Ron Dennis

imprenditore e dirigente sportivo britannico

Ronald Dennis (Woking, 1º giugno 1947) è un imprenditore e dirigente sportivo britannico, dal 1981 fino al 2009[1] presidente della McLaren. Sotto la sua conduzione la sezione sportiva della Casa automobilistica ha vinto 10 campionati del mondo di Formula 1 piloti (l'ultimo nel 2008 con Lewis Hamilton) e 7 campionati costruttori (l'ultimo nel 1998). Nel 2014 ritorna in seno al team nella qualità di amministratore delegato,[2] incarico che lascia definitivamente al termine della stagione 2016.

Ron Dennis nel 2016

Carriera modifica

Dennis abbandonò gli studi a 16 anni per andare a lavorare come apprendista meccanico nelle officine Thompson & Taylor. Quando l'azienda fu acquistata dal gruppo Chipstead, Dennis fece i suoi primi passi nel mondo dell'automobilismo, nel 1966, per la Cooper Car Company. Dopodiché si unì alla scuderia Brabham e nel 1969 ne divenne il capo meccanico. Dennis ha ricordato in un libro che, alla fine del 1970, i titolari del team Jack Brabham e Ron Tauranac, dovendo rientrare in Gran Bretagna, gli lasciarono gestire la trasferta dal Gran Premio degli Stati Uniti al Gran Premio del Messico, responsabilizzandolo di tutti gli aspetti, persino per la parte finanziaria, da lì Dennis capì di essere in grado di gestire un team in proprio[3]. Tre anni dopo fondò una propria squadra insieme a Neil Trundle, la Rondel Racing, con cui vinse alcune gare del campionato di Formula 2; negli anni 70 lavorò per diverse scuderie di successo della stessa serie.

McLaren modifica

Nel 1981 fuse la propria squadra, la Project Four, alla scuderia McLaren, formando il McLaren Racing che successivamente divenne il McLaren Formula One Team. A partire da questo momento la squadra ha vinto 7 Campionati del Mondo nella categoria Costruttori e 10 Campionati Piloti (Niki Lauda, Ayrton Senna, Alain Prost, Mika Häkkinen e Lewis Hamilton). Dopo aver fatto l'accordo con Mercedes per la fornitura dei motori, la casa tedesca entrò in società con Dennis acquisendo il 40% della proprietà della Mclaren, Nel 2007 Dennis e Mansour Ojjeh hanno ceduto metà della loro partecipazione (30% ciascuno) alla società del Bahrein, Mumtalakat Holding. Dopo che la Mercedes ha costituito una propria squadra di F1, nel 2009, si è accordata con gli altri tre soci Mclaren per cedere entro il 2011 la propria quota, attualmente Dennis e Ojjeh possiedono il 25% ciascuno e la Mumtalakat Holding il rimanente 50%.

Nel 2007 Fernando Alonso, bicampione di F1, fu ingaggiato dalla squadra in modo da assicurarsi il titolo mondiale. Le speranze della scuderia furono disattese a causa del disaccordo tra il pilota asturiano e il debuttante inglese Lewis Hamilton, il quale riuscì in poco tempo a ottenere buoni risultati e a sopravanzare il compagno di team in qualifica e gara. Ciò causò una rottura tra il pilota spagnolo e la squadra, con Hamilton spinto anche dalla stampa inglese che esercitò pressione per avere un campione inglese su un'auto inglese. In quell'anno la McLaren fu inoltre sanzionata per spionaggio nei confronti della Ferrari a pagare una multa di 100 milioni di euro e a perdere tutti i punti guadagnati nella classifica del mondiale Costruttori ma nessuna sanzione fu assegnata a piloti per non far perdere di interessa al campionato.

Il 16 gennaio 2009, durante la presentazione della nuova McLaren MP4-24 ha annunciato la sua volontà di dimettersi a marzo dello stesso anno dalla carica di responsabile del Team F1 McLaren, lasciando il suo posto a Martin Whitmarsh. Rimane comunque occupato nello sviluppo delle auto di serie come presidente del Gruppo McLaren[1]. Nel 2014 torna a dedicarsi al team di F1, nella qualità di amministratore delegato.[2] Nel 2011 risultava uno dei 500 uomini più ricchi d'Inghilterra[3]. Nel 2016 cede l'incarico di amministratore delegato.

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ a b McLaren, ecco la MP4-24 Ma Dennis dà le dimissioni, gazzetta.it, 16 gennaio 2009. URL consultato il 16 gennaio 2009.
  2. ^ a b Ron Dennis torna alla guida della McLaren come CEO, su blogf1.it, 17 gennaio 2014. URL consultato il 17 gennaio 2014.
  3. ^ a b Alberto Sabbatini, Un'isola felice nel motorsport, in Autosprint, 23 agosto 2011, p. 6.
  4. ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 55879, 19 giugno 2000, p. 8.

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