Secinaro

comune italiano

Secinaro (Secinere in dialetto locale) è un comune italiano di 314 abitanti[1] della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Fa parte della Comunità montana Sirentina, della quale è sede. Il suo territorio ricade all'interno del Parco Regionale del Sirente-Velino.

Secinaro
comune
Secinaro – Stemma
Secinaro – Bandiera
Secinaro – Veduta
Secinaro – Veduta
Vista del paese dal basso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Abruzzo
Provincia L'Aquila
Amministrazione
SindacoNoemi Silveri (lista civica "Secinaro progetto comune") dal 04-10-2021
Territorio
Coordinate42°09′14″N 13°40′54″E / 42.153889°N 13.681667°E42.153889; 13.681667 (Secinaro)
Altitudine859 m s.l.m.
Superficie33,34 km²
Abitanti314[1] (31-12-2022)
Densità9,42 ab./km²
Comuni confinantiAcciano, Castelvecchio Subequo, Celano, Gagliano Aterno, Molina Aterno, Ovindoli, Rocca di Mezzo, Tione degli Abruzzi
Altre informazioni
Cod. postale67029
Prefisso0864
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT066097
Cod. catastaleI558
TargaAQ
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 826 GG[3]
Nome abitantiSecinaresi
Patronosan Nicola di Bari
Giorno festivo6 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Secinaro
Secinaro
Secinaro – Mappa
Secinaro – Mappa
Posizione del comune di Secinaro all'interno della provincia dell'Aquila
Sito istituzionale

Geografia fisica modifica

Territorio modifica

 
Tramonto sui Prati del Sirente

Centro agricolo della Valle Subequana, addossato alle pendici nord-orientali del monte Sirente, interrotto a mezza costa da un vasto altipiano carsico (Prati del Sirente), lungo una strada (S.P. 11 Sirentina) che sale al vicino altopiano delle Rocche. L'abitato digrada verso il solco inciso da un subaffluente di destra dell'Aterno.

Il suo territorio è tornato di recente alla ribalta per via di un "campo di crateri" a cui si attribuisce un'origine meteoritica. Il più grande dei crateri misura 140 metri di diametro e ospita un lago; l'origine del campo di crateri è ancora controversa in quanto alcuni studiosi ritengono che il lago sia di origine antropica e che si tratti di un abbeveratoio per greggi, altri che sia di origine vulcanica. Le altre strutture, con diametri decrescenti dai 20 metri ai 2 metri, sono totalmente colmate e normalmente invisibili, possono essere viste solo al momento dello scioglimento delle nevi con un'illuminazione solare radente. Di certo il laghetto non è una struttura carsica e la sua formazione in epoca storica è confermata anche dai test al radiocarbonio, ma sono ancora necessari studi geologici per accertare l'origine di tutte le strutture.

A giudizio del filologo Felice Santarelli, il toponimo "Secinaro" deriverebbe da Cecina-ara nel senso di altare dedicato alla dea Cecina, ma la tradizione orale del luogo fa invero riferimento ad una dea "Secina" o "Sicinna".

Storia modifica

Preistoria e periodo italico modifica

 
Monte Sirente, particolare della parete nord-est, nei pressi dei Prati del Sirente

I reperti più antichi datano al Paleolitico superiore e precedono, in ordine cronologico, quelli dell'età del Rame e del Ferro. Gli scavi tuttora in corso in contrada Cerrenzana, lungo la provinciale per Castelvecchio Subequo, hanno ad esempio restituito un sito archeologico in cui sono riemersi tre differenti livelli stratigrafici corrispondenti ad altrettante epoche dell'antichità:

I reperti di epoca italica sono assai più numerosi e si trovano per lo più conservati nella sede del locale municipio, nel Museo Nazionale dell'Aquila e in quello di Chieti. Il territorio di Secinaro, analogamente al resto della Valle Subequana, si trovava anticamente attestato nell'area di competenza degli antichi Peligni Superequani che, a completamento del processo di romanizzazione, venne inclusa nella Regio IV Augustea. Il processo di romanizzazione del territorio ebbe inizio nel IV secolo a.C. con la stipula dei patti paritari tra Roma e le popolazioni italiche, ma giunse a definitivo compimento solo al termine della guerra sociale del I secolo a.C. In tale occasione, dopo la sconfitta della lega italica e la perdita di Corfinium, gli abitanti della Valle Subequana divennero a tutti gli effetti cittadini romani.

Un testo epigrafico del I secolo a.C. proveniente dalla località "La Ira" fa riferimento ad un iter paganicam, probabilmente un antico percorso tratturale che doveva connettere perpendicolarmente il Tratturo Celano-Foggia col Tratturo L'Aquila-Foggia secondo la direttrice Goriano Sicoli-Paganica (Statulae - pagus o vicus Fuficulanus). L'iter in questione fu probabilmente finanziata dai pagi — ciascuno per il proprio tratto di competenza territoriale — in cambio di una parte dei proventi della transumanza che il fisco di Roma riscuoteva nei pressi di Peltuinum (Prata d'Ansidonia) in occasione del censimento annuale delle greggi. Probabilmente i pagi contribuivano a convogliare le greggi nel punto censuario affinché i pastori transumanti non potessero esimersi dal pagar dazio ai Romani e questi ultimi remuneravano forse l'investimento dei pagi con una compartecipazione al gettito erariale sulla base del numero di capi transitati. Appare quantomeno suggestiva una lettura in questo senso della locuzione "ex p[ecunia] s[ua]" che compare nel cippo secinarese anziché immaginare una "p[agi] s[ententia]" che non sembra oltretutto costituire provvedimento amministrativo tipico dei pagi superequani.

Dal testo dell'iscrizione si evince che l'opera fu curata da un collegio di tre magistri. Un'altra epigrafe secinarese riferisce di una fontana collaudata da un collegio di tre edili.[5] L'esegesi delle fonti epigrafiche superequane induce a sospettare che le magistrature italiche abbiano cessato le loro funzioni a partire dalla metà del I secolo a.C., in concomitanza con l'istituzione del municipium romano di Superaequum, per essere sostituite dai duoviri di diritto romano. L'istituzione del municipium rappresenta la tappa finale di un lunghissimo processo di romanizzazione che ebbe inizio verso la fine del V secolo d.C.. Tale processo subì un'accelerazione improvvisa in concomitanza con la fine della seconda guerra Sannitica, episodio militare in cui i Romani compresero a pieno l'importanza del controllo militare dell'Abruzzo interno per un disegno di egemonia peninsulare.

Età romana modifica

 
Panorama del centro storico

La tradizione letteraria vuole che i resti del municipium siano da ubicare sul pianoro di Macrano in Castelvecchio Subequo. Lo stato delle conoscenze attuali non consente un'ubicazione precisa di "Superaequum" e basti pensare che resti completi di cinte murarie, reti fognarie o altri indizi utili a localizzare e circoscrivere il presunto nucleo urbano del municipium non sono ancora tornati alla luce. Macrano è la località in cui sono tornate alla luce iscrizioni relative al pagus Vecellanus (dunque un insediamento che gli stessi Romani definiscono pagus in una pubblica iscrizione di età municipale).[6]

Troviamo i Superequani attestati epigraficamente in tre iscrizioni (due localizzate in Castelvecchio Subequo e una in Secinaro). Il testo dell'iscrizione secinarese menziona la civitatis superaequanorum. Il processo di municipalizzazione di Superaequum si realizzò nella tarda età cesariana se non augustea e, comunque, più tardi rispetto ai due municipi peligni di Corfinium e Sulmo. L'argomento principale a favore di una ritardata municipalizzazione di Superaequum è costituito da una serie di iscrizioni localizzate nei territori di Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Gagliano Aterno e Molina Aterno in cui risulta attestata la presenza di duoviri municipali (il duovirato è la forma di governo tipica dei municipia creati dopo la riforma amministrativa di Giulio Cesare).[7]. Il testo di un'iscrizione secinarese menziona i quattruoviri, magistrati di diritto romano notoriamente attestati a Corfinium e Sulmo ma assenti a Superaequum (non a caso Mommsen sospettava che l'iscrizione in questione fosse giunta a Secinaro da Corfinio). Alcuni autori contemporanei, partendo dal presupposto che l'iscrizione secinarese data al periodo di Aureliano, hanno immaginato che il quattuorvirato possa essersi sostituito al duovirato nella tarda età imperiale. Cosicché non vi sarebbe necessità di espungere l'iscrizione secinarese dal corpus delle iscrizioni latine di Superaequum.[8]

Non mancano reperti che tradiscono possedimenti territoriali della stessa casa imperiale. Un'iscrizione latina proveniente da contrada "La Ira" in Secinaro è dedicata a Scribonia, seconda moglie dell'imperatore Ottaviano Augusto da lui stesso ripudiata dopo la nascita di Giulia. L'imperatrice Livia, raffigurata con acconciatura classicheggiante, è raffigurata in una scultura che potrebbe provenire, stando alla tradizione popolare, da un arco situato al passo di Forca Caruso. A questo stesso arco leggendario, topograficamente collocabile lungo la linea di confine tra Peligni e Marsi, sarebbe da riferire la testa marmorea dell'imperatore Tiberio, scultura che i frati di Castelvecchio Subequo hanno custodito nel chiostro del convento di S. Francesco fino a pochi decenni or sono. Particolarmente interessante è anche la statua (ormai scomparsa ma simile a quella dell'Augusto loricato proveniente dalla Villa di Livia in Prima Porta e custodita oggi nei Musei Vaticani) che raffigura il cavaliere Caio Scaefio Pollio, prefetto quinquennale e militare inviato da Tiberio a Superaequum per trasformare la Valle Subequana nella fucina della cavalleria romana.

Medioevo e Rinascimento modifica

 
Torre del municipio

Dopo il crollo dell'Impero mancano informazioni sugli sviluppi di questa zona e l'ultima testimonianza in ordine di tempo prima del Medioevo è rappresentata dalla piccola catacomba cristiana di Castelvecchio Subequo edificata nel IV secolo d.C. Allo stesso secolo data anche un piatto di lenticchie carbonizzato, indizio eloquente di un pasto preparato e mai più consumato, che rappresenta l'ultima testimonianza del vicus di contrada Campo Valentino a Molina Aterno. A partire dalla fine del IV secolo d.C. si assiste all'abbandono dei pagi e dei vici superequani da parte delle rispettive comunità locali. Al IV-V secolo d.C. data inoltre l'origine dell'ormai celebre "formazione geologica" ubicata sui "Prati del Sirente" che, dopo aver sonnecchiato nell'indifferenza generale per lunghissimo tempo, è finita improvvisamente al centro di un'accesa disputa accademico-mediatica intorno alla sua natura.[9]

Tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C. il territorio della Valle Subequana entrò nella diocesi di Valva, diocesi che confluirà nel Ducato di Spoleto a seguito dell'occupazione longobarda dell'Abruzzo. L'Alto Medioevo è un periodo caratterizzato da un buio storico piuttosto fitto. Troviamo a Secinaro un piccolo nucleo stanziale in contrada Castello (dove sorge l'attuale chiesa di San Nicola di Bari) e un secondo villaggio in pietra nei pressi dell'attuale località La Villa (trattasi della medioevale Longanum). Sappiamo che la Bolla Corografica di papa Onorio III risalente al 1223 riporta i nomi di due centri abitati in questo territorio: Secenalis e Longanum e che la successiva bolla di Lucio III menziona nove chiese in "Secenaro": S. Marie de Rosis, S. Nicolai, S. Egidii, S. Juste, S. Quirici, S. Johannis, S. Gregorii, S. Theodori e S. Marie. Quest'ultima, in particolare, potrebbe coincidere con la chiesetta di Santa Maria della Valle, il cui rudere è tuttora visibile in località La Villa e al cui interno si possono osservare tracce di un affresco distrutto a colpi di piccone probabilmente dagli Iconoclasti.

Le successive notizie scritte datano al 1076, anno in cui il conte valvense di Gagliano Teodino donò al monastero di Farfa il suo feudo di Secinaro unitamente a quelli di Cocullo, Molina Aterno e Goriano Valli (all'epoca Goriano Valli costituiva frazione di Molina Aterno). Nel XII secolo, in epoca normanna, il territorio entrò a far parte del regno di Sicilia. Dopodiché le vicende storiche si susseguono in modo convulso e disordinato. Nel 1111 era Signore di Sesenale tal Berardo figlio di Rainaldo, presente ad una convenzione tenutasi in questo anno nell'Isola della Pescara presso il monastero di San Clemente a Casauria per ridefinirne le competenze territoriali e probabilmente qui convocato in quanto legato alla dinastia del Conti di Valva di cui doveva essere consanguineo[10]. Nel 1143 Rainaldo Berardi conte di Celano, figlio di Crescentius, avendo riconosciuta la sovranità di re Ruggiero, fu nominato titolare della nuova contea di Celano e divenne dunque feudatario anche di Secinaro. Nel 1173 nel Catalogo dei Baroni compilato sotto re Guglielmo, si dice che Rainaldo Berardi conte di Celano avesse concesso in feudo al fratello Ruggiero Goriano di Valva e "Sichenale". Sotto il regno di Federico II, il quale fece costruire l'acquedotto medioevale di Sulmona e fondò la città di Aquila, non si hanno notizie riguardanti il territorio di Secinaro. Apprendiamo invece che nel 1332 il castello di Secenale divenne feudo dei Berardi Conti di Celano, andando in assegnazione a Ruggero II, figlio di Tommaso Berardi e di Isabella. Nel 1391 Antonio, figlio di Ruggiero II Berardi, usurperà al padre la contrada Castello di Secinaro con le relativa fortezza.

Nel 1451, sotto Lionello Accorciamuro (marito di Iacovella contessa di Celano), "Secenara" faceva ancora parte della contea di Celano e nel 1484 Restaino IV Cantelmo, per la sua fedeltà alla corona, ricevette dal re Ferdinando la nomina di Giustiziere della Terra di Secinaro. Sappiamo inoltre che nel 1496 gli abitanti di Secinaro chiesero e ottennero da Ferdinando I d'Aragona la liberazione, senza pagamento, dei prigionieri fatti nei tempo delle ribellioni del Regno. Nel 1492, da una lettera al duca di Amalfi, si apprende che il conte di Celano dovette intervenire per sopire le rappresaglie intercorse tra le genti di Goriano Valli e quelle di Secinaro. Tali sconfinamenti avvennero probabilmente durante l'estate, quando il laghetto di Tempera situato in territorio di Goriano Valli rimane solitamente a secco d'acqua e gli armenti giungono ad abbeverarsi nella località chiamata L'Acqua, situata a ridosso dell'attuale Chalet di Secinaro. Nel 1505 si registra una nuova lite con gli abitanti di Gagliano, lite avviata dai Secinaresi per vedersi garantito l'accesso agli abbeveratoi ubicati nella piana di Canale. Costanza Piccolomini, duchessa di Amalfi, si preoccupò in prima persona di risolvere la controversia insorta tra i suoi vassalli e suggerì di comporre la questione in modo pacifico all'interno di un collegio a composizione paritaria. Il collegio riconobbe ai secinaresi il diritto di continuare a transitare nella piana di Canale "come per il passato" ma con "le sole bestie da soma".[11].

Nel 1527, ai tempi di Carlo V, il comune di Secinaro viene ancora nominato nelle fonti scritte sia come "Secinara" sia come "Secenara". All'epoca si contavano appena 140 fuochi (circa 500 anime) e il castello doveva essere caduto già in rovina per lasciare posto alle fondamenta su cui sarebbe sorta la chiesa di San Nicola di Bari. A giudicare dal portale, l'elemento più antico dell'edificio, è possibile datare la costruzione della chiesa al 1547. All'interno si conserva una croce di rame e argento del secolo XVI e un'iscrizione incisa su legno del medesimo periodo. Poco più in basso, a breve distanza, sorge la piccola chiesa di S. Maria della Consolazione che reca incisa sull'epistilio dell'ingresso frontale la data del 1507. All'interno affreschi cinquecenteschi e una piccola statua rinascimentale in terracotta, che raffigura la Maternità in trono incorniciata dietro l'altare con ghirlande di fiori e frutta.

Dai documenti storici apprendiamo che il 9 novembre 1741 il vescovo di Sulmona, al secolo mons. Corsignani, giunse in visita pastorale a Secinaro dove fu accolto nella parrocchiale di Santa Maria della Consolazione dall'arciprete don Colitti e da altri sei sacerdoti. Nel secolo seguente giunse in visita pastorale il vescovo Mirone, il quale riferì ai fedeli la leggenda della traslazione della Madonna della Consolazione. Secondo questa leggenda, che è stata tramandata oralmente dagli antichi custodi della chiesa, l'edificio di culto sorgerebbe sulle rovine di un antico tempio pagano dedicata alla dea Secina o Sicinna, dove si celebravano riti peccaminosi. In concomitanza con gli studi geologici sul laghetto del Sirente e a seguito dei risultati dei test al radiocarbonio, che collocano la formazione della sua corona circolare tra il IV e il V sec. d.C., la leggenda è stata riletta come possibile testimonianza orale di un impatto meteoritico.

«Accadde che, nel bel mezzo del rito, gli uomini videro una stella avvicinarsi all'improvviso più abbagliante del sole e un boato scosse la terra. Il tempio crollò e le persone furono scaraventate a terra. Dopo il distruttivo evento, i Cristiani addossarono la colpa dell'accaduto ai pagani, ma questi, per tutta risposta e aizzati dal Preside romano, presero quanti più Cristiani possibile e li radunarono nei pressi del tempio dove li ammazzarono a colpi di bastone. Dopo un periodo interminabile in cui la valle rimase rabbuiata, gli uomini videro finalmente l'immagine della Madonna col Bambino avvolta da un fascio di luce. La Santa Vergine era giunta in volo da Lucoli per consolare i secinaresi dai peccati e questi, in memoria dello storico evento, edificarono una chiesa sulle rovine dell'antico tempio pagano chiamandola "Santa Maria della Consolazione".[12]»

Simboli modifica

Lo stemma raffigura una torre d'argento affiancata da due spighe di grano. Il gonfalone è un drappo di azzurro con la bordatura di giallo.[13]

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

 
Chiesa di Santa Maria della Consolazione
  • Santuario della Consolazione: la chiesa sorge sui resti di un tempio della dea Pelina. Sotto il tetto a capriate vi sono due navate, la prima dedicata alla Madonna della Consolazione, mentre l'altra a san Rocco. Il portale laterale del 1503 è in stile rinascimentale. L'interno ospita affreschi del 1500, tra i quali quello relativo alla leggenda secondo la quale la chiesa e la statua della Madonna posta sull'altare sarebbero state portate dagli angeli in un abbagliante fascio di luce per sconfiggere i pagani seguaci della dea Sicina, legata all'impatto della meteorite del Sirente del IV secolo. Nel sacello della chiesa fu rinvenuta una lapide del 271 d.C. con un'epigrafe relativa alla civitas di Superaequum nel territorio di Secinaro:[14]
(LA) «

Lucius Vibius Severus
Aedilis, IIII vir quinquennalis,
splendidus eques Romanus
patronus civitatis Superaequanorum
Item patronus civitatis
Anxatium Frentanorum
Et Peltuinatium Vestinorum
Hic, ob honorem aedilitatis
Luci Vibi Rutili fili sui
Equitis Romani, at deam Pelinam
Primus huic loco
Venationem edidit
Deinceps ludos sollemnes;
Lucius Vibius Neptos filius
Aedilis, IIII vir iure dicundo,
eques Romanus patronus civitatis,
ob nomen fratris sui
titulum publice dicavit.
Aureliano Augusto et Basso
Iterum consulibus,
XVI Kalendas Iunias.

»
(IT) «

Lucio Vibio Severo
Edile, quattuorvir quinquennale,
illustre cavaliere Romano
patrono della città di Superequo
parimenti patrono della città
degli Anxati Frentani
e di Peltuino dei Vestini
qui, in onore dell'edilità
di suo figlio Lucio Vibio Rutilio
cavaliere Romano, ai piedi della dea Pelina
per primo in questo luogo
organizzò una gara di caccia
successivamente festeggiamenti solenni:
il figlio Lucio Vibìo Nepote
edile, quattuorvir giudice,
cavaliere Romano patrono della Città
in onore di suo fratello
dedicò pubblicamente l'epigrafe.
Aureliano Augusto e Basso
per la seconda volta consoli.
17 maggio 271 d.C.

»
 
Chiesa di San Nicola
  • Chiesa parrocchiale di San Nicola: la chiesa, ad una navata, sorge sui resti del castello medievale del feudo della famiglia Sichenalem, originaria di Rieti. Al suo interno ospita affreschi del 1500 ed uno degli organi più antichi della regione. Il portale rinascimentale risale al 1523.[14]
  • Torre medievale del municipio
  • Monte Sirente
  • Altopiano delle Rocche

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[15]

Economia modifica

Gli abitanti di Secinaro controllavano le risorse naturali dal monte Sirente e commercializzavano legname, carbone e il ghiaccio finanche nei territori del Lazio, della Puglia e della Campania. Il taglio della legna dai boschi del Sirente e la produzione di carbone attraverso la cottura del legname nelle carbonaie ha costituito un importante settore dell'economia di Secinaro. Il Comune di Secinaro ha inoltre gestito le risorse della Neviera del Sirente in regime di monopolio fino alla metà del Novecento. La concessione ai privati del diritto di taglio del ghiaccio avveniva con procedure ad evidenza pubblica come dimostrano gli atti di natura amministrativa e i contratti di diritto privato tuttora custoditi.

Secinaro vantava anche un'importante tradizione artigianale di ombrellai e vasai fino ad alcuni decenni or sono. A partire dagli anni sessanta-settanta il paese ospita un distretto del settore edile con specializzazione delle maestranze nelle attività di rifinitura, stuccatura e pavimentazione oltre ad attività artigianali di nicchia legate all'indotto.

Attualmente le principali risorse naturali sono l'agricoltura (vite, frumento, mais), la silvicoltura, il commercio del legname e l'allevamento del bestiame. Nel territorio esistono anche vecchie cave di ghiaia ormai in disuso, per le quali si attendono interventi di recupero.

Amministrazione modifica

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Celestino Bernabei Lista Civica di Centro-destra Sindaco [16]
14 maggio 2001 15 maggio 2011 Giuseppe Colantoni Lista Civica Sindaco [17][18]
16 maggio 2011 6 giugno 2016 Clementina Graziani Lista Civica Uniti per Secinaro Sindaco [19]
7 giugno 2016 "in corso" Celestino Bernabei Lista Civica Sindaco [20]

Curiosità modifica

Al paese è stato dedicato un asteroide, 43193 Secinaro.

Note modifica

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ S. Cosentino e G. Mieli, Un villaggio della prima età dei metalli, in AA.VV., Tracce di millenni a Secinaro, Archeores, Avezzano, 2007.
  5. ^ Sul pagus che sorgeva bel territorio di Secinaro si veda, tra gli altri, E. Ricci, Ubicazione di Superaequum e spigolature peligne, Sulmona, 1984.
  6. ^ Il punto viene più volte evidenziato da E. Ricci nella sua ampia produzione su Superaequum.
  7. ^ Wonterghem, van F., Corfinium, Superaequum e Sulmo, Olschki, 1984.
  8. ^ In questo senso M. Buonocore, L'epigrafia latina di Superaequum, 1984, giustifica la presenza dei quattuorviri in un municipium retto da duoviri.
  9. ^ Si veda la voce Cratere del Sirente
  10. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, VII, Bologna, Forni Editore, 1971, sub anno 1111 sub voce "Casauria".
  11. ^ Sulla Valle Subequana dopo il Medioevo si veda, tra gli altri, E. Splendore, Profilo archeologico e storico dei comuni della Valle Subequana, 1997.
  12. ^ Questa leggenda della tradizione orale è stata data alle stampe per la prima volta da Filippo Fabrizi nel 1898. Successivamente, è stata edita da Evandro Ricci negli anni sessanta.
  13. ^ Comune di Secinaro, Statuto (PDF), su Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo, Art. 3 Gonfalone e Stemma, caratteristiche.
  14. ^ a b Indicazioni su segnaletica pubblica.
  15. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  16. ^ Archivio Storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 27 aprile 1997, su elezionistorico.interno.gov.it.
  17. ^ Archivio Storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 13 maggio 2001, su elezionistorico.interno.gov.it.
  18. ^ Archivio Storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 28 maggio 2006, su elezionistorico.interno.gov.it.
  19. ^ Archivio Storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 15 maggio 2011, su elezionistorico.interno.gov.it.
  20. ^ Archivio Storico delle Elezioni del Ministero dell'Interno, Risultato delle elezioni amministrative del 5 giugno 2016, su elezionistorico.interno.gov.it.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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