Francesco Rubini: differenze tra le versioni

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Francesco Rubini nacque e crebbe a [[Ruvo di Puglia]] e dopo aver completato gli studi presso gli [[Scolopi]], si trasferì a [[Napoli]] dove divenne [[avvocato]] [[penalista]] sotto la guida di [[Luigi Zuppetta]]<ref name=pag43>{{Cita|Tedone, 1997|pag. 43|Tedone}}.</ref>. Si iscrisse dunque alla [[Carboneria|vendita carbonara]] ruvese "Perfetta fedeltà", la quale restò attiva anche dopo il decreto del [[1821]] attraverso cui [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando I]] sciolse le società segrete<ref name=pag43/>. Rubini entrò successivamente anche nella [[Giovine Italia]] di [[Giuseppe Mazzini]]<ref name=pag43/>.
 
I [[patriota|patrioti]] ruvestini si riunivano nella chiesa della Madonna dell'Isola, poi distrutta, in cui si radunavano i fedeli che venivano incitati e coinvolti dalle accese orazioni di Rubini<ref name=pag44>{{Cita|Tedone, 1997|pag. 44|Tedone}}.</ref>. Tuttavia dopo il [[1848]] la polizia [[Borbone|borbonica]] fu informata di tali riunioni e costrinse così alla fuga i cospiratori, tra cui lo stesso Francesco Rubini che si rifugiò a [[Corato]]<ref name=pag44/>. Nello stesso anno inoltre l'avvocato invitò il sindaco ad inviare due rappresentanti ruvesi alla Dieta di [[Bari]], convocata dai [[liberali]], ma l'azione fallì sia per i timori del sindaco e sia per via delle oscure manovre delle autorità borboniche<ref name=pag44/>.
 
Nel [[1849]] scattò l'arresto e fu processato con la singolare accusa di ''predicatore abbenché non prete'' e trasferito nelle carceri di [[Trani]] e dunque detenuto per quattordici mesi assieme ad altri patrioti e cospiratori della zona<ref name=pag44/>. Il 10 gennaio [[1851]] la corte di Trani deliberò il legittimo stato di accusa di Rubini ed altri quindici mazziniani<ref name=pag44/>. Rubini fu scarcerato il 20 giugno successivo ma sottoposto per oltre dieci anni alla vigilanza di polizia. Tuttavia riuscì a seguire le assemblee dei patrioti ruvesi che si svolgevano nelle varie [[masseria|masserie]]<ref name=pag44/>.
 
Il 6 settembre [[1860]], dopo la formazione del governo provvisorio nel [[Sud Italia]], instaurato da [[Giuseppe Garibaldi]], Rubini fu dallo stesso nominato governatore con pieni poteri e subito provvide a scarcerare tutti i liberali condannati dal generale [[Emilio Pallavicini]]<ref name=pag45>{{Cita|Tedone, 1997|pag. 45|Tedone}}.</ref>. Inoltre costituì a Ruvo il triumvirato della "Nuova Italia" con [[Giovanni Jatta (1832)|Giovanni Jatta]] e Vincenzo Chieco e inseguitoin seguito istituì la guarnigione ruvese della [[Guardia Nazionale Italiana|Guardia Nazionale]] di cui fu prima nominato [[comandante (grado militare)|comandante]] e poi primo [[maggiore]] per conto di [[Bettino Ricasoli]], incarico mantenuto fino al [[1866]]<ref name=pag45/>. Nello stesso giunse a Ruvo [[Menotti Garibaldi]] con l'intenzione di arruolare alcuni volontari per la [[terza guerra di indipendenza]] e fu dunque accolto da Rubini e Pasquale Cervone nella villa di quest'ultimo, che verrà in seguito chiamata ''Caprera''<ref name=pag45/>.
 
Nel [[1867]] svolse a Ruvo i ruoli di giudice conciliatore e consigliere comunale<ref name=pag45/>, inoltre rifiutò la carica di [[prefetto]] e l'onorificenza di [[Ordine della Corona d'Italia|Cavaliere del Regno d'Italia]], oltre ad un lauto stipendio, rispondendo così al [[Re]] [[Vittorio Emanuele II]]:
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{{quote|Credevo che sotto la Vostra Maestà fosse finito il Medioevo.<ref name=pag46>{{Cita|Tedone, 1997|pag. 46|Tedone}}.</ref>}}
 
Per questo motivo fu chiamato "l'avvocato rinunziatutto" da [[Giovanni Bovio]] e [[Matteo Renato Imbriani]]<ref name=pag46/>. Ad unificazione completata si schierò con gli "Spinti di sinistra" nella politica comunale per poi dedicarsi all'istruzione degli analfabeti nelle scuole serali e alla difesa dei lavoratori e dei disoccupati<ref name=pag46/>. Passò gli ultimi anni della sua vita da solitario e deluso per la condizione dell'[[Italia]] post-unitaria<ref name=pag46/>. Morì nell'[[estate]] del [[1892]].
 
==Note==