La Paton V 90 BM 4 è una moto da competizione realizzata nel 1976 dalla casa motociclistica milanese Paton ed è stata la prima moto Paton spinta da un motore a due tempi, che rimpiazzava il vecchio motore bicilindrico a quattro tempi da mezzo litro di cilindrata con distribuzione plurivalvole, non più competitivo nei confronti della concorrenza[1].

Paton V 90 BM 4
Costruttorebandiera Paton
TipoClasse 500
Produzionedal 1976
Sostituisce laPaton BIC 500 8v BM 3
Sostituita daPaton V115 500
Modelli similiSuzuki RG 500
MV Agusta 500 quattro cilindri
Yamaha YZR 500
Kawasaki KR 500
Noteesemplare unico

Tecnica modifica

Come per il modello che sostituiva, il suo telaio tubolare in acciaio al cromo-molibdeno era stato commissionato alla riminese Bimota[1][2], che in quello stesso avrebbe fornito alla AMF Aermacchi sulle moto marchiate Harley Davidson e alla Yamaha i telai che permisero loro di vincere il titolo mondiale.

Allo scopo di risparmiare tempo e risorse, la Paton si accaparrò i pezzi di ricambio del motore bicilindrico due tempi raffreddato a liquido della Harley-Davidson 250 di Walter Villa, che erano stati messi in vendita, e li assemblò insieme a componenti di sua progettazione, unendo i cilindri originali a un basamento e un albero motore appositamente disegnati, formando un motore V4 di 90° (alesaggio 56 mm, corsa 50 mm, cilindrata totale 492 cm³) accoppiato alla trasmissione della Harley-Davidson 350 da Gran Premio[1]. Altri dati tecnici del motore, il cui sviluppo era iniziato nel 1974, sono l'ammissione, regolata dal pistone; l'alimentazione, garantita da quattro carburatori Dell'Orto da 34 mm; il cambio, a sei rapporti ed estraibile; l'accensione elettronica, di costruzione Dansi; il raffreddamento, a liquido. L'architettura del motore è particolare: i cilindri sono tutti disposti frontemarcia, ma sfasati tra di loro di 90°; l'albero motore è unico.

Risultati sportivi modifica

La moto fu portata al debutto nella prima gara del Campionato Italiano Seniores 1976, a Modena[3], da Virginio Ferrari, ma l'esordio non fu soddisfacente, tanto da portare Ferrari a lasciare la Paton per il Team Gallina, convincendo Pattoni a rivedere completamente la moto, sostituendo il telaio Bimota con uno realizzato dalla fiorentina Segoni Special (sempre in tubi d'acciaio al Cr-Mo) e rivedendo completamente il motore (i cui cilindri posteriori erano ruotati), portata in pista al Mugello da Mimmo Cazzaniga[1].

Il nuovo telaio non migliorò i risultati, portando la Paton a lasciare le corse. Ritornerà alle competizioni nel 1983, con una nuova moto, la C1, il cui motore riprendeva molti dei concetti della moto del '76, ma con diverse varianti: nuovi cilindri di derivazione Cagiva WMX, ammissione lamellare nel carter, carburatori Dell'Orto da 36 mm, accensione elettronica Motoplat, telaio doppia culla aperta in tubi al Cr-Mo realizzato da Claudio Colombo (realizzatore di tutti i telai Paton del periodo). A sviluppare la C1 si alternarono Walter Migliorati, Marcellino Lucchi, Massimo Broccoli e Marco Papa. Nel 1985 fu sostituita dalla nuova V115 C3.

La BM4 fu costruita in un solo esemplare, oggi non più esistente.

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) Paton GP 500 (1976), su motorcyclespecs.co.za, www.motorcyclespecs.co.za. URL consultato il 9 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  2. ^ (EN) Mick Walker, Cap.5, in Italian Racing Motorcycles, Redline Books, 2000, pp. 256 pagine. URL consultato l'8 marzo 2011.
  3. ^ "La Stampa", 13 marzo 1976, pag. 16

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica

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