Per la patria

film del 1919 diretto da Abel Gance

Per la patria (J'accuse) è un film muto del 1919 diretto da Abel Gance. Esso giustappone un dramma romantico agli orrori della prima guerra mondiale, ed è spesso descritto come un film pacifista e contro la guerra. Le riprese iniziarono nel 1918, e alcune scene furono prese da battaglie vere. Il forte ritratto che il film fa della sofferenza durante la guerra, e in particolar modo la scena del "ritorno dalla morte", lo resero un successo internazionale, confermando Gance come uno dei più importanti registi in Europa.

Per la patria
Maryse Dauvray e Angèle Guys in una scena del film
Titolo originaleJ'accuse
Lingua originalefrancese (didascalie)
Paese di produzioneFrancia
Anno1919
Durata166 min
Dati tecnicirapporto: 1,33:1
film muto
Generedrammatico
RegiaAbel Gance
SoggettoMarc Bujard, Léonce-Henri Burel, Maurice Forster
SceneggiaturaAbel Gance
ProduttoreCharles Pathé
Casa di produzionePathé
FotografiaMarc Bujard, Léonce-Henri Burel, Maurice Forster
MontaggioAndrée Danis, Abel Gance
Interpreti e personaggi

Versioni del film modifica

Esistono altre due versioni del film rispetto a quella del 1919, che «fu denunciata come "antimilitarista". Quella del 1922, molto modificata nella sceneggiatura, nelle didascalie e nel montaggio, si concludeva con la sfilata della vittoria, con Joffre, Foch e Clemenceau!». Esiste poi una versione sonora del 1938, «con cui l'autore volle denunciare la guerra che s'avvicinava», di valore, sempre secondo Georges Sadoul, «assai inferiore al film muto», pur contenendo alcuni buoni pezzi soprattutto le sequenze della resurrezione dei morti.[1]

Critica modifica

Alfonso Canziani ha scritto che, pur trattandosi di un film giusto al momento giusto, J'accuse è «ispirato ad un generico pacifismo reazionario», tanto da equivalere «per l'ovvietà dell'ideazione e dei mezzi applicati (...) a quelli opposti, di propaganda bellica, quelli girati "per tener alto il morale delle truppe"».[2] Diversa la presentazione, definita da Canziani «altisonante e autocelebrativa», del film fatta a suo tempo dal regista stesso: «poiché la tragedia rossa non ha avuto il suo Omero e i caduti, le gesta degli eroi, gli occhi stellati dei morti, non hanno trovato spazio sulle tele dei pittori e nelle sculture, noi abbiamo umilmente cercato di far cantare le immagini».[3]

Note modifica

  1. ^ Georges Sadoul, J'accuse, in Il cinema, Enciclopedie pratiche, Vol. 2°, Firenze, Sansoni, marzo 1981, pp. 251-252.
  2. ^ Alfonso Canziani, Il cinema francese negli anni difficili. Dalla fine della prima guerra mondiale all'avvento del sonoro, Problemi di storia dello spettacolo, n. 3, Milano, U. Mursia editore, 1976, pp. 24-25.
  3. ^ Jean Mitry (citazione in), Histoire du cinéma (1895-1914), Vol. I, Paris, Editions Universitaires, 1969, p. 257.

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