Rottura bilanciata

Nelle verifiche allo stato limite ultimo di una sezione inflessa o pressoinflessa in calcestruzzo armato si parla di rottura bilanciata quando la crisi della stessa si raggiunge per il raggiungimento contemporaneo dell'allungamento delle armature tese εyd corrispondente al valore in cui i tondini raggiungono la tensione di snervamento[1] e dell'accorciamento del calcestruzzo compresso pari al valore massimo previsto dalla normativa εcu[2] (schiacciamento del calcestruzzo).
Questo tipo di rottura , che dipende dal tipo di acciaio utilizzato, rappresenta il limite che separa il campo delle rotture fragili[3] da quello delle rotture duttili[4].

Note modifica

  1. ^ εyd = fyd/E dove: E = 210.000 Mpa. nel caso di acciaio B 450 C essendo fyd = fyks = 450/1,15 = 391,3 Mpa risulta εyd = 0,186%
  2. ^ εcu=0,35% per calcestruzzi di resistenza inferiore a C 50/60 (Rck 60)
  3. ^ Le rotture fragili si realizzano tutte per schiacciamento del conglomerato mentre l'acciaio è ancora in fase elastica. Si manifestano generalmente con piccole deformazioni e fessurazioni nulle o molto limitate. La rottura pertanto, avviene senza evidenti segni premonitori che consentono di prendere immediati provvedimenti di salvaguardia
  4. ^ Le rotture duttili si hanno per snervamento dell'acciaio teso cui fa seguito lo schiacciamento del calcestruzzo compresso. sono accompagnate da cospicue deformazioni dell'acciaio teso e da evidenti fessurazioni del conglomerato. Nelle strutture iperstatiche il comportamento duttile delle sezioni inflesse consente la ridistribuzione dei momenti flettenti rispetto alla distribuzione elastica iniziale. Nelle strutture realizzate in zona sismica la duttilità delle sezioni favorisce la dissipazione dell'energia immessa nella costruzione dal terreno

Voci correlate modifica

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