Ruggero Timeus

saggista e scrittore italiano

Ruggero Timeus conosciuto anche come Ruggero Fauro Timeus o Ruggero Timeus Fauro o semplicemente Ruggero Fauro o anche Ruggero Timeus (Fauro)[1] (Trieste, 16 febbraio 1892Pal Piccolo, 14 settembre 1915) è stato un saggista e scrittore italiano, fra i più noti irredentisti del suo tempo.

Note biografiche modifica

Nacque a Trieste da famiglia appartenente alla piccola borghesia locale. Dopo gli studi ginnasiali nella propria città natale, si iscrisse presso l'Università di Graz, senza però laurearsi. Non ancora ventenne si trasferì in Italia, prima a Firenze, poi a Roma. Collaborò saltuariamente a La voce e, con una certa continuità, a L'Idea Nazionale, facendosi conoscere per il proprio acceso nazionalismo, che lo allontanò dagli irredentisti più moderati, come Scipio Slataper e Giani Stuparich, suo ex-compagno di classe a Trieste. Alla vigilia della prima guerra mondiale, pubblicò a Roma il saggio Trieste (1914) che ebbe ampia diffusione e che può essere considerato il suo testamento spirituale.

Lo scoppio della Grande guerra lo colse nella capitale italiana. Arruolatosi volontario fra gli Alpini, fu inquadrato con il grado di tenente nella 72ª compagnia del battaglione "Tolmezzo", 8º Reggimento Alpini. Perse la vita in battaglia, ventitreenne, sul fronte carnico (1915). Gli fu conferita una medaglia d'argento alla memoria. Il Comune di Trieste gli ha dedicato una strada e un monumento commemorativo nei giardini pubblici di via Giulia ed in suo onore è stata intitolata via Ruggero Fauro a Roma, nel quartiere Parioli.

Pensiero modifica

Sviluppò una forma di irredentismo radicale ed esasperato, fondato sulla contrapposizione frontale non tanto fra il mondo latino e quello germanico quanto nei confronti della componente slava, con la quale la comunità italiana conviveva da secoli in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia. Convinto assertore della superiorità della civiltà latina, e in particolare italiana, su quelle germanica e slava, propugnò un'espansione politica dell'Italia sull'intero bacino adriatico e una lotta senza quartiere contro gli Sloveni e i Croati presenti nelle regioni orientali irredente d'Italia, di cui temeva il nascente nazionalismo sostenuto dalla Duplice Monarchia (in Trieste, elenca le immissioni recenti di impiegati sloveni nelle ferrovie e negli impieghi statali) . «Nell'Istria», scriveva Timeus nel 1914, «la lotta è una fatalità che non può avere il suo compimento se non nella sparizione completa di una delle due razze che si combattono» e ancora «Da noi lo slavo e il tedesco vive talvolta nella nostra stessa casa...anche quello lì è un nemico che si deve odiare e combattere senza quartiere»[2]. Il suo era pertanto un tipo di irredentismo[3] lontano sia dagli ideali risorgimentali, rispettosi del sentimento di nazionalità dei popoli, sia da quelli che animavano i suoi concittadini Stuparich e Slataper, fautori del dialogo fra latini e slavi e di proficui scambi culturali interetnici (sempre però all'insegna dell'«italianità» delle terre giuliano-dalmate e nella prospettiva di una futura assimilazione delle popolazioni croate e slovene nel gruppo etnico italiano).

Influenza successiva modifica

Gran parte dei postulati su cui si basava il pensiero di Timeus vennero adottati dal fascismo[4] che, dopo alcune esitazioni iniziali, e dopo che la vecchia classe monarchico-liberale giuliana venne liquidata o blandita dal regime (si pensi a Francesco Salata) intraprese una politica tesa a conculcare i diritti delle minoranze slovene e croate presenti sul territorio e a perseguitarle apertamente con ogni sorta di angherie[5]. Molti giuliani di origine slava furono costretti a emigrare e coloro che si opposero al regime pagarono spesso con la vita le proprie convinzioni antifasciste.[6]. Gli effetti devastanti di tale tipo di politica, che, per ritorsione, finì con il coinvolgere drammaticamente anche il gruppo etnico italiano, furono chiaramente percepibili sia durante che dopo la seconda guerra mondiale.[7]

Va infine menzionato che la delusione e l'amarezza per la perdita della massima parte della Venezia Giulia e per la tragedia umana che ne seguì, spinsero alcuni ex-irredentisti che non avevano condiviso gli orientamenti ideologici di Timeus, e in primo luogo Giani Stuparich, a rivalutarne la figura. Scrisse Stuparich all'inizio degli anni sessanta del Novecento: «Per otto anni studiammo insieme...fu il più diritto e puro, il più conseguente e intemerato fra i nazionalisti italiani»[8].ed anche sempre Stuparich «Ruggero Timeus era allora, più di quanto non fossimo noi,acuto diagnostico dello stato politico (converrebbe dire) della malattia politica) d'Europa, come dimostrarono gli avvenimenti» (Trieste nei miei ricordi)

Opere modifica

 
Ruggero Fauro - Trieste, 1914
  • Trieste, Roma, edito da Gaetano Garzoni Provenzali (secondo Marina Cattaruzza, op. cit. pag. 76), 1914
  • Civiltà francese e civiltà germanica (articolo), da L'idea nazionale, 18 aprile 1915
  • Scritti politici, 1911-1915, Trieste, Tipografia del Lloyd Triestino, 1929

Onorificenze modifica

«Benché ferito in precedente combattimento, dava con serena calma, durante un violento fuoco di artiglieria nemica, disposizioni per attenuarne gli effetti. Mirabile esempio di coraggio e di alte virtù militari, cadeva eroicamente sul posto. Pal Piccolo, 14 Settembre 1915.»
— [9]

Note modifica

  1. ^ "Fauro" era il nome di battaglia, o d'arte, che egli stesso si era attribuito negli ultimi anni della sua vita
  2. ^ Ruggero Timeus, Trieste, Roma, Gaetano Garzoni Provenzali, 1914, pag. 9
  3. ^ Cfr. a tale proposito: Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Bologna, Società editrice il Mulino, 2007, pag. 31 ISBN 978-88-15-12166-0; vedi anche, Giorgio Negrelli, Trieste nel mito, in: Robero Finzi, Claudio Magris e Giovanni Miccoli (a cura di), Il Friuli-Venezia Giulia, della serie Storia d'Italia, le Regioni dall'unità ad oggi, Vol. II, pag. 1356 e 1358, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2002
  4. ^ «Fra gli intellettuali triestini fu senz'altro Ruggero Timeus ad avere maggiore influenza...per la sua spiccata capacità di cogliere le linee dello sviluppo storico in atto...», Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Bologna, Società editrice il Mulino, 2007, pag. 61 ISBN 978-88-15-12166-0
  5. ^ Sulla persecuzione degli slavi in Venezia Giulia, cfr. Bogdan C. Novak, Trieste, 1941-1954, la lotta politica, etnica e ideologica, Mursia, Milano, 1973 (traduz. italiana da: Trieste, 1941-1954. The ethnic, political and ideological struggle, The University of Chicago Press, Chicago-London, 1970), p. 43 - 48
  6. ^ Fra le vittime della violenza fascista vi fu all'epoca anche un musicista, Lojze Bratuž, reo di aver diretto a Piedimonte del Calvario un coro in lingua slovena durante una messa (dicembre 1936). I fascisti gli fecero ingerire dell'olio di ricino miscelato con olio di motore che ne provocò la morte dopo alcune settimane di atroci sofferenze. Sui campi di internamento destinati agli antifascisti slavi (veri o presunti tali) accompagnati dalle rispettive famiglie, aperti in seguito all'aggressione italo-tedesca alla Jugoslavia, e sull'alto tasso di mortalità in essi registrato (1.400 decessi su 5.000 internati solo ad Arbe fra cui bambini di età inferiore a 11 anni), Cfr. Marina Cattaruzza, op. cit., p. 229 - 231
  7. ^ Fulvio Tomizza riuscì a cogliere magistralmente i sentimenti di rivalsa dei partigiani comunisti slavi nei confronti del gruppo etnico italiano nell'immediato secondo dopoguerra. Tali sentimenti erano alimentati sia dalla secolare soggezione dei croati e sloveni agli italiani della Venezia Giulia, sia dal fascismo, che aveva calpestato i diritti delle popolazioni slave. «Il regime titoista non tardò a mostrare il suo volto poliedrico...era comunista e perciò contrario ad ogni forma di proprietà e di religione; sciovinista e dunque lanciato verso l'etnia più odiosa, che per secoli aveva umiliato la sua, durante il ventennio fascista l'aveva calpestata, nel recente conflitto combattuta invano, ora pur nel terrore della sconfitta continuava a demolirla». Cit. tratta da: Fulvio Tomizza, Alle spalle di Trieste, Tascabili Bompiani, RCS Libri SpA, Milano, 2000, p. 139, ISBN 88-452-4408-3
  8. ^ Giani Stuparich, Ricordi istriani, Trieste, Ed. Zibaldone, 1961
  9. ^ http://www.lagrandeguerra.net/pdf/CHI%20ERANO%20GLI%2083%20GIORNALISTI%20EROI%20E%20COME%20ERANO%20SUDDIVISI%20PER%20REGIONI.pdf

Bibliografia modifica

  • Marina Cattaruzza, L'Italia e il confine orientale, Bologna, Società editrice il Mulino, 2007 (pag. 61-63), ISBN 978-88-15-12166-0
  • Bruno Coceancig (dal 1928 Bruno Coceani, futuro prefetto di Trieste), Ruggero Timeus Fauro, Trieste, Associazione nazionalista italiana, senza data (con ogni probabilità 1920)
  • Diego Redivo, Ruggero Timeus, la Via imperialista dell'Irredentismo triestino, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 1996
  • Autori vari, Per Ruggero Timeus Ruggero F. Rossi, Una testimonianza familiare, Elio Apih, ''Una riflessione storiografica, Giulio Cervani, Considerazioni in margine a una ricerca su Ruggero Fauro Timeus, Diego Redivo Il prototipo dell'eroe dell'irredentismo negli scritti letterari di Ruggero Timeus, Quaderni Giuliani di Storia. Trieste, deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, Trieste, a. XV, 1994, 2 ISSN 1124-0970
  • Autori vari, Giuseppe II e il litorale austriaco Diego Redivo, I Balcani e la questione serba nel pensiero di Ruggero Timeus, pag. 73 sta in: Quaderni Giuliani di Storia. Trieste, deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, Trieste, a. XIV, 1993, 1-2 ISSN 1124-0970

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