Alpi Marittime (dipartimento): differenze tra le versioni

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I [[Liguri]] sono le prime popolazioni attestate nella regione, dove hanno lasciato [[dolmen]] e "castellieri", ossia recinti di pietre a secco che si trovano sulle alture in particolare nella regione di [[Grasse]].
 
Alla fine del [[VI secolo a.C.]] i [[Focei]], che si erano stabiliti a [[Marsiglia]], fondarono sulla costa le città di ''Antipolis'' ([[Antibes]]) e di ''Nikaia'' ([[Nizza]]). Per la difesa dagli attacchi delle popolazioni locali stanziate sulle montagne, le due città si allearono quindi con [[Storia romana|Roma]]. Le genti alpine furono definitivamente sconfitte sotto [[Augusto]] tra il [[25 a.C.|25]] e il [[14 a.C.]]: venne quindi creata la provincia delle Alpi Marittime con capoluogo a ''Cemenelum'' ([[Cimiez]]).
 
Dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] la regione passò sotto il dominio degli [[Ostrogoti]].
 
Fin dall'epoca [[longobardi|longobarda]] vi operavano i monaci [[Ordine di San Colombano|colombaniani]] della potente [[Abbazia di San Colombano|abbazia di San Colombano di Bobbio]], attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione del Papa. Essi a partire dal vasto [[Feudo monastico di Bobbio|feudo reale ed imperiale monastico]]<ref>Valeria Polonio Felloni ''Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia''</ref><ref>Eleonora Destefanis ''Il Monastero Di Bobbio in Eta Altomedievale''</ref><ref>C. Cipolla - G. Buzzi ''Codice Diplomatico del Monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII'' - Volumi I-II-III, in Fonti per la Storia d'Italia, Tipografia del Senato, Roma 1918</ref>, di cui facevano parte l'[[Borgo San Dalmazzo|abbazia di San Dalmazzo di Pedona]] presente nell'opera di evangelizzazione fra il territorio piemontese e la marittima ligure di ponente, specie con i possedimenti di [[Tenda (Francia)|Tenda]] e nelle valli del [[Val Roia|Roja]], [[Lantosque|Lantosca]], della [[Vesubia]], della [[Tinea]] e del [[Varo (fiume)|Varo]], anche in raccordo e collaborazione con l'[[Abbazia di Lerino]], che accogliendo la regola benedettina di San Colombano, aveva avuto la possibilità di diffondersi in tutta la [[Costa Azzurra]], nelle [[Isole di Hyères]] di fronte a [[Tolone]], [[Saint-Tropez]], [[Cannes]] e le sue isole, Nizza, [[Comune di Monaco|Monaco]], [[Mentone]], e inseguitoin seguito anche a [[Ventimiglia]] e nel [[Ponente ligure]]. Diedero impulso all'agricoltura con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche e le migliorie agronomiche con il recupero e la diffusione di oliveti (fra cui la cultivar di [[oliva taggiasca]]), vigneti, castagneti, mulini, frantoi, ecc. I monaci diedero, inoltre, un notevole apporto alimentare grazie agli allevamenti e alla [[conservazione degli alimenti]], proteine e grassi, come [[Olio alimentare|olio]], [[burro]], [[formaggi]], [[salumi]], grazie a [[sale]] e [[spezie]]; inoltre si adoperarono per la riapertura delle vie commerciali e delle [[vie del sale]] e il commercio dalla marittima ligure lungo le valli alpine ed appenniniche verso il piemonte e con gli altri monasteri fondati nei territori liguri con scambi di merci varie come olio, sale, legname, carne, ecc.
 
Fra il VII e VIII secolo vi furono numerose fondazioni, l'abbazia di San Martino dell'[[Isola Gallinara]] di [[Albenga]], che ebbe possedimenti in Italia, in [[Catalogna]] e [[Barcellona]], in [[Provenza]] specie nella zona di [[Fréjus (comune francese)|Fréjus]] (fra cui la [[Cattedrale di Fréjus|chiesa di San Leonzio]])<ref>L.T. Belgrano e A. Neri, [https://books.google.it/books?id=OPwno5DoVbAC&pg=PA236&lpg=PA236&dq=monastero+san+martino+isola+gallinaria+provenza+frejus&source=bl&ots=VMs5rCYSAU&sig=ACfU3U3NXkxTEKLXNtj0a0hODxj5xxWEwg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjF6ZW56KHpAhXySRUIHQEhCXYQ6AEwAXoECAoQAQ#v=onepage&q=monastero%20san%20martino%20isola%20gallinaria%20provenza%20frejus&f=false ''Giornale ligustico di archeologia, storia e letteratura''], Anno X - Fascicolo I, Genova, gennaio 1883, p. 236</ref> e in [[Corsica]]<ref>Luciano L. Calzamiglia, ''L'isola Gallinaria e il suo monastero'', Dominici Editore, Imperia 1992, p. 50-51</ref>, il [[Santo Stefano al Mare|monastero di Villaregia di Santo Stefano al Mare]], i monaci di Pedona fonderanno anche l'[[Chiesa di Nostra Signora del Canneto|abbazia di Nostra Signora del Canneto di Taggia]] e sulle alture di Nizza fra il VII e VIII secolo il [[monastero di Cimiez]] poi distrutto dai [[saraceni]] e ricostruito dai monaci dell'abbazia di Saint-Pons di Nizza fondata anch'essa dai monaci di Lerino verso la fine del VIII secolo.