Barocco: differenze tra le versioni

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[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6356397.jpg|thumb|[[Gian Lorenzo Bernini]], ''[[La Verità svelata dal Tempo]]''. Roma, [[Galleria Borghese]] (fotografia di [[Paolo Monti]])|alt=]]
[[File:Bernini Albertoni.jpg|thumb|[[Gian Lorenzo Bernini]], ''[[Beata Ludovica Albertoni (Bernini)|Estasi della Beata Ludovica Albertoni]]''. Roma, [[Chiesa di San Francesco a Ripa|San Francesco a Ripa]]|alt=]]
'''''Barocco''''' è il termine utilizzato per indicare una temperie estetica, ideologica e culturale sorta ain Roma[[Italia]] tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, e dall'Italia propagatasi ovunque nel mondo delle arti, che si sono espresse in [[letteratura]] (es. [[Ciro di Pers]]), [[filosofia]] (es. [[Pierre Gassendi|Gassendi]]), [[arte]] (es. [[AndreaPietro Pozzoda Cortona]]), [[musica]] (es. [[Antonio Vivaldi]]), con originali sviluppi in tutta [[Europa]] (basti citare, solo per la [[pittura]], [[Rubens]], [[Rembrandt]], [[Velazquez]])., della letteratura, della musica, e in numerosi altri ambiti, fino alla metà del XVIII secolo.<ref>Sul vigoroso propagarsi del Barocco e sul conclusivo esaurimento della sua spinta propulsiva ha osservato [[Dino Formaggio]]: "Il potente respiro del Barocco italiano investe ormai in mille modi diversi e diversamente si riflette nelle corti e nelle società borghesi d'Europa; finché l'originario e vigorosamente paradossale suo fuoco logico, così modernamente vivo di controsignificanze, verrà a spegnersi quasi del tutto tra le lievi grazie dorate del [[Rococò]]" (D. Formaggio, ''Il Barocco in Italia'', Milano 1960, p. 42).</ref> In senso stretto l'espressione viene riferita a una specifica corrente artistica fiorita a [[Roma]] tra il terzo e il quarto decennio del XVII secolo e rappresentata in modo eminente dall'opera di [[Gian Lorenzo Bernini]], [[Francesco Borromini]] e [[Pietro da Cortona]], con cospicui antefatti nell'opera di alcuni autori tardo-cinquecenteschi, come il [[Paolo Veronese|Veronese]], il [[Tintoretto]] e soprattutto i [[Carracci]] .<ref>Su quest'ultimo aspetto cfr., per es., Giuliano Briganti, ''Milleseicentotrenta, ossia il Barocco'', in “Paragone”, 13 (1951), pp. 8-17.</ref> e nella straordinaria figura di [[Caravaggio]]. In senso generale il Barocco è stato definito una “denominazione e qualifica dello stile secentesco: dapprima con senso dispregiativo, a indicare opera o forma goffa, pesante, strampalata, soprattutto artificiosa e involuta; oggi come designazione positiva e storica di quella civiltà letteraria e artistica (compresa tra il [[Rinascimento]] e l’[[Illuminismo|Illu­minismo]])”.<ref>Salvatore Battaglia, ''Grande dizionario della lingua italiana'', vol. II, Torino 1995, p. 76.</ref>
 
Lo storico francese [[Fernand Braudel]] individua nell'epoca barocca il punto di massimo irradiamento della civiltà italiana, indicando nel Barocco “una nuova forma di gusto e di cultura, una ‘civiltà’ che rivestirà l’intera Europa” e darà vita a “una serie di creazioni moderne”, come l’[[opera]], il teatro moderno e la scienza moderna.<ref>Fernand Braudel, ''Il secondo Rinascimento: due secoli e tre Italie'', Torino 1986, pp. 84-85. Il saggio di Braudel smentisce il topos storiografico che vorrebbe l'Italia del Seicento in condizioni economiche precarie, se non rovinose, e mostra come per ampi tratti del secolo (specie nella prima metà) la penisola abbia potuto contare su un quadro economico interno assai vitale e florido.</ref>
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== La poetica del Barocco ==
[[File:Peter Paul Rubens - The Fall of Phaeton (National Gallery of Art).jpg|thumb|left|[[Pieter Paul Rubens]]'', La Caduta di [[Fetonte]]''. Washington, National Gallery of Art|alt=]]
Il Barocco si presenta come affermazione di valori etici ed estetici ben definiti e agevolmente riconoscibili, legati apparentemente in modo eminente, anche se non esclusivo, alla [[Controriforma]] cattolica. Si registra, per esempio, una decisa rivalutazione degli elementi realistici, istantanei e particolari nella rappresentazione, ma anche l'attribuzione di uno statuto di dignità e autonomia alla facoltà immaginativa, nonché il riconoscimento di un ruolo centrale alla capacità di persuadere. Nell'elaborazione teorica del Barocco grande rilevo viene ad assumere la riflessione sulla ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' di Aristotele, che suggerisce nuovi modi di intendere il concetto di imitazione, fino ad assimilarlo a quello di “finzione”. L'attenzione agli intenti persuasivi dell'attività creativa conduce inoltre all'affermarsi di un ideale retorico dell'arte, al quale viene informata la ricerca dei più svariati elementi espressivi e stilistici: l'efflorescenza decorativa, i giochi di luce, l'amplificazione, la torsione, la ricerca dell'arguzia, della sorpresa, la lievitazione del piano semantico e simbolico, ecc.
 
È stato osservato da più parti, a partire da Heirich Wölfflin, come la cultura barocca sia portatrice di un'innovativa apertura al concetto di infinito. Un'infinità positiva (cioè non pura e semplice negazione del finito) e posta in stretta relazione con l'intimo dinamismo della realtà creativa. Si è, al riguardo, chiamata in causa l'infinità dei mondi teorizzata da [[Giordano Bruno]]: "Movimento e mutamento non sono segni di imperfezione, perché un universo vivente deve potersi muovere e mutare";<ref>Elisabetta Strocchi, "Il primato dell'immagine: l'Italia barocca", in AA.VV., ''Storia dell'Arte italiana'', Milano, Bruno Mondadori, 1992, p. 312 (dove si cita, con lievi aggiustamenti, il passo bruniano che segue). Cfr. anche Formaggio, ''Il Barocco...'', p. 12.</ref> come scriveva Bruno nel suo ''Dell'infinito, universo e mondi'': "Non sono fini, termini, margini, muraglia che ne defrodino e suttraggano la infinita copia delle cose... perché dall'infinito sempre nuova copia di materia sottonasce".<ref>Giordano Bruno, "Proemiale epistola" a ''De l'infinito, universo e mondi'', Firenze, Sansoni, 1978, p. 361.</ref>