San Gervasio (Palaia)

frazione del comune italiano di Palaia

San Gervasio (Castrum Sancti Gervasii in latino) è una frazione del comune italiano di Palaia, nella provincia di Pisa, in Toscana.

San Gervasio
frazione
San Gervasio – Veduta
San Gervasio – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Provincia Pisa
Comune Palaia
Territorio
Coordinate43°37′40.23″N 10°42′45.68″E / 43.627842°N 10.712689°E43.627842; 10.712689 (San Gervasio)
Altitudine200 m s.l.m.
Abitanti20[2]
Altre informazioni
Cod. postale56036
Prefisso0587
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantisangervasino, sangervasini[1]
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
San Gervasio
San Gervasio

Storia modifica

San Gervasio, antico castello della Valdera, mostra ancora oggi la struttura del borgo medievale. Di notevole rilevanza è l'antica pieve dei santi Gervasio e Giovanni Battista in Veriana (o Verriana), pieve già documentata nel IX secolo, mentre il paese di Verriana compare nel documento dell'atto di fondazione del monastero di San Pietro in Palazzuolo, scritto in Pisa nel luglio dell'anno 754, al quale monastero San Walfredo, nobile longobardo fattosi monaco e ritenuto capostipite dei conti della Gherardesca, lasciò in dote i beni che gli appartenevano in Val d'Era, alcuni dei quali posti in Verriana[3].

Nella prima metà del IX secolo il re d'Italia e futuro imperatore del Sacro Romano Impero Lotario I confermò ai monaci di Bobbio i diritti sul territorio italiano all'abate Wala. La corte di Veriana della pieve di S. Gervasio era una grande domusculta gestita da 32 livellari del monastero ed altrettanti massari, con terre coltivate a grano, a vigna con produzione di vino pregiato, a olivi, o lasciate al pascolo, e saline che producevano il sale sufficiente per gli abitanti della corte e la domus coltilis del borgo; il surplus agricolo produceva un reddito annuo complessivo per il monastero di Bobbio di 23 soldi e 24 denari, 500 libbre di olio, 40 anfore di vino, formaggio, grano, segale e miglio al terzo e al quarto, e altre contribuzioni. La corte compare nelle Adbreviatio del IX-X secolo quando compare nel beneficio Vulfadi, la corte è nuovamente citata e riconfermata nel diploma reale ed imperiale di Ottone I del 30 luglio 972 che conferma tutti i possedimenti monastici dell'abbazia di Bobbio in Italia e nella Tuscia[4]. L'area dell'abitato venne fortemente influenzata dalla presenza dei monaci di Bobbio che realizzarono gli insediamenti ed edificarono la chiesa di San Colombano dove sorse nei pressi attorno al X secolo il castello, essa era ancora documentata nel registro delle chiese lucchesi del 1260, in seguito venne distrutta e ricostruita nel XVII secolo, oggi l'oratorio è inglobato nell'edificio che ospita il Museo del lavoro e della civiltà rurale. La corte della pievania di San Gervasio di Veriana comprende i beni e le terre di Palaia e la pieve di San Martino con Alica, Colleoli, Forcoli, Gello, Partino, Toiano, Villa Saletta, Peccioli, Legoli, Montopoli, Gello, La Rotta, Montecastello e Treggiaia di Pontedera, Pinocchio (oggi San Miniato Basso) di San Miniato, Capannoli, Camugliano, Castel del Bosco, Lajatico, il monastero di San Casciano in Carisio sul Roglio e le terre della Valdera, nella corte citati i paesi ed i toponimi di Casale, Monte, Campovigne, Rapazo, Cercino, Pianettole, Colcarelli, Tavelle, Ferugnano, Montalto, Partiglione, Subripule, Appiano, Valli (ora Vallichiesi), Paratiana, Vivaja, Collinule, Pulica, Casale Lapidi, Cardignanula, Puligno, Marciano, Cerretulo o Cerretello, Materaja, Ducenta, Muscianese, Viaplana, Sigonzano, Farneta, Colle Carelli, Tavernule, Rapezano, Carbona in Cercino[5].

Il castello, le cui prime notizie risalgono all'anno 930, posto alla sommità del colle, fu proprietà prima dei vescovi di Lucca, quindi passò sotto il dominio della Repubblica di Pisa, alla quale fu strappato dai fiorentini nell'anno 1436. Nei secoli successivi il borgo vide la presenza di nobili famiglie di Firenze i Rucellai, gli Alamanni e i conti di Montauto. Per ciò che riguarda invece la giurisdizione ecclesiastica, essa appartenne ancora a Lucca, fino al 1622 quando la pieve e il territorio furono annessi alla diocesi di San Miniato.

Nel corso del Settecento, il castello fu trasformato in una villa fattoria che raggiunse una piena operosità e prosperità nella metà dell'Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, grazie ai marchesi fiorentini Alamanni Uguccioni.

La proprietà passò poi alla famiglia Montano; iniziò una progressiva decadenza che culminò con gli anni '50 del secolo scorso. Dagli anni '60 la tenuta e l'intero territorio aziendale appartengono alla famiglia Tommasini, di Pontedera, che hanno riportato la fattoria all'antica prosperità, concentrandosi sulla produzione di vino biologico di qualità.

Il Museo modifica

A San Gervasio è presente il Museo del lavoro e della civiltà rurale, istituito nel 1984; esso è ospitato in una casa colonica del Settecento cui adiacente si trova l'oratorio di San Colombano.

Note modifica

  1. ^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron Editore, 1981, p. 489.
  2. ^ Approssimativamente
  3. ^ Storia di S. Gervasio - Verriana, Pieve di S. Gervasio in Veriana
  4. ^ Cipolla, Buzzi, Vol I pp. 257, 260, 325, 334.
  5. ^ Storia di S. Gervasio - Verriana, Pieve di S. Gervasio in Veriana - pag. 3

Bibliografia modifica

  • Giuseppe Caciagli, Pisa e la sua provincia, vol. 2, Pisa, Colombo Cursi Editore, 1972, pp. 730–733.
  • Carlo Cipolla, Giulio Buzzi, Codice diplomatico del monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - Edizioni 52-53-54 di Fonti per la storia d'Italia pubblicate dall'Istituto storico italiano, Roma, Tip. del Senato, Palazzo Madama, 1918.
  • E. Repetti, Dizionario Geografico Storico Fisico della Toscana, Firenze, 1833 - 1848.

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