Pietro Bembo: differenze tra le versioni

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È una lettera aperta, indirizzata a [[Giovanni Francesco II Pico della Mirandola]] il 1º gennaio 1513, in risposta alla sua del 19 settembre 1512 sullo stesso argomento<ref>{{Cita libro|curatore=Giorgio Santangelo|titolo=Le epistole "De imitatione" di Giovanfrancesco Pico della Mirandola e di Pietro Bembo|anno=1954|editore=L. S. Olschki|città=Firenze}}</ref>. In essa Pietro Bembo condanna «l'[[eclettismo]] che Giovan Francesco Pico ereditava dal [[Agnolo Poliziano|Poliziano]] in sintonia con la corrente [[Apuleio|apuleiana]]»<ref name=":6" />, a favore invece di una teoria monolinguistica in cui si eleggevano come unici modelli per la poesia Virgilio e per la prosa Cicerone<ref>{{Cita|Marazzini, 2}}.</ref><ref>{{Cita|Marti|p. 448}}.</ref>. È il manifesto programmatico del nuovo ciceronianismo bembiano<ref>{{Cita|Vecce|p. 147}}.</ref>.
 
==== ''De Guido Ubaldo Feretrio deque Elisabetha GonzagaGonzagia Urbini ducibus liber ad Nicolaum Teupolum'' ====
{{Citazione|Avea la prima [Elissabetta] a piè del sacro lembo<br>Iacobo Sadoletto e Pietro Bembo.|[[s:Orlando furioso (1928)/Canto 42|Ariosto, ''Orlando furioso'' XLII, 86, 7-8]]}}
Dialogo sopra la morte e in lode di Guidobaldo duca d'Urbino che termina con un elogio alla moglie di lui, Elisabetta Gonzaga. I protagonisti di tale dialogo, oltre allo stesso Bembo, sono [[Filippo Beroaldo il Giovane|Filippo Beroaldo]], Sigismondo da Foligno e [[Jacopo Sadoleto]]<ref name=":10">{{Cita|Mazzucchelli|p. 766}}.</ref>.
È un dialogo in morte di Guidobaldo da Montefeltro, duca di Urbino (avvenuta l'11 aprile 1508), e in lode di lui e della moglie, Elisabetta Gonzaga, che erano stati generosi ospiti dell'autore. I protagonisti di tale dialogo, che è ambientato nella Roma di Giulio II, sono, oltre allo stesso Bembo, [[Filippo Beroaldo il Giovane|Filippo Beroaldo]], Sigismondo de' Conti e [[Jacopo Sadoleto]]. L'occasione è la notizia della morte del giovane duca, che si finge riferita in un dispaccio di [[Federigo Fregoso]], cui segue la lettura di un brano dell'orazione funebre di [[Ludovico Odasio|Ludovico Odasi]], già precettore del duca. Nel nucleo del dialogo viene tracciato dai vari personaggi il profilo di Guidobaldo come di un signore ideale<ref>{{Cita|Marchesi|p. 47}}.</ref>, ma, quando la parola passa al Bembo, la narrazione si sposta sull'elogio delle virtù di Elisabetta, ormai destinata a reggere le sorti del ducato. Il libro, che è dedicato a Nicolò Tiepolo<ref>{{Treccani|autore= Giuseppe Gullino|nicolo-tiepolo_(Dizionario-Biografico)| TIEPOLO, Nicolò |volume=95|anno=2019}}</ref>, fu scritto a Urbino tra il maggio del 1508 e la fine del 1509<ref>{{Cita|Marchesi|p. 26 e p. 49}}. La stesura più antica del testo ci è giunta in un codice ora conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano (O 205 sup.).</ref>, ma fu pubblicato solo nel 1530<ref>{{Cita libro|titolo=Petri Bembi Ad Nicolaum Teupolum de Guido Ubaldo Feretrio deque Elisabetha Gonzagia Urbini ducibus liber|anno=1530|editore=per Io. Ant. eiusque fratres Sabios|città=Venetijs}}</ref>. Ne esiste anche «una traduzione in volgare fatta dal Bembo medesimo» (Urb. Lat. 1030)<ref>{{Cita|Mazzucchelli|p. 766}}. Ora pubblicata in: {{Cita libro|autore=Pietro Bembo|titolo=Volgarizzamento des Dialogs de Guido Ubaldo Feretrio deque Elisabetha Gonzagia Urbini ducibus|curatore=Maria Lutz|anno=1980|editore=Droz|città=Genève}}</ref>, forse prima di lasciare la corte di Elisabetta nel 1512, per offrirla alla duchessa<ref>{{Cita|Marchesi|p. 26}}.</ref>.
 
==== ''De Virgilii Culice et Terentii fabulis liber ad Herculem Strotium'' ====
Il dialogo si svolge tra [[Pomponio Leto]] ed [[Ermolao Barbaro il Giovane|Ermolao Barbaro]] alla presenza di [[Tommaso Inghirami]] e s'immagina avvenuto a Roma negli ultimi anni di vita di Ermolao (morto nel 1493), nella cui figura s'identifica l'autore, desideroso di accreditarsi presso gli ambienti umanistici dell'Urbe<ref>{{Cita|Campanelli|p. 292}}.</ref>, dove nel maggio 1502 aveva seguito Vincenzo Querini<ref>{{Treccani|autore= Giuseppe Trebbi|vincenzo-querini_(Dizionario-Biografico)|QUERINI, Vincenzo|volume=86|anno=2016}}</ref>. Partendo dal lamento per le rovine di Roma antica, viene affrontato il problema delle corruttele dei testi classici, moltiplicatesi dopo l'invenzione della stampa. La soluzione proposta è l'emendazione filologica delle edizioni a stampa con la loro collazione coi codici manoscritti e la scelta cade sull'opera minore di Virgilio, intitolata ''[[Appendix Vergiliana#Culex (Zanzara)|Culex]]'' e inserita nell'''Appendix Vergiliana'', e sulle ''Commedie'' di [[Publio Terenzio Afro|Terenzio]], i cui manoscritti erano a disposizione del Bembo nella biblioteca paterna (il Vat. Lat. 3252 e il Vat. Lat. 3226)<ref>{{Cita|Campanelli|p. 310}}.</ref>. Il libro, che è dedicato a [[Ercole Strozzi]] (nella cui villa ferrarese Bembo era ospite dall'ottobre 1502), fu scritto nel 1503<ref>Si legga l'incipit della dedica: «Cum superiore anno Romae ego et noster Quirinus essemus».</ref>, ma fu pubblicato solo nel 1530<ref>{{Cita libro|titolo=Petri Bembi ad Herculem Strotium de Virgilii Culice et Terentii fabulis liber|anno=1530|editore=per Io. Ant. eiusque fratres Sabios|città=Venetijs}}</ref><ref>{{Cita|Mazzucchelli|p. name=":10" 766}}.</ref>.
 
==== ''Carmina'' ====
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*{{Cita pubblicazione|autore=Ross Kilpatrick|titolo=The "De Aetna" of Pietro Bembo: A Translation|rivista=Studies in Philology|editore=University of North Carolina Press|città=Chapel Hill|volume=83|numero=3|pp=330-358|accesso=11 marzo 2020|url=https://www.jstor.org/stable/4174247|cid=Kilpatrick|ISSN=0039-3738|lingua=En|anno=1986}}
*{{Cita libro|autore=[[Claudio Marazzini]]|titolo=La lingua italiana: profilo storico|anno=2002|editore=Il Mulino|città=Bologna|cid=Marazzini|ISBN=978-88-15-08675-4|edizione=3}}
*Valentina Marchesi, ''Introduzione'' a {{Cita libro|autore=Pietro Bembo|titolo=I duchi di Urbino. De Urbini ducibus liber|url=https://books.google.it/books?id=ymbRDwAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false|anno=2010|editore=I libri di Emil|città=Bologna|pp=13-70|ISBN=978-88-96026-58-8|cid=Marchesi}}
*{{Cita pubblicazione|autore=Mario Marti|data=31 luglio 1957|titolo=Bembo e il petrarchismo italiano del Cinquecento|rivista=Belfagor|editore=Casa Editrice Leo S. Olschki|città=Firenze|volume=12|numero=4|pp=447-453|accesso=21 marzo 2020|url=https://www.jstor.org/stable/26106054|cid=Marti|ISSN=00058351}}
*{{Cita libro|autore=[[Giammaria Mazzuchelli]]|titolo=Gli scrittori d'Italia|url=https://books.google.it/books?id=CNPd2pQJOIAC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=29 marzo 2020|anno=1760|editore=presso a Giambattista Bossini|città=Brescia|volume=2.2|opera=Gli scrittori d'Italia cioè Notizie storiche, e critiche intorno alle vite, e agli scritti dei letterati italiani del conte Giammaria Mazzuchelli bresciano|cid=Mazzucchelli|SBN=IT\ICCU\TO0E\012474}}