Antonio Cocchi Donati: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
Nato a [[Firenze]] da Donato e da Costanza di Piero di Luigi Guicciardini, non possediamo notizie certe circa iil suo percorso di studi ad eccezione del documento di [[Dottorato di ricerca|dottorato]] in cui vengono riportate le città universitarie frequentate, [[Siena]] e [[Perugia]], per poi laurearsi il 22 ottobre del 1473 a [[Pisa]] davanti laalla presenza di due illustri [[Giurista|giuristi]] fiorentini, Antonio di Pietro de' Pazzi e Puccio di Antonio de' Pucci<ref name="DBI" />. Poco tempo dopo, iniziò la carriera di professore straordinario di [[diritto canonico]] con un salario di 80 [[Fiorino|fiorini]], ne seguiseguì poi una brillante carriera universitaria che lo porterà ad essere riconosciuto come uno dei principali [[Giureconsulto|giureconsulti]] del tempo, insieme quindi a [[Felino Sandeo]], [[Filippo Decio]] e [[Bartolomeo Socini|Bartolomeo Socino]]<ref name="DBI" />. Nel 1475 diventa ordinario di diritto canonico, mentre l'anno seguentesuccessivo, inseguitoin seguito alla sua iscrizione all'[[Arte dei Giudici e Notai|arte dei giudici e notai]], inizia l'attività di [[vicario]] di [[Francesco Salviati (arcivescovo)|Francesco Salviati]], [[Arcidiocesi di Pisa|arcivescovo di Pisa]]<ref name="DBI" />. Quest'ultimo durante la [[congiura dei Pazzi]] del 1478 perse la vita tentando di vendicarsi della mancata assegnazione dell'arcivescovato fiorentino che era stata concessa a [[Rinaldo Orsini (arcivescovo)|Rinaldo Orsini]]<ref name="DBI" />. Con la morte di Salviati, l'università di [[Didi diritto pontificio|diritto pontificio]] di Firenze-Pisa, necessitava di eleggere un nuovo [[cancelliere]], per tal motivo i canonici della Chiesa pisana elessero il Cocchi vicario e vice cancelliere dello Studio<ref name="DBI" />. L'incarico, di breve durata, fu interrotto da un canonico fiorentino e pisano, messer [[Ludovico Martelli]], il quale godeva di molti consensi nel capitolino, e ambiva alla suddetta carica<ref name="DBI" />. InvanoVane furono le richieste del Cocchi inviate a [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo de'Medici]] affinché potesse appoggiare la sua carica<ref name="DBI" />. Tale vicenda non comportò ripercussioni sulla carriera sullanella vita pubblica, ne testimonia infatti la sua carica di [[giudice]] "pro tribunali sedens", dal 31 marzo 1476 al 29 aprile 1478, e una lettera "idibus Ianuariis 1478", che testimonia i rapporti e la stima, di [[Marsilio Ficino|Marsilio Ficio]]<ref name="DBI" />. In seguito, nel 1484 ma anche nel 1488 e 1489, fu in concorrenza con l'autorevole Filippo Decio, anche se il Cocchi godeva di una certa fama fra gli studenti e gli organi di governo dello Studio, tra questi [[Agnolo Poliziano|Angelo Poliziano]] e il futuro [[papa Leone X]], Giovanni de' Medici<ref name="DBI" />. Il Poliziano, che vantava la protezione del Magnifico, dal 1480 ricopriva la cattedra di eloquenza latina e greca dello Studio per poi ottenere la laurea in diritto canonico presentato dal Cocchi e da Francesco Pepi mentre Giovanni de' Medici, secondogenito di Lorenzo de'Medici, frequentò le lezioni nel 1489-1490<ref name="DBI" />.
Il lavoro prestigioso del Cocchi lo portò ad essere sostenuto da numerosi gruppi di studenti a ricoprire il ruolo della lettura mattutina di diritto canonico dopo l'abbandono dello Studio di Felino Sandei, il quale era stato nominato a Roma uditore della Sacra Rota. Concorreva per la medesima posizione Giovanni Cerretani (1486-87), poi ancora una volta con Filippo Decio (1488-89) e infine nel 1490, con Bono de' Bonis<ref name="DBI" />.
 
Poco conosciuta è la sua produzione scientifica, ad oggi sono certi alcuni consigli legali nei codici Magliab. XIX, 188 e 202 della [[Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze|Biblioteca nazionale di Firenze]] e nei mss. 701 e 704 della [[Biblioteca universitaria di Pisa]] (codd. Roncioni 22 e 25, inventariati con i nn. 691 e 694 in G. Mazzatinti, Inventari..., XXIV) e alcune repetitiones nel ms. E 61 della Biblioteca comunale di Perugia<ref name="DBI" />.
 
Della sua vita familiare le notizie a noi pervenute riguardano il fratello Niccolò ([[Ciambellano|camarlingo]] generale di [[Arezzo]] nel periodo dic.dicembre 1470 - giugno 1471 (Arch.<ref>Archivio di Stato di Arezzo, Tratte 82, c. 152r)</ref>, [[priore]] nel settembre-ottobre 1477, squittinatore nel 1480, dei Sedici [[Gonfaloniere|gonfalonieri]] di Compagnia nel 1485 e 1490, dei Dodici buonomini nel 1489 e 1494, vicario di Firenzuola per il periodo agosto-febbraio 1487 e, infine, gonfaloniere di Giustizia nel gennaio-febbraio 1492) e Giovanni (il quale oltre agli impegni pubblici e amministrativi si occupò di ''studia humanitatis'' sotto la guida di Marsilio Ficino)<ref name="DBI" />. Mentre nella sua vita coniugale vi furono due matrimoni, il primo con una sconosciuta Agnoletta e poi con Filippa detta Pippa figlia di Adovardo Rucellai<ref name="DBI" />.
 
Dopo una breve malattia, morì a Firenze il 13 settembre del 1491<ref name="DBI" />.