Poplar Forest (in italiano foresta di pioppi) è una piantagione e residenza di campagna situata a Forest, in Virginia, Stati Uniti. Fu proprietà di Thomas Jefferson, Padre Fondatore e terzo presidente degli Stati Uniti. Jefferson ereditò la proprietà nel 1773 e iniziò a progettare e costruire la sua residenza nel 1806. Sebbene Jefferson sia la figura più famosa associata alla proprietà, Poplar Forest ebbe diversi proprietari prima di essere acquistata nel 1984 per essere restaurata, preservata e aperirla al pubblico.

Poplar Forest
Localizzazione
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Stato federatoVirginia
LocalitàForest (Virginia)
Indirizzo1776 Poplar Forest Parkway
Coordinate37°20′53.43″N 79°15′52.38″W / 37.348175°N 79.26455°W37.348175; -79.26455
Informazioni generali
CondizioniNational Historic Landmark, National Register of Historic Places
Costruzione1806 - 1826
UsoMuseo
Realizzazione
ArchitettoThomas Jefferson
ProprietarioCorporation for Jefferson’s Poplar Forest

Poplar Forest è stato designato come monumento storico nazionale nel 1971 ed è ora gestito come museo storico dalla no-profit Corporation for Jefferson's Poplar Forest. La stessa organizzazione è responsabile dello studio archeologico e dei lavori di restauro in corso presso la proprietà. Nell'aprile 2023, l'associazione ha celebrato il completamento del restauro della villa di Jefferson.

Storia modifica

 
Poplar Forest nel 2011
 
Lato est
 
Le cucine
 
Latrina
 
Sezione nord/sud

Il terreno su cui sorge Poplar Forest mostra evidenze archeologiche di insediamenti di popoli indigeni dal periodo Paleoamericano fino al Periodo Woodland[1]. La proprietà di 4.000 acri fu legalmente definita da un brevetto del 1745 in cui William Stith (un ministro e piantatore coloniale) ne assunse la proprietà, senza però viverci [1] e probabilmente scelse il nome "Poplar Forest" (Bosco di Pioppi)[2]. Passò poi alla figlia Elizabeth Pasteur che la rivendette al cugino Peter Randolph, il quale la mantenne fino al 1764. John Wayles acquistò la proprietà originale nel 1764 e vi aggiunse gradualmente altri 819 acri prima del 1770; fu il primo a impiegare manodopera schiavizzata sulla proprietà [1]. Similmente a Stith, Wayles non risiedeva sul terreno a causa della sua carriera di avvocato e uomo d'affari nella contea di Charles City, Virginia [1].

La figlia di Wayles, Martha Wayles Skelton, sposò Thomas Jefferson, e la coppia ereditò tutti i 4.819 acri alla morte di Wayles nel 1773 [1]. I Jefferson non si occuparono subito dello sviluppo di Poplar Forest, né la visitavano frequentemente - erano concentrati su Monticello, sulla carriera politica e legale di Thomas e sulla crescita della loro famiglia [1]. Martha Jefferson morì nel 1782 e, dopo la sua scomparsa, Thomas trascorse del tempo lontano dalla Virginia per via del servizio pubblico, ricoprendo i ruoli di Ministro in Francia (1785-1789), Segretario di Stato (1790-1793), Vicepresidente (1797-1801) e Presidente (1801-1809).

Anche in assenza di Jefferson, la piantagione generava profitti grazie al lavoro schiavizzato sorvegliato da un amministratore generale e da un gruppo di capisquadra; dopo il 1790 la manodopera schiavizzata di Poplar Forest produsse annualmente raccolti di tabacco e grano [1].

Seguendo i progetti di Jefferson, un gruppo misto di artigiani e lavoratori bianchi liberi e afroamericani schiavizzati iniziò a costruire Poplar Forest nel 1806 [3]. La casa doveva essere a un piano, in mattoni e a forma ottagonale. Facciate a nord e a sud con portici a timpano. Il progetto degli interni prevedeva quattro ottagoni allungati che circondavano un quadrato centrale. La costruzione era quasi ultimata quando la presidenza di Jefferson terminò nel 1809. Durante la sua pensione, Jefferson fece di Poplar Forest il suo rifugio personale lontano dalla scena affollata di Monticello.[2]

Prima del 1809, Jefferson gestiva Poplar Forest da lontano, ma questa abitudine cambiò con il ritiro. Liberato dal servizio governativo, Jefferson fece almeno tre visite annuali a Poplar Forest. Si recava a Bedford in piena primavera, a fine estate e all'inizio dell'inverno. Descrisse il suo rifugio come

(EN)

«it will be the best dwelling house in the state, except that of Monticello; perhaps preferable to that, as more proportioned to the faculties of a private citizen.[4]»

(IT)

«la migliore abitazione dello stato, eccetto quella di Monticello; forse preferibile a quella, in quanto più proporzionata alle esigenze di un privato cittadino.»

A partire dal 1810 e fino al 1823, Jefferson effettuò visite annuali a Poplar Forest; dopo il 1816 portava spesso con sé le nipoti Ellen e Cornelia Jefferson Randolph, e si recava sempre a Poplar Forest con un piccolo gruppo di schiavi uomini e donne che abitavano a Monticello. Le sue visite duravano da pochi giorni a una settimana [1][5]. Jefferson mantenne la proprietà esclusiva della piantagione e degli schiavi fino al 1790, quando donò 1.000 acri e sei famiglie di schiavi a sua figlia Martha e a suo marito Thomas Mann Randolph Jr. Successivamente, Randolph avrebbe diviso e venduto il resto delle terre possedute da Jefferson, e avrebbe anche venduto molti degli schiavi di Jefferson per ripagare i debiti [1].

Verso la fine della sua vita, Jefferson cercò residenti permanenti per la proprietà, e suo nipote Francis W. Eppes e sua moglie Mary Elizabeth si trasferirono a Poplar Forest poco dopo il loro matrimonio nel 1823 [1]. Nonostante apprezzasse la privacy di Poplar Forest, Jefferson non vi si trovava completamente solo. Di solito era accompagnato da due delle sue nipoti. La nipote Ellen Randolph Coolidge in seguito ricordò i giorni di Jefferson nella contea di Bedford.

(EN)

«At Poplar Forest he found in a pleasant home, rest, leisure, power to carry on his favorite pursuits—to think, to study, to read—whilst the presence of part of his family took away all character of solitude from his retreat. His young grand-daughters were there to enliven it for him, to make his tea, preside over his dinner table, accompany him in his walks, in his occasional drives, and be with him at the time he most enjoyed society, from tea till bed time.[6]»

(IT)

«A Poplar Forest trovò in una casa accogliente, riposo, tempo libero, la possibilità di dedicarsi alle sue attività preferite: pensare, studiare, leggere; mentre la presenza di una parte della sua famiglia toglieva ogni carattere di solitudine al suo rifugio. Le sue giovani nipoti erano lì per rallegrarlo, preparargli il tè, presiedere la tavola da pranzo, accompagnarlo nelle passeggiate, nelle sue occasionali gite in carrozza ed essere con lui nel momento in cui apprezzava maggiormente la compagnia, dal tè all'ora di andare a letto.»

Jefferson morì nel 1826 dopo aver effettuato la sua ultima visita a Poplar Forest nel 1823[7]. la proprietà di Bedford fu lasciata in eredità a suo nipote, Francis Eppes il quale la vendette nel novembre del 1828 a William Cobbs; nel 1840, dopo il suo matrimonio con la figlia di Cobbs, Emma, questi affidò la gestione della proprietà a suo genero Edward Hutter [1]. Il periodo che va dal 1745 al 1840, durante il quale Poplar Forest fu venduta molte volte in rapida successione, vide la separazione di molti uomini, donne e bambini schiavizzati dalle loro famiglie, man mano che i proprietari saldavano i debiti dei predecessori. La famiglia Cobbs-Hutter mantenne la proprietà di Poplar Forest fino al ventesimo secolo. Il figlio di Hutter, Christian, acquistò la proprietà alla fine del diciannovesimo secolo e la utilizzò come casa estiva e fattoria attiva fino agli anni Quaranta del Novecento, impiegando manodopera sia di braccianti bianchi e neri che di mezzadri [1].

Christian Hutter vendette la proprietà alla famiglia Watts nel 1946; la famiglia Watts gestì Poplar Forest come azienda casearia e collaborò con Phelps Barnum e W. Stuart Thompson per restaurare la casa riportandola all'aspetto che aveva ai tempi di Jefferson.[1] Si occuparono anche di un importante sviluppo paesaggistico e vendettero la maggior parte del terreno rimanente a un costruttore che realizzò un campo da golf a nove buche e un lago nella parte orientale e meridionale della proprietà.[1]

Il Dr. James Johnson acquistò la casa e 50 acri di terreno dalla famiglia Watts nel 1980. Successivamente, nel 1984, la Corporation for Jefferson's Poplar Forest, un'organizzazione no profit, acquistò l'intera area e le strutture rimanenti della proprietà.[8] Negli ultimi anni l'organizzazione si è impegnata a riacquistare terreni all'interno dei confini originali della piantagione, e al 2008 possedeva 617 acri della proprietà originaria.[1] Nel corso degli anni, la casa ottagonale di Jefferson ha subito danni da incendio e ristrutturazioni, ma la planimetria, i muri, i camini e le colonne sono sopravvissuti. Utilizzando metodi di costruzione del primo Ottocento, carpentieri e muratori hanno restaurato la casa al suo aspetto originario. Oltre alla casa principale, sono sopravvissuti anche una cucina separata, un affumicatoio e due dépendance ottagonali. L'associazione ha celebrato il completamento del restauro del rifugio di villa di Jefferson nell'aprile 2023[9]

Architettura modifica

Quando iniziarono i lavori a Poplar Forest nel 1806, Jefferson era Presidente degli Stati Uniti. Supervisionò la costruzione da Washington D.C.[10] Thomas Jefferson era un architetto autodidatta noto per i suoi lavori a Monticello e per il Virginia State Capitol; attingeva spesso a modelli classici, attratto dall'architettura classica di Palladio in Veneto e dai progetti della Francia del XVI secolo.[10] Jefferson progettò Poplar Forest come sua residenza privata e scelse la proprietà proprio per la distanza dalla sua vita pubblica.[11]

L'edificio potrebbe essere stata la prima casa ottagonale costruita negli Stati Uniti.[12] La casa di Poplar Forest è realizzata in mattoni e ha una pianta ottagonale; è composta da uno spazio centrale quadrato e tre lati formati da stanze ottagonali allungate. Su un lato della casa si trova l'ingresso, formato da due stanze più piccole divise da un breve corridoio. Nella sala da pranzo centrale è presente un lucernario. Le dimensioni della sala da pranzo sono 6x6x6 metri, rendendola un cubo perfetto.[10] Jefferson aggiunse anche portici con timpano su bassi portici collegati sia alle facciate nord e sud che alle scale est e ovest.[10] Gli studiosi concordano sul fatto che la residenza di Poplar Forest sia un eccellente esempio di simmetria ottagonale; il progetto di Jefferson per l'edificio riflette un approccio geometrico coerente, probabilmente reso possibile dalla sua nota competenza in algebra, geometria, trigonometria e calcolo newtoniano.[10]

Modifiche successive modifica

Passata di proprietà diverse, la casa principale subì numerose modifiche e l'estensione della piantagione venne gradualmente ridotta a 50 acri (20 ettari) al momento dell'acquisizione da parte della Corporation for Jefferson's Poplar Forest.[1] Un incendio scoppiò nel 1845; le famiglie Cobbs e Hutter ricostruirono la struttura in stile neoclassico e aggiunsero un piano mansardato per le camere da letto, modificando così la planimetria interna della casa.[1] Tuttavia, le pareti originali, il camino e le colonne rimasero intatti dopo la ristrutturazione.[10]

La Corporation for Jefferson's Poplar Forest utilizzò durante i lavori di restauro materiali da costruzione tipici del primo Ottocento, inclusi pesanti strutture a intelaiatura di legno, corda di canapa per i serramenti e ferramenta in ferro provenienti da Colonial Williamsburg. Impiegò inoltre tecniche di costruzione del XIX secolo, come la stuccatura delle colonne e la cottura della calce per produrre malta e intonaco tradizionali a base di calce.[13] L'obiettivo dei restauri è quello di riportare Poplar Forest alla visione architettonica originaria di Jefferson.[13]

Schiavitù modifica

Dal 1766 al 1865, anno in cui la schiavitù fu formalmente abolita negli Stati Uniti, sulla proprietà erano presenti uomini, donne e bambini schiavizzati.[14] Le attuali conoscenze sulla popolazione schiava e sul suo contributo a Poplar Forest si basano su prove archeologiche e archivistiche. John Wayles utilizzò per primo il lavoro degli schiavi per costruire le strade della proprietà e, quando Thomas e Martha Jefferson ereditarono da Wayles la terra che includeva Poplar Forest, ereditarono anche 135 uomini, donne e bambini schiavizzati, oltre ad altri appezzamenti di terreno nelle contee di Amherst, Cumberland, Charles City, Goochland e Powhatan.[1] Poiché Wayles scelse di dividere la sua proprietà tra diversi eredi, le famiglie schiavizzate furono separate per consentire agli eredi di saldare i suoi debiti.[14]

Con il crescente interesse di Jefferson per Poplar Forest, egli fece arrivare schiavi da Monticello, Elk Hill, Indian Camp e Judith's Creek, aumentando così la popolazione schiavizzata a Poplar Forest.[14] Jefferson teneva registri costanti degli schiavi che vivevano a Poplar Forest; questi registri mostrano che la popolazione schiavizzata fluttuava tra un minimo di 28 e un massimo di 95 individui che lavoravano a Poplar Forest tra il 1774 e il 1819.[1] In qualità di attivo partecipante alla tratta degli schiavi, Jefferson vendette e acquistò persone schiavizzate durante tutto il periodo in cui possedette Poplar Forest, inclusa la vendita di 40 schiavi dalle sue varie proprietà nella contea di Bedford, Virginia, negli anni 1790.[14] Dopo la morte di Jefferson nel 1826, gli Eppes ereditarono la casa, circa 1.075 acri di terreno e diversi schiavi.[1] Anche le famiglie Cobbs e Hutter impiegarono manodopera schiavizzata sulla proprietà fino all'emancipazione e mantennero alcuni ex schiavi come lavoratori salariati in seguito.[1]

Piantagione ed economia schiavista modifica

A partire dal 1790, la comunità schiavizzata di Poplar Forest coltivò tabacco e bestiame a scopo di lucro, per poi passare successivamente al grano.[1] Documenti risalenti al periodo in cui Poplar Forest era gestita da Edward Hutter mostrano che gli schiavi erano regolarmente incaricati di arare i campi e scavare fossati, oltre a coltivare e raccogliere piante da vendere al mercato.[1] Gli schiavi lavoravano sei giorni a settimana ed erano anche responsabili della costruzione e della manutenzione delle loro abitazioni. Gli studiosi hanno appurato che la comunità schiavizzata a Poplar Forest aveva elaborato un sistema commerciale interno: agli schiavi veniva concesso un piccolo appezzamento di terreno per coltivare cibo e produrre beni che potevano essere scambiati o venduti ad altri schiavi, alle famiglie dei proprietari e al mercato esterno.[1] Gli archeologi di Poplar Forest hanno rinvenuto accessori di abbigliamento come bottoni, perle di vetro, catene dorate, puntali di lacci e fibbie decorative che probabilmente venivano utilizzati come moneta di scambio tra gli schiavi di Poplar Forest e delle piantagioni circostanti.[14] Documenti del XIX secolo mostrano che la transizione dall'agricoltura basata sul tabacco a quella mista lasciò Poplar Forest con un eccesso di manodopera; in particolare, William Cobbs è noto per aver affittato schiavi della piantagione per progetti esterni. Si ha notizia che altri schiavi (incluse due donne di nome Lucy e Matilda) avessero accesso a del denaro durante questo periodo, in modo da poter acquistare oggetti per conto delle famiglie Cobbs/Hutter.[1] Edward Hutter affittava regolarmente schiavi di Poplar Forest ad aziende e piantatori della contea di Bedford.[1]

Famiglie di schiavi modifica

Documenti mostrano che entro gli anni Novanta del Settecento erano presenti a Poplar Forest ben sette nuclei familiari schiavizzati.[14] Jefferson incoraggiava le unioni di fatto all'interno della comunità schiavizzata e annotava le date di nascita di ogni bambino schiavo nato nella proprietà.[14] Premiò inoltre le donne che si univano in matrimonio con un altro schiavo di Poplar Forest con un vaso di coccio; gli archeologi hanno rinvenuto frammenti di questi doni durante gli studi archeologici della proprietà.[14] Jefferson conservava registri sulle connessioni familiari - la documentazione sopravvissuta ha permesso agli studiosi di concludere che a Poplar Forest furono ridotte in schiavitù per generazioni intere famiglie singole, le quali avevano parenti in altre piantagioni della Virginia.[1] William e Marian Cobbs ereditarono una famiglia schiavizzata che comprendeva Mary e le sue figlie Lucy e Matilda (registrate come schiave domestiche) insieme ad altri fratelli e parenti stretti.[1]

Schiavi documentati modifica

  • Hannah non nacque a Poplar Forest, ma vi prestò servizio dall'adolescenza fino a circa il 1821. Si sposò e formò una famiglia con un altro schiavo, sapeva leggere e scrivere e lavorò per un periodo come governante di Jefferson.[15]
  • James (Jame) Hubbard fu acquistato da Jefferson all'età di 30 anni e in seguito supervisionò i lavoratori dei campi a Poplar Forest. Ebbe sei figli con un'altra schiava di nome Cate e ne adottò diversi altri, lavorando come allevatore di maiali da anziano. Gli studiosi sono anche in grado di rintracciare i membri della sua famiglia e i loro ruoli a Poplar Forest, tra cui Nace, Hannah, Nancy, Joan, James e Phill.[15]
  • Phill nacque a Poplar Forest da James Hubbard e sua moglie Cate. Lavorò brevemente a Monticello prima di tornare a Poplar Forest, dove sposò Hanah ed ebbe un figlio. Morì a 33 anni, pare avvelenato.[15]
  • William (Billy) nacque a Poplar Forest e si ribellò violentemente alla schiavitù attaccando un sorvegliante in più di un'occasione. Jefferson mandò lui e altri tre in Louisiana, dove William tentò di fuggire, ma venne catturato e venduto.[15]
  • John Hemmings non visse mai a Poplar Forest, ma documenti storici mostrano che fu responsabile di gran parte dei lavori di falegnameria interni della casa di riposo a Poplar Forest.[1]
  • Lydia Johnson visse a Poplar Forest quando la proprietà apparteneva a Edward Hutter. Diede a una dei suoi figli il nome di Ida Reeder, dalla nipote di Hutter; i registri delle spese mostrano che lui le comprò un vestito in regalo.[1] Lydia continuò a lavorare per la famiglia dopo l'Emancipazione fino alla sua morte nel 1919.[1]
  • Will, un appunto contabile del 1772 riporta che acquistò rum, bottoni, filo e stoffa.[14]

Archeologia modifica

Fin dal 1989, anno di inizio del programma di archeologia, a Poplar Forest sono stati effettuati numerosi scavi archeologici. L'archeologia ha portato alla luce diversi siti associati alla popolazione schiavizzata di Poplar Forest e ha permesso di scoprire informazioni preziose sul paesaggio originario voluto da Jefferson intorno alla sua residenza. Nell'autunno del 2022, Poplar Forest ha celebrato il completamento del restauro paesaggistico del lato nord della villa.[16]

Gli scavi più recenti si sono concentrati su un'area che si ritiene ospitasse gelsi da carta; Jefferson ne piantò due filari per contribuire a creare ali naturalistiche a complemento dello stile palladiano della sua casa di riposo.[16] Gli archeologi di Poplar Forest hanno trovato macchie nel terreno che indicano zone in cui erano stati precedentemente piantati alberi, e il loro obiettivo è quello di analizzare i livelli di carbone e polline per determinare quali aree fossero con maggiore probabilità la/le collocazioni originarie dei gelsi da carta.[16] Altri piani di scavo in corso e futuri includono l'area circostante una capanna di schiavi anteguerra e il vivaio di piante ornamentali di Jefferson.[16]

Siti degli schiavi modifica

Gli scavi archeologici di Poplar Forest hanno portato alla luce prove che suggeriscono che le mappe di Poplar Forest create al tempo di Jefferson fossero incomplete e non illustrassero fino a che punto fossero presenti persone schiavizzate.[14]

Old plantation/North Hill modifica

Si ritiene che la Vecchia Piantagione/North Hill sia stata fondata negli anni 1770/1780 e ospitasse le più antiche strutture della fattoria degli schiavi a Poplar Forest, risalenti al 1764. Le mappe suggeriscono che le strutture originarie comprendessero una casa per il sorvegliante, un grande fienile e alloggi per gli schiavi, costruiti nell'arco di 40 anni.[14] Gli studiosi si riferiscono anche a quest'area come il Vecchio Quartiere situato a sud e ovest della casa principale.[14]

Abitazioni degli schiavi modifica

Il sito residenziale, chiamato anche Wingo, risale al periodo tra il 1790 e il 1812 a Poplar Forest ed era operativo quando Jefferson possedeva la piantagione; egli donò la terra su cui sorgeva a Martha e Thomas Mann Randolph come regalo di nozze. Gli appunti di Jefferson che sono sopravvissuti ci dicono che tre carpentieri riuscivano a costruire una capanna per gli schiavi in tre giorni e che gli schiavi abitavano perlopiù vicino ai campi o ai luoghi di lavoro artigianale.[14]

Documenti storici suggeriscono che le abitazioni degli schiavi a Poplar Forest fossero costruite con tronchi e che diverse case avessero due stanze di circa 4 metri per 4,5 metri ciascuna; questo è corroborato da evidenze archeologiche che indicano la presenza di cantine interrate realizzate dagli schiavi stessi, utilizzate per conservare vestiti, utensili e ferramenta in ferro.[14] Gli archeologi hanno scoperto fosse di stoccaggio, radici di alberi bruciate e buche di pali utilizzando macchie nel terreno; l'analisi ha portato alla luce anche frammenti di vetro, ceramica e ferro che si è scoperto appartenessero a piatti, bottiglie e pentole.[14]

Si ritiene che un'altra struttura scoperta funzionasse sia come affumicatoio che come abitazione, mentre una terza è ritenuta più recente delle altre due e usata principalmente come alloggio.[14] L'analisi del terreno suggerisce inoltre la presenza di recinzioni nel Quartiere degli schiavi.[14]

Gli scavi in questo sito hanno portato alla luce anche numerosi oggetti legati alla vita degli schiavi a Poplar Forest. Gli archeologi hanno scoperto lime per seghe in ferro, succhi, zeppe, sgorbie e una cerniera di un regolo pieghevole; è probabile che questi oggetti appartenessero ad utensili utilizzati dagli schiavi durante i lavori assegnati o nel loro spazio personale.[14] Forbici, spille da balia e ditali rinvenuti nel sito suggeriscono che le donne cucivano sia per lavoro che per le loro famiglie.[14] Gli scavi hanno riportato alla luce stoviglie in gres e terracotta che gli studiosi ritengono venissero utilizzate per preparare il cibo. Gli uomini e le donne schiavizzati a Poplar Forest mangiavano frutta, verdura, manzo, maiale, carne di cervo, opossum, coniglio, pollo, tacchino e pesce, e probabilmente avevano accesso ad armi da fuoco per cacciare animali.[14]

Sito A modifica

Questo è il più recente dei tre siti; gli studi attuali indicano che venne costruito negli anni 1830 e rimase operativo fino all'emancipazione. Gli studiosi ritengono che il sito ospitasse una capanna di schiavi probabilmente occupata tra il 1840 e il 1860.[1] Gli archeologi hanno scoperto una fossa profonda circa un metro che doveva trovarsi sotto il pavimento della capanna, buche di pali e resti di un camino in pietra. Gli scavi del Sito A hanno portato alla luce bottoni, spille da balia, aghi, ditali e il puntale osseo di un astuccio per aghi; ciò suggerisce che questo sito potrebbe essere stata l'abitazione di una sarta.[1]

Oggi modifica

La Corporation for Thomas Jefferson's Poplar Forest si dedica dal 1984 al restauro della piantagione e della casa di riposo di Jefferson. In quell'anno, questa organizzazione no-profit (equivalente statunitense del 501(c)(3)) acquistò 50 acri di terreno e gli edifici originali con l'obiettivo di preservare la tenuta a beneficio dell'istruzione pubblica. La Corporation gestisce Poplar Forest come una casa museo storica e dichiara come propria missione preservare, ispirare e raccontare la storia in evoluzione di Poplar Forest di Thomas Jefferson.[17]

Poplar Forest aprì le porte ai visitatori per la prima volta nel 1986 e oggi offre visite guidate tematiche dedicate alla casa principale e alla comunità schiavizzata, oltre a proseguire i lavori di restauro e gli scavi archeologici.[18] La proprietà è riconosciuta come National Historic Landmark ed è designata come sito dei Virginia History Trails nell'ambito della Commemorazione della Virginia del 2019.[19]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag (EN) Barbara Heath e Gary, Jefferson's Poplar Forest: Unearthing a Virginia Plantation, Gainesville, FL, 2012, ISBN 9780813062990.
  2. ^ a b (EN) Poplar Forest - Thomas Jefferson Encyclopedia, su monticello.org.
  3. ^ (EN) Lettera a Martha Jefferson Randolph, 16 giugno 1806, su founders.archives.gov, Coolidge Collection of Thomas Jefferson Manuscripts, Massachusetts Historical Society.
  4. ^ (EN) Lettera a John Wayles Eppes, 18 settembre 1812, su founders.archives.gov.
  5. ^ (EN) Poplar Forest, su Jefferson's Monticello.
  6. ^ (EN) Lettera da Ellen W. Randolph Coolidge a Henry S. Randall, 18 febbraio 1856, su tjrs.monticello.org.
  7. ^ (EN) History of Thomas Jefferson's Home at Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 24 marzo 2017.
  8. ^ (EN) About Poplar Forest | Historical Places in Virginia, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 25 marzo 2017.
  9. ^ (EN) Architectural Restoration – Thomas Jefferson's Poplar Forest, su poplarforest.org. URL consultato il 30 agosto 2023.
  10. ^ a b c d e f (EN) Rachel Fletcher, Thomas Jefferson's Poplar Forest, in Nexus Network Journal, vol. 13, n. 2, 2011, pp. 487–498, DOI:10.1007/s00004-011-0077-1.
  11. ^ (EN) Thomas Jefferson in His Later Years at Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 25 marzo 2017.
  12. ^ (EN) Learn About the Historic Restoration of Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 16 marzo 2017.
  13. ^ a b (EN) Architectural Preservation Materials & Techniques at Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 16 marzo 2017.
  14. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Barbara Heath, Hidden Lives: The Archaeology of Slave Life at Jefferson's Poplar Forest, Charlottesville and London, University Press of Virginia, 1999, pp. 9, ISBN 0813918677.
  15. ^ a b c d (EN) Thomas Jefferson's Slave Biographies | The Community at Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 20 marzo 2017.
  16. ^ a b c d (EN) See Current Archaeological Fieldwork at Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 22 marzo 2017.
  17. ^ (EN) About Poplar Forest | Historical Places in Virginia, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 18 marzo 2017.
  18. ^ (EN) History Tours & Exhibits at Jefferson's Poplar Forest, in Thomas Jefferson's Poplar Forest. URL consultato il 18 marzo 2017.
  19. ^ (EN) Virginia History Trails App | History in Your Hand, su vahistorytrails.com. URL consultato il 22 settembre 2018.

Altri progetti modifica

Bibliografia modifica

  • (EN) Ihna Thayer Frary, Thomas Jefferson, Architect and Builder, Richmond, 1939.
  • (EN) W. W. Scott, A History of Orange County, Virginia, Richmond, 1907.
  • (EN) Robert A. Jr. Lancaster, Historic Virginia Homes and Churches, Philadelphia, 1915.
  • (EN) Frederick Doveton Nichols, Thomas Jefferson's Architectural Drawings, Boston, 1961.
  • (EN) Kimball Fiske, Thomas Jefferson, Architect, Boston, 1916.
  • (EN) Guido Beltramini e Fulvio Lenzo, Jefferson and Palladio, Milan, 2015.

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàLCCN (ENsh88004605 · J9U (ENHE987007288722805171
  Portale Architettura: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di architettura