Il termine sieropositività, in termini strettamente medici, indica il risultato "positivo" in un test di ricerca anticorpale sul sangue, e mostra una avvenuta sieroconversione (cioè è stato trovato un anticorpo specifico contro un determinato antigene).

Sieropositività al test HIV modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: AIDS e HIV.
 
Persone sudafricane sieropositive all'HIV durante un'azione di manifestazione

Nel linguaggio corrente, tuttavia, è invalsa l'abitudine di indicare per antonomasia un caso particolare di sieroconversione, cioè specificamente quella ai test per la rilevazione dell'HIV, l'agente eziologico dell'AIDS.

Questo uso è nato in un'epoca in cui l'Aids era ancora una malattia per la quale non esistevano terapie, e fortemente stigmatizzata dalla società, ragione per cui il risultato positivo al test costituiva da un lato la dimostrazione della presenza di un'infezione dagli esiti quasi sempre fatali, e dall'altro l'appartenenza ad un vero e proprio gruppo stigmatizzato, di cui la popolazione aveva paura e verso cui avevano luogo continui atti di discriminazione.

Mentre non esiste la figura sociale del "sieropositivo" all'epatite virale o ad altre infezioni, la figura sociale del sieropositivo all'HIV, a partire dal "caso Rock Hudson" nel 1985, divenne rapidamente una sorta di figura minacciosa percepita con paura, e respinta in qualche caso con atteggiamenti addirittura violenti.

Il significato clinico della sieroconversione HIV modifica

Un ulteriore motivo per cui la parola "sieropositività" ha iniziato ad essere usata per indicare la condizione di infezione al virus HIV è che, mentre in diverse malattie la sieropositività coincide con la malattia stessa, o addirittura con il suo superamento, nel caso dell'AIDS esiste una particolare fase in cui la persona è infettata, ma è peraltro sana, o non manifesta sintomi tali da permettere una diagnosi di AIDS.

Questa "fase grigia" può durare anche per tutta la vita ed anzi, con l'arrivo delle terapie antiretrovirali che riescono ad evitare il manifestarsi dell'AIDS conclamato, la condizione di persona sieropositiva, ma senza sintomi da AIDS, è diventata nei Paesi sviluppati più la norma che l'eccezione.

Le associazioni modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sierofobia.
 
Il nastro rosso, simbolo internazionale di solidarietà con le persone sieropositive e di lotta contro l'Aids.

Contro la situazione di discriminazione e paura sorsero per reazione in tutto il mondo associazioni e un movimento di lotta delle persone sieropositive, inizialmente in maggioranza (e in molte nazioni in prevalenza) omosessuali[senza fonte], con il compito di sensibilizzare e informare meglio la popolazione, chiedere l'approvazione di leggi antidiscriminazione, e offrire sostegno alle persone sieropositive stesse. In Italia associazioni di questo tipo sono l'Associazione Solidarietà AIDS di Milano, la Lega italiana lotta contro l'Aids (presente a livello nazionale) ed altre ancora.

Inizialmente legate al movimento di liberazione omosessuale (i primi militanti e fondatori ne facevano tutti parte), hanno con gli anni cambiato caratteristiche, in risposta all'evoluzione dell'epidemia di Aids in Italia, che colpisce in prevalenza persone eterosessuali.

All'estero, la più nota ed agguerrita associazione di questo tipo è stata per molti anni ACT UP, ma organizzazioni politiche e di auto-aiuto di e per persone sieropositive esistono in tutti i paesi occidentali.

Nelle arti modifica

La condizione umana e sociale della persona sieropositiva ha dato luogo a numerose riflessioni politiche, ma anche culturali, come per esempio nel campo della letteratura, del cinema o del teatro.

Bibliografia modifica

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