Sicelioti

abitanti delle poleis greche di Sicilia

I Sicelioti (o Sicilioti, o ancora Greci di Sicilia; οἱ Σικελιῶται in greco antico)[1] erano gli abitanti delle poleis greche di Sicilia. Si diffusero inizialmente nelle coste orientali e meridionali dell'isola (città principali erano Siracusa, Gela e Agrigento), in seguito (e fino alla conquista romana) colonizzarono quasi interamente la costa siciliana.

Sicelioti
Guerriero siceliota in un vaso di Gela
 
Luogo d'origineSicilia, Grecia
Linguagreco antico (dialetto siceliota), siculo, sicano, elimo

Etnonimo modifica

I Sicelioti si attribuivano tale nome per distinguersi dai Greci dell'Ellade e della Magna Grecia (quest’ultimi si definivano Italioti) e dalle popolazioni autoctone isolane come i Siculi, i Sicani e gli Elimi[senza fonte].

Storia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Sicilia greca.

Società modifica

Durante il Congresso di Gela, stando alla testimonianza di Tucidide, Ermocrate, rivendicando l'indipendenza siceliota[1], disse:

(GRC)

«οὐδὲν γὰρ αἰσχρὸν οἰκείους οἰκείων ἡσσᾶσθαι, ἢ Δωριᾶ τινὰ Δωριῶς ἢ Χαλκιδέα τῶν ξυγγενῶν, τὸ δὲ ξύμπαν γείτονας ὄντας καὶ ξυνοίκους μιᾶς χώρας καὶ περιρρύτου καὶ ὄνομα ἓν κεκλημένους Σικελιώτας»

(IT)

«Non è un disonore che dei compatrioti facciano delle concessioni ad altri compatrioti: Dori ad altri Dori e Calcidesi ad altri della stessa stirpe; e che in generale si facciano concessioni popoli vicini che abitano la stessa identica terra circondata dal mare, e che con un sol nome sono chiamati Sicelioti [...]»

Questo passo è stato a lungo male interpretato. Si è detto, ad esempio, che in esso risiederebbe la prova che la cosiddetta Colonizzazione greca sarebbe stata diversa da quella europea in America, perché avrebbe favorito la fusione dei greci con le popolazioni autoctone della Sicilia (Siculi, Sicani, Elimi). Tuttavia, parlare - a proposito della colonizzazione greca - di fusione ed integrazione dei greci con le popolazioni indigene non è corretto.

L'immagine idilliaca che la storiografia antica ha dato dell'arrivo dei Greci sull'isola è quanto mai lontana da quella che in verità fu una convivenza tutt'altro che pacifica, all'insegna della sopraffazione degli indigeni, della "pressione economica e politica, ma anche culturale ed ideologica esercitata dai colonizzatori, e il conseguente scardinamento dei parametri di autoidentificazione del mondo indigeno"[2].

Lingua modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto siceliota e Dialetto dorico.

La principale lingua dei Sicelioti fu il greco antico nella sua variante siceliota (a sua volta variante del dorico), parlata soprattutto nella Sicilia orientale, a Gela e ad Akragas.

Cultura modifica

Letteratura modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura greca.
(GRC)

«Τὸ δὲ μύθους ποιεῖν Ἐπίχαρμος καὶ Φόρμις τὸ μὲν ἐξ ἀρχῆς ἐκ Σικελίας ἦλθε [...]»

(IT)

«A costruire storie furono Epicarmo e Formide: questo costume venne prima dalla Sicilia [...]»

Notevole fu il contributo in ambito letterario apportato dai greci sicelioti. Alcuni generi della letteratura greca, infatti, si svilupparono proprio in Sicilia: secondo Aristotele la tecnica di costruire μῦθοι, trame, nacque in Sicilia e la stessa commedia dorico-siceliota, i cui principali esponenti furono Epicarmo e Formide, servì da modello per la successiva commedia attica del V secolo a.C.[3].

Il teatro in Sicilia non si limitò alla sola commedia: a Sofrone di Siracusa viene attribuita l'invenzione del mimo greco (μῖμος), che ebbe notevole fortuna in età ellenistica soprattutto con Teocrito (anch'egli siracusano), a sua volta inventore della poesia bucolica. Morirono in Sicilia Frinico ed Eschilo, il primo ritenuto «il più famoso dei primi tragici», il secondo annoverato tra i tre più grandi tragediografi del teatro greco antico; Eschilo, inoltre, rappresentò nel teatro di Siracusa alcune sue tragedie, tra cui I Persiani, la più antica tragedia greca pervenutaci.

Faceva parte di quella corte di intellettuali di cui si circondò il tiranno di Siracusa Ierone, che includeva, tra gli altri, anche i lirici Pindaro, Bacchilide, Simonide[4] e Senofane[5]. Furono attivi in Sicilia anche i poeti lirici Teognide[6] e Stesicoro[7]; vi trascorse dieci anni di esilio Saffo, periodo nel quale potrebbe esserne nata la figlia. Secondo alcuni studiosi, la stessa lirica corale potrebbe essere nata in Sicilia[8].

Altra grande innovazione siceliota fu la retorica: i primi manuali di tale τέχνη, infatti, sono attribuiti ai siracusani Corace e Tisia. Diogene Laerzio ritenne inventore della retorica l'akragantino Empedocle, uno dei più importanti filosofi presocratici: tra i suoi allievi vi fu Gorgia da Leontinoi, uno dei primi sofisti, che insieme con Polo di Agrigento (suo allievo) e Tisia introdusse ad Atene l'arte retorica.

Architettura modifica

 
Da sinistra a destra, sopra: il tempio della Concordia e il tempio di Era, ad Agrigento; sotto: il tempio E di Selinunte e il tempio di Segesta

Architettura sacra modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Valle dei Templi.

Dell'architettura sacra in Sicilia rimangono notevoli vestigia: numerose sono le testimonianze che in tale ambito offrono soprattutto le aree archeologiche di Agrigento e Selinunte.

Tra il VII e il V secolo a.C. quasi tutti i templi realizzati sono peripteri ed esastili (ad esempio, il tempio C e il tempio E di Selinunte e i templi della Concordia, dei Dioscuri e di Zeus Olimpio ad Akragas).

L'ordine architettonico prevalentemente adoperato è il dorico, la classica forma architettonica mediterranea: dorici sono i templi di Akragas e di Selinunte[9], il tempio di Megara Hyblaea (VII secolo a.C.), l'Athenaion di Siracusa e il tempio di Segesta, realizzato in area elima.

I santuari venivano solitamente costruiti extra moenia: fuori dalle mura urbane sono localizzati i santuari di Gela, di Bitalemi, di Demetra e Kore a Eloro, il santuario della Malophoros a Selinunte, il santuario rupestre di San Biagio ad Agrigento e il temenos del VI secolo a.C. di Naxos.

Teatri modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Teatri greci della Sicilia.

Le architetture teatrali della Sicilia greca furono costruiti nelle più influenti poleis dell'isola o nei centri indigeni influenzati dall'arte e dall'architettura ellenica.

Note modifica

  1. ^ a b Sicelioti nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 17 agosto 2021.
  2. ^ Moscati Castelnuovo L., op. cit.[senza fonte], p. 555.
  3. ^ Rossi-Nicolai, p. 280.
  4. ^ Callimaco riferisce che Simonide fu sepolto ad Akragas.
  5. ^ Musti, 300.
  6. ^ Teognide, originario di Megara Nisea, visse parte del suo esilio a Megara Iblea; Platone lo ritiene cittadino di quest'ultima città (Leggi 630 a); cfr. Ross-Nicolai, 275.
  7. ^ Probabilmente nato a Himera, la sua tomba, stando alle informazioni offerte dalla Suda e da Fozio, si localizzava a Katane; cfr. Ross-Nicolai, 314.
  8. ^ Grinbaum, 1968, 73.
  9. ^ Ad Akragas fu introdotto lo stile ionico con il tempio di Atena.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie
  • Natan Solomonovich Grinbaum, La koinè micenea e il problema della formazione della lingua della lirica corale greca antica, in Atti e memorie del 1º congresso internazionale di micenologia, n. 1968, pp. 71-75.
  • Francesco Carubia, Sicelioti: un viaggio infinito con Enea e Ulisse, con Empedocle ed Archimede, con Ercole in Atlantide, alla ricerca delle figlie di Cerere, Youcanprint Ed. 2021. ISBN 979 12 20347 27 3.
  • Domenico Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall'età micenea all'età romana, Milano, Edizione Mondolibri, 2006, ISBN 8022264759373.
  • Luigi Enrico Rossi, Roberto Nicolai, Corso integrato di letteratura greca. L'età classica, Grassina (Bagno a Ripoli), Le Monnier, 2006, ISBN 978-88-00-20328-9.

Voci correlate modifica