Selezione artificiale

metodo con il quale si ottengono nuovi individui basandosi sul fenotipo

La selezione artificiale è un metodo esercitato già da tempi molto remoti (operato dagli esseri umani e quindi in contrapposizione alla selezione naturale) con il quale si ottengono nuovi individui basandosi sul fenotipo, cioè sulle caratteristiche visibili esteriormente.

Tutte le razze di cane (Canis lupus familiaris) discendono dal lupo grigio (Canis lupus), del quale il cane domestico è una sottospecie. Un chihuahua incrociato e un alano (a destra) mostrano la grande variabilità morfologica e l'ampia gamma di taglie delle razze canine create dall'uomo nel corso dei millenni selezionando esemplari con caratteri desiderati a partire dal lupo (a sinistra).
Una vacca blu belga è un esempio di allevamento selettivo (o selezione artificiale): il difetto nel gene della miostatina della razza viene mantenuto attraverso l'incorcio selettivo tra consanguinei (linebreeding) ed è responsabile della crescita accelerata della massa magra.

Effettivamente, la selezione artificiale agisce nello stesso modo in cui opera la selezione naturale. La selezione artificiale è stata utilizzata per creare delle nuove razze (soprattutto in agricoltura e allevamento) che avessero delle caratteristiche ritenute migliori rispetto a quelle di partenza. L'uomo è capace di operare cambiamenti negli esseri viventi che lo circondano. Gli è possibile scegliere tori e mucche che producono più carne; li usa come riproduttori, e poiché questa caratteristica (la produzione di carne) è ereditabile, i discendenti la presentano più accentuata. Si tornano a selezionare di nuovo gli individui più favorevoli per il carattere, e si utilizzano come riproduttori per la generazione seguente. Col tempo si cambiano gli organismi nella direzione desiderata, incrementando la caratteristica scelta dall'uomo. Le diverse razze di cani, gatti o piccioni sono state ottenute con il suddetto processo. Lo stesso vale per cultivar di fiori, piante, ortaggi, frutta: al fine di ottenere specie più belle, eleganti, profumate, durature, conservabili, saporite, nutrienti, l'uomo è andato selezionando quelle caratteristiche che ha considerato interessanti.

In natura, la selezione agisce in quelle varianti che conferiscono un migliore adattamento agli organismi, e che pertanto permetteranno di produrre una migliore discendenza. Nella selezione artificiale, le caratteristiche scelte dall'uomo sono a suo proprio beneficio. Molto probabilmente, questi organismi selezionati artificialmente verrebbero selezionati in maniera inversa in natura. Ad esempio, alcune razze di cane selezionate per servire come animali da compagnia, sarebbero poco adatte a vivere in un ambiente naturale.

Lo studio della selezione artificiale è stato uno dei fattori che ha aiutato le teorie evoluzioniste.

Storia modifica

 
La selezione artificiale ha trasformato i pochi frutti del teosinte (a sinistra) in moderne file di chicchi scoperti nel mais moderno (a destra).

L'allevamento selettivo sia di piante che di animali è stato praticato sin dalla preistoria; specie chiave come il grano, il riso e il cane domestico sono ormai significativamente diverse dai loro antenati selvatici da millenni e il mais (Zea mays), che ha richiesto cambiamenti particolarmente importanti dal teosinte (Zea mexicana), la sua forma selvatica, è stato allevato selettivamente in America centrale. L'allevamento selettivo era praticato dagli antichi romani.[1] Trattati risalenti a 2.000 anni fa danno consigli sulla selezione di animali per scopi diversi, e queste opere antiche citano autorità ancora più antiche, come Magone il Cartaginese.[2] La nozione di allevamento selettivo fu successivamente espressa dal persiano Al-Biruni nell'XI secolo, che annotò l'idea nel suo libro intitolato India, nel quale erano inclusi vari esemp:.[3]

«L'agricoltore seleziona il suo mais, lasciandolo crescere quanto vuole e strappando il resto. Il guardaboschi lascia quei rami che percepisce ottimi, mentre taglia tutti gli altri. Le api uccidono quelli della loro specie che si limitano a mangiare, ma non lavorano nel loro alveare

L'allevamento selettivo venne stabilito come pratica scientifica da Robert Bakewell durante la rivoluzione agricola britannica nel XVIII secolo. Probabilmente, il suo programma di allevamento più importante era con le pecore: usando il bestiame autoctono, fu in grado di selezionare rapidamente pecore grandi, ma con ossatura fine, con lana lunga e lucente. Le pecore Lincoln furono poi migliorate da Bakewell, e sua volta il Lincoln fu usato per sviluppare la razza successiva, chiamata New (o Dishley) Leicester, senza corna e con un corpo quadrato e carnoso con linee superiori dritte. Queste pecore sono state esportate ampiamente, anche in Australia e Nord America, e hanno contribuito a numerose razze moderne, nonostante siano cadute rapidamente in disgrazia a causa del cambiamento delle preferenze di mercato nella carne e nei tessuti. Le linee di sangue di questi originali New Leicester sopravvivono oggi come Leicester inglese (o Leicester Longwool), che è principalmente conservata per la produzione di lana.

Fu Charles Darwin a coniare il termine "allevamento selettivo" (selective breeding), interessandosi al processo come illustrazione del più ampio processo proposto di selezione naturale, a base della teoria evoluzionistica. Darwin osservò come molti animali e piante addomesticati avessero proprietà speciali, sviluppate mediante allevamento intenzionale di animali e piante da individui che mostravano caratteristiche desiderabili e scoraggiando parimenti l'allevamento di individui con caratteristiche meno desiderabili.

Darwin ha usato il termine "selezione artificiale" (artificial selection) due volte nella prima edizione del 1859 della sua opera L'origine delle specie, nel Capitolo IV: La selezione naturale e nel Capitolo VI: Difficoltà della teoria:

«Per quanto il processo di selezione possa essere lento, se il debole uomo può fare tanto con la sua capacità di applicare una selezione artificiale, non riesco a scorgere alcuna limitazione alla quantità di mutamento, alla bellezza ed all'infinita complessità degli adattamenti reciproci di tutti i viventi fra di loro e con le condizioni fisiche di vita, che possono realizzarsi nel lungo volgere dei tempi ad opera del potere selettivo della natura»

«Siamo profondamente ignoranti delle cause che producono variazioni leggere e poco importanti e ce ne rendiamo immediatamente conto riflettendo sulle differenze fra le razze di animali domestici nei diversi paesi, più specificatamente nei paesi meno civilizzati dove si è avuta una scarsissima selezione artificiale

Note modifica

  1. ^ Buffum, Burt C., Arid Agriculture; A Hand-Book for the Western Farmer and Stockman, Read Books, 2008, p. 232, ISBN 978-1-4086-6710-1.
  2. ^ Lush, Jay L., Animal Breeding Plans, Orchard Press, 2008, p. 21, ISBN 978-1-4437-8451-1.
  3. ^ J. Z. Wilczynski, On the Presumed Darwinism of Alberuni Eight Hundred Years before Darwin, in Isis, vol. 50, n. 4, 1959, p. 459–466, DOI:10.1086/348801.
  4. ^ Traduzione di Celso Balducci a pagina 124 dell'edizione Paperbacks (sezione I MiniMammut), 2014. Testo originale: «Slow though the process of selection may be, if feeble man can do much by his powers of artificial selection, I can see no limit to the amount of change, to the beauty and infinite complexity of the co-adaptations between all organic beings, one with another and with their physical conditions of life, which may be effected in the long course of time by nature's power of selection.»
  5. ^ Traduzione di Celso Balducci a pagina 198 dell'edizione Paperbacks (sezione I MiniMammut), 2014. Testo originale: «We are profoundly ignorant of the causes producing slight and unimportant variations; and we are immediately made conscious of this by reflecting on the differences in the breeds of our domesticated animals in different countries,—more especially in the less civilized countries where there has been but little artificial selection.»

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