Scheda telefonica

carta per effettuare telefonate con credito prepagato

La scheda telefonica (detta anche carta telefonica, telecarta o tessera telefonica) è stata una tessera a banda magnetica (o a chip) mediante la quale era possibile effettuare telefonate prepagate presso telefoni pubblici dotati di apposito lettore.

Una scheda telefonica italiana emessa dalla SIP (1994)

Funzionamento modifica

La scheda telefonica dava accesso ad una quantità di traffico prepagato corrispondente al suo prezzo di vendita (credito di spesa). Quando veniva inserita nel lettore del telefono pubblico, era possibile effettuare telefonate sino al raggiungimento del limite del traffico. Un display informava del credito residuo sulla scheda, permettendo quindi di riutilizzarla più volte e tenendone sotto controllo il traffico rimanente. Esistevano, tuttavia, anche delle schede telefoniche acquistabili ad un prezzo fisso e utilizzabili per un numero limitato di telefonate, ciascuna di durata illimitata. La scheda doveva essere utilizzata entro la data di scadenza indicata su di essa.

Storia modifica

La prima scheda venne introdotta in Italia nel 1976 dalla SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico (l'attuale TIM) e fu prodotta dalla ditta Pikappa di Milano. L'invenzione si era resa necessaria sia per far fronte ai furti di gettoni telefonici (che fino a quel momento erano stati gli unici strumenti per le telefonate prepagate dalle postazioni pubbliche) e monete dagli apparecchi telefonici pubblici sia per dare ai fruitori del servizio telefonico pubblico un'alternativa più comoda e pratica.

 
Il telefono pubblico italiano Digito, dotato di lettore di schede a banda magnetica di tipo URMET

Italia modifica

La prima scheda era completamente bianca con scritte blu e una banda magnetica che l'attraversava sul lato corto. Questa tipologia di schede è detta in ambito collezionistico Precursoria SIDA (dal nome della ditta produttrice di apparecchi telefonici pubblici SIDA, sita in Montichiari). La postazione pilota era posizionata a Roma a Villa Borghese, in prossimità del galoppatoio. La tecnologia non conobbe un'immediata e capillare diffusione in quanto furono necessari alcuni anni (e diversi aggiustamenti in corsa) per renderla pienamente affidabile. Il vero boom della scheda coincise con il restyling delle cabine telefoniche su tutto il territorio italiano, avvenuto a partire dal 1987, quando i vecchi apparecchi pubblici che accettavano solo monete e gettoni sparirono cedendo il posto ai più moderni e compatti apparecchi Rotor, che potevano accettare o solamente gettoni e monete, o solamente schede oppure tutti e tre.

Quasi contemporaneamente, cambiarono anche le schede: il materiale era ormai stabilmente plastico (difficilmente deformabile, leggero, flessibile, impermeabile e, cosa molto importante, tale da non incepparsi nei lettori), e diversa era la banda magnetica, ora orizzontale sul lato lungo. Anche i tagli di vendita assunsero una connotazione definitiva, assestandosi su 5.000 lire, 10.000 lire e 15.000 lire (si parla da ora in poi di schede URMET dal nome della società torinese detentrice del brevetto per la banda magnetica su scheda prepagata, nonché produttrice dei Rotor). Successivamente comparvero (ma restarono meno diffuse) anche schede con valore di 2.000 lire, 1.000 lire e con la dicitura «omaggio». Queste ultime, più rare delle altre, non avevano indicato il valore corrispondente in denaro, ma solo gli scatti di cui era possibile usufruire.

Le schede di quest'epoca, prodotte principalmente dalla ditta Mantegazza di Bollate e più raramente dalla Pikappa, presentavano un fronte uguale per tutte (il cosiddetto retro grigio): una parte superiore bianca a righe grigie (appunto) in cui era indicato il valore facciale, una fascia sottostante blu recante la dicitura «carta telefonica» la data di scadenza e la dicitura «la carta non è rimborsabile», la banda magnetica nera e infine un'ulteriore fascia bianca con il logo SIP e i codici a barre e numerico della scheda stessa. Come misure di sicurezza, l'angolo in alto a sinistra doveva essere staccato al momento del primo utilizzo e il logo SIP era riprodotto in filigrana su tutto il lato. Da questo momento in poi, furono soprattutto i vari e numerosi cambiamenti del recto delle schede, nonché le varie combinazioni di immagini e valori facciali, a scatenare l'interesse di ditte terze, che avrebbero utilizzato le schede come veicolo pubblicitario, e dei collezionisti. Per il Trentino-Alto Adige, le schede erano uguali ma bilingui (italiano e tedesco) in ogni loro parte, sia nel fronte istituzionale che nel recto pubblicitario.

Nel 1994, quando la SIP diventò Telecom Italia, le schede subirono anch'esse un restyling, concedendo all'immagine pubblicitaria anche la parte superiore del fronte. A cambiare fu anche la dicitura principale mutata da «carta» a «scheda», inserita in una banda di diverso colore a seconda del taglio: verde per le schede da 1.000 lire, giallo scuro per le schede da 2.000 lire, rosso per le schede da 5.000 lire, blu per quelle da 10.000 e viola per i tagli da 15.000. La banda magnetica era più corta per poter ospitare a lato il valore facciale. Rimase la banda bianca finale, contenente il logo Telecom, i codici a barre e alfanumerico e, novità, l'indicazione del produttore e la tiratura, oltre al bilinguismo per le schede commercializzate in Alto Adige.

Evoluzione della Scheda telefonica fu la scheda telefonica ricaricabile, introdotta da TIM nel 1994, che avrebbe svolto un ruolo determinante nello sviluppo della telefonia cellulare.

Al passaggio da lira ad euro le schede subirono poche modifiche sostanziali: sparì la dicitura «scheda telefonica» (per lasciare maggiore spazio alla pubblicità sul fronte) e il valore facciale, espresso in euro, era indicato a lato della banda magnetica nel solo colore rosso (i tagli commerciali si assestarono sui 3,00 e 5,00 Euro, sebbene alcune schede vennero emesse con tagli differenti quali 0,30, 0,50, 1,00, 2,50, 7,50, 10,00 e, in un solo caso, addirittura 25,00€).

È del 2018 l'ultima scheda telefonica messa in commercio (tra l'altro con un nuovo restyling del retro, visto il cambio di nome dell'azienda in TIM, marchio che fino al 2016 era riservato solo ai servizi di telefonia mobile e da tale anno è stato esteso anche ai servizi fissi, eliminando il marchio Telecom Italia).[1]

Estero modifica

Anche al di fuori dell'Italia le varie compagnie telefoniche cominciarono ad emettere schede prepagate da utilizzarsi nelle postazioni pubbliche, riuscendo molto prima che in Italia, a sostituire definitivamente l'uso di monete. Paradossalmente, la tecnologia italiana (banda magnetica e talloncino di controllo) venne adottata poco frequentemente (principalmente in paesi in cui fu la stessa Urmet a esportare tale metodologia, quali Polonia e Venezuela, e altri che svilupparono una loro versione a partire da tale brevetto, ad esempio il Giappone). Di contro, si vide l'affermazione di 3 tecnologie principali:

  • Tecnologia a banda magnetica "spessa": Le schede avevano sì una banda magnetica, ma l'assenza del talloncino di controllo (unitamente alla tipologia di banda) rendeva necessario produrre schede più spesse (talvolta oltre il millimetro). La scheda era posta in vendita all'interno di uno strato di plastica protettiva, a garanzia della "verginità".
  • Tecnologia a chip: ogni scheda presentava un microchip che veniva letto dall'apparecchio, e che conteneva l'informazione del credito residuo e della scadenza. Anche in questo caso le schede erano più spesse e vendute in uno strato di plastica.
  • Tecnologia remota: le schede riportavano un numero di telefono gratuito (da chiamare per connettersi alla linea) e un codice univoco (protetto da uno strato da grattare tipo quello dei biglietti Gratta e vinci) da digitare una volta connessi con l'operatore. A quel punto, il credito veniva visualizzato sul display del telefono e il cliente poteva effettuare la chiamata.

Anche all'estero, l'avvento della telefonia mobile ha definitivamente soppiantato l'uso delle schede telefoniche. Molti paesi hanno definitivamente smantellato le cabine telefoniche, o sono nel processo per farlo. Nei paesi in cui "sopravvivono" i telefoni pubblici, questi accettano solo monete e, più raramente, carte di credito. A fine 2023, non si registrano nazioni Europee in cui l'uso delle schede telefoniche, per telefoni pubblici, sia ancora possibile.

Il collezionismo modifica

Le schede telefoniche hanno avuto in Italia, negli anni Novanta, un boom collezionistico, che ha poi seguito una parabola discendente a causa della sempre maggiore diffusione dei telefoni cellulari, il cui utilizzo si è progressivamente sostituito a quello dei telefoni pubblici nelle abitudini degli italiani.

Inizialmente, la scheda telefonica ospitava sul suo recto immagini quasi esclusivamente riferite alla SIP, alla sua attività e ai vari servizi che offriva. Restano famose (soprattutto per la loro tiratura e diffusione) le serie "Fasce orarie" (riportanti i prezzi del servizio telefonico pubblico nelle varie fasce orarie di fruizione) e "Compagna di tutti i giorni" che reclamizzava l'utilizzo della carta di credito telefonica (una carta che consentiva di telefonare dai telefoni pubblici addebitando le chiamate sulla bolletta di casa). A volte anche minime variazioni tra le varie emissioni sono oggi determinanti per il loro valore collezionistico, in quanto queste schede della prima tipologia possono sembrare, ad uno sguardo superficiale, tutte uguali e come tali venire trattate.

Le prime schede illustrate sono le cosiddette turistiche, prodotte dalla Technicard System, che raffiguravano le bellezze architettoniche e artistiche di ogni regione d'Italia le cui immagini erano state scelte direttamente dai vari Assessorati al Turismo. Fra le schede da collezione più rare, si ricorda quella raffigurante la Torre di Pisa, che veniva valutata attorno ai 2 milioni di lire e (nel 2015) intorno ai 3.000 euro.

Da qui in poi cominciò la diffusione capillare delle schede e crebbe anche l'interesse commerciale per le stesse. A seconda dei contratti stipulati venivano emesse schede in tiratura più o meno consistente che spesso entravano subito nel mercato dei collezionisti, che iniziava a prendere corpo.

 
Schede telefoniche SIP e Telecom Italia

Da un punto di vista meramente collezionistico, le schede vengono catalogate in quattro tipologie. Si definiscono ordinarie quelle più comuni, dalla tiratura più ampia, solitamente caratterizzate dalla pubblicità Sip/Telecom o loro servizi. Pubblicitarie sono le schede commissionate da ditte esterne, a scopi promozionali, la cui tiratura varia in base a quanto stipulato nel contratto commerciale. Vi sono poi le tematiche (serie di schede correlate fra loro e dedicate a temi specifici, solitamente a bassa tiratura) e le speciali dedicate a grandi eventi o accadimenti di rilievo (a tiratura variabile).

Nel 1994 Telecom Italia ha iniziato a pubblicare un catalogo periodico contenente tutte le serie di schede emesse, dalle più comuni alle più rare, che sono anche acquistabili direttamente, richiedendole alla stessa Telecom, al costo del valore facciale. Questo servizio ha reso la vita più semplice ai collezionisti che hanno avuto così la possibilità di entrare in possesso di schede emesse al di fuori della propria regione o dalla tiratura particolarmente bassa. Nel 2009 Telecom Italia decide di chiudere il servizio relativo al collezionismo senza alcun preavviso, continuando comunque ad emettere schede fino al 2018.

Per essere interessante dal punto di vista collezionistico, non basta che una scheda sia datata, abbia una tiratura bassa o un valore facciale originale, ma deve essere necessariamente in buone condizioni estetiche (le migliori sono quelle fior di stampa, cioè come appena uscite dalla produzione) e possibilmente nuova, presentando cioè ancora integro il talloncino staccabile. In quest'ultimo caso, al valore collezionistico si somma comunque il valore facciale della scheda mai utilizzata. Una scheda anche leggermente abrasa o smagnetizzata può vedere drasticamente diminuito il suo valore.

Note modifica

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