Rockets

gruppo musicale francese
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I Rockets sono un gruppo musicale francese che ottenne il maggior successo in Italia a cavallo tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta con brani quali Future Woman, Space Rock, One More Mission, Electric Delight e soprattutto la reinterpretazione di On the Road Again, e Galactica, vero e proprio tormentone del 1980 che ha permesso loro di vincere il Telegatto come miglior gruppo straniero in Italia. Il loro genere iniziale era rock, definito subito dalla stampa "space-rock" per le venature fantascientifiche dei testi, per le sonorità elettroniche e per l'aspetto scenico. Più avanti venne invece associato alla disco, e infine al pop elettronico (synthpop), anche se in quest'ultimo caso probabilmente a torto.

Rockets
I cinque membri storici della line-up dei Rockets nel 1980
Paese d'origineBandiera della Francia Francia
GenereRock elettronico
Space rock
Space disco
Periodo di attività musicale1974 – 1986
1992
1999 – in attività
Album pubblicati25
Studio14
Live1
Raccolte10
Sito ufficiale

Storia modifica

Le origini: il grande successo del "periodo argentato" modifica

A metà degli anni settanta, il produttore francese Claude Lemoine entrò in contatto con un gruppo di giovani e giovanissimi (all'epoca tra i 15 e i 20 anni) che, polarizzati dal sound tipo Led Zeppelin, avevano iniziato a sperimentare sonorità congruenti al Rock Blues ma con qualcosa di diverso. Il gruppo, dopo gli inevitabili assestamenti e cambi di formazione e di nome avvenuti tra il 1974 e il 1976, si consoliderà a partire dal secondo LP (1978) nella formazione sopracitata, composta da Le Bartz, L'Her, Quagliotti, Maratrat e Groetzinger.

Il primo album dei Rockets è l'omonimo lavoro del 1976 (uscito l'anno seguente nel resto d'Europa). Il disco è anche conosciuto familiarmente come Future Woman dal nome del brano-guida, presente in due versioni differenti che aprono e chiudono il disco, o come "Disco Verde", dal cromatismo prevalente in copertina.

Già in quell'anno il loro look spaziale, argenteo e alieno, è completo: usano costumi in lamé di taglio fantascientifico, chitarre e bassi fatti costruire in forma di stella, sole o altri simboli arcani; l'uso del vocoder non è ancora arrivato ma le voci sono già fortemente elaborate in modo da sembrare provenienti da altri mondi; negli spettacoli fanno uso di fumi, luci e pirotecniche non comuni in gruppi di piccolo calibro. L'unico pezzo che viene trasmesso frequentemente in radio è il sopracitato Future Woman, ma anche lo strumentale Apache, cover di un classico degli inglesi Shadows del 1962 si fa notare. Il resto dell'album è ricco di paesaggi sonori alieni ed anche rockeggianti, ma nessuno degli altri pezzi lascia il segno.

Il secondo album (1978) porta il nome del brano che a tutti gli effetti li lancerà nelle classifiche centro-europee: On the Road Again. La base è un vecchio pezzo dei Canned Heat, blues band del Sud degli USA, pezzo che i Rockets interpretano secondo il loro caratteristico stile, facendone un tormentone disco-psichedelico che vende un gran numero di copie ed è ballato in tutte le discoteche nell'estate 1978. Il resto dell'album è della stessa caratura; i pezzi sono omogenei tra loro sia in stile che in sonorità e mantengono, per così dire, l'atmosfera costante per tutta la durata dell'LP. Inoltre, la quantità e l'uso degli strumenti elettronici (vocoder, sintetizzatori ed effetti per chitarra) è dominante ed avveniristico. Con questo album il tastierista Fabrice Quagliotti entra a fare parte della band.

La contemporanea uscita di On the Road Again e di The Robots eseguita dal gruppo tedesco Kraftwerk (entrambi i pezzi facevano uso della voce modificata con il vocoder) ha fatto sì che i due gruppi venissero accomunati, anche se il loro stile era a larghi tratti differente.

Nel 1978 i Rockets, si può dire, "emigrano" in Italia. Il produttore Maurizio Cannici, manager della CGD-Messaggerie Musicali, storica etichetta italiana, si "innamora" di loro dopo aver assistito a una loro esibizione in una discoteca di Cannes e riesce quasi a trapiantarli, con l'effetto che dall'estate 1978 in poi i Rockets saranno presenti in pianta stabile in Italia molto più di quanto non lo siano nella stessa Francia o nel resto d'Europa. L'operazione commerciale di Cannici sortisce ottimi risultati: i Rockets in Italia arrivano subito in TV partecipando a trasmissioni quali Stryx e Arrivano i mostri; le vendite dei dischi, le presenze ai concerti e sulle riviste sono pari a quelle dei più grandi calibri della musica internazionale.

I Rockets, per nulla intontiti dal successo, lavorano molto bene, velocemente e in maniera molto competente: nel 1979 esce il loro disco di maggior successo, Plasteroid, che aumenta ed espande il lavoro fatto sul disco precedente. Qui la produzione è ancora più decisa; i suoni più ricercati e percussivi; gli strumenti sono di più, meglio suonati e meglio registrati; l'elettronica è quanto di meglio offrisse la tecnologia di quel tempo (gli strumenti digitali non erano ancora disponibili e si lavorava solo in analogico), ma è anche ben calibrata e non ossessiva. Ma è soprattutto il materiale musicale a fare la differenza: poca concessione ai pezzi strumentali rispetto ai vecchi album, ma le canzoni hanno molte colorazioni, sonorità accattivanti e preponderanti melodie, rimangono facilmente in testa e contribuiscono a far vendere l'album ben oltre il disco d'oro e di platino (oltre 1 milione di copie).

Plasteroid è unanimemente considerato il loro lavoro migliore, e il più rappresentativo in senso globale; le canzoni sono scritte quasi tutte a quattro mani: dal bassista Gerard L'Her, che di solito le canta anche tutte, e dal chitarrista Alain Maratrat. Il loro successo è dovuto ad un mix di 4 musicisti ricercatori di suoni nuovi che lavorano in perfetta simbiosi insieme a Claude Lemoine. Il cantante Christian Le Bartz è sicuramente il frontman dal vivo e catalizza l'attenzione del pubblico "interpretando" le canzoni anche con le movenze sul palco, ma in realtà canta molto poco (solo alcuni interventi col vocoder e alcune strofe qua e là). La voce principale di tutti gli album dei Rockets dal '77 all'85 è infatti del bassista Gerard L'Her.

I testi, nella stragrande maggioranza, parlano di visioni di un mondo futuro, di possibilità tecnologiche e umane, di desiderio di altri mondi su cui ricominciare. Non ci sono testi d'amore, di introspezione, di denuncia, o altro; una ragione per la quale parte del pubblico li considera, in ogni caso, un gruppo "leggero". Un'altra nota va fatta sui numerosi brani strumentali presenti nei loro dischi. È raro che un gruppo di nascita "rock" si dilunghi in brani strumentali, a meno che non siano code o "jam-sessions" alla fine di brani cantati. I Rockets in 5 dischi ne inseriscono addirittura 8 (10 se non consideriamo alcune voci di sottofondo presenti in un paio di brani).

Tra il 1979 e il 1980 escono in Italia anche un album dal vivo, Live, ed una compilation con un paio di brani inediti, Sound of the Future; essi nulla aggiungono e nulla tolgono alla loro fama e sono destinati solo ai fans più fedeli e ai collezionisti.

Nel 1979 i Rockets si presentano in scena con i costumi adottati nel 1978 durante l'ultima fase del tour di "On The Road Again" (Settembre/novembre) e lo show dal vivo cresce a misura di stadio.

Nella primavera 1980 esce il loro lavoro-culmine, Galaxy, un concept album molto ambizioso, in cui il gruppo riversa tutte le energie e potenzialità. Il successo commerciale rimane costante anche per questo disco soprattutto grazie alla main track "Galactica" che imperversa in tutte le discoteche e viene trasmessa quasi quotidianamente per radio.

 
Rockets - Macerata 1980 (archivi www.lesrockets.com)

È il culmine anche dei loro concerti dal vivo; i Rockets "atterrano" ora sul palco con astronavi a forma di uovo in un tripudio di fumo, luci e laser sulle note di One More Mission.

Il successivo disco dei Rockets, quasi pronto per il 1981, viene rifiutato dalla casa discografica e il gruppo viene forzato a rimettere in discussione look e sound per adeguarsi alle nuove tendenze: finiti i fasti degli anni settanta infatti, la grande riscossa della musica indipendente ha inizio con il punk e soprattutto la New Wave già nel '77-'78, e giunge ormai a maturità commerciale nel 1980. L'elettronica non è più appannaggio di pochi eletti e le sonorità cambiano. Questo creerà grosse diversità di vedute tra i Rockets e il loro management, infatti dopo varie questioni ed incomprensioni con i produttori, la situazione si assesta in una forma ibrida: molte nuove canzoni portano la firma del produttore Lemoine e di altri collaboratori e vengono letteralmente svestiti anche dei loro caratteristici costumi argentei da extra terrestre.

L'album che esce nel 1981, π 3,14, è pieno di sorprese; ma il grande pubblico ha ormai spostato l'attenzione sulle produzioni new wave inglesi e il disco non può reggerne il confronto. I suoni più scarni, la produzione più moderna, l'intervento di altri musicisti e le voci femminili non ottengono i risultati sperati. Nel complesso l'album non sconvolge le classifiche e gli show dal vivo si restringono parecchio in dimensioni e in affluenza di pubblico.

Il successivo Atomic (autunno 1982), è l'ultimo album registrato in collaborazione con Claude Lemoine, in cui c'è un ritorno alle sonorità e al look "spaziale", caratteristica imprescindibile della band: ottiene un certo successo di classifica anche grazie all'ottima hit Radio Station che lo precede in primavera ma, nonostante l'evidente maturità anche a livello di produzione, ormai l'attenzione del pubblico è rivolta altrove: anche i live purtroppo risentono delle grandi difficoltà tecniche e di alcuni sfortunati intoppi. Ufficialmente è la fine del "periodo argentato" e in seguito la band rischierà di finire nel dimenticatoio.

Da metà anni '80 fino ad "Another Future" modifica

Nel 1984, per la prima volta senza Claude Lemoine, i Rockets, quasi irriconoscibili (Christian Le Bartz è stato sostituito da Sal Solo, inglese, ex new-waver, già cantante dei Classix Nouveaux ed oggi interprete di musica cristiana negli USA), si presentano ancora rapati a zero, però struccati, con gilet gialli hi-tech che poco hanno a che fare con il look "spaziale", e propongono Imperception, album di buon riscontro, il cui singolo Under the Sun diviene la sigla di chiusura del festival di Sanremo di quell'anno.

Per il successivo One Way (1986) addirittura adottano un look "new romantic" con pizzi e ciuffi laccati e il nome modificato in "Rok-etz". Segue un tour che ha un discreto successo, ma il cambiamento dei componenti storici, stanchi di suonare dal vivo e troppo affezionati al passato, ha fatto perdere ai Rockets/Rok-etz una parte della loro originalità e della loro forza. Il gruppo si scioglie alla fine del tour.

Dopo un lungo silenzio, nel 1992 il produttore Claude Lemoine richiama il tastierista Quagliotti, il chitarrista Maratrat e il cantante Sal Solo per assemblare un album sfruttando la nuova tecnologia digitale e il sampling, affiancandogli i nomi di alcuni musicisti di studio, tra cui Nick Beggs, ex bassista dei Kajagoogoo, Mike "Clip" Payne, cantante e percussionista che collaborò con Prince, e altri. Viene realizzato così Another Future che però non viene promosso da stampa e TV e non entra nelle classifiche.

Rockets N.D.P modifica

Nel 2000 viene creato il progetto Rockets N.D.P, con una formazione cambiata con Fabrice Quagliotti alle tastiere, Bruno Durazzi "Little B" alla batteria, Matt Rossato alla chitarra e Luca Bestetti voce. Nel 2003 esce un nuovo album a marchio Rockets, Don't Stop, prodotto da Fabrice Quagliotti e dal DJ Joe T Vannelli, e un look diverso. La band subisce ulteriori cambi di formazione: nel 2004 arrivano Gianluca Martino (chitarra) e Rosaire Riccobono (basso) bassista dei Visitors e già con i Rockets sia nel disco π 3,14 che nei live del 1984. Nel 2005 "Little B" viene sostituito da Eugenio "UG" Mori. Nel 2006 esce il singolo Back to Woad.

Nel giugno 2007 è stato pubblicato da Quagliotti in tiratura limitata il cofanetto The Silver Years, che ripropone per la prima volta su CD i primi 7 album dei Rockets, dall'omonimo LP del 1976 fino ad Atomic uscito nel 1982, comprendendo anche Live uscito solo in Italia nel 1980 e alcune bonus track, tra cui due brani inediti del 1980 che avrebbero fatto parte del "disco fantasma", mai uscito dopo il clamoroso successo di Galaxy.

Il 3 aprile 2009 è stato pubblicato un secondo cofanetto: A Long Journey, contenente per la prima volta i video storici, alcune parti di concerti e 5 CD di rarità/live/demo. A causa di tale scelta esso risulta più indirizzato ai fan che al grande pubblico. Rimane tuttavia, grazie ai 2 DVD.

All'inizio di ottobre 2012 è uscito il singolo World on Fire. La band si esibisce in Russia con live e showcase con grande successo.

Nuova formazione modifica

Dopo l'uscita nel 2014 del nuovo disco dei Duck Sauce, che include un remix di Space Rock intitolato Chariot of the Gods (Featuring Rockets), dopo un accordo con Fabrice Quagliotti durato 1 anno, un altro album, Kaos, esce il 30 settembre 2014 distribuito dalla Warner con etichetta affidata a Roby Benvenuto e Smilax, dove spiccano ancora le sonorità space/electropop. L'album contiene 12 brani inediti di cui 3 strumentali. Esce anche il videoclip del nuovo singolo Party Queen featuring Muciaccia.

Nel 2019 esce un nuovo album "Wonderland", il quale verrà anticipato da tre singoli con tre videoclips. Il filo conduttore per questo nuovo lavoro è "i bambini, il futuro e la salvezza del nostro pianeta".

Il 2 novembre 2019 la formazione tiene un concerto al Lucca Comics & Games.[1]

Il 15 e il 16 febbraio 2020 presso la Fiera del Disco & Spazio Fumetto di Rimini, vengono vendute e distribuite 100 copie in vinile della traccia Rebel Yell (cover di Billy Idol). In fiera è presente anche Fabrice Quagliotti[2] che autografa personalmente tali copie e saluta i fan. Particolarità del vinile è la sua produzione artigianale e la sua originale forma: trasparente e quadrata.[3]

Alienation e primi anni duemilaventi modifica

Nel 2021 viene rilasciato Alienation, il mitologico album fantasma che i Rockets nella formazione storica registrarono sulla scia del successo di Galaxy tra il 1980 ed il 1981 e rifiutato dalla casa discografica dell'epoca che pubblicò al suo posto il controverso π 3,14 facendo così di fatto terminare i cosiddetti Silver Years.

Nel 2023 un album di covers, Time Machine, vede la luce. Contiene riproposizioni storiche (On the road again dall'omonimo album del 1978, Rebel Yell già singolo nel 2005 e Doot Doot, cover dei Freur già presente col titolo leggermente modificato in Dootdoot in Wonderland del 2019) e rivisitazioni inedite "rockettizzate" tra le quali una curiosa versione di Piccola Katy dei Pooh ed una versione in inglese featuring Alberto Camerini di Rock 'n Roll Robot.

Formazione modifica

Formazione attuale modifica

  • Fabri Kiarelli – voce (2023-presente)
  • Gianluca Martino – chitarra (2004-presente)
  • Rosaire Riccobono – basso (1985-presente)
  • Fabrice Quagliotti – tastiere (1977-presente)
  • Eugenio Mori – batteria, percussioni (2005-presente)

Ex componenti modifica

  • Patrick Mallet – batteria (1974)
  • Guy Maratrat – chitarra (1974-1975)
  • André Thus – tastiere (1974-1975)
  • Christian Le Bartz – voce, vocoder, sintetizzatore (1974-1983) (Montreuil, 25 aprile 1951)
  • Alain Groetzinger – batteria, percussioni (1974-1983) (Auxerre, 18 maggio 1955)
  • "Little" Gérard L'Her – basso, tastiere, voce (1974-1984) (Parigi, 25 settembre 1952)
  • Alain Maratrat – chitarra, tastiere, voce (1974-1992) (Tonnerre, 19 aprile 1956)
  • Michel Goubet – tastiere (1976)
  • Bernard Torelli – chitarra (1976-1977)
  • Louis François Bertin "Loulou" Hugault – tastiere (1977)[4]
  • Sal Solo – voce (1984-1992)
  • Little B. Bruno Durazzi – batteria (2000-2005)
  • John Biancale–Frontman Voce (2005-2023)

Musicisti di supporto modifica

  • Chantal Ricci – voce (1981)
  • Phil Gould – batteria (1986)
  • Andrew Paresi – batteria (1986)
  • Bruce Nockles – tromba (1986)
  • Alison Lee – voce (1986)
  • Paul McClements – voce (1986)
  • Carole Cook – voce (1986)
  • Nick Beggs – basso (1992)
  • Herve Koster – batteria (1992)
  • Mike "Clip" Payne – percussioni, voce (1992)
  • Matt Rossato – chitarra (2003-2004)

Discografia modifica

Album in studio modifica

Album dal vivo modifica

Raccolte modifica

Singoli modifica

Note modifica

  1. ^ I ROCKETS SONO PRONTI A FARCI BALLARE, su luccacomicsandgames.com.
  2. ^ Fabrice Quagliotti alla Fiera del Disco & Spazio Fumetto, su lesrockets.com.
  3. ^ Rebel yell vinile quadrato trasparente - edizione limitata, su lesrockets.com.
  4. ^ IL 'ROCKET' COL CASCO, su lesrockets.com. URL consultato il 20 gennaio 2022.

Collegamenti esterni modifica

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