Un robot sociale è un robot autonomo o semi-autonomo capace di interagire e comunicare con gli esseri umani o con altri agenti fisici autonomi seguendo comportamenti sociali e regole legate al suo ruolo specifico.

Questa definizione suggerisce che un robot sociale dovrebbe possedere una forma fisica (in tal modo si escluderebbero le forme esclusivamente virtuali). Recentemente sono stati realizzati alcuni robot nei quali uno schermo rappresenta la "testa". Una macchina del genere è sulla linea di confine per poter essere definita un robot. Se il corpo funzionasse solo come una parte atta a sostenere uno schermo, questo tipo di sistema non potrebbe considerarsi un robot. Al contrario, se possedesse qualche motore fisico e delle abilità sensoriali, una macchina simile potrebbe essere considerata un robot.

L'autonomia è un requisito del robot sociale. Un robot completamente governato da un controllo remoto è paragonabile ad una semplice "estensione" di un essere umano. Pertanto non può essere considerato sociale fino a quando non sia capace di prendere decisioni autonome. Una semi-autonomia è comunque considerata generalmente accettabile per ritenerlo "sociale".

Note storiche modifica

Il campo della robotica sociale fu introdotto negli anni quaranta da William Grey Walter, e sviluppato sin dai primi anni novanta dai ricercatori dell'intelligenza artificiale, tra cui Kerstin Dautenhahn, Maja Mataric, Cynthia Breazeal, Aude Billard, Yiannis Demiris e Brian Duffy. Ad essa è collegato anche il movimento di ingegneria Kansai della scienza e tecnologia giapponese. In particolare per la robotica sociale si ricordano specialmente i lavori di Yoshihiro Miyake, Tomio Watanabe, Hideki Kozima, Takayuki Kanda e Hiroshi Ishiguro.

Caratteristiche modifica

Per definizione un robot sociale dovrebbe comunicare ed interagire con gli umani o con altri esseri viventi in situazioni che possono essere definite cooperative. Ma anche comportamenti non cooperativi possono essere considerati sociali in alcune situazioni. Il robot può, ad esempio, esibire un comportamento competitivo all'interno del contesto di un gioco. Il robot potrebbe anche interagire, in alcuni casi con nessuna o con una minima comunicazione. Potrebbe ad esempio consegnare strumenti ad un astronauta che lavori su una stazione spaziale. Due altri requisiti che un robot dovrebbe superare per essere considerato sociale sono il test di Turing[3] per determinare le sue abilità comunicative e le tre leggi della robotica di Isaac Asimov per quanto riguarda il suo comportamento (tuttavia l'utilità di utilizzo pratico di questi requisiti nel mondo reale, in particolare delle leggi di Asimov è ancora oggetto di discussione). Una conseguenza di questo punto di vista è che un robot che interagisca e comunichi soltanto con altri robot non sarebbe da considerarsi un robot sociale: l'essere sociale è una qualità legata agli umani e alla loro società che definisce i necessari valori, norme e standards sociali. Questo porta ad una dipendenza culturale dei robot sociali, dal momento che i valori, le norme e gli standards sociali differiscono tra le diverse culture.

Da qui l'ultima parte della definizione. Un robot sociale deve interagire nel rispetto delle regole sociali collegate al suo ruolo. Il ruolo e le sue regole vengono definiti dalla società. Per esempio per gli esseri umani un maggiordomo robotico dovrebbe rispettare le regole stabilite per un buon servizio. Dovrebbe essere previdente, affidabile e soprattutto discreto. Un robot sociale dovrebbe essere consapevole di ciò conformarvisi. Tuttavia, i robot sociali che interagiscono solo con altri robot autonomi si comporterebbero e interagirebbero secondo convenzioni non umane.

Tipologie modifica

Nel 2006, Bill Gates scrisse un articolo per il Scientific American intitolato A Robot in Every Home ("Un robot in ogni casa" Traduz. dall'ingl.).[4] Molti dei robot domestici (robot utilizzati per svolgere lavori domestici) sono di tipo sociale. Tra questi ricordiamo i partner robots e i personal Robots:

Partner robots e personal robots modifica

Robot sociali androidi modifica

Note modifica

  1. ^ STANFORD Magazine: July/August 2010: Red All Over - Personal Robots, su stanfordalumni.org. URL consultato il 7 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2011).
  2. ^ Tech.view: A robot in every home: Helping hands | The Economist
  3. ^ Alan M. Turing, Computing machinery and intelligence Archiviato il 2 luglio 2008 in Internet Archive., in Mind, 59, pp. 433-460, 1950. URL consultato il 12-12-2009. Criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare. Tale criterio è stato precisato da Alan Turing nell'articolo Computing machinery and intelligence, apparso nel 1950 sulla rivista Mind, ma era già stato delineato da Cartesio nel Discorso sul metodo del 1637, Il brano della Quinta Parte del Discorso sul metodo di Cartesio su Wikiquote.
  4. ^ Bill Gates, A Robot in Every Home, Scientific American, 2007-01. URL consultato il 19 settembre 2010.

Bibliografia modifica

  • Brian R. Duffy, Fundamental Issues in Affective Intelligent Social Machines, The Open Artificial Intelligence Journal, pp. 21–34 (14), ISSN 1874-0618 Volume 2, 2008
  • Cynthia L. Breazeal, Desiging Sociable Robots, MIT Press, 2002. ISBN 0-262-02510-8
  • Kerstin Dautenhahn, Trying to Imitate - a Step Towards Releasing Robots from Social Isolation, Proceedings: From Perception to Action Conference (Lausanne, Switzerland, September 7–9, 1994), editors: P. Gaussier and J.-D. Nicoud, IEEE Computer Society Press, pp 290–301, 1994. ISBN 0-8186-6482-7.
  • Kerstin Dautenhahn, Getting to know each other - artificial social intelligence for autonomous robots, Robotics and Autonomous Systems 16:333-356, 1995.
  • Terrence Fong, Illah R. Nourbakhsh, Kerstin Dautenhahn: A survey of socially interactive robots. Robotics and Autonomous Systems 42(3-4):143-166, 2003.
  • W. Grey Walter, "An Imitation of Life," Scientific American, May 1950, pp 42–45.
  • Brian R. Duffy, "Social Embodiment in Autonomous Mobile Robotics", International Journal of Advanced Robotic Systems 1(3):155-170, 2004.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Laboratori di ricerca modifica

Esempi di robot sociali modifica

Riviste internazionali modifica

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