Ritorno dai campi

dipinto di Vincenzo Cabianca

Il dipinto Ritorno dai campi è opera di Vincenzo Cabianca e si inserisce nel periodo in cui, a Firenze, il pittore fu a stretto contatto con i Macchiaioli.

Ritorno dai campi
AutoreVincenzo Cabianca
Data1862
Tecnicaolio su tela
Dimensioni75×151 cm
UbicazioneLivorno Collezione privata.[1]

Storia e descrizione modifica

Quest'opera, che risale al periodo fiorentino di Vincenzo Cabianca, mostra che il contatto con il mondo pittorico dei Macchiaioli si era già sedimentato e che l'artista aveva maturato l'esperienza del rapporto luce-colore. Nel 1855 si era trasferito Firenze, frequenta il Caffè Michelangelo ed era diventato amico di Telemaco Signorini e di Odoardo Borrani, con i quali si recava a dipingere all'aperto.

Il grande carro, pieno di paglia dorata, s'impone al centro del dipinto. Il taglio di luce bianca, proveniente da un sole già calante, schizza di bianco alcune zone del carro e il dorso dei buoi. Le tre figure che siedono sul carro forse sono in viaggio verso da una festa estiva contadina. La ragazza che tiene le redini in mano ha una coroncina di foglie sulla testa; una bambina ha un grazioso cappellino sulla testa e una donna porta un cappello, dalla larga e ombreggiante tesa. Un uomo, di spalle, cammina accanto al carro e spinge i buoi che, tra le corna e sul muso, hanno un forte cordone rosso. Più che un ritorno dai campi, il soggetto del quadro sembra quindi suggerire un trasporto verso una festa di una famiglia di agricoltori.[2]

Macchie di luce e macchie di colore rendono viva la scena. L'artista ha osservato attentamente la scena: la luce in una particolare ora del giorno, gli abiti, i cappelli, i ciuffi di paglia. La scena si svolge in un'atmosfera di serenità e di diretto contatto con la natura. In questo periodo Cabianca ha dipinto altri quadri a soggetto rurale e popolare, fra cui La partenza della paranza e Le contadine della Toscana (1861). Di poco anteriori sono i dipinti Porcile al sole e Donna con un porco contro il sole (1859-1860). Il viaggio a Parigi del 1861 e, in particolare la conoscenza dell'opera pittorica di Alexandre-Gabriel Decamps, avevano accentuato in lui il gusto per i giochi di luce e per un forte chiaroscuro.[3]

Esposizioni modifica

  • 1963, Macchiaioli ed altri maestri dell'800 italiano, Firenze[4]
  • 1975, Toskanische Impressionem, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Monaco di Baviera[5]
  • 1991, Il lavoro e l'uomo Il lavoro dell'uomo da Goya a Kandinskij, Braccio di Carlo Magno, Città del Vaticano[6]
  • 2020 -2021, I Macchiaioli, Capolavori dell'Italia che risorge, Palazzo Zabarella, Padova

Note modifica

  1. ^ Dipinto firmato e datato.
  2. ^ Morello,  p. 122.
  3. ^ Morello,  p. 311.
  4. ^ Macchiaioli.
  5. ^ Toskanische.
  6. ^ Morello, pp. 122-123.

Bibliografia modifica

  • Mario Borgiotti (a cura di), Macchiaioli ed altri maestri dell'800 italiano: Dal 14 settembre al 6 ottobre 1963, Firenze, s. e., 1963, SBN IT\ICCU\LIA\0021193. Prefazione di Piero Bargellini.
  • Raffaele de Grada, I Macchiaioli, Milano, Gruppo Editoriale Fabbri, 1967, tav. VII, SBN IT\ICCU\RLZ\0119786.
  • (DE) Toskanische Impressionen: der Beitrag der Macchiaioli zum europäischen Realismus: Bayerische Staatsgemäldesammlungen und Ausstellungsleitung Haus der Kunst München vom 18.10.1975 bis 4.1.1976, München, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Ausstellungsleitung Haus der Kunst, 1975, SBN IT\ICCU\SBL\0126740.
  • Giuseppe Morello (a cura di), Il lavoro dell'uomo da Goya a Kandinskij, Milano, Fabbri Editori, 1991, pp. 122-123, SBN IT\ICCU\RAV\0179129.

Voci correlate modifica

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