Ateismo: differenze tra le versioni

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Sebbene molti tra coloro che si dichiarano atei condividano un diffuso [[scetticismo filosofico|scetticismo]] di fondo verso il soprannaturale e lo spirituale, le convinzioni degli atei provengono da molteplici fonti culturali, filosofiche, sociali e storiche, sicché non esiste un «pensiero unico», né una linea comune di comportamento e di azione tra gli atei. Posto ciò, per una categorizzazione indicativa e orientativa dei tipi di ateismo è opportuno distinguere almeno tra «debole» e «forte», «pratico» e «teorico».
 
La distinzione tra «debole» e «forte» ha una sua giustificazione nella percezione che comunemente si ha del termine «ateo» in Occidente, dove si tende a identificare il teismo colcon il solo [[cristianesimo]]. In questo contesto, risulta forte l'affermazione «non esiste alcun dio», mentre è debole «non esiste il dio [[Bibbia|biblico]]»: questa seconda affermazione può presupporre la credenza nel dio degli [[Stoici]], dei [[Neoplatonici]] o di [[Giordano Bruno]], in quello del [[deismo]] dei secoli XVII e XVIII, in [[Siva (divinità)|Siva]], in [[Visnù]] o altri.
 
Per quanto riguarda la distinzione tra «pratico» e «teorico», va ricordato che la prima distinzione sui tipi di ateismo risale a Platone, che nelle ''Leggi'', avendo preso in considerazione l'empietà nei confronti degli dèi olimpici, aveva indicato un ateismo privo di giustificazioni teoriche, quindi pratico, e uno con motivazioni filosofiche, quindi teorico. Con le dovute cautele, dunque, è la distinzione «pratico – teorico» ad avere fondamento nella storia della filosofia, per quanto quella «debole – forte» possa essere di qualche utilità discorsiva in senso generico.
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Secondo D'Holbach l'universo è costituito unicamente di materia. essa esiste da sempre e nessuno può averla creata. La materia è "Una catena eterna di cause e di effetti... In natura si verificano azioni e reazioni di tutti gli esseri che essa contiene gli uni sugli altri, risultandone una serie continua di cause, di effetti e di movimenti... I movimenti degli enti sono sempre necessitati dal loro essere, dalle loro caratteristiche e delle cause che su essi agiscono". Il movimento è un meccanismo di azioni e reazioni che egli trae in parte dal meccanicismo di Cartesio, ma facendo del dualismo di questi un monismo assoluto dove solo la "res extensa" esiste.
 
La figura di [[Denis Diderot]] (1713-1784) è forse la più significativa di tutto l'illuminismo, sia per essere stato il principale progettista e fautore della grande ''Enciclopedia delle scienze, delle arti e dei mestieri'', e sia perché ha rappresentato l'aspetto più profondo e complesso della cultura illuministica. Una profondità e una complessità che però male si conciliano con la chiarezza. Se lo si confronta colcon il suo grande amico e collaboratore D'Holbach, si vede come l'ateismo sia stato espresso in maniera quasi antitetica, tanto sicuro, dogmatico e pesante il barone franco-tedesco quanto incerto, complicato ed elegante il plebeo Diderot. Questo giustifica il giudizio degli storici che vedono solo nel primo - e non nel secondo - un vero teorico dell'ateismo.
 
Se però si prende in considerazione l'opera dei due nel suo insieme, ci si accorgerà che per quanto D'Holbach sia più chiaro, sistemico ed incisivo, Diderot è più proteiforme e incerto, ma anche più profondo. Nell'''Interpretazione della natura'' però egli è chiaro nel dire: "Il fisico, la cui professione è di istruire e non di edificare, abbandonerà dunque il perché e si occuperà solo del come. ... Quante idee assurde, supposizioni false, nozioni chimeriche in quegli inni che alcuni temerari difensori delle cause finali hanno osato comporre in onore del Creatore! ... Anziché adorare l'Onnipotente negli esseri stessi della natura, si sono [[prosternazione|prosternati]] davanti ai fantasmi della loro immaginazione."
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Nel [[2005]] il filosofo francese [[Michel Onfray]] ha pubblicato un ''[[Trattato di ateologia]]'' che reca significativamente il sottotitolo "Fisica della metafisica". Onfray infatti precisa le fondamenta della scienza definita ''[[ateologia]]'' da [[Georges Bataille]], basandole su una critica scientifica delle religioni, a partire dall'esame dei testi sacri delle tre grandi religioni monoteistiche. Inoltre egli mutua da [[Friedrich Nietzsche]] la convinzione che l'invenzione di Dio è in opposizione alla vita, che l'invenzione dell'aldilà serve a svalutare l'unico mondo reale, che l'invenzione dell'anima immortale ha lo scopo di spregiare il corpo, la sua cura e i suoi piaceri. Pertanto "il vero peccato mortale" sarebbe "l'offerta di un oltremondo" per farci perdere "l'uso e il beneficio del solo mondo esistente".
 
L'opera di Onfray ha contribuito notevolmente a smuovere le acque di una letteratura atea abbastanza stagnante. A parte ''L'atheisme'' di [[Félix Le Dantec]] del 1906 in tutto il Novecento gli unici saggi sull'ateismo degni di rilievo sono ad opera di cattolici. Tre emergono: [[Jacques Maritain]] (''Il significato dell'ateismo contemporaneo'', 1949), [[Augusto del Noce]] (''Il problema dell'ateismo'', 1964) e Cornelio Fabro (''Introduzione all'ateismo moderno'', 1964). Nell'assenza quasi secolare di una voce atea significativa Onfray rompe il ghiaccio colcon il suo ''Trattato di ateologia'' (Grasset & Fasquelle, 2005). Esso ha avuto un ottimo rilievo mediatico, anche perché Onfray si spende personalmente a favore dell'ateismo in sedi deputate e nei mezzi di informazione.
 
Nella parte prima del trattato egli così definisce la sua proposta: «L'ateologia si propone tre obiettivi: anzitutto decostruire i tre monoteismi e mostrare come, nonostante l'odio che da secoli anima i protagonisti delle tre religioni, nonostante l'apparente irriducibilità in superficie della legge mosaica, dei detti di Gesù e della parola del Profeta [[Maometto]], nonostante i tempi genealogici diversi di queste tre variazioni realizzate in un arco di più di dieci secoli con un solo e identico tema, il fondo resta lo stesso. Variazioni di grado, non di natura». (Fazi Editore, 2005, pag.65) Il secondo obiettivo: «Occuparsi in particolare di una delle tre religioni per vedere come si costituisce, prende piede e si radica su principi che implicano sempre falsificazione, isteria collettiva, menzogna, finzione, e miti ai quali si danno i pieni poteri.» (cit., p. 65). Terzo obiettivo: «una decostruzione del cristianesimo. In effetti, la costruzione di Gesù avviene in un'officina identificabile con un periodo storico di uno o due secoli: la cristallizzazione dell'isteria di un'epoca avviene in una figura che catalizza il meraviglioso, raccoglie in un personaggio concettuale chiamato Gesù le aspirazioni millenaristiche.»(cit., pag.66)