Picea maximowiczii

specie di peccio

Picea maximowiczii Regel ex Mast., 1879, è una specie di peccio, appartenente alla famiglia delle Pinaceae, endemica del Fuji e dei monti Yatsugatake, nell'isola di Honshū, in Giappone.[1]

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Picea maximowiczii
Virgulto di Picea maximowiczii
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Pinophyta
Classe Pinopsida
Ordine Pinales
Famiglia Pinaceae
Genere Picea
Specie P. maximowiczii
Nomenclatura binomiale
Picea maximowiczii
Regel ex Mast., 1879
Nomi comuni

(IT) Peccio di Maximowicz
(EN) Maximowicz's Spruce
(DE) Maximowiczs Fichte
(EN) Japanese Bush Spruce

Etimologia modifica

Il nome generico Picea, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare da Pix picis = pece, in riferimento all'abbondante produzione di resina.[2] Il nome specifico maximowiczii fu assegnato in onore del botanico ed esploratore russo Karl Maksimovič che, durante le sue spedizioni in Giappone, collezionò numerose piante e semi, spedendole in Europa.[3]

Descrizione modifica

 
Aghi

Portamento modifica

Albero alto 20-25 metri (talvolta cespuglioso) con tronco monopodiale diritto o biforcato, che può raggiungere 50–60 cm di diametro; i rami del primo ordine sono lunghi e slanciati, sviluppati orizzontalmente o ascendenti. I rami del secondo ordine sono corti, numerosi e pendenti negli esemplari anziani. La chioma è fitta, largamente conica. I virgulti sono snelli, flessibili, di colore marrone-giallastro o arancione-marrone, scanalati e rugosi, glabri o puberolenti; i pulvini sono numerosi, piccoli e più scuri.[3]

Foglie modifica

Le foglie sono aghiformi, lineari, dritte o leggermente ricurve, di colore verde scuro lucido con bande stomatiche biancastre, lunghe 1-1,3 cm, di sezione trasversalmente rombica e con punte acute o ottuse; hanno stomi su entrambe le pagine disposti su 2-4 linee. Le gemme vegetative sono ovoidali-coniche o ovoidali-globose, lunghe 2,5-4,5 mm, lievemente resinose; hanno perule ovate o arrotondate, ottuse, di colore rosso-marrone o porpora-marrone, persistenti per anni.[3]

Fiori modifica

Sono strobili maschili giallastri, ascellari, spesso numerosi, lunghi 1-1,5 cm, eretti da immaturi e pendenti a maturazione.[3]

Frutti modifica

I coni femminili hanno un corto peduncolo obliquo e sono ovali-cilindrici o ovoidali-oblunghi, inizialmente eretti, poi pendenti a maturazione, lunghi 4-6,5 cm e larghi 2,5-3,5 cm, inizialmente verdi, poi marroni-rossi, con apice ottuso. I macrosporofilli sono obovati-cuneati, lunghi 1,3-1,8 cm, con superficie striata o solcata longitudinalmente, glabra e spesso resinosa. Le brattee sono rudimentali, ligulate, ottuse, lunghe 2–3 mm, totalmente incluse. I semi, di color marrone scuro o marrone-grigio, sono ovoidali-oblunghi e lunghi 3-4,5 mm, con parte alata ovata-oblunga, lunga 7–10 mm, marrone-giallastra o arancione-marrone.[3]

Corteccia modifica

La corteccia è rugosa, scanalata, di colore marrone o marrone-grigio.[3]

Distribuzione e habitat modifica

Vegeta dai 1100 ai 2000 m di quota, su suoli di origine vulcanica, usualmente podzolici; il clima dell'habitat è umido, con precipitazioni annue comprese tra 1000 e 2000 mm, caratterizzato da estati fresche e inverni freddi. Si ritrova in piccole formazioni sparse, usualmente in associazione con Juniperus rigida, Pinus densiflora, e specie caducifoglie. La varietà senanensis anche con Picea alcoquiana e Picea koyamae.[1]

Tassonomia modifica

Viene accettata una varietà:[4]

Usi modifica

Il suo legno non è di grande valore e nonostante questo in passato è stato sovra-sfruttato. In Giappone questa specie è molto apprezzata come albero ornamentale per la sua densa chioma e la crescita lenta, ritrovandosi frequentemente in giardini, soprattutto quelli dei templi buddisti; in commercio esiste anche una forma di bonsai. In Europa e Nordamerica non è molto comune, ritrovandosi solo in orti e giardini botanici specializzati, in particolare con la varietà senanensis.[1]

Conservazione modifica

Specie sottoposta a sovra-sfruttamento in passato con deforestazione intensa e sostituzione con altre specie forestali a più rapida crescita e maggiormente sfruttabili economicamente. Le popolazioni dell'areale primario, vasto solo 100 km², sono sparpagliate in gruppi poco numerosi, con carenza di individui maturi, e rigenerazione difficoltosa (si stima che la popolazione si sia dimezzata). Per questi motivi è classificata come specie in pericolo dalla Lista rossa IUCN.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c d e (EN) Katsuki, T. & Luscombe, D 2013, Picea maximowiczii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Picea maximowiczii, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 16 maggio 2019.
  3. ^ a b c d e f (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 584-585. URL consultato il 2 giugno 2019.
  4. ^ (EN) Picea maximowiczii Regel ex Mast., su Plants of the world. URL consultato il 17 maggio 2020.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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