Racalmuto

comune italiano

Racalmuto (Racalmutu in siciliano) è un comune italiano di 7 549 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.

Racalmuto
comune
Racalmuto – Stemma
Racalmuto – Bandiera
Racalmuto – Veduta
Racalmuto – Veduta
Panorama di Racalmuto
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Libero consorzio comunale Agrigento
Territorio
Coordinate37°24′30″N 13°44′05″E / 37.408333°N 13.734722°E37.408333; 13.734722
Altitudine455 m s.l.m.
Superficie68,1 km²
Abitanti7 548[1] (31-8-2022)
Densità110,84 ab./km²
Comuni confinantiBompensiere (CL), Canicattì, Castrofilippo, Favara, Grotte, Milena (CL), Montedoro (CL)
Altre informazioni
Cod. postale92020
Prefisso0922
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT084029
Cod. catastaleH148
TargaAG
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona C, 1 389 GG[3]
Nome abitantiracalmutesi
Patronosanta Rosalia
Giorno festivo4 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Racalmuto
Racalmuto
Racalmuto – Mappa
Racalmuto – Mappa
Posizione del comune di Racalmuto nel libero consorzio comunale di Agrigento
Sito istituzionale

«Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati, e siamo portati ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario.»

Geografia fisica modifica

Clima modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Racalmuto.

Origini del nome modifica

Il nome del paese deriva probabilmente dall'arabo Rahal Maut che può essere tradotto "Villaggio morto", perché quando gli arabi vi giunsero, trovarono la popolazione quasi sterminata dalla peste.

Storia modifica

Età medievale modifica

Gli Arabi si stabilirono qui con piccoli nuclei di coloni, dediti all'agricoltura. Sorgeva, infatti, su una vallata fertile e irrigata da acqua abbondante. Probabilmente il piccolo villaggio era difeso da un Castello. Il geografo al-Idrisi ne situa, infatti, proprio uno dove sorgeva Racalmuto. Nel 1038, il Castello fu espugnato dai Bizantini e, nel 1087, dai Normanni.

Dopo la dominazione normanna, la terra di Racalmuto venne concessa alla famiglia Barresi che eresse, nel 1229, l'importante fortezza del "Castelluccio", per meglio difendere il paese probabilmente su un preesistente fortilizio di epoca araba. Dopo la guerra del Vespro, gli Aragonesi spogliarono i Barresi dei loro domini, che vennero concessi, qualche anno dopo, alla famiglia Chiaramonte.

A seguito del matrimonio di Costanza Chiaramonte con il marchese Antonio del Carretto, nel 1307 Racalmuto passò a questa famiglia. Una grave pestilenza, nel 1355, decimò la popolazione, ma la città risorse, nel 1400, grazie ai provvedimenti di Matteo del Carretto.

Età moderna modifica

Il Castello venne restaurato e tornò ad essere abitato. Nel 1503, un avvenimento religioso scosse la vita del paese: la venuta della Madonna del Monte. Una tradizione mariana che rimarrà nel cuore dei fedeli. Sino al 1576, Racalmuto fu dominio baronale, ma, dall'anno successivo, divenne Contea e alla fine del XVI secolo, contava oltre 4.000 abitanti. Si arricchisce di conventi, monasteri, chiese, collegi, ed ha anche un ospedale. Il maggior tempio viene dedicato all'Annunziata. Nel 1600, fiorisce l'opera dell'artista racalmutese Pietro D'Asaro (il monocolo racalmutese). Nel 1700, la decadenza di Racalmuto fu molto evidente e dovuta a soprusi e tasse esose. Racalmuto passò alla nobile famiglia Gaetani nel 1739. Nel 1771, dopo una lunga vertenza tra i Gaetani e i Requesens, eredi dei Del Carretto, venne asseganata a questi ultimi, che la tennero sino all'eversione della feudalità.

Nella seconda metà del XIX secolo, il sindaco Gaspare Matrona realizzò il teatro Regina Margherita, le fognature e l'illuminazione pubblica, oltre a contribuire in modo significativo alla cultura nel paese.

Età contemporanea modifica

Nel secolo scorso divenne un importante centro minerario ed ebbe un certo incremento anche l'industria del sale. Oggi è cresciuta l'attività agricola e decaduta in parte quella mineraria.

Simboli modifica

Lo stemma e il gonfalone del comune di Racalmuto sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 12 maggio 1970.[4]

«Campo di cielo, alla torre quadrata al naturale, aperta e finestrata, merlata alla ghibellina, fondata su terrazzo di verde, addestrata da colline, pure al naturale, sull'ultima delle quali un castello, di fronte alla torre un giovane di carnagione con la mano destra alzata invitante il silenzio. Sotto lo scudo, su lista svolazzante d'azzurro, il motto in caratteri d'argento "Universitas Racalmuti - Obmutui et silui - Cor meum enituit"

Il poeta e storico Nicolò Tinebra Martorana, che nel 1897 pubblicò Racalmuto, memorie e tradizioni, sostenne di aver avuto tra le mani documenti della fine dei secoli XVII e XVIII in cui l'uomo davanti alla torre non era rappresentato nudo, bensì vestito come un antico guerriero romano e, mentre con la mano destra imponeva silenzio, nella sinistra impugnava un gladio.[5][6] Il motto latino si traduce "Universitas di Racalmuto - Stetti muto e silenzioso - Il mio cuore si rinvigorì".

Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

 
Statua di Sciascia a Racalmuto

Architetture religiose modifica

  • Chiesa di Santa Maria di Gesù o di Santa Margherita vergine (FEC)
  • Chiesa di San Francesco (FEC)
  • Chiesa di San Giuseppe
  • Chiesa di San Nicolò
  • Santuario di Maria SS. del Monte
  • Chiesa della Madonna dell'Itria
  • Chiesa Madre - Maria SS. Annunziata
  • Chiesa di Sant'Anna
  • Chiesa della Madonna della Rocca
  • Chiesa della Madonna del Carmelo
  • Chiesa di San Giuliano
  • Chiesa di San Pasquale
  • Chiesa di San Michele Arcangelo e Collegio di Maria
  • Chiesa della Madonna del Serrone (rurale)

Architetture civili modifica

Teatro modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro Regina Margherita (Racalmuto).

Costruito fra il 1870 e il 1880 da Gaspare Matrona, allora sindaco della città, il teatro di Racalmuto - 350 posti, due ordini di palchi, un loggione a ferro di cavallo, golfo mistico per l'orchestra e un ampio palcoscenico - nacque come simbolo di stato delle famiglie ricche del paese, che derivavano potere e benessere dalle locali miniere di zolfo e dal lavoro di coloro che vi penavano. La realizzazione dell'edificio fu deliberata il 19 dicembre 1870 e il progetto fu affidato all'architetto Dionisio Sciascia, allievo della scuola di Filippo Basile, al quale si deve il Massimo di Palermo, concepito nello stesso periodo. La costruzione sarebbe dovuta durare un paio d'anni: occorse invece un decennio. Ma il teatro, alla fine, risultò assai bello, nel giardino dell'ex monastero di Santa Chiara, anticipatore delle armonie del Massimo palermitano, impreziosito dagli stucchi di Giuseppe Carta (autore anche del sipario, che raffigura i Vespri siciliani), nonché dotato di dodici scenari dipinti dal pittore Giuseppe Cavallaro.

La riapertura del teatro Regina Margherita di Racalmuto ha restituito al piccolo paese in provincia di Agrigento, ma anche a tutta la Sicilia, un vero gioiello di arte e architettura che ricalca, seppure in scala minore, il più celebre Teatro Massimo di Palermo. E con il Massimo anche il teatro di Racalmuto ha condiviso il triste primato della lunga chiusura. L'esterno imponente, di stile classicheggiante, le decorazioni a fresco della volta interna in cui i mesi dell'anno fanno da contorno al Carro dell'aurora, il sipario, con la spettacolare rappresentazione pittorica della rivolta dei Vespri siciliani ne fanno un monumento degno della massima attenzione.

Alla riapertura, avvenuta il 14 febbraio del 2003, ne è stato nominato direttore artistico lo scrittore empedoclino Andrea Camilleri.

Dopo Camilleri la direzione artistica è stata affidata al regista teatrale Fabrizio Catalano. Attualmente, il teatro, visitabile ai turisti, non ha nessuna Stagione artistica.

Fondazione Leonardo Sciascia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Fondazione Leonardo Sciascia.

Realizzata all'interno di una centrale elettrica dell'Enel costruita negli anni '20 e poi dismessa, la Fondazione Leonardo Sciascia accoglie una importante raccolta epistolare dello scrittore , circa 2000 volumi provenienti dalla sua biblioteca e la gran parte delle pubblicazioni dei suoi libri nelle edizioni italiane e straniere.

Casa Sciascia modifica

È la casa d'infanzia di Leonardo Sciascia, la casa delle zie in cui tornò a vivere nel 1958 e in cui scrisse i primi libri. Situata in via Leonardo Sciascia 37, alle spalle del Teatro Margherita e in prossimità della Chiesa di Santa Maria del Monte, è l'ambiente in cui si forma la sensibilità e la visione del mondo che Leonardo Sciascia racconterà ne Le Parrocchie di Regalpetra, Gli zii di Sicilia e nell'intervista La Sicilia come metafora.

La casa è rimasta abbandonata per molti anni e poi acquistata e riaperta al pubblico grazie all'attività dell'Associazione CasaSciascia nata per la trasformare la casa stessa in un centro culturale e di documentazione sia sull'opera di Sciascia che, in generale, sulla letteratura siciliana.

La casa è sottoposta a vincolo quale "Luogo dell'Identità e della Memoria" dall'Assessorato Regionale ai Beni Culturali della Regione Siciliana (decreto Assessoriale n.5 del 17 settembre 2014). Aperta al pubblico e meta della Strada degli Scrittori, conta su una raccolta di migliaia di libri e riviste a disposizione di studiosi e studenti.

Architetture militari modifica

 
Il Castelluccio di Racalmuto a pochi chilometri dal paese

Racalmuto, paese agricolo posto a venticinque chilometri da Agrigento, si sviluppò come borgo attorno al Castello dei Chiaramonte nel periodo della conquista normanna. La costruzione della fortezza risale al tempo dei normanni. Successivamente Federico d'Aragona (1272-1337) trasferì la proprietà del castello e del feudo circostante a Federico II Chiaramonte, che la rese imponente. Appartenne in seguito ad Andrea Chiaramonte, decapitato nel 1392 a Palermo, ed a diverse altre famiglie, come i Moncada, i de Martino, i de Marinis ed i principi Giardina di Ficarazzi. In seguito fu ceduta alla famiglia Tulumello, nel 1792, e fu acquistata infine da privati.

Il maniero si erge a oriente del centro abitato e si sviluppa su una struttura poligonale dalla massa compatta. Il prospetto della fortezza, posto sul cosiddetto piano castello, una terrazza di solida roccia, ha mura dallo spessore di circa due metri chiuse da due alte e colossali torri e corredate di due file di dodici finestre. Il lato meridionale ospita al piano terra porte a arcate, una linea di balconi al piano nobile e una serie di finestre sparse senza un ordine preciso sulla facciata. La torre di sinistra si conserva nella sua forma originale mentre quella di destra è stata rifatta a belvedere.

Il castello, per la pianta trapezoidale, per le tipiche finestre, per i torrioni a base circolare, per la disposizione del portale e degli ingressi secondari, è sicuramente una costruzione caratteristica dell'architettura militare del periodo svevo. All'inizio del novecento il castello è stato dichiarato monumento nazionale.[7]

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[8]

Economia modifica

Un importante ruolo nell'economia locale hanno le miniere di sale, che si trovano a circa 2 km dal centro abitato, quasi al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta, e sono di proprietà dell'Italkali. Sono costituite da un corpo salino, stratigraficamente diviso in 3 formazioni distinte: alla base, la formazione potassica, composta da un'alternanza di strati di kainite e di salgemma; superiormente, la formazione di cloruri di potassio e magnesio, costituita principalmente da strati di carnallite; a tetto, la formazione di salgemma ad alto contenuto di Nacl, superiore al 98%. La miniera è accessibile attraverso gallerie e rampe camionabili e raggiunge 100 m di profondità. Un pozzo, collocato in posizione baricentrica rispetto alla zona di coltivazione, assicura il ricambio dell'aria in sottosuolo in ragione di 120 m³/secondo. Le linee di produzione del minerale sono due:

  • il salgemma alimentare destinato al consumo diretto ed all'industria alimentare e zootecnica;
  • il salgemma industriale destinato in prevalenza a concerie e tintorie.

Il salgemma alimentare viene coltivato con un minatore continuo che lo trasferisce automaticamente a bordo di camion con cassoni in acciaio inossidabile che lo conferiscono ad un silo posto all'esterno della miniera. Il salgemma industriale viene abbattuto con volate di mine. Gli impianti di frantumazione, comminuzione e vagliatura, di confezionamento di astucci da 1 kg, sacchi da 25 e 50 kg e sacconi da 1400 kg sono ubicati all'esterno della miniera.

Il territorio del comune è compreso nella zona di produzione del Pistacchio di Raffadali D.O.P.[9].

Eventi modifica

Infrastrutture e trasporti modifica

Ferrovie modifica

Impianti sportivi modifica

Amministrazione modifica

Gemellaggi modifica

Altre informazioni amministrative modifica

Il comune di Racalmuto fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.3[14] (Colline del Platani).

Note modifica

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 4 novembre 2022. URL consultato il 29 novembre 2022.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Racalmuto, decreto 1970-05-12 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su dati.acs.beniculturali.it. URL consultato l'8 aprile 2022.
  5. ^ Salvatore Picone, Quell'uomo nudo nello stemma di Racalmuto, su malgradotuttoweb.it, 2 gennaio 2021.
  6. ^ La vexata quaestio dello stemma comunale di Racalmuto, su contraomniaracalmuto.blogspot.com, 6 luglio 2015.
  7. ^ Fortezza del Castelluccio (Castello di, su Etnaportal. URL consultato il 31 ottobre 2023.
  8. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  9. ^ Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 20 novembre 2020
  10. ^ Autodromo Valle dei Templi di Racalmuto (AG), su autodromovalledeitempli.com. URL consultato il 4 gennaio 2024.
  11. ^ Sul “Valle dei Templi" la prima prova del "Gran Premio Racalmuto", su Sicilia Motori. URL consultato l'8 gennaio 2024.
  12. ^ Formula E | Felipe Massa conferma i contatti con Jaguar, su FormulaPassion.it, 28 febbraio 2017. URL consultato l'8 gennaio 2024.
  13. ^ (EN) Hamilton's Twin Cities, su mundialization.ca, The Hamilton Mundialization Committee. URL consultato il 1º luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2017).
  14. ^ GURS Parte I n. 43 del 2008, su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato l'8 luglio 2011.

Bibliografia modifica

  • Sicilian Ways and Days - Louise Hamilton Caico, John Long Limited, 1910
  • Sicilia - Guida d'Italia Rossa TCI - ed. 1968, pag. 303
  • Le parrocchie di Regalpetra - Leonardo Sciascia, Editori Laterza, 1975
  • I ragazzi di Regalpetra - Gaetano Savatteri, Rizzoli, 2009
  • Sciascia l'eretico - Felice Cavallaro, Edizioni Solferino, 2019
  • Dalle parti di Leonardo Sciascia, i luoghi, le parole, le memorie - Salvatore Picone, Gigi Restivo, Zolfo Edizioni, 2021
  • Eugenio Napoleone Messana, Racalmuto nella storia della Sicilia, ATEC, Canicattì, 1969.
  • Racalmuto. Memorie e tradizioni, Nicolò Tinebra Martorana, Girgenti, 1897

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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