Prove indipendenti sull'allunaggio dell'Apollo

Per prove indipendenti sull'allunaggio dell'Apollo s'intendono tutti quegli elementi e prove prodotti da gruppi indipendenti che confermano l'avvenuto allunaggio dell'Apollo 11 nel 1969 e delle successive missioni del programma Apollo. Uno dei motivi per i quali organi terzi hanno documentato nel tempo prove dell'evento è da ricercarsi[senza fonte] nella esistenza di teorie complottiste maturate negli anni che hanno posto in dubbio l'allunaggio dell'Apollo.

Pete Conrad, astronauta della missione Apollo 12, accanto al lander Surveyor 3. Parti del Surveyor furono riportate a Terra nel corso della missione Apollo 12. La videocamera (in prossimità della mano destra di Conrad) è oggi esposta nel National Air and Space Museum di Washington.

Esistenza ed età delle rocce lunari modifica

Sulla Luna furono raccolti un totale di 382 kg di rocce e polvere durante le missioni dell'Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17 del programma Apollo.[1] Circa 10 kg di campioni di rocce lunari sono stati distrutti durante le centinaia di esperimenti fatti dalla NASA e dagli scienziati di tutto il mondo. Questi esperimenti hanno confermato l'età e l'origine delle rocce come rocce lunari e sono state usate per identificare le meteoriti lunari ritrovate in Antartide[2]. Le rocce lunari presentano segni di impatto di micrometeoriti che mancano sulle meteoriti (comprese quelle di origine lunare) trovate sulla Terra, perché durante l'ingresso delle meteore nell'atmosfera terrestre questi segni vengono bruciati e cancellati[3][4]. Rispetto alle rocce terrestri, le rocce lunari sono risultate più ricche di elementi volatili e di alcuni isotopi, tra cui l'elio-3 (molto raro sulla crosta terrestre); ciò sarebbe dovuto all'assenza sulla Luna di atmosfera e campo magnetico[5].

Le rocce lunari sono vecchie di almeno 4,5 miliardi di anni[1], più vecchie quindi di almeno 200 milioni di anni rispetto alle più vecchie pietre terrestri le quali risalgono alla fine dell'adeano, cioè da circa 3,8 a 4,3 miliardi di anni fa. La composizione delle rocce riportate dalle missioni Apollo è molto simile a quella delle rocce recuperate dalle sonde spaziali nel corso del programma lunare sovietico.[6]

Una roccia riportata dall'Apollo 17 è stata datata 4,417 miliardi di anni con un margine di errore di più o meno 6 milioni di anni. Il test è stato svolto da un gruppo di ricercatori guidati da Alexander Nemchin alla Curtin University of Technology a Benley in Australia.[7]

Nuove missioni lunari modifica

 
Immagine ad alta risoluzione del sito di atterraggio dell'Apollo 17 fotografato dalla missione LRO. Si nota il modulo di atterraggio Challenger Lunar e poco lontano la bandiera.

Nel luglio del 2009 la NASA ha pubblicato una serie di immagini realizzate durante la missione Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), che mostrano i moduli di atterraggio lunari rimasti sulla superficie , oltre ai luoghi degli esperimenti scientifici e, in un caso, le orme di un astronauta che collegano il modulo di atterraggio dell'Apollo 14 con un vicino esperimento scientifico.[8][9] Queste foto dettagliatissime della Luna confermano direttamente gli sbarchi lunari.[10]

 
Sito di atterraggio di Apollo 14, fotografato dalla missione LRO.

Nel 2009 la macchina fotografica della missione Lunar Reconnaissance Orbiter ha fotografato il modulo di atterraggio del modulo lunare Apollo e il modulo Apollo Lunar Surface Experiment Package (ALSEP).[11] Sebbene questa missione sia stata effettivamente gestita dalla NASA, la macchina fotografica e l'interpretazione delle immagini sono sotto il controllo di una serie di gruppi accademici, il principale dei quali è il LROC Science Operations Center della Arizona State University.[11]

Dopo la ripresa delle immagini mostrate, la missione LRO si è spostata su un'orbita più bassa per consentire il funzionamento della macchina fotografica a risoluzione maggiore. In questo modo, i siti di atterraggio di Apollo 11 e Apollo 17 sono stati ripresi nuovamente a risoluzione più alta.[12][13]

I retroriflettori modifica

 
Il Laser Ranging Experiment lasciato sulla luna dalla missione Apollo 11.

La presenza di retroriflettori (specchi usati come bersaglio per raggi laser inviati da stazioni a Terra) per l'esperimento Lunar Laser Ranging (Laser Ranging RetroReflector; LRRR) lasciato sulla Luna sono la prova dell'avvenuto allunaggio[14][15][16].

Nella biografia di Neil Armstrong[17], si leggono le seguenti parole:

«Per coloro che ancora credono che l'allunaggio non sia mai avvenuto, l'esame dei risultati di cinque decenni di esperimenti LRRR dovrebbero dare la prova di quanto veramente delirante sia il loro rigetto della realtà dell'allunaggio»

I seguenti osservatori indipendenti dalla NASA usano regolarmente l'Apollo LRRR: l'osservatorio della Costa Azzurra, l'osservatorio di McDonald, l'osservatorio di Apache Point, e l'osservatorio di Haleakalā.[18]

 
Questo documento mostra la presenza di oggetti artificiali sul suolo lunare coinvolto nell'atterraggio della missione Apollo.
Credit: The APOLLO (Lunar Laser Ranging) Collaboration.

L'immagine mostra alcune delle prove più incontrovertibili. In questi esperimenti un laser viene ripetutamente indirizzato sulla Luna nel settore dove allunò l'Apollo. I punti mostrano i fotoni che vengono ricevuti dalla Luna. La linea scura mostra che un grande numero torna indietro in un dato tempo, quindi è riflesso da qualcosa di abbastanza piccolo (di dimensione molto inferiore al metro). I fotoni riflessi dalla superficie invece tornano indietro in tempi molto diversi (la scala verticale del grafico corrisponde a circa solamente 30 metri). La concentrazione di fotoni in un certo tempo specifico si evidenzia solo quando il laser è puntato nelle zone di atterraggio dell'Apollo; negli altri, è osservata una distribuzione senza particolari caratteristiche.[19] I retroriflettori delle missioni Apollo sono in uso ancora oggi.[20]

In ogni caso, anche se la presenza dei retroriflettori è una forte prova che sulla Luna sono presenti manufatti umani nelle posizioni specificate dalla NASA, questo tuttavia non prova che l'uomo abbia messo piede sulla luna: piccoli retroriflettori furono portati sulla Luna da missioni prive di astronauti come Lunochod 1 e Lunochod 2. Come per i retroriflettori portati dalle missioni Apollo anche quelli del Lunochod 2 sono ancora in uso.[20]

I sismometri lunari modifica

Le missioni lunari Apollo hanno lasciato sulla superficie della Luna sismometri molto sensibili con una struttura complessa, progettati per la rilevazione dei dati di sismicità lunare; questi sismometri (ad eccezione di quello lasciato dall'Apollo 11) sono stati attivi fino al 1977, fornendo un'abbondante quantità di dati che hanno permesso agli scienziati di distinguere vari tipi di eventi sismici[21]. Per funzionare correttamente, questi strumenti dovevano essere sistemati accuratamente sul suolo lunare (che ha una superficie irregolare), perciò gli astronauti li collocarono manualmente con l'aiuto di livelle[22]. Come ha fatto notare l'astrofisico Harald Lesch, un robot non avrebbe potuto posizionare questi strumenti con la necessaria precisione[23]. Prima delle missioni Apollo, tre sonde statunitensi (Ranger 3, Ranger 4 e Ranger 5) portarono sulla Luna dei sismometri, ma erano di tipo molto più semplice e posti all'interno di capsule che dovevano essere sganciate sul suolo lunare; il fallimento di queste tre missioni portò alla perdita delle sonde e anche dei sismometri. Le sonde statunitensi del successivo programma Surveyor non portarono sulla Luna sismometri e neanche i robot sovietici Lunochod[22].

Fotografie in ultravioletto modifica

 
Fotografia a lunga esposizione scattata dalla superficie lunare dall'Apollo 16 utilizzando una speciale macchina fotografica sensibile all'ultravioletto. Si può vedere la Terra con le stelle sullo sfondo posizionate in modo corretto.
 
Fotografia nell'ultravioletto con alcune stelle etichettate.

Il 21 aprile 1972 l'Apollo 16 scattò alcune fotografie a lunga esposizione dalla superficie lunare, utilizzando una speciale macchina fotografica sensibile all'ultravioletto. Alcune di queste fotografie mostrano la Terra con alcune stelle della costellazione del Capricorno e dell'Acquario sullo sfondo. Successivamente, il satellite TD-1, realizzato congiuntamente dal Belgio e dalla Gran Bretagna scansionò il cielo alla ricerca di stelle luminose nell'ultravioletto. I dati del satellite TD-1, ottenuti con la banda passante più stretta possibile sono molto vicini alle fotografie dell'Apollo 16.[24]

Fotografie dalla missione SELENE modifica

Nel 2008, la sonda lunare SELENE della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) scattò numerose fotografie che mostrano tracce degli allunaggi.[25] In questo confronto si può vedere a sinistra una foto scattata sulla superficie lunare dagli astronauti di Apollo 15 a luglio o agosto 1971, a destra una ricostruzione 3D, effettuata nel 2008, ottenuta dalle fotografie scattate da SELENE in orbita lunare, con la macchina fotografica da superficie con risoluzione di 10 metri. Come si può vedere, la corrispondenza è molto stretta.

Inoltre, nel maggio 2008 l'alone generato sulla superficie lunare dai gas di scarico del modulo di allunaggio di Apollo 15 fu fotografato e riconosciuto dall'analisi comparativa delle fotografie. Si è notata una forte corrispondenza con le fotografie scattate dal Modulo di Comando di Apollo 15 che mostra una variazione della riflettività della superficie dovuta ai gas, ed è la prima traccia visibile di atterraggi umani sulla Luna dalla chiusura del programma Apollo.

Fotografie della missione Chandrayaan-1 modifica

Nel gennaio del 2009 anche la sonda Chandrayaan-1 dell'Agenzia Spaziale Indiana ha fotografato il sito dell'allunaggio dell'Apollo 15, confermando la presenza sulla superficie lunare dell'alone generato dai gas di scarico del modulo di atterraggio della missione statunitense rilevato dalle foto della sonda giapponese SELENE[26].

Le missioni dell'Apollo tracciate da enti terzi modifica

Al di fuori della NASA, molti altri soggetti, o enti, hanno seguito e osservato le missioni Apollo. Nelle ultime missioni la NASA stessa ha pubblicato informazioni a proposito di dove e quando si sarebbero potute osservare le varie missioni, basandosi sull'ora di lancio e sulle traiettorie previste.[27]

Osservatori delle missioni modifica

I sovietici monitorarono le missioni presso lo Space Transmissions Corps che era "equipaggiato con le migliori tecnologie per la sorveglianza e la raccolta di informazioni".[28]. Vasilij Pavlovič Mišin ("The Moon Programme That Faltered."), in Spaceflight. 33 (March 1991): 2-3 descrive come il programma lunare sovietico andò in declino dopo le missioni Apollo.

Le missioni furono tracciate dai radar di molte nazioni nel tragitto verso e dalla Luna.[29]

In Australia, l'Honeysuckle Creek Tracking Station monitorò le trasmissioni dall'Apollo, e in particolare:

Apollo 8 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 8.
  • Il 21 dicembre 1968, alle 18:00 UT, alcuni astronomi dilettanti in Gran Bretagna (H.R. Hatfield, M.J. Hendrie, F. Kent, Alan Heath e M.J. Oates) fotografarono lo stadio S-IVB, oramai abbandonato, nella fase di scarico combustibile.[27]
  • L'osservatorio del Pic du Midi (nei Pirenei Francesi), il Catalina Station of the Lunar and Planetary Laboratory (Arizona University), il Corralitos Observatory nel New Mexico, gestito poi dalla Northwestern University, il McDonald Observatory della University of Texas e il Lick Observatory della University of California hanno tutti registrato delle osservazioni.[27]
  • Intorno alle 17:10 UT del 21 dicembre, il Dr. Michael Moutsoulas dell'osservatorio del Pic du Midi, utilizzando il telescopio rifrattore da 1,1 metri, registrò un primo avvistamento di un oggetto di (magnitudine circa 10, attraverso le nubi) che si muoveva verso est, nei pressi della posizione presunta di Apollo 8. Utilizzò poi un telescopio rifrattore da 60 cm per osservare un gruppo di oggetti, che furono oscurati dall'apparizione di una nube scura nel momento in cui è stato riportato l'azionamento del motore del modulo di servizio per assicurare la necessaria separazione dallo stadio S-IVB. Questo evento può essere estratto dal giornale di bordo di Apollo 8, notando che il lancio avvenne il 21 dicembre alle 07:51 EST (equivalente alle 12:51 UT).[27]
  • Justus Dunlap insieme ad altri colleghi del Corralitos Observatory (gestito dalla Northwestern University) ha ottenuto più di 400 immagini ingrandite a breve esposizione, fornendo delle localizzazioni molto accurate delle navicelle.[27]
  • Il telescopio Struve da 2.1 m del McDonald Observatory, dalle 01:50 alle 2:37 UT osservò un oggetto molto luminoso (magnitudine 15), con una luminosità periodica di circa un minuto.[27]
  • Le osservazioni del Lick Observatory durante il viaggio di ritorno verso la Terra furono trasmesse in diretta TV agli spettatori della Costa Ovest tramite la TV KQED-TV di San Francisco.
  • Nel marzo 1969 fu pubblicato un articolo su Sky & Telescope.[27]
  • La prima osservazione dopo il lancio fu effettuata dalla stazione in Maui dello Smithsonian Astrophysical Observatory (SAO), e fu osservata l'accensione per la fase TLI (Trans Lunar Injection), il 21 dicembre alle 15:44 UT circa.
  • La stazione di Table Mountain, del programma Deep Space Network, riporta di aver tracciato tutte le missioni lunari Apollo tranne la 17.
  • Bernard Scrivener (di Honeysuckle Creek) ha personalmente registrato dalle 45 alle 50 ore di conversazioni radio tra Houston e Apollo 8. Queste registrazioni contengono tutte le tracce radio originali e non sono state diffuse al pubblico tramite la NASA.[30]

Apollo 10 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 10.
  • La rivista Sky & Telescope nel numero di luglio 1969 (pp. 62–63, articolo "Apollo 10 Optical Tracking"), riportò una serie di avvistamenti dell'Apollo 10.

Apollo 11 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 11.
  • Il direttore del Bochum Observatory (prof. Heinz Kaminski) fu in grado di confermare eventi e dati indipendentemente sia dall'agenzia spaziale statunitense che da quella sovietica.[31]
  • Sulla rivista Sky and Telescope, numero di novembre 1969, pp. 358–359, è stata riportata una lista di osservazioni (articolo "Observations of Apollo 11").
  • La "Madrid Apollo Station" che fa parte del Deep Space Network, costruito a Fresnedillas, vicino a Madrid, Spagna seguì l'Apollo 11.[32]
  • La Goldstone Tracking Station, in California, seguì l'Apollo 11.[33]
  • Al Jodrell Bank Observatory, in Gran Bretagna, il radiotelescopio fu utilizzato per osservare la missione, come molti anni prima per le missioni Sputnik.[34] Contemporaneamente, gli scienziati del Jodrell Bank osservarono la sonda automatica sovietica Luna 15, che tentava di atterrare sulla Luna.[35] Nel luglio del 2009, Jodrell pubblicò alcune delle registrazioni effettuate.[36]
  • Larry Baysinger, un tecnico della radio WHAS di Louisville, Kentucky, scoprì e registrò (indipendentemente) le trasmissioni radio di Apollo 11 tra gli astronauti sulla superficie lunare e il modulo di comando.[37] Le registrazioni effettuate da Baysinger presentano caratteristiche simili a quelle effettuate al Bochum Observatory da Heinz Kaminski (vedi sopra). Entrambe le registrazioni di Kaminski e Baysinger non includono il Capcom di Houston e i relativi toni Quindar che si sentono nelle registrazioni audio NASA e che sono riportate nelle trascrizioni NASA di Apollo 11. Infatti Kaminski e Baysinger poterono solo udire le trasmissioni dalla Luna alla Terra, e non quelle dalla Terra alla Luna.[31][38]

Apollo 12 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 12.
 
La videocamera di Surveyor 3, riportata indietro dalla Luna da Apollo 12, esposta al National Air and Space Museum

Paul Maley riportò numerosi avvistamenti del modulo di comando di Apollo 12.[39]

Alcune parti di Surveyor 3, che atterrò sulla Luna nell'aprile 1967, furono riportate sulla Terra da Apollo 12.[40] È stato determinato che queste parti sono state esposte all'ambiente lunare.[41]

Apollo 13 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 13.

Il calendario del Chabot Observatory riporta il tracciamento ottico delle fasi finali della missione Apollo 13, il 17 aprile 1970:

«Rachel, Chabot Observatory's 20-inch refracting telescope, helps bring Apollo 13 and its crew home. One last burn of the lunar lander engines was needed before the crippled spacecraft's re-entry into the Earth's atmosphere. In order to compute that last burn, NASA needed a precise position of the spacecraft, obtainable only by telescopic observation. All the observatories that could have done this were clouded over, except Oakland's Chabot Observatory, where members of the Eastbay Astronomical Society had been tracking the Moon flights. EAS members received an urgent call from NASA Ames Research Station, which had ties with Chabot's educational program since the 60's, and they put the Observatory's historic 20-inch refractor to work. They were able to send the needed data to Ames, and the Apollo crew was able to make the needed correction and to return safely to Earth on this date in 1970.[27]»

«Rachel, il telescopio rifrattore da 508mm del Chabot Observatory, aiuta a riportare a casa l'Apollo 13 ed il suo equipaggio. Prima del rientro nell'atmosfera terrestre della navicella spaziale danneggiata era necessaria un'ultima accensione del motore di atterraggio lunare. Per calcolare quell'ultima accensione, la NASA aveva bisogno della posizione precisa della navicella, ottenibile solo dall'osservazione telescopica. Tutti gli osservatori che avrebbero potuto fare questo erano coperti dalle nuvole, eccetto il Chabot Observatory di Oakland, dove i membri della Eastbay Astronomical Society avevano seguito i voli lunari. I membri EAS ricevevano una chiamata urgente dalla NASA Ames Research Station, che aveva legami con il programma educativo del Chabot fin dagli anni '60, e mettevano lo storico rifrattore da 508mm dell'osservatorio al lavoro. Essi sono stati in grado di mandare i dati necessari alla Ames, e l'equipaggio dell'Apollo di apportare la correzione richiesta e ritornare sani e salvi sulla Terra in questa data nel 1970.»

Apollo 14 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 14.

Elaine Halbedel, del Corralitos Observatory, fotografò l'Apollo 14.[27]

Apollo 15 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 15.

La mattina del 1º agosto 1971, Paul Wilson e Richard T. Knadle Jr. ricevettero trasmissioni radio dal modulo di comando in orbita lunare. In un articolo per la rivista QST dettagliarono il loro lavoro, con fotografie.[42]

Apollo 16 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 16.

Il Jewett Observatory della Washington State University riportò avvistamenti dell'Apollo 16.[27]

Il Honeysuckle Creek seguì l'Apollo 16 e registrò le trasmissioni audio dell'atterraggio.

Almeno due differenti radioamatori, W4HHK e K2RIW, riportarono la ricezione di segnali dell'Apollo 16, con attrezzature amatoriali.[43][44]

Il Bochum Sternwarte, in Germania, seguì gli astronauti e intercettò le trasmissioni TV dall'Apollo 16. Il segnale TV fu poi convertito in standard PAL bianco e nero e registrato su un nastro da 2" tramite il loro registratore a quattro canali. La trasmissione proviene solo dagli astronauti e non contiene alcuna voce da Houston (il segnale infatti è stato ricevuto solo dalla Luna). I nastri sono conservati in sito.

Apollo 17 modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo 17.

Sven Grahn ha descritto parecchi rilevamenti amatoriali di Apollo 17.[45]

Progetti futuri che potranno generare ulteriori prove modifica

Quando saranno costruiti nuovi mezzi di ricerca come sonde orbitanti e telescopi, sorgerà naturalmente la questione se potranno vedere i manufatti dell'Apollo rimasti sulla Luna.

Note modifica

  1. ^ a b James Papike, Grahm Ryder, and Charles Shearer, Lunar Samples, in Reviews in Mineralogy and Geochemistry, vol. 36, 1998, pp. 5.1–5.234.
  2. ^ House passes bill to award Apollo astronauts moon rocks Archiviato il 17 ottobre 2000 in Internet Archive. 27 September 2000
  3. ^ Lunar meteorites, su meteorites.wustl.edu. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2011).
  4. ^ NASA Science News, su science.nasa.gov. URL consultato il 24 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2012).
  5. ^ Chemistry on the Moon: The Quest for Helium-3
  6. ^ Laul, JC and Schmitt, RA, Chemical composition of Luna 20 rocks and soil and Apollo 16 soils, in Geochim. Cosmochim. Acta, vol. 37, n. 4, 1973, p. 927, DOI:10.1016/0016-7037(73)90190-7.
  7. ^ Daniel Pendick, Apollo sample pinpoints lunar crust's age, in Astronomy Magazine, vol. 37, n. 6, giugno 2009, p. 16.
  8. ^ NASA's LRO Spacecraft Gets its First Look at Apollo Landing Sites, su LRO pages, NASA, luglio 2009. URL consultato il 18 luglio 2007.
  9. ^ " ", in Astronomy Magazine, novembre 2009, p. 22.
  10. ^ Le foto dettagliatissime della Luna confermano gli sbarchi lunari
  11. ^ a b LROC’s First Look at the Apollo Landing Sites.html, su LROC News System, 17 luglio 2009. URL consultato l'11 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2009).
  12. ^ Apollo 11: Second look, su lroc.sese.asu.edu, LROC News System. URL consultato il 25 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2009).
  13. ^ LROC, Exploring the Apollo 17 Site, su lroc.sese.asu.edu, LROC news system. URL consultato il 28 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2012).
  14. ^ What Neil & Buzz Left on the Moon Archiviato il 29 maggio 2007 in Internet Archive. 20 luglio 2004
  15. ^ Laser Ranging Retroreflector, su NSSDC Master Catalog Display: Experiment, National Space Science Data Center, NASA, 4 dicembre 2006. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2007).
  16. ^ John D. Anderson, Is there something we don't know about gravity?, in Astronomy Magazine, vol. 37, n. 3, marzo 2009, pp. 22-27.
  17. ^ First Man: The Life of Neil A. Armstrong, di James R. Hansen, 2005, Simon & Schuster, pp 515-16
  18. ^ Contribution of SLR Results to LLR Analysis (PDF), su syrte.obspm.fr. URL consultato il 26 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 19 febbraio 2009).
  19. ^ Murphy Tom, APOLLO (the Apache Point Observatory Lunar Laser-ranging Operation), su physics.ucsd.edu.
  20. ^ a b James G. Williams, Dickey, Jean O., Lunar Geophysics, Geodesy, and Dynamics, 13th International Workshop on Laser Ranging, ottobre 2002.
  21. ^ Moonquakes
  22. ^ a b Tilman Spohn, Planets and Moons: Treatise on Geophysics, Vol. 10, Elsiever B.V., 2009
  23. ^ ZDF (Themenvoche 40 Jahre Mondlandung): Lange Nacht mit Harald Lesch
  24. ^ William C. Keel, The Earth and Stars in the Lunar Sky, in Skeptical Inquirer, vol. 31, n. 4, luglio 2007, pp. 47–50.
  25. ^ The "halo" area around Apollo 15 landing site observed by Terrain Camera on SELENE (KAGUYA), su jaxa.jp, JAXA, 20 maggio 2008. URL consultato il 30 novembre 2009 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2009).
  26. ^ Chandrayaan-1 captures Halo around Apollo-15 landing site using stereoscopic views from Terrain Mapping Camera
  27. ^ a b c d e f g h i j Bill Keel, Telescopic Tracking of the Apollo Lunar Missions, su Bill Keel's Space History Bits, agosto 2008. URL consultato l'11-12-09.
  28. ^ David Scott, Alexei Leonov, Two Sides of the Moon, St. Martin's Press, 2004, p. 247, ISBN 0-312-30865-5.
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  30. ^ Apollo 8 – The Race to the Moon is Won, su A Tribute to Honeysuckle Creek Tracking Station. URL consultato il 14 dicembre 2009.
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  32. ^ The Fresnedillas (Madrid, Spain) MSFN station, su A Tribute to Honeysuckle Creek Tracking Station.
  33. ^ Goldstone Tracking Station, California, su A Tribute to Honeysuckle Creek Tracking Station.
  34. ^ Michael Portillo, The other space race: Transcript, su open2.net, 2 giugno 2005. URL consultato il 6 febbraio 2006.
  35. ^ Recording of Russia's lunar gatecrash attempt released, su jb.man.ac.uk, Jodrell Bank Centre for Astrophysics, 3 luglio 2009. URL consultato il 20 luglio 2009.
  36. ^ Jonathan Brown, Recording tracks Russia's Moon gatecrash attempt, su The Independent, 3 luglio 2009. URL consultato il 20 luglio 2009.
  37. ^ Glenn Rutherford, Lunar Eavesdropping – Louisvillians hear moon walk talk on homemade equipment, in The Courier-Journal, 23 luglio 1969, p. B1.
  38. ^ Otter Creek-South Harrison Observatory, su Lunar Eavesdropping in Louisville, Kentucky.
  39. ^ Paul Maley, Space Debris Page, su Paul Maley's Satellite Page, 29 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2005).
  40. ^ Anon, 50th anniversary of first microbes in orbit, in Astronomy, vol. 35, n. 11, 2007, p. 22.
  41. ^ P. Buford Price e Ernst Zinner, Robert M. Walker (PDF), su physics.berkeley.edu, 2004 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2007).
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  44. ^ K2RIW Apollo 16 Reception & 2300 EME, in QST Magazine, American Radio Relay League, luglio 1971, pp. 90–91.
  45. ^ Apollo17
  46. ^ Telescope to challenge moon doubters

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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