Scyliorhinus canicula

specie di squalo

Il gattuccio[2] (Scyliorhinus canicula Linnaeus, 1758) è uno squalo appartenente alla famiglia Scyliorhinidae.

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Gattuccio

Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Superordine Selachimorpha
Ordine Carcharhiniformes
Famiglia Scyliorhinidae
Genere Scyliorhinus
Specie S. canicula
Nomenclatura binomiale
Scyliorhinus canicula
Linnaeus, 1758
Sinonimi

Squalus canicula Squalus canicula (Linnaeus, 1758)
Squalus catulus (Linnaeus, 1758)
Sciliorhinus caniculus (Linnaeus, 1758)
Scyliorhinus caniculus (Linnaeus, 1758)
Squalus elegans (Blainville, 1825)
Scyllium acutidens (Vaillant, 1888)
Scyllium spinacipellitum (Vaillant, 1888)
Scyliorhinus c. albomaculata (Pietschmann, 1906)
Catulus duhamelii (Garman, 1913)

Areale

Distribuzione e habitat modifica

È lo squalo più diffuso nel Mar Mediterraneo (dall'Adriatico allo Stretto di Gibilterra, nonché nel Mar Egeo) e si trova anche lungo le coste atlantiche orientali, dalla Guinea fino al Mare del Nord e al Mar Baltico, lungo le coste scandinave. Si segnala la sua presenza anche nel Mar Nero, benché in Crimea non si peschi un gattuccio dal 1937[3].

Abita fondali sassosi, sabbiosi e corallini, specie se ricchi di gorgonie (Paramuricea clavata o Eunicella cavolinii, sui rami delle quali depone le uova). Frequenta acque basse e medio-profonde, essendo riscontrabile la sua presenza da 10 a 400 metri di profondità.

 
Uovo

Descrizione modifica

Il corpo è allungato e poco compresso ai lati, con testa appuntita, occhi dal taglio allungato e lungo peduncolo caudale. Le pinne dorsali (pressoché uguali) sono arretrate, la prima è dietro la ventrale, la seconda dietro l'anale; la coda è formata da due lobi, quello superiore più sviluppato dell'inferiore. Difficilmente raggiunge lunghezze superiori a 100 cm. Presenta 5 fessure branchiali laterali.

La livrea è simile a quella di S. stellaris, con fondo beige puntinato di bruno e giallastro, ma presenta macchie più fitte e minute.[4]

Riproduzione modifica

È una specie ovipara: la femmina, dopo essere stata fecondata, depone tra i rami delle gorgonie alcuni astucci ovarici dalla forma tipica (i borsellini della sirena) dove l'embrione si sviluppa autonomamente.

Alimentazione modifica

Si nutre di polpi, crostacei, molluschi e vermi policheti, che caccia nei fondali, ma non disdegna piccoli pesci.

Pesca modifica

È una specie ampiamente pescata e commercializzata in tutta Europa; in Italia è apprezzata soprattutto lungo le coste adriatiche (a Bari è chiamato "gattodde" mentre nel Veneziano "cagnol") e in Sardegna, dove nel sud è utilizzata per preparare il tradizionale antipasto "burrida". Si pesca con le reti da posta, reti a strascico e con i palamiti.

Caratteri nutrizionali modifica

  • Proteine: 25 g
  • Grassi: 0,81 g
  • Calorie: 106 kcal

(per 100 g di prodotto)[4]

Sottospecie modifica

Alcuni biologi sono convinti dell'esistenza di una sottospecie, Scyliorhinus canicula albomaculata, forti della classificazione ad opera di Pietschmann nel 1906. Tuttavia oggi questa sottospecie non è ancor riconosciuta dal mondo accademico.

Acquariofilia modifica

Il gattuccio è spesso ospite di acquari pubblici, ma anche di grosse vasche marine presso i negozi di acquariofilia e allevatori privati appassionati.

Note modifica

  1. ^ (EN) Scyliorhinus canicula, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it.
  3. ^ (EN) Svetovidov, A.N., Handbook of the fauna of the USSR, fishes of the Black Sea, Mosca, Izdatel'stvo Nauka, 1964, p. 550.
  4. ^ a b Sergio Pili, I pesci: guida pratica per il consumatore, Nuoro, 1997

Bibliografia modifica

  • Egidio Trainito, Atlante di flora e fauna del Mediterraneo, 2004ª ed., Milano, Il Castello, 2004, ISBN 88-8039-395-2.
  • Patrick Louisy, Guida all'identificazione dei pesci marini d'Europa e del Mediterraneo, a cura di Trainito, Egidio, Milano, Il Castello, 2006, ISBN 88-8039-472-X.

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

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