Carafa: differenze tra le versioni

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Altri studi propendono invece per una discendenza dei Carafa dal ramo dei [[Caracciolo]] detti "Rossi" (per distinguerli dai "Pisquizi" e dai "Cassano"), i quali furono soprannominati poi "Carafa" poiché, nel [[XIII secolo]], erano concessionari di una tassa sul vino, comunemente detta appunto "campione della carafa"<ref>Roberto Fuda ''I Carafa in Calabria: dai primi feudi al principato'', CORAB</ref><ref name="Treccani">[http://www.treccani.it/enciclopedia/carafa/ «Carafa»], ''Enciclopedie on line'', [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>. A questo proposito, lo Scandone<ref>F. Scandone, ''I Carafa di Napoli'', in P. Litta, Famiglie celebri italiane'', seconda edizione, Napoli, 1913</ref> sostiene che il capostipite fosse Gregorio Caracciolo, il cui figlio Tommaso è chiamato "de Caraffa" in un documento del [[1269]]. Dallo stesso documento si viene a sapere che a Gregorio (già citato nel [[1186]]) appartenevano vari feudi tra [[Napoli]], [[Acerra]] e [[Aversa]]. A ciò si aggiunge l'epigrafe di Letizia, morta nel [[1340]] e vedova di ''Philippi. Caraczoli. dicti Carrafa''<ref>Il sepolcro, si trova a Napoli presso la [[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|chiesa di San Domenico Maggiore]], nella cappella Carafa della Spina.</ref>. Sempre nel XIV secolo, fiorì a Napoli [[Bartolomeo Caracciolo|Bartolomeo Caracciolo detto Carafa]] (1300 circa&nbsp;– 7 dicembre 1362), nobile e diplomatico del [[Regno di Napoli]], autore anche di una sintesi storica, la ''[[Breve Informazione]]'' e figlio di un padre omonimo<ref name = "C. De Frede" />. Anch'egli fu seppellito nella [[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)|chiesa di San Domenico Maggiore]] di Napoli<ref name = "C. De Frede">Carlo De Frede, [http://www.treccani.it/enciclopedia/caracciolo-bartolomeo-detto-carafa_%28Dizionario-Biografico%29/ {{Maiuscoletto|CARACCIOLO, Bartolomeo, detto Carafa}}], ''[[Dizionario Biografico degli Italiani]]'', Vol XIX, 1976, [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]</ref>. Dalla stessa epoca, si ha notizia di un atto, custodito tra le pergamene della [[Certosa di San Martino]] di Napoli, nel quale Francesca Filomarino e il marito Nicola Caracciolo vendono a un certo Francesco Barbato, dell'[[Ordine dei frati minori]] e a un Bartholomeo Caracciolo Carafa (forse uno dei due già citati), un appezzamento fondiario in ''Casauria'' ([[Casoria]], in località ''Pontone Sancti Martini''<ref>Citato in Giuseppe Pesce, ''[http://books.google.it/books?id=wKHzduZDK6sC&pg=PA75#v=onepage&q&f=false Casoria. Ricostruire la memoria di una città]'', 2006, p. 75</ref>.
 
== RamiCarafa principalidella Spina ==
[[File:Coa fam ITA carafa2.jpg|150px|thumb|Stemma dei Carafa della Spina.<br />'''Blasonatura:''' Di rosso a tre fasce d'argento, con una spina di verde posta in banda ed attraversante il tutto.<ref name="Carafa2"/>]]
[[File:ChiesaSanDomenicoMaggiore.JPG|miniatura|destra|[[Chiesa di San Domenico Maggiore (Napoli)]] conserva al suo interno la cappella della famiglia Carafa.]]
Capostipite della famiglia '''Carafa della Spina''' fu Andrea, familiare della regina [[Giovanna I d'Angiò]], il quale seguì [[Carlo III di Durazzo]] nella guerra d’Ungheria.<ref name="Carafa2"/>
I rappresentanti del Casato ricoprirono le più alte cariche in campo civile, militare ed ecclesiastico sino ad arrivare al soglio pontificio.<ref name="Carafa2"/>
Fu ascritta al Patriziato napoletano del [[Sedili di Napoli|Seggio di Nido]] e, dopo la soppressione dei sedili ([[1800]]), fu iscritta nel Libro d'Oro napoletano.<ref name="Carafa2"/>
 
Numerosi furono i feudi posseduti e furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:<ref name="Carafa2"/>
La dinastia dei Carafa si è divisa in due grandi rami detti [[Carafa della Spina]], perché porta nell'arme una spina di traverso e [[Carafa della Stadera]], perché ha una stadera fuori dallo stemma.
* [[Barone]] di: Bianco ([[1629]]), Carreri (1629), [[Cerro al Volturno|Cerro]], [[Forlì del Sannio|Forli]] (1629), [[Petrella Tifernina|Petrella]], Rionegro ([[1666]]), Ripalonga, Roccasicone, Rocchetta, San Nicola di Leporino, [[Torraca]]
* [[Conte]] di: [[Arpaia]] ([[1605]]), [[Condojanni]] (1629), [[Conte palatino]] ([[1622]]), Cerro, [[Grotteria]] ([[1496]]), [[Policastro Bussentino|Policastro]], [[Roccella Ionica|Roccella]] ([[1522]])
* Marchese di: [[Brancaleone (Italia)|Brancaleone]], [[Tortorella]], [[Caulonia|Castelvetere]] ([[1530]]) con annesso il [[Grande di Spagna|Grandato di Spagna]] di prima classe ([[1581]]).
* [[Duca]] di: [[Bruzzano Zeffirio|Bruzzano]] ([[1646]]), Forli ([[1625]]), [[Montenero di Bisaccia|Montenero]], [[Rapolla]] ([[1623]]), [[Minturno|Traetto]] ([[1712]]).
* [[Principe]] di: Roccella ([[1594]]), [[Principe del Sacro Romano Impero|Sacro Romano Impero]] ([[1563]]).
== Carafa della Stadera ==
[[File:Coa fam ITA carafa.jpg|150px|thumb|Stemma dei Carafa della Stadera.<br />'''Blasonatura:''' Di rosso a tre fasce d’argento, con una stadera di ferro al naturale al di fuori dello scudo.<ref name="Carafa"/>]]
Capostipite della famiglia '''Carafa della Stadera''' fu Tommaso, figlio di Bartolomeo.<ref name="Carafa"/>
Fu ascritta al Patriziato napoletano del Seggio di Nido e, dopo la soppressione dei sedili (1800) fu iscritta nel Libro d'Oro napoletano.<ref name="Carafa"/>
 
Numerosi furono i feudi posseduti e furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:<ref name="Carafa"/>
A tal proposito si racconta<ref>''Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d'Italia raccolte dal conte Berardo Filangieri di Candida Conzaga''.</ref> che due cavalieri della famiglia Carafa, presentatisi ad una giostra che si svolgeva nei pressi della [[chiesa di San Giovanni a Carbonara]], portando sugli scudi le tre fasce d'argento in campo rosso, incuriosirono il re [[Carlo II d'Angiò]], che vi assisteva, per il fatto che due privati cavalieri usassero le regie armi del [[Regno di Ungheria]] sul quale lo stesso re regnava. I due stemmi erano infatti alquanto simili. Appreso ciò, i due cavalieri strapparono da una siepe una lunga spina che posero di traverso sullo scudo, così da differenziarlo. E da ciò ebbe origine il soprannome della Spina.
* Barone di: [[Apricena]], [[Binetto]], [[Bonifati]], [[Campolieto]], [[Capriati]], [[Civitaluparella|Civita Luparella]], Colubrano, [[Roccadaspide|Rocca d'Aspro]], [[Rutigliano]], [[Sant'Angelo a Scala]], [[San Mauro]], Sessola, [[Tortorella]], [[Torraca]], [[Trivigno]], [[Tufara]], [[Vallelonga]]
 
* Conte di: [[Airola]] ([[1460]]), [[Cerreto Sannita|Cerreto]], [[Fondi]], [[Maddaloni]] ([[1465]]), [[Marigliano]] ([[1482]]), [[Montecalvo Irpino|Montecalvo]] ([[1525]]), [[Morcone]], [[Nocera dei Pagani|Nocera]] ([[1521]]), [[Ruvo di Puglia|Ruvo]] ([[1510]]), [[Soriano Calabro]], Sant'Angelo a Scala, [[Santa Severina]] ([[1496]]), [[Terranova (disambigua)|Terranova]] ([[1499]]);
I '''Carafa della Spina''' sono: principi di [[Roccella Ionica|Roccella]], principi del S.R.I., duchi di [[Bruzzano Zeffirio|Bruzzano]], marchesi di Castelvetere, conti di Policastro, conti di Grotteria, ecc.
* Marchese di: [[Anzi]] ([[1576]]), [[Baranello]] ([[1621]]), [[Bitetto]] ([[1595]]), [[Corato]] ([[1727]]), [[Montenero]] ([[1573]]), [[Montesardo]], [[San Lucido]], [[Tortorella]] ([[1710]]);
 
* Duca di: [[Alvito (Italia)|Alvito]], [[Andria]] ([[1556]]), [[Ariano Irpino|Ariano]], [[Boiano]], Campolieto ([[1608]]), [[Campora]] ([[1659]]), [[Cancellara]], [[Castelnuovo Cilento|Castelnuovo]] ([[1630]]), [[Castel del Monte]] (1556), [[Cercemaggiore]] ([[1599]]), [[Frosolone]] ([[1674]]), [[Laurino]] ([[1591]]), [[Maddaloni]], [[Maierà]] ([[1667]]), [[Mondragone]], Nocera ([[1521]]), [[Noicattaro|Noja]] ([[1600]]), [[Paliano]] ([[1566]]), [[Santeramo in Colle|Sant'Eramo]] ([[1568]]);
I '''Carafa della Stadera''' sono: duchi di Andria, duchi di Castel del Monte, principi di [[Stigliano]], principi di Belvedere, duchi di Maddaloni, conti di Ruvo, Montorio, Cerreto e Airola, marchesi di Corato, marchesi di Montenero, duchi di Castelnuovo, duchi di Noja, duchi di Nocera, duchi di Jelsi, ecc.
* Principe di: Anzi ([[1633]]; titolo passato sul feudo di Belvedere nel [[1634]]), [[Avella]] ([[1709]]), [[Belvedere di Spinello|Belvedere]] (1634), [[Chiusano]] ([[1637]]), [[Colobraro]] ([[1617]]), [[Pietrelcina]] ([[1725]]), [[Stigliano]] ([[1522]]), [[Castel San Lorenzo|San Lorenzo]] ([[1654]]).
 
Un ramo dei Carafa nel [[XV secolo]] si stabili a [[Agrigento|Girgenti]] e a Trapani.
 
Carafello fu consigliere di re [[Alfonso V d'Aragona]], ricevendone in compenso la castellania di Girgenti ([[1443]]).
 
Giovanni, sotto il re [[Ferdinando II d'Aragona]], nel 1486, ebbe il governo dell'[[Gozo|Isola del Gozzo]]; i suoi figli si stabilirono a Modica ove occuparono i maggiori ufficii.
 
'''I Carafa d'Andria''' : La famiglia Carafa di Napoli acquista nel 1425 la contea di Ruvo. Nel 1552 Fabrizio Carafa della Stadera acquista Andria e assieme ad essa [[Castel del Monte]] e il Palazzo Ducale. Al duca di Andria Fabrizio I successe (1554) suo figlio Antonio mentre suo fratello Vincenzo ricevette il titolo di Gran Priore d'Ungheria per essersi messo in luce durante la [[battaglia di Lepanto]] (1571) contro i Turchi.
La gloriosa storia dei Carafa subì una crisi all'inizio del XIX secolo quando la città di Andria, fedele ai [[Borbone di Napoli|Borboni]], si oppose strenuamente (1799) all'attacco del Generale francese Broussier e di [[Ettore Carafa]], duca di Andria e conte di [[Ruvo di Puglia]], divenuto giacobino durante la costituzione della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Partenopea]].
Tale drammatico episodio si concluse con la caduta della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Partenopea]], il ritorno dei Borbone e la decapitazione di Ettore Carafa. I Carafa d'Andria sono il ramo principale dei Carafa della Stadera.
 
'''I Carafa di Noja''': Famiglia nobile napoletana che nel 1601 a seguito del matrimonio tra don Pompeo Carafa e la figlia di Gian Lorenzo [[Pappacoda]], diventano signori di Noja (l'odierna [[Noicattaro]]).
Nel 1606, Noja divenne ducato ed i Carafa conservarono il feudo sino al 1806, tra i personaggi più importanti di questa casata, si ricorda Giovanni Carafa III, autore della [[Mappa del Duca di Noja]] riproducente la città di Napoli. Leggendario il duello di [[Norimberga]] tra i Carafa di Noja e gli [[Acquaviva (famiglia)|Acquaviva d'Aragona]] di [[Conversano]] nel Seicento.
[[File:StemmaCarafaScand.jpg|thumb|Stemma della famiglia Carafa - Castriota Scanderbeg]]
 
'''I Carafa di Nocera''': Nel [[1521]] Tiberio Carafa della Stadera acquistò la città di Nocera dei Pagani per 50.000 [[Ducato (moneta)|ducati]]. Tiberio, marito di Girolama Borgia (nipote di [[Alessandro VI]]), restò duca fino al [[1527]], anno della sua morte.
 
Il titolo passò nelle mani di Ferdinando (o Ferrante I) Carafa, che sposò Eleonora Isabella Concublet. Alla morte di Ferdinando, il 25 maggio [[1558]], divenne duca il figlio, Alfonso Carafa. Sposato con Giovanna Castriota Scanderbeg, morì nel [[1581]], e fu sepolto nella chiesetta del [[Chiesa e Convento di Sant'Andrea (Nocera Inferiore)|Convento di Sant'Andrea]]. Sul monumento funerario a lui dedicato campeggia lo stemma della famiglia Carafa - Castriota Scanderbeg.
 
Alla sua morte il ducato passò nelle mani del figlio, Ferdinando II Carafa. Sposato con Anna Clarice Carafa, fu amico di [[Torquato Tasso]], il quale gli dedicò una delle ''Rime d'occassione e d'encomio'' (la 1411). Morì l'11 settembre [[1593]] lasciando in eredità titolo e palazzo al figlio.
 
Gli successe [[Francesco Maria Carafa]], che ebbe due mogli: Anna Pignatelli e Giovanna Ruffo; morì il 16 luglio [[1642]].
 
Gli successe Francesco Maria Domenico. Sposato con Maria Ruffo, fu l'ultimo dei Carafa a tenere Nocera. Morì nel [[1647]].
 
Altri rami importanti sono i Carafa di Roccella, i Carafa di Maddaloni, i Carafa di [[Colobraro|Colobrano]], i Carafa di Belvedere, i Carafa di Traetto.
 
'''Il ramo "marchigiano" ''': Le prime notizie della presenza della famiglia Caraffa nelle [[Marche]] risalgono alla seconda metà del [[XVI secolo]], quando uno dei rami della famiglia fu esiliato "per ragioni di Stato" dallo zio Gian Pietro Caraffa, [[papa Paolo IV]], nel castello di Montalto, circondario di [[Camerino]], con assegnazione di beni e possedimenti<ref>Album biografico di Roma, Roma, Pallotta, 1875.</ref>.
 
Angelo ([[1651]]-[[1738]]) è Ufficiale della Venerabile Compagnia del SS.mo Sacramento del Castello di Montalto.
 
Amico ([[1690]]-[[1747]]) è Priore della Chiesa di San Paolo nel Castello di Borgiano
 
Giuseppe Antonio Caraffa ([[1737]]-[[1815]]), è avvocato, dottore ''[[in utroque iure]]'', [[conte palatino]] e cavaliere della Milizia Aurata - [[Ordine dello Speron d'Oro]]. Desiderio dei Marchesi Spreti, governatore generale del Ducato di Camerino, lo nomina suo rappresentante al Consiglio generale della città. Successivamente fu uno dei principali attori della [[Repubblica Romana (1798-1799)|prima Repubblica Romana]], quale prefetto consolare nel territorio di Camerino.
 
Francesco ([[1772]]-[[1861]]) è Procuratore della Signoria di Beldiletto, con tutte le prerogative attribuite ai ministri camerali.
 
Felice Ottavio Caraffa ([[1831]]-[[1918]]), filosofo, ingegnere e architetto. È Ufficiale dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]] e Commendatore dell'[[Ordine della Corona d'Italia]]. Ingegnere Capo della Giunta Liquidatrice dell'Asse Ecclesiastico ([[1873]]), Regio Economo Generale dei Benefici Vacanti per le Provincie Venete ([[1887]]), è l'autore de "Il nuovo Catasto del Regno d'Italia" ed è annoverato nel "Dictionnaire International des écrivains du monde latin".
Nel [[1906]] acquista il palazzo gentilizio di [[Tolentino]] dalla famiglia Costaroli, trasferendovi la famiglia.
 
Tito<ref>''Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana''</ref> ([[1859]]-[[1930]]), avvocato, è il fondatore dell'azienda agraria Caraffa, improntata alle migliorie ed alle innovazioni.
 
Tullio Felice ([[1894]]-[[1962]]), dottore in giurisprudenza, cavaliere dell'[[Ordine della Corona d'Italia]], [[croce di guerra al valor militare]], è tra l'altro uno dei fondatori dell'[[Unione Sportiva Tolentino]], presidente della allora neonata azienda elettrica della città e artefice della trasformazione delle fonti di Santa Lucia in una stazione termale e turistica. Una lapide all'interno della [[Basilica di San Nicola da Tolentino]], lo annovera fra i benefattori della stessa.
 
== Titoli nobiliari ==