Siberene era un'antica città della Calabria che appare negli scritti di Stefano Bizantino come Σιβερίνη, πόλις Οἰνώτρων, Siberinē, polis Oinótron, Siberine, città degli Enotri[1]. Un recente studio ha fornito ulteriore conferma dell’esistenza di una Siberene enotrica. Nel mese di ottobre del 2018, le ricerche telematiche condotte dal prof. Carmelo Lupini per conto del prof. Daniele Macris, hanno accertato l’indicazione di “Siberene città degli Enotri” anche nel De Prosodia Catholica di Erodiano, storico greco antico (170-240) noto soprattutto quale autore di una storia sugli imperatori romani da Marco Aurelio a Balbino.

Il passo del manoscritto di Erodiano riferito a Siberene è considerato interpolazione tarda, tratta proprio da Stefano di Bisanzio, già dall'editore Teubneriano Lentz del 1867.

La notizia dell’esistenza di una Siberene enotrica è attestata dunque non solo da Stefano di Bisanzio (“il Bizantino”), geografo del VI secolo, ma anche e soprattutto dallo storico Erodiano, vissuto circa 5 secoli prima. La nuova fonte rinvenuta nell’opera di Erodiano restituisce attendibilità allo stesso Stefano, la cui citazione fu messa in dubbio da alcuni a causa del mancato rinvenimento del toponimo Siberene negli Elenchi della Periegèsi di Ecateo[2], cui si presumeva avesse fatto riferimento unicamente Stefano, mentre a questo punto si può dire che ben prima lo stesso Erodiano vi attinse. Purtroppo dell’opera del miletese sono rimasti solo alcuni frammenti e molti altri, tra i quali evidentemente quello che comprendeva Siberene, sono andati irrimediabilmente persi.

Quanto alla ubicazione dell’antica città, tutti gli Autori che ne hanno scritto in un millennio e mezzo di studi hanno identificato Siberene con l’attuale Santa Severina.

Tra le carte geografiche dei Musei Vaticani, nella sezione della Magna Grecia, Siberene viene ubicata dove sorge l’attuale Santa Severina. L’importante cittadina, a tutti nota come la Nave di Pietra, è annoverata tra i “Borghi più belli d’Italia”: “Sulla sponda destra del Neto, in mezzo ad un terreno singolarmente fertile occupa un sito elevato e salubre, sulla sommità di un’altura rocciosa circondata da tutti i lati da precipizi che ne fanno una fortezza naturale e quasi inespugnabile. Il nome di questa città era Siberene che Stefano di Bisanzio registra fra le città dell’Enotria”[3]. Nel IX secolo Santa Severina fu, insieme a Reggio, eletta a Metropolìa dai Bizantini.

Oltre agli importanti studi effettuati dall’Orsi su locali documenti epigrafici, Francesco De Luca[4] traccia una mappa del territorio con l’indicazione di ventitré siti disposti a corona intorno alla rocca i quali avevano restituito diversi reperti archeologici che partivano dal periodo eneolitico e comprendevano quelli enotrico, romano, greco, bizantino e normanno. L'esistenza di una Siberene enotrica è confermata anche nelle Enciclopedie, sia religiose (Ecclesiastico) che civili (Treccani), nelle quali viene identificata con l’attuale Santa Severina.

Note modifica

  1. ^ Meineke, A, Stephani Byzantii Ethnicorum quae supersunt, Berlin, 1849.
  2. ^ Schulze, B., De Hecataei Milesii fragmentis quae ad Italiam Meridionalem spectant., Lipsia, 1912.
  3. ^ Così viene descritta da François Lenormant ne “La Grand Grèce”, trad. A Lucifero, Crotone, 1931.
  4. ^ Francesco De Luca “Da Siberene a Santa Severina”, Edizione Pubblisfera, San Giovanni in Fiore, 1987.