantissimo crollo di consensi per i socialisti al punto da scendere ai propri minimi storici col 3,37% e perdendo la loro rappresentanza a Strasburgo.

Il Partito socialista ha un elettorato più operaio rispetto al PvdA e alla Sinistra Verde.[11]

Struttura modifica

Leadership modifica

Leader modifica

Presidente modifica

Segretario modifica

Presidenti dei gruppi parlamentari modifica

Eeste Kamer modifica

Tweede Kamer modifica

Lijsttrekker modifica

Risultati elettorali modifica

Elezione Voti % Seggi
Legislative 1977 24.420 0,29
0 / 150
Legislative 1981 30.380 0,35
0 / 150
Legislative 1982 44.959 0,55
0 / 150
Legislative 1986 32.144 0,35
0 / 150
Legislative 1989 38.870 0,44
0 / 150
Europee 1989 34.332 0,65
0 / 25
Legislative 1994 118.768 1,32
2 / 150
Europee 1994 55.311 1,34
0 / 31
Legislative 1998 303.703 3,53
5 / 150
Europee 1999 178.642 5,04
1 / 31
Legislative 2002 560.447 5,90
9 / 150
Legislative 2003 609.723 6,32
9 / 150
Europee 2004 332.326 6,97
2 / 27
Legislative 2006 1.630.803 16,58
25 / 150
Europee 2009 323.269 7,10
2 / 25
Legislative 2010 924.696 9,82
15 / 150
Legislative 2012 909.853 9,65
15 / 150
Europee 2014 458.079 9,64
2 / 26
Legislative 2017 955.633 9,09
14 / 150
Europee 2019 185.224 3,37
0 / 26
Legislative 2021 623.371 5,98
9 / 150

Note modifica

  1. ^ a b (EN) Parties and elections - Netherlands, su parties-and-elections.eu. URL consultato il 3 giugno 2012.
  2. ^ José Magone, Contemporary European Politics: A Comparative Introduction, Routledge, 3 luglio 2013, p. 533, ISBN 978-1-136-93397-4.
  3. ^ Wolfram Nordsieck, Parties and Elections in Europe, su parties-and-elections.eu.
  4. ^ European Social Survey 2012 - Appendix 3 (in English) (PDF), su europeansocialsurvey.org, European Science Foundation, 1º gennaio 2014. URL consultato il 6 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2022).
  5. ^ Merijn Oudenampsen, Explaining the Swing to the Right: The Dutch Debate on the Rise of Right-Wing Populism, in Ruth Wodak, Majid KhosraviNik e Brigitte Mral (a cura di), Right-Wing Populism in Europe: Politics and Discourse, A&C Black, 23 maggio 2013, p. 202, ISBN 978-1-78093-245-3.
  6. ^ Paul Voerman e Lucardie, Sociaal-democratie nu definitief verdeeld: Met volwassen SP is het abonnement van de PvdA op de linkse stem verlopen (PDF), in NRC Handelsblad, 2007. URL consultato il 2 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
  7. ^ Susan Watkins, Continental tremors, in New Left Review, II, n. 33, New Left Review, May–June 2005.
  8. ^ R. B. Andeweg e Galen A. Irwin, Governance and politics of the Netherlands, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2002, p. 51, ISBN 0-333-96157-9.
  9. ^ (EN) Peter Teffer, Dutch euroscepticism moves mainstream, in EUobserver.
  10. ^ https://europeelects.eu/netherlands/
  11. ^ What happened to the Dutch left?, su EUROPP, 15 marzo 2021.

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