Quicksilver Messenger Service

gruppo musicale statunitense

I Quicksilver Messenger Service sono stati un gruppo rock statunitense.

Quicksilver Messenger Service
Il gruppo nel 1970: da sinistra Cipollina, Elmore, Hopkins e Freiberg
Paese d'origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereRock psichedelico[1]
Country rock[2]
Folk rock[2]
Periodo di attività musicale1965 – 1972
1975
1987
1996
EtichettaCapitol, Edsel
Album pubblicati21
Studio10
Live8
Raccolte3
Sito ufficiale

Sono considerati (insieme ai Grateful Dead e ai Jefferson Airplane) una delle formazioni più originali e innovative del rock psichedelico di San Francisco degli anni sessanta[2][3][4].

Storia del gruppo modifica

 
John Cipollina

I Quicksilver Messenger Service si formarono nel clima culturale e musicale della San Francisco della metà degli anni sessanta, originariamente animati dal chitarrista Dino Valenti che aveva radunato attorno a sé un altro chitarrista di estrazione rock, John Cipollina, e il cantante e armonicista Jim Murray. A questo nucleo si unì un altro chitarrista, Gary Duncan, e la formazione fu completata dal bassista David Freiberg e da Greg Elmore alla batteria. Il progetto iniziale fu compromesso dall'arresto, per questioni legate alla droga, di Valenti che rimase in carcere per un anno e mezzo, ma i cinque membri rimasti proseguirono comunque a esibirsi nelle atmosfere psichedeliche della città californiana, spesso affiancando altri gruppi della scena musicale e conquistandosi un buon seguito di ammiratori[1]. Parteciparono fra l'altro alla tre giorni del 4-6 febbraio 1966 assieme ai Jefferson Airplane, e si esibirono in occasione del Monterey Pop Festival, nel giugno dell'anno successivo[5].

Benché tradizionalmente ritenuti come appartenenti – assieme ai Jefferson Airplane e ai Grateful Dead – alla “prima generazione dei gruppi di San Francisco”[6], i Quicksilver non raggiunsero mai la popolarità delle altre due formazioni, in parte anche perché agli inizi della loro carriera si rifiutarono di produrre materiale registrato[1]. Si decisero a incidere il primo album a fine 1967, quando anche Murray aveva abbandonato il gruppo per dedicarsi allo studio del sitar[7]. Il disco d'esordio, Quicksilver Messenger Service, risente delle influenze degli Electric Flag e dello stile chitarristico di Mike Bloomfield, e in generale non rispose alle aspettative del pubblico[8]. Di ben altro calibro Happy Trails, che mostra il duo chitarristico Cipollina-Duncan in forma smagliante; registrato in larga parte al Fillmore East e al Fillmore West, l'album è collocato dalla rivista Rolling Stone al posto 189 della classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi[9].

 
I Quicksilver Messenger Service: in alto Dino Valenti,alla batteria Greg Elmore, alla chitarra Gary Duncan (1972)

Susseguentemente, Duncan abbandonò il gruppo sostituito dal tastierista Nicky Hopkins, e con la nuova formazione venne inciso Shady Grove. Dal 1970 il gruppo andò incontro a vari rimaneggiamenti. Dapprima ritornarono Valenti (dopo una lontananza di tre anni) e Duncan; e la rinnovata formazione registrò Just for Love. Il successivo What About Me vide la presenza di Mark Naftalin al posto di Hopkins. In seguito a lasciare furono Cipollina e Freiberg (quest'ultimo, dopo una detenzione di un anno per possesso di marijuana, sarebbe confluito nei Jefferson Starship). Perciò i Quicksilver Messenger Service dovettero essere integrati dal bassista Mark Ryan e dal tastierista Chuck Steales, e con questa formazione registrarono Quicksilver e Comin' Thru. I due dischi ebbero un riscontro insoddisfacente, e così il quintetto decise di sciogliersi. Nel 1975 Valenti, Duncan ed Elmore si riunirono ed incisero assieme a Skip Olsen al basso e W. Michael Lewis alle tastiere l'album Solid Silver, giudicato monotono e poco rilevante anche se non privo di momenti di ricchezza emotiva[10].

Gary Duncan a due riprese cercò di ridare vita ai Quicksilver: la prima volta nel 1987, con la produzione dell'album Peace by Piece, e a metà degli anni novanta (dopo la morte di Cipollina e Valenti), quando venne messo in commercio Shape Shifter, ma in entrambi i casi senza grande fortuna[7].

Stile musicale modifica

Dino Valenti, cantante e compositore cresciuto nella scena folk di San Francisco, a metà degli anni sessanta sterzò in direzione del rock e mise insieme una formazione che interpretasse la propria svolta[1]. Pur giungendo sul mercato discografico in ritardo rispetto ad altri gruppi californiani loro contemporanei, già nel primo album i Quicksilver Messenger Service mostrarono di saper spaziare dal country all’easy listening fino al rock psichedelico. Il country e in misura massiccia la psichedelia costituirono il tessuto sonoro del loro disco più importante, Happy Trails[2], in cui avrebbero fatto la loro comparsa ingredienti a metà fra rock e jazz[11]. Nel successivo Shady Grove, sulla scia dei Grateful Dead avvenne il passaggio al country rock, ma il disco vede la presenza di altre tracce di matrice blues. A seguire, con il ritorno di Valenti la formazione si volse al folk psichedelico, e in qualche altra traccia successiva il gruppo si richiamò a un rock blues vigoroso tipico dei Cream, e in seguito al pop. In Comin' Thru del 1972 l’aggiunta della sezione dei fiati in alcuni brani crea atmosfere rhythm and blues che si avvicinano al funk[2].

Membri modifica

Con l'esclusione di Dino Valenti, i membri della formazione originale erano:

  • John Cipollina (chitarra),
  • Gary Duncan (chitarra, voce),
  • David Freiberg (basso, voce e viola),
  • Greg Elmore (batteria),
  • Jim Murray (voce, chitarra e armonica).

Discografia modifica

Album in studio modifica

Album live modifica

Compilation modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d (EN) William Ruhlmann, Quicksilver Messenger Service - Artist Biography, su allmusic.com, Allmusic. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  2. ^ a b c d e Marco Donato, Quicksilver Messenger Service, su ondarock.it, Ondarock. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  3. ^ Piero Scaruffi, Quicksilver, su scaruffi.com, The History of Rock Music. URL consultato il 16 ottobre 2016.
  4. ^ Valerio D'Onofrio, Valeria Ferro e Antonio Silvestri, Psych-rock in the Usa. Un sogno lisergico a stelle e strisce, su ondarock.it.
  5. ^ (EN) Ralph J. Gleason, The Jefferson Airplane and the San Francisco Sound, Ballantine Books Inc., New York 1969, pagg. 24 e 44.
  6. ^ (EN) Ralph J. Gleason, The Jefferson Airplane and the San Francisco Sound, Ballantine Books Inc., New York 1969, pag. 77.
  7. ^ a b (EN) Quicksilver Messenger Service - Biography, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2017).
  8. ^ (EN) Barry Gifford, Quicksilver Messenger Service, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 agosto 2011.
  9. ^ (EN) 500 Greatest Albums of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 23 gennaio 2013.
  10. ^ (EN) Charley Walters, Solid Silver, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 agosto 2011.
  11. ^ Quicksilver Messenger Service - Happy Trails, su metallized.it, metallized. URL consultato il 16 ottobre 2016.

Bibliografia modifica

  • Nick Logan e Bob Woffinden, Enciclopedia del rock, Milano, Fratelli Fabbri Editore, 1977.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN152667504 · ISNI (EN0000 0001 2187 4119 · LCCN (ENn91073134 · WorldCat Identities (ENlccn-n91073134
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