Sepoltura dei videogiochi Atari

sepoltura di massa di propri videogiochi invenduti da parte della Atari

La sepoltura dei videogiochi Atari fu un importante avvenimento nella storia dei videogiochi che vide, nel 1983, l'azienda statunitense Atari sotterrare migliaia di cartucce di videogiochi della propria console di punta, l'Atari 2600, in una discarica desertica di Alamogordo (Nuovo Messico).

Gli scavi condotti nel 2014 ad Alamogordo (Nuovo Messico) hanno riportato alla luce il materiale sepolto

Considerata per oltre trent'anni una leggenda metropolitana, la sepoltura dei videogiochi Atari fu incredibilmente confermata dopo alcuni scavi avvenuti nel 2014.[1]

Storia modifica

Difficoltà finanziarie modifica

 
La console dell'Atari 2600

Atari venne acquistata nel 1976 da Warner Communications per 28 milioni di dollari, quando era in piena crescita. Nel 1982 i suoi utili arrivarono a 2 miliardi di dollari.[2] A quel tempo, Atari era accreditata dell'80% dell'intero mercato dei videogiochi,[2] e generava più della metà del fatturato della società a cui apparteneva,[3] arrivando a generare tra il 65 e il 70% dei guadagni di Warner Communications.[2][3] Alla fine del 1982 le previsioni di crescita per l'anno seguente davano Atari in aumento del 50%.[2]

Inaspettatamente, il 7 dicembre 1982 la società dichiarò che le previsioni di crescita del fatturato per il 1982 sarebbero state tra il 10 e il 15%.[2] Il giorno seguente il prezzo delle azioni di Warner Communications crollò di un terzo e il trimestre fiscale si chiuse con gli utili di Warner ridotti del 56%.[2] A questo si aggiunse il fatto che l'amministratore delegato di Atari, Ray Kassar fu indagato per insider trading con l'accusa di aver venduto 5.000 azioni della Warner mezz'ora prima dell'annuncio delle disastrose previsioni per l'anno seguente. Kassar fu costretto a dimettersi dalla sua carica nel mese di luglio del 1983. Fu in seguito prosciolto da ogni accusa.[4] Alla fine del 1983 Atari perse 536 milioni di dollari e l'anno seguente Warner Communications decise di vendere la divisione console di Atari, conservando solo quella relativa alla produzione degli arcade.[2]

Insuccessi commerciali modifica

La tendenza di Atari a convertire per la sua console giochi arcade molto popolari aveva portato alla creazione di titoli di successo, come la conversione del suo Asteroids o quella di Space Invaders di Taito. Quando Atari negoziò con Namco la licenza di Pac-Man essa pensava che la versione per Atari 2600 del titolo avrebbe venduto molte copie, trascinata dal successo dell'originale. Per questo motivo decise di produrne 12 milioni di cartucce, nonostante avesse venduto solo 10 milioni di console.[2]

La società aveva calcolato che Pac-Man non solo avrebbe generato 500 milioni di dollari di guadagno dalla vendita delle cartucce ma avrebbe incrementato anche le vendite della console, confidando sul fatto che molte persone che non possedevano la console l'avrebbero acquistata per poter divertirsi con quel gioco anche a casa propria.[5][6] Il prodotto finito però, distribuito nel mese di marzo del 1982, fu aspramente criticato per la sua scarsa giocabilità[2] e, nonostante il fatto che Pac-Man fosse diventato il titolo per Atari 2600 più venduto di sempre con le sue 7 milioni di copie, lasciò Atari con 5 milioni di copie invendute nei magazzini, a cui si sommarono quelle che i clienti insoddisfatti del titolo avevano restituito per farsi rimborsare i soldi del prezzo di acquisto.[5][7]

Oltre ai problemi legati alle scarse vendite di Pac-Man, Atari dovette fronteggiare anche il fallimento commerciale dell'adattamento a videogioco del film E.T. l'extra-terrestre. Il gioco, intitolato anch'esso E.T. the extraterrestrial, fu il risultato di un accordo intercorso fra la stessa Warner Communications e il regista del film Steven Spielberg. L'accordo per la licenza era costato una cifra compresa fra i 20 e i 25 milioni di dollari, un importo veramente elevato per l'epoca,[5] e Atari si mise all'opera anche se l'idea di fare un videogioco basato su un film e di poterlo vendere cavalcando il successo della pellicola piuttosto che fare l'adattamento di un titolo arcade di successo che fosse stato trascinato dalla popolarità nelle sale giochi fece sollevare diversi dubbi.[2]

Atari produsse 5 milioni di cartucce del gioco ma, nonostante fosse stato pubblicato in tempo per le festività natalizie del 1982, vendette solo 1,5 milioni di copie; Atari si ritrovò quindi con più della metà delle cartucce del gioco invendute.[8] Il gioco fu duramente criticato, guadagnandosi dalla critica il titolo di "peggior videogioco mai prodotto".[9][10] La rivista Billboard riportò la notizia secondo cui l'elevato numero di copie invendute del gioco, unito all'aumento della concorrenza, spinse i rivenditori di videogiochi a chiedere ai produttori l'istituzione di programmi ufficiali di ritiro del materiale invenduto.[11]

I fallimenti di questi titoli furono ulteriormente aggravati dalle politiche commerciali che Atari aveva attuato nel 1981. Confidando nelle forti vendite dei suoi prodotti, la società aveva chiesto ai rivenditori di piazzare gli ordini per il 1982 tutti in una volta. Però le vendite nel settore videoludico nel 1982 subirono un rallentamento e i rivenditori che avevano piazzato gli ordini in blocco si ritrovarono con moltissimi articoli Atari invenduti. Il risultato fu che i distributori restituirono quei prodotti e Atari si ritrovò alla fine con diversi milioni di cartucce assolutamente invendibili.[2]

Sepoltura dei videogiochi modifica

 
Materiale sepolto da Atari nella discarica di Alamogordo (Nuovo Messico)

Nel mese di settembre del 1983 l'Alamogordo Daily News, un giornale di Alamogordo, Nuovo Messico, dichiarò in una serie di articoli che, durante il mese, tra i 10 e 20 autoarticolati della BFI, una locale società di smaltimento rifiuti solidi, avevano rovesciato nella vicina discarica della città il carico dei loro semirimorchi,[12] consistente in scatole, cartucce e console giochi provenienti da un magazzino di Atari che si trovava a El Paso, Texas, per distruggerlo e seppellirlo.

La spiegazione che Atari dette a tale fatto fu che stava passando dai giochi per l'Atari 2600 a quelli per l'Atari 5200[13] ma questa affermazione fu contraddetta più tardi da un dipendente che dichiarò che non era quello il motivo.[14] Bruce Enten, un responsabile della Atari, dichiarò in via ufficiale che la società stava mandando al macero alla discarica di Alamogordo soltanto cartucce difettose che erano state restituite, quindi principalmente materiale non più utilizzabile.[12]

Il 28 settembre 1983 il New York Times si interessò alla storia della discarica del Nuovo Messico usata da Atari. Un rappresentante di Atari confermò l'articolo del giornale in cui si affermava che la merce distrutta proveniva da uno stabilimento Atari di El Paso, che sarebbe stato chiuso e convertito ad impianto di riciclaggio.[15]. L'articolo del Times non specificò quali giochi fossero stati distrutti ma gli articoli successivi si riferirono generalmente alla storia della discarica citando il ben noto fallimento del gioco E.T. Inoltre il titolo City to Atari: "E.T." trash go home ("Città ad Atari: la spazzatura di "E.T." torni a casa") in uno degli articoli dell'Alamogordo News implicava che le cartucce fossero proprio quelle di E.T.[12]

L'allora presidente e amministratore delegato di Atari dichiarò che quasi tutte le circa 5 milioni di cartucce prodotte di E.T. tornarono indietro invendute. Ad essere invendute risultarono anche 5 milioni di cartucce di Pac-Man, su un totale di 12 milioni di copie prodotte[16]. Molti specularono che la maggior parte di quelle cartucce fossero finite al macero nella discarica, triturate e sepolte come spazzatura.[16][17] A partire dal 29 settembre dello stesso anno sopra al materiale triturato iniziò ad essere colato del calcestruzzo, un evento molto raro in una discarica. Un lavoratore anonimo dichiarò: «Ci sono degli animali morti lì sotto. Non vogliamo che dei bambini si ammalino, scavando nella discarica.»[14]

La cittadinanza cominciò a protestare contro il massiccio quantitativo di materiale che Atari inviava alla discarica, una protesta riassunta da un consigliere conteale con la dichiarazione «noi non vogliamo essere un impianto industriale di smaltimento per El Paso».[12] Il consigliere ordinò ad Atari di cessare al più presto lo smaltimento presso la discarica cittadina e, a causa dell'impopolare azione di Atari, furono presi provvedimenti affinché la società di gestione della discarica fosse in futuro più limitata nel poter accettare le richieste di smaltimento provenienti da enti esterni alla cittadina per soli motivi economici.[14]

Dubbi sulla veridicità modifica

La storia delle cartucce sepolte si trasformò ben presto in una sorta di leggenda metropolitana, tanto che alcune persone stentarono a credere che fosse vera.[18] All'epoca venne diffusa solo una fotografia dell'evento, ed era di bassa qualità e scattata da lontano, per cui non confermava la leggenda; non sono apparse altre immagini prima del ritrovamento.[19] In un'intervista rilasciata nel 2005, l'autore del gioco E.T. the extraterrestrial, Howard Scott Warshaw, espresse dei dubbi sulla veridicità dell'evento e sulla possibilità che milioni di copie del gioco potessero aver fatto quella fine; egli affermò che, a suo parere, Atari aveva riciclato i componenti delle cartucce per recuperare parte del denaro perso.[20]

(EN)

«Honestly, I doubt it for a couple of reasons: First off, Atari was a failing company at the time. They were desperate for cash. Why not reuse the plastic cases and some of the boards and ROMs? There is a lot of money to be saved by cannibalizing the inventory and reusing that. Why would a failing company spend money they didn't have in an effort to waste even more money by throwing away usable resources?»

(IT)

«Onestamente, dubito della cosa per un paio di motivi: prima di tutto, Atari a quell'epoca era una società in crisi. Avevano un disperato bisogno di liquidità. Perché non riutilizzare i contenitori plastici e alcune delle schede elettroniche e delle ROM? Si possono recuperare un sacco di soldi cannibalizzando l'inventario e riutilizzandolo. Perché una società in crisi avrebbe speso dei soldi che non aveva con un'azione che gli avrebbe fatto perdere altro denaro gettando via del materiale riutilizzabile?»

John Wills scrisse su Pacific Historical Review che anch'egli credeva che la sepoltura fosse una leggenda metropolitana, la cui popolarità era stata alimentata dal fatto che la località sede dell'evento era vicina sia al sito dell'incidente di Roswell sia al luogo del primo test nucleare.[21]

Ritrovamento dei videogiochi modifica

Il ritrovamento è stato possibile più di trent'anni dopo grazie a Joe Lewandowski, proprietario del terreno. Questi afferma che già sapeva della veridicità della sepoltura, perché nell'agosto 1983 aveva acquistato un'altra società di smaltimento rifiuti dalla BFI; uno dei suoi camionisti gli raccontò lo strano evento e Lewandowski andò a verificare di persona alla discarica.[19] Tuttavia Lewandowski non seppe della leggenda metropolitana nata intorno al fatto, fino al novembre 2010, quando Discovery Channel lo contattò in proposito. In seguito volle organizzare degli scavi di recupero, ma ottenere i permessi richiese molto tempo per via dell'opposizione di politici e ambientalisti.[19] Si dovettero inoltre trovare i finanziamenti necessari, infatti due giorni di scavi costarono oltre 50.000 dollari;[19] questo fu possibile grazie alla collaborazione con Microsoft.[22]

Il 26 aprile 2014, durante gli scavi nel deserto di Alamogordo (Nuovo Messico) collegati alla ripresa del documentario sui videogiochi Atari: Game Over, diretto da Zak Penn e finanziato da Microsoft (inizialmente era un'esclusiva per Xbox Video), Larry Hryb annunciò su Twitter il ritrovamento effettivo delle cartucce di E.T the extraterrestrial per Atari 2600; oltre a quelle di E.T., vennero ritrovate anche alcune cartucce di Centipede, Star Raiders, Raiders of the Lost Ark e Asteroids, nonché molto materiale cartaceo come dépliant, confezioni, libretti di istruzioni e componenti hardware di vario genere. La notizia suscitò molto clamore nella community dei videogiocatori.[1][23][24]

Sono state recuperate circa 1300 cartucce, di 62 videogiochi diversi.[19] Si stima che in tutto nella discarica vennero sepolte circa 792.000 cartucce; di quelle recuperate, alcune vennero messe in vendita in aste su internet,[22] mentre altre vennero donate al museo dei videogiochi VIGAMUS di Roma, dove sono esposte al pubblico.[25] Lewandowski afferma di aver venduto su eBay 881 videogiochi recuperati, a 17 diversi Paesi, per un ricavo totale di 107.935 dollari; la vendita più redditizia è stata una copia di E.T. a 1.535 dollari.[19]

Secondo Lewandowski è improbabile che ci saranno ulteriori scavi, perché lo Stato del Nuovo Messico e la contea di Alamogordo non lo permetterebbero; anche nel 2014 aveva a disposizione un unico tentativo, senza garanzie che stesse scavando nel punto giusto.[19]

Analisi economica modifica

L'evento è divenuto ben presto uno dei più significativi della crisi dei videogiochi del 1983, ed è spesso citato come monito circa le conseguenze che si possono avere per colpa di errate scelte commerciali,[26][27][28] anche se viene suggerito come la distruzione dei prodotti invenduti, così come Atari fece con le cartucce dei suoi giochi, permetta alle società di eliminarli dal magazzino e quindi dal bilancio finale dato che ai fini fiscali un prodotto in giacenza produce comunque un utile.[27]

Warshaw pensa anche che l'insuccesso commerciale di Pac-Man ed E.T. non sia stata la vera causa che ha portato Atari alla crisi del 1983: secondo lui, infatti, è stata l'errata politica commerciale della società che ha fatto esplodere la bolla del mercato dei videogiochi non appena Atari si è trovata in cattive acque:[29]

(EN)

«Oh, no, no, it's not the E.T. cartridge. Atari, for years, was using the leverage that they had to just screw distributors everywhere. When they had a hot game, they would force distributors to buy copies of the old games that weren't selling anymore, just to get copies of the new game. This is the kind of stuff they were doing. So when things started to turn on them, everyone in the industry was waiting to jump on them with both feet. That's what killed Atari, was the ill will that they had generated through their cutthroat business practices on their way up.»

(IT)

«Oh, no, no, non sono state le cartucce di ET. Atari, per anni, ha fatto leva sulla sua influenza per fregare i distributori ad ogni piè sospinto. Quando aveva un bel gioco, costringeva i distributori a comprare anche le copie dei vecchi giochi che non vendeva più per poter avere le copie del nuovo gioco. Questo è il tipo di cose che faceva. Così quando le cose hanno cominciato a ritorcerglisi contro, tutti nell'industria non stavano aspettando altro per potergli saltare sopra con entrambi i piedi. Questo è ciò che ha ucciso Atari, è stata l'ostilità che lei stessa ha generato attraverso le sue pratiche commerciali assassine condotte durante la sua ascesa.»

La tesi secondo cui non è stata la scarsa qualità dei giochi ad affossare Atari è sposata anche da Travis Fahs di IGN: secondo la sua analisi, in quel periodo Atari (e altri produttori) aveva in commercio molti giochi di qualità che vendevano bene e anche "ET" e "Pac-Man" alla fine furono comunque dei successi:[30]

(EN)

«You could say that the poor quality of the game (made in just six weeks) is to blame, but it sold 1.5 million copies, respectable by any measure, and better than other games based on movie licenses on the system.(...) Pac-Man, on the other hand, is the system's best selling game. Yeah, it's a pretty lousy conversion in hindsight, but the standards were low for home ports back then(...) More importantly, there were a lot of great games during the crash, and many of them were successful.»

(IT)

«[Di ET] Si potrebbe dire che sia da condannare la scarsa qualità del gioco (fatto in sole 6 settimane), ma ne furono vendute 1,5 milioni di copie, un valore rispettabile sotto ogni aspetto, e meglio di altri giochi basati su licenze di film fatti per quel sistema.(...) Pac-Man, d'altra parte, è il titolo più venduto per quel sistema. Sì, di per sé è una conversione abbastanza schifosa, ma gli standard delle conversioni domestiche erano bassi all'epoca(...) Ancora più importante, c'erano un sacco di bei giochi nel periodo della crisi, e molti di essi erano di successo.»

Fahs crede che i problemi della società, incluso il grosso quantitativo di cartucce invendute poi mandate alla discarica, non siano quindi da attribuire alla qualità intrinseca dei titoli pubblicati ma piuttosto alla stima in eccesso fatta dai suoi analisti circa le reali capacità di ricezione di molti nuovi giochi da parte di un mercato ormai saturo. A questo si aggiunge il fatto che Atari aveva da poco attuato un grosso taglio dei prezzi al listino della 2600 in concomitanza con il lancio della nuova console Atari 5200 che ne avrebbe dovuto raccogliere l'eredità. Il calo degli introiti derivanti dalle minori entrate della 2600 sommato allo scarso successo commerciale della 5200, che non vendette come previsto, sono i reali fattori che, secondo Fahs, portarono alla crisi che colpì Atari:[31]

(EN)

«(...) The [Atari 5200] system offered only a modest improvement over their older system, and a lack of backward compatibility served to divide their market. It was a reasonable misstep, but the cost of launching a failed system coincided with aggressive price cuts on the 2600 in a vain effort to continue to sell at the rate they had been. Warner didn't understand that eventually their hardware sales would plateau, and they made all their projections on their meteoric rise continuing indefinitely. They over-manufactured hardware as well as games (most infamously E.T.), essentially flushing money down the drain that they'd never get back.»

(IT)

«(...) Il sistema [Atari 5200] offriva solo un modesto miglioramento rispetto al vecchio sistema, e l'assenza della retrocompatibilità serviva a separare i loro mercati. Fu un discreto passo falso, ma il costo del lancio di un sistema fallimentare coincise con un aggressivo taglio dei prezzi della 2600 nel tentativo di continuare a vendere ai ritmi che avevano avuto. Alla Warner non capirono che le vendite del loro hardware alla fine sarebbero crollate, e fecero tutte le loro proiezioni prevedendo che la loro ascesa meteorica sarebbe continuata per sempre. Sovraprodussero sia il loro hardware sia i giochi (come il famigerato E.T.), essenzialmente sperperando denaro che non avrebbero più recuperato.»

Opere dedicate modifica

Note modifica

  1. ^ a b La leggenda è realtà: trovate le prime cartucce di E.T. sepolte nel deserto del New Mexico, su multiplayer.it.
  2. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Barbara Mikkelson, David P. Mikkelson, Five Million E.T. Pieces, su snopes.com, Snopes, 10 maggio 2011. URL consultato il 1º aprile 2014.
  3. ^ a b (EN) From the Archives: Atari Inc, in Retro Gamer, n. 93, Bournemouth, Imagine Publishing, agosto 2011, p. 88, ISSN 1742-3155 (WC · ACNP).
  4. ^ (EN) John Hubner, William F. Kistner Jr., What went wrong at Atari?, in InfoWorld, vol. 5, n. 48, 28 novembre 1983, pp. 151–158. URL consultato il 1° aprile 2014.
  5. ^ a b c (EN) What the hell happened?, in Next Generation Magazine, n. 40, Imagine Media, aprile 1998, p. 41.
  6. ^ (EN) Steven Kent, The Fall, in The Ultimate History of Video Games, Three Rivers Press, 2001, pp. 227–228, ISBN 0-7615-3643-4.
  7. ^ (EN) Danny Goodman, Pac-Mania, in Creative Computing Video & Arcade Games, vol. 1, n. 1, primavera 1983, p. 122.
  8. ^ (EN) Levi Buchanan, Top 10 Best-Selling Atari 2600 Games, su retro.ign.com, IGN, 26 agosto 2008. URL consultato il 1º aprile 2014.
  9. ^ (EN) Nicholas Pileggi, The Warner Case: Curiouser and Curiouser, in New York, vol. 16, n. 4, 24 giugno 1983, p. 26.
  10. ^ (EN) Emru Townsend, The 10 Worst Games of All Time, su pcworld.com, PC World, 23 ottobre 2006. URL consultato il 1º aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2012).
  11. ^ (EN) Earl Paige, Video Game Firms Ready Formal Returns Policies, in Billboard, vol. 95, n. 1, 8 gennaio 1983, pp. 1, 21.
  12. ^ a b c d (EN) Marian McQuiddy, City to Atari: 'E.T.' trash go home, in Alamogordo Daily News, 27 settembre 1983.
    (EN)

    «The number of actual trucks which have dumped locally was not known. Local BFI officials put it at 10. However, corporate spokesmen in Houston say it was closer to 20; and city officials say it is actually 14.»

    (IT)

    «Il numero effettivo di camion che hanno scaricato qui non è noto. Responsabili della locale Browning-Ferris Industries parlano di 10 anche se portavoce della società dalla sede in Houston dicono che erano circa 20; e amministratori della città parlano di 14.»

  13. ^ Marian McQuiddy, Dump here utilitized, in Alamogordo Daily News, 25 settembre 1983.
    (EN)

    «Moore said the truck drivers told him the reason they were dumping the games is that they are changing from series 2600 to 5200 games, due to excessive amount of black-marketing.»

    (IT)

    «Moore ha dichiarato che gli autisti degli autoarticolati gli hanno detto che la ragione per cui stavano gettando via quei giochi è che stavano passando da quelli per la serie 2600 a quelli per la serie 5200, a causa del troppo mercato nero.»

  14. ^ a b c Marian McQuiddy, City cementing ban on dumping: Landfill won't house anymore 'Atari rejects', in Alamogordo Daily News, 28 settembre 1983.
    (EN)

    «He identified himself as being from Atari, but would not give his name. He also said the burial of the items did not mean a move away from the 2600 series of Atari games towards just offering the Atari 5200, and said the items buried were just cartridges.»

    (IT)

    «Si è qualificato come persona di Atari, ma non ci ha detto il suo nome. Ha detto che la sepoltura di quegli oggetti non stava a significare un passaggio dalla serie 2600 dei giochi Atari verso l'offerta per l'Atari 5200, ed ha anche detto che gli oggetti sepolti erano cartucce.»

  15. ^ (EN) Atari Parts Are Dumped, in The New York Times, 28 settembre 1983.
  16. ^ a b (EN) Five Million E.T. Pieces, su snopes.com, Snopes, 2 febbraio 2007. URL consultato il 1º aprile 2014.
    (EN)

    «Atari produced 5 million E.T. cartridges, and according to Atari's then-president and CEO, "nearly all of them came back"»

    (IT)

    «Atari produsse 5 milioni di cartucce di E.T. e, secondo quanto dichiarato dall'allora presidente ed amministratore di Atari, "quasi tutte tornarono indietro"»

  17. ^ (EN) Shelley Smith, Raising Alamogordo's legendary Atari 'Titanic', in Alamogordo Daily News, 12 aprile 2005.
  18. ^ (EN) Nick Montfort, Ian Bogost, Racing the Beam: The Atari Video Computer System, MIT Press, 2009, p. 127, ISBN 0-262-01257-X.
  19. ^ a b c d e f g Retrogame Magazine 2.
  20. ^ (EN) Charles F. Gray, Howard Scott Warshaw Interview, su beepbopboop.heavysixer.com, BeepBopBoop, 25 ottobre 2004 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2005).
  21. ^ (EN) John Wills, Pixel Cowboys and Silicon Gold Mines: Videogames of the American West, in Pacific Historical Review, vol. 77, n. 2, University of California Press, 2008, pp. 273–275.
  22. ^ a b Unhearted ET Atari games approved for release to museum, action block, su polygon.com, 11 settembre 2014.
  23. ^ Alamogordo, ritrovate le copie di ET per Atari!, su 4news.it.
  24. ^ Tutto vero: dissotterrate nel deserto migliaia di cartucce buttate dalla Atari nel 1983, su wired.it.
  25. ^ "ET the fall": i tesori sepolti di Atari, su vigamus.com, VIGAMUS. URL consultato il 10/04/2015 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2015).
  26. ^ (EN) John C Dvorak, Is the PCJr Doomed To Be Landfill?, in InfoWorld, vol. 7, n. 32, 12 agosto 1985, p. 64. URL consultato il 1° aprile 2014.
  27. ^ a b (EN) Simon Jary, HP TouchPads to be dumped in landfill?, su pcadvisor.co.uk, PC Advisor, 19 agosto 2011. URL consultato il 1º aprile 2014.
  28. ^ (EN) James Kennedy, Mario's Many Fathers, in Wall Street Journal, 20 agosto 2011. URL consultato il 1º aprile 2014.
  29. ^ (EN) Keith Phipps, Interview - Howard Scott Warshaw, su avclub.com, The A.V. Club, 2 febbraio 2005. URL consultato il 1º aprile 2014.
  30. ^ (EN) Travis Fahr, Revising History: The Crash of 83, su uk.ign.com, IGN, 18/12/2008. URL consultato il 28/09/2015.
  31. ^ (EN) Travis Fahs, Revising History: The Crash of '83, su uk.retro.ign.com, IGN, 18 dicembre 2008. URL consultato il 1º aprile 2014.
  32. ^   Wintergreen: "When I Wake Up", su YouTube, 9 marzo 2006. URL consultato il 1º aprile 2014.
  33. ^ Jay "Mouse" Vales, First Look! The Angry Video Game Nerd: The Movie review!, su nukethefridge.com, 23/07/2014. URL consultato il 31/08/2021 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2014).
  34. ^ Elementary - Quarta stagione - Giochi sepolti, su adrianoolivetti.rai.it. URL consultato il 31/08/2021.

Bibliografia modifica

  • La leggenda sepolta, in Retrogame Magazine, n. 2, seconda serie, Cernusco sul Naviglio, Sprea, luglio/agosto 2017, pp. 32-33, ISSN 2532-4225 (WC · ACNP).

Voci correlate modifica

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