La sedia cantilever è un tipo di sedia, detta anche sedia a sbalzo o a pensilina.

Sedia Cantilever

Ha due soli montanti ripiegati a livello del pavimento e a livello del sedile, ed è collegata orizzontalmente da un tubo continuo. Questa forma speciale fu disegnata per la prima volta dall'architetto olandese Mart Stam nel 1926, presentata nel 1927 in occasione dell'esposizione del Werkbund Die Wohnung per la Weissenhof di Stoccarda e prodotta dall'azienda tedesca Thonet. Questo modello è considerato un importante esempio del design del XX secolo.

La B 64, Cesca di Marcel Breuer modifica

 
Sedia B 64, Cesca di Marcel Breuer, 1928

Il modello di sedia cantilever più noto è quello progettato dal designer ungherese Marcel Breuer, si tratta della B 64, Cesca del 1928. La sedia nasce da una serie di elaborazioni del modello di Stam. Ludwig Mies van der Rohe, che conosceva la sedia di Stam, ne aveva realizzato una con una struttura molto più elastica, infatti aveva ideato per primo la sedia senza le gambe posteriori, nel modello "MR 10", facendo proseguire un unico arco a ferro di cavallo a formare la seduta. La sedia di Mies fu esposta, insieme a quella dell'olandese, nella mostra del 1927 e Marcel Breuer ebbe modo di vederle. Tuttavia Breuer aveva già ideato uno sgabello ad "U" nel 1925-26 per la mensa del Bauhaus anticipando il principio della sedia a sbalzo.[1] La sedia di Breuer è realizzata con tubi d'acciaio cromato, legno laccato, legno curvato, incannicciato. Questa sedia, entrata in produzione nel 1929, è tuttora prodotta col nome di S 32 ed S 64 (versione con e senza braccioli) dall'azienda tedesca Thonet.

Note modifica

  1. ^ A. von Vegesack, P. Dunas, M. Schwartz-Clauss (a cura di), 100 capolavori della collezione del Vitra Design Museum, Skira ed., Milano-Ginevra, 1998, scheda 4

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

  • (EN) Alivar, su alivar.com. URL consultato il 9 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2008).
  • (EN) Brazos Projects, su brazosprojects.org. URL consultato il 20 settembre 2006 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2005).
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