Roma vista dal Vaticano

dipinto di William Turner

Roma vista dal Vaticano (Rome seen from the Vatican) è un dipinto a olio su tela (177×355,5 cm) del pittore inglese William Turner, realizzato nel 1820 e conservato al Tate Britain di Londra.

Roma vista dal Vaticano
AutoreWilliam Turner
Data1820
Tecnicaolio su tela
Dimensioni177×355,5 cm
UbicazioneTate Britain, Londra

Descrizione modifica

La monumentale opera, realizzata da Turner dopo il viaggio del 1819-1820 in Italia, non intende tanto ricercare la veridicità storica, bensì si propone come un omaggio a Raffaello Sanzio in occasione del tricentenario della sua morte, che ricorreva proprio nel 1820. L'Urbinate, infatti, è ritratto in primo piano, in basso a destra, mentre prepara i dipinti per la decorazione della loggia vaticana: alla sua sinistra troviamo la sua leggendaria amante, la Fornarina, mentre tutt'intorno a loro sono cosparsi numerosissimi quadri. Tra le due ali dell'edificio vaticano si inserisce una veduta di piazza San Pietro, delimitato dal colonnato berniniano e da un palazzo dorato sulla sinistra, e ancora oltre vi è la Città Eterna che si distende a perdita d'occhio, sfumando progressivamente in toni giallo-rosati e azzurri.[1]

Con quest'opera Turner non solo opera un parallelismo tra sé stesso e Raffaello, artista universale, bensì intende anche dare una prova del suo virtuosismo pittorico, definendo i vari spazi con la forma geometrica dell'ellissi (che ricorre nel colonnato berniniano e nella cornice delle logge vaticane). Fondamentale in questo quadro è anche l'intervento del ricordo: l'opera, infatti, fu realizzata solo dopo il ritorno di Turner a Londra, anche se dopo due disegni preparatori, alcuni schizzi delle Logge e un disegno a penna e inchiostro. È proprio rielaborando a distanza di tempo queste annotazioni che Turner si anima di un nuovo vigore creativo, in quanto «implicava la creazione di un'immagine che non era soltanto vista, ma anche ricordata».[2] In questo dipinto, infatti, l'Urbe sembra quasi uno scenario fantastico, ed è come se riaffiorasse lentamente dalla nebbia romantica dei ricordi: a creare quest'effetto concorrono soprattutto la luminosità diffusa, che inonda uniformemente la città con una luce gialla, calda e intensa, e il cielo di un azzurro liquido che si fa sempre più latteo quanto più s'approssima all'orizzonte.[3]

Note modifica

  1. ^ Borghesi, Rocchi, p. 110.
  2. ^ Borghesi, Rocchi, p. 45.
  3. ^ Cricco, Di Teodoro, p. 1482.

Bibliografia modifica

  • Silvia Borghesi, Giovanna Rocchi, Turner, collana I Classici dell'Arte, vol. 25, Rizzoli, 2004.
  • Giorgio Cricco, Francesco Di Teodoro, Il Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte, Dal Barocco al Postimpressionismo, Versione gialla, Bologna, Zanichelli, 2012.

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