Seconde generazioni

Con seconda generazione, per lo più in forma plurale (seconde generazioni), si è soliti intendere nell'ambito delle scienze e delle politiche sociali la generazione costituita dai figli di immigrati.

Descrizione modifica

 
Mario Balotelli, calciatore, nato in Italia da genitori ghanesi, un esempio di italiano di seconda generazione

L'espressione "seconda generazione" è di origine inglese: first generation e second generation trovano il loro primo impiego all'inizio del Novecento nelle ricerche della cosiddetta Scuola sociologica di Chicago, tra i cui membri più eminenti sono da annoverare Robert Park, Ernest Burgess e William Thomas[1]. Questa terminologia è in certa qual misura contraddittoria, qualora sottintenda il termine immigrato di cui essa sarebbe la specificazione. Immigrato di seconda generazione apparirebbe infatti qualifica non sensata (anche se dal punto di vista giuridico possibile e anzi quotidianamente affermata), in quanto a rigore la qualifica di immigrato competerebbe solamente a chi abbia personalmente compiuto l'esperienza della migrazione.[2]

L'espressione "seconde generazioni" trova maggiore chiarezza nel riferimento alla famiglia (immigrata) più che al singolo individuo. Ecco che, nell'interna articolazione generazionale della famiglia immigrata, il figlio viene a occupare il ruolo della seconda generazione, la prima essendo quella dei genitori e la terza, la quarta e così via quella degli ulteriori discendenti. Va però aggiunto che talvolta la condizione dei figli può non combaciare compiutamente con tale situazione, ad esempio quando essi stessi abbiano compiuto insieme ai genitori il tragitto migratorio e non siano quindi nati nel Paese di insediamento della famiglia. Bisogna rilevare che in questo caso se una migrazione vi è stata, non si è trattato di una migrazione volontaria, originata da un progetto migratorio definito. Si usa parlare per questo di "migranti involontari".

La casistica potrebbe essere alquanto raffinata, con la conseguenza di disgregare la categoria unificante di seconda generazione. Si veda a questo proposito la casistica ricordata da Enza Reina[3]. Si deve a Rubén G. Rumbaut uno dei tentativi più chiari di classificazione della seconda generazione in tre categorie: la «Generazione 1,75», comprende i minori dal momento della loro nascita fino al quinto anno d’età, la «Generazione 1,5», rientrano i minori tra i 6 e i 12 anni, che iniziano il processo di socializzazione e la scuola primaria nel paese d’origine, ma completano l’educazione scolastica all’estero e la «Generazione 1,25», che comprende i giovani che emigrano tra i 13 e i 17 anni. Ma la rilevanza dell'impiego di questa nozione sta appunto nella ambiguità che la condizione sociale e umana ad essa associate comporta. La seconda generazione è in definitiva termine riferito a un collettivo sospeso tra realtà molto diverse e sin conflittuali: quella del migrante e quella dell'autoctono, quella della famiglia e del contesto sociale, quella della cultura d'origine e quella della cultura acquisita, tra mondo degli adulti e mondo giovanile.

Dibattito pubblico in Italia modifica

Nel novembre del 2007 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha citato la questione delle seconde generazioni in una dichiarazione pubblica,[4] chiedendo una legge sulla cittadinanza più aperta nei confronti dei figli dell'immigrazione, nati e/o cresciuti in Italia.

Nel 2011 il regista Fred Kudjo Kuwornu ha diretto e prodotto un documentario sul tema delle seconde generazioni e il problema dell'ottenimento della cittadinanza italiana.

Note modifica

  1. ^ Cfr. Raffaele Rauty (a cura di), Società e metropoli. La scuola sociologica di Chicago, Donzelli, Roma, 1999.
  2. ^ Alcuni degli stessi esponenti delle seconde generazioni, in varie iniziative pubbliche degli ultimi anni, alla domanda "Chi siamo", hanno risposto con la seguente definizione: "figli di immigrati e rifugiati", facendo espressamente riferimento a "seconde generazioni dell'immigrazione" e non a "seconde generazioni di immigrati".
  3. ^ Copia archiviata (PDF), su valenza.cna.it. URL consultato l'11 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2007).
  4. ^ L'occasione fu la consegna nelle mani della più alta carica della Repubblica da parte di Ian Ssali Kiggundu Elly, della Rete G2-Seconde Generazioni, una delle associazioni di giovani figli di immigrati, di una lettera Archiviato il 2 aprile 2008 in Internet Archive. in cui si chiedeva tra l'altro una riforma della legge sulla cittadinanza (legge 91 del 1992), una parte della proposta di modifica riguardando proprio i figli di immigrati nati in Italia e anche quelli nati nei Paesi di origine dei genitori ma cresciuti in Italia in seguito a ricongiungimento familiare".

Bibliografia modifica

  • Jonathan Chaloff e Luca Queirolo Palmas (a cura di), Scuole e migrazioni in Europa : dibattiti e prospettive, Roma, Carocci, 2006
  • Annalisa Frisina, Giovani musulmani d'Italia, Roma, Carocci, 2007
  • Giuseppe Mantovani (a cura di), Intercultura e mediazione. Teorie ed esperienze, Roma, Carocci, 2008
  • Marco Orioles, "La seconda generazione di migranti. Verso quale integrazione?", Roma, Carocci, 2013
  • Marco Orioles, "E dei figli, che ne facciamo? L'integrazione delle seconde generazioni di immigrati", Roma, Aracne, 2015
  • Alejandro Portes & Rubén G. Rumbaut, Legacies. The Story of the Immigrant Second Generation, Berkeley and New York, University of California Press and Russell Sage Foundation, 2001
  • Charles-Henry Pradelles De Latour, Clivages et dérapages: Première et deuxième générations d'Africains en banlieue parisienne, Paris, 2001
  • Linkografia di Veneto immigrazione (DOC) [collegamento interrotto], su venetoimmigrazione.it.
  • Generazioni alla seconda, numero speciale di "Trickster", Rivista di Studi interculturali, 7, 2008, ISSN 1972-6767
  • Rhazzali Mohammad Khalid (2010), L'Islam in Carcere. L'esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane, pref. di Vincenzo Pace, Milano, FrancoAngeli
  • Rhazzali M.K., “Il sintomo delle seconde generazioni”, in “Cittadinanza a punti, Esodo”, 1, 2010, pp. 47–51.

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