Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.): differenze tra le versioni

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Da giovane Scauro credeva inizialmente che sarebbe divenuto un banchiere, in seguito optò per una carriera politica; iniziò a studiare [[retorica]] e divenne un famoso [[Oratore romano|oratore]].<ref>{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 2|DVI}}.</ref> In seguito prestò servizio militare in [[Spagna romana|Spagna]] (probabilmente nelle [[guerre celtibere]]), dove militò in qualità di aiutante,<ref>''corniculum merere'' significa "militare in qualità di aiutante" e non "meritarsi un elmo decorato", v. ''corniculum'', ''i'' in [[Luigi Castiglioni]] e [[Scevola Mariotti]], ''[[IL - Vocabolario della lingua latina]]'', 1 ed., [[Loescher]], febbraio 1966, p. 287.</ref> e poi in [[Sardegna e Corsica|Sardegna]] sotto [[Lucio Aurelio Oreste (console 126 a.C.)|Lucio Aurelio Oreste]],<ref>{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 3|DVI}}.</ref> nello stesso periodo e luogo in cui [[Gaio Sempronio Gracco]] ricoprì la [[Questore (storia romana)|questura]]: probabilmente in questa occasione Scauro iniziò a rendere manifesta la propria avversione nei confronti della politica dei [[Gracchi]]: potrebbe essere tornato a [[Roma (città antica)|Roma]] nel [[124 a.C.]] ed essere stato tra coloro che accusarono Gaio Gracco di aver abbandonato il suo incarico prima del comandante.<ref>[[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'', Tiberio e Gaio Gracco, 22-23.</ref><ref name=":4">{{Cita |Bates |p. 252|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref>
 
Nel [[123 a.C.]] ottenne un posto nel [[collegio degli auguri]].<ref>{{Cita |Broughton |p. 515|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref><ref name=":6">{{Cita |Bates |p. 253|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref><ref>{{Cita |Badian |pp. 29-3129–31|Badian3 |titolo=Sulla's augurate}}.</ref><ref>{{Cita |Fraccaro |pp. 135-137135–137}}.</ref> Nel [[122 a.C.]] ricoprì l'[[Edile (storia romana)|edilità curule]],<ref>{{Cita |Broughton |p. 517|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> probabilmente la sua prima [[Magistratura (storia romana)|magistratura]], anche se non è da rifiutare l'ipotesi che possa essere stato questore intorno agli anni prima della sua edilità;<ref name=":4" /><ref>{{Cita|Bloch|pp. 13-1713–17}}.</ref><ref>{{Cita |Shatzman |p. 200}}.</ref> durante il suo anno da edile si interessò maggiormente alle questioni giudiziarie piuttosto che quelle relative ai ''[[ludi]]'' e ai giochi pubblici,<ref name=":3">{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 4|DVI}}.</ref> cosa che può sia essere indicativa delle sue condizioni economiche, sia della sua opinione personale sulla celebrazione di giochi pubblici.<ref>{{Cita|Bloch|p. 18}}.</ref> Entro [[121 a.C.|l'anno seguente]] probabilmente possedeva sufficienti conoscenze giuridiche e civili per ostacolare Gaio Gracco nel suo scontro col [[Console (storia romana)|console]] [[Lucio Opimio]].<ref name=":6" /><ref>[[Marco Tullio Cicerone]], [[Pro Sestio|''Oratio Pro Sestio'']], 101.</ref> Anche se è chiaro che prese le parti di quest'ultimo, non è chiaro il ruolo che svolse nella repressione del [[Populares|movimento riformista]]: l'autore del ''[[De viris illustribus urbis Romae]]'' scrive che Scauro incitò personalmente il console ad agire contro il tribuno, anche se ciò è improbabile<ref>{{Cita |Klebs |p. 585|Aemilius140}}.</ref> data la sua modesta ''[[auctoritas]]'' di dignità edilizia.<ref>{{Cita |Gruen |p. 97}}.</ref> Si può comunque supporre che nel [[120 a.C.]] Scauro difese Lucio Opimio dall'accusa del tribuno [[Publio Decio Subulone]]. Quale che fosse il suo ruolo concreto nell'opposizione a Gracco, nel [[119 a.C.]]<ref>Datazione stabilita da {{Cita|Bloch|pp. 13-1413–14}}.</ref> riuscì ad essere eletto [[Pretore (storia romana)|pretore]].<ref>{{Cita |Broughton |pp. 526-527526–527|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> Lo [[Sesto Aurelio Vittore|Pseudo-Aurelio Vittore]] scrive che Scauro, già durante la sua pretura, era politicamente compromesso da tangenti accettate da [[Giugurta]],<ref name=":3" /> ma probabilmente si tratta di un errore di datazione e di contesto, influenzato dal punto di vista di [[Sallustio]], e potrebbe riferirsi agli anni [[112 a.C.|112]]-[[111 a.C.]], quando Scauro era [[Legatus|legato]] di [[Lucio Calpurnio Bestia]] in [[Numidia]].<ref>{{Cita |Bates |p. 254|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref><ref>{{Cita|Bloch|p. 13}}.</ref><ref>{{Cita pubblicazione |nome=Kurt |cognome=von Fritz |data=1943 |titolo=Sallust and the Attitude of the Roman Nobility at the Time of the Wars against Jugurtha (112-105 B.C.) |rivista=Transactions and Proceedings of the American Philological Association |volume=74 |pp=145-146 |lingua=en |accesso=2021-06-17 |doi=10.2307/283595 |url=http://dx.doi.org/10.2307/283595}}</ref>
 
Nel [[117 a.C.]] uno dei sovrani della [[Numidia proconsolare|Numidia]], Giugurta, uccise il fratello [[Iempsale I|Iempsale]], prendendo il controllo dell'intera Numidia e costringendo alla fuga suo fratello [[Aderbale (re)|Aderbale]], il quale si recò a Roma per cercare sostegno contro Giugurta. Ma questi fece in tempo a corrompere la maggior parte dei senatori; Scauro fu tra i pochi che si schierarono dalla parte di Aderbale, "avendo più a cuore il bene e l'equità dell'oro".<ref name=":5">{{Cita |Sallustio |XV, 3-5}}.</ref> In Senato però prevalsero i partigiani di Giugurta e si decise di mandare una delegazione di senatori a stabilire i confini del territorio di Giugurta e di quello di Aderbale. A capo della delegazione fu posto Lucio Opimio, e molto probabilmente era uno tra gli oppositori più accaniti di Giugurta;<ref>{{Cita |Sallustio |XVI}}.</ref> questo potrebbe provare un'ulteriore connessione politica tra Opimio e Scauro, che si sarebbero trovati dello stesso parere riguardo alla questione giugurtina.<ref>{{Cita |Bates |p. 256|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref>
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=== Consolato ===
L'anno del [[Console (storia romana)|consolato]] di Scauro, il [[115 a.C.]],<ref name=":7">{{Cita |Broughton |p. 531|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> rappresentò un enorme successo per la sua carriera: oltre alla più alta [[Magistratura (storia romana)|magistratura]] della [[Repubblica romana|repubblica]], ottenne anche il titolo di ''[[princeps senatus]]'', "primo senatore". Si potrebbe supporre che questo enorme successo sia dovuto a diversi elementi: la linea politica di Scauro, molto vicina alle istanze della ''[[nobilitas]]'', dimostrata con l'appoggio alla repressione di [[Gaio Gracco]] di [[Lucio Opimio]] e che sembrerebbe avergli garantito il pieno supporto dell'[[Senato romano|aristocrazia senatoria]] e delle famiglie [[Patrizio (storia romana)|patrizie]];<ref>{{Cita libro |nome=Richard Larry |cognome=Bates |titolo=Memoirs and the Perception of History in the Roman Republic |anno=1983 |editore=Doctoral Dissertation: University of Pennsylvania |lingua=en |pp=121-148}}</ref> la sua autorità morale, dimostrata anche dal suo schieramento a favore di [[Aderbale (re)|Aderbale]] avvenuto qualche anno prima, e che lo portò a essere temuto da [[Giugurta]] stesso,<ref>{{Cita |Sallustio |XXV, 10}}.</ref> nonché a mantenere il titolo di ''princeps senatus'' fino alla sua morte;<ref name=":5" /><ref name=":12">{{Cita |Bates |p. 257|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> il supporto dei [[Caecilii Metelli|Metelli]], fattore discusso, secondo quelli a favore sarebbe stato ottenuto col matrimonio di Scauro alla figlia di [[Lucio Cecilio Metello Dalmatico]], [[Cecilia Metella Dalmatica]], e ciò implicherebbe che la nomina sarebbe stata concessa dal [[censore]] [[Lucio Cecilio Metello Diademato]]<ref>{{Cita |Broughton |ppp. 531-533531–533|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> (anche se l'età di Cecilia Dalmatica lascia qualche difficoltà nell'accettare questa congettura)<ref name=":32">{{Cita libro |nome=Friedrich |cognome=Münzer |titolo=Römische Adelsparteien und Adelsfamilien |url=https://archive.org/details/rmischeadelspa00mnuoft/page/280/mode/2up |annooriginale=1920 |lingua=de |pp=280-281}}</ref> e il fatto che il collega di Scauro fosse [[Marco Cecilio Metello]] sarebbe una dimostrazione,<ref>{{Cita|Bloch|pp. 21-2321–23}}.</ref><ref>{{Cita |Badian |p. 39|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref> secondo altri invece Scauro non sarebbe stato aiutato dai Metelli a raggiungere il consolato né il titolo di ''princeps senatus'' e il matrimonio sarebbe avvenuto intorno al [[101 a.C.]]<ref name=":33">{{Cita |Shatzman |pp. 206-216206–216}}.</ref>
 
Tra gli avvenimenti più importanti del suo consolato si può menzionare la pubblica umiliazione del [[Pretore (storia romana)|pretore]] [[Publio Decio Subulone]], cui strappò le vesti, ruppe la [[sella curule]] e proibì di svolgere le funzioni giudiziarie, per il fatto che non si era alzato al suo passaggio e a ciò si aggiunge anche il fatto che in passato Subulone aveva accusato Opimio.<ref>{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 6|DVI}}.</ref><ref>{{Cita |Livio |LXVI|titolo=Periochae}}.</ref><ref name=":12" /> In seguito condusse una campagna contro il popolo [[Galli|gallico]] dei [[Carnia|Carni]] riportando un successo e celebrando un [[trionfo]] (''de Galleis Karneis'')<ref name="Fasti Triumphales2">''[[Fasti triumphales]]'': {{AE|1930|60}}</ref> e soggiogò i [[liguri]] [[Taurisci]];<ref>{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 7|DVI}}.</ref> durante la campagna impose al suo esercito una disciplina così ferrea che un albero colmo di frutti vicino all'accampamento non fu toccato e i frutti rimasero dov'erano il giorno in cui fu costruito l'accampamento.<ref name=":18">[[Sesto Giulio Frontino]], ''[[Strategemata]]'', IV, 3, 13.</ref>
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* Una ''lex Aemilia sumptuaria'' che avrebbe limitato il lusso nelle tavole, fu contemporanea ad un editto dei censori Metello Diademato e [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]].<ref>{{Cita|Rotondi|p. 320}}.</ref>
* Una ''[[lex Aemilia de libertinorum suffragiis]]'', di contenuto ignoto, avrebbe accentuato l'inferiorità dei [[Liberto|liberti]] riguardo al diritto di voto.<ref>{{Cita|Rotondi|pp. 320-321320–321}}.</ref> [[Theodor Mommsen|Mommsen]] sostiene che questa legge sia stata proposta quando Scauro era un [[Edile (storia romana)|edile]].<ref>{{Cita|Mommsen|p. 211}}.</ref>
La natura dell'attività legislativa consolare di Scauro lo collocò in uno schieramento politico a favore della salvaguardia delle [[Mos maiorum|tradizioni romane]] e lo avvicinò ancora di più alle istanze della ''[[nobilitas]]''; Bates paragona le sue riforme allo sforzo di [[Catone il Censore]] di mantenere la [[Lex Oppia|''lex Oppia sumptuaria'']].<ref name=":13">{{Cita |Bates |p. 258|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref>
 
=== Anni della guerra giugurtina ===
Nel [[114 a.C.]] avvenne uno scandalo che coinvolgeva tre [[vergini vestali]]: Emilia, Licinia e Marzia; tutte e tre furono accusate di incesto e furono processate davanti al [[Pontefice (storia romana)|collegio dei pontefici]]: risultò condannata solo Emilia.<ref>{{Cita |Broughton |p. 534|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> Se Scauro in quell'anno era uno dei pontefici, deve aver ricoperto un ruolo nel processo, forse nella giuria: probabilmente il fatto stesso che una sua parente fosse stata condannata potrebbe essere un saggio del suo rigore (come poi dimostrerà anche il fato del figlio), dovuto all'''[[auctoritas]]'' che si era costruito nel lungo andare degli anni e che gli aveva garantito il titolo di ''[[princeps senatus]]''.<ref name=":13" /> In seguito il [[Tribuno della plebe|tribuno]] [[Sesto Peduceo]] fece approvare ai ''[[comitia]]'' la ''[[lex Peducaea de incestu virginum Vestalium]]'', che disponeva di eleggere un incaricato di gestire dei procedimenti giudiziari sulle altre due vestali: fu eletto [[Lucio Cassio Longino Ravilla]], che condannò sia Licinia sia Marzia.<ref>{{Cita |Broughton |p. 537|Broughton1 |titolo=MRR, I}}.</ref> Più o meno nello stesso periodo Scauro venne accusato da un certo Marco Bruto ''[[de repetundis]]'', in un processo in cui fu pronunciata l{{'}}''oratio de pecuniis repetundis contra M. Brutum'',<ref>{{Cita |Malcovati |pp. 165, 207}}.</ref><ref>{{Cita|Bloch|pp. 26-2726–27}}.</ref><ref name=":10" /><ref name=":11" /> ma uscì assolto, probabilmente in una posizione migliore di prima.<ref name=":13" />
 
Nel [[112 a.C.]] [[Giugurta]] attaccò nuovamente il [[Aderbale (re)|fratello]], rompendo la tregua e violando i confini precedentemente assegnati dalla delegazione di [[Lucio Opimio|Opimio]]. Quando giunse la notizia dell'assedio di [[Cirta]], capitale del regno di Aderbale, al [[Senato romano|Senato]], Scauro fu mandato in una delegazione, di cui forse era il capo, con lo scopo di persuadere Giugurta a desistere dall'attacco:<ref>{{Cita |Sallustio |XXV}}.</ref> nei successivi quattro anni Scauro sarebbe stato personalmente coinvolto nelle relazioni tra Roma e la Numidia.<ref name=":14">{{Cita |Bates |p. 259|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> Non appena Giugurta seppe dell'arrivo della delegazione cercò in ogni modo di far cadere la città il prima possibile, ma senza successo; si presentò allora nella [[Africa (provincia romana)|provincia d'Africa]] per trattare con i senatori, ma l'incontro non ebbe successo (alcuni<ref name=":25">{{Cita pubblicazione |nome=Victor L. |cognome=Parker |data=2004 |titolo=Romae omnia venalia esse. Sallust's Development of a Thesis and the Prehistory of the Jugurthine War |rivista=Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte |volume=53 |numero=4 |pp=408–423 |lingua=en |accesso=2021-06-18 |url=https://www.jstor.org/stable/4436741}}</ref> sostengono che [[Sallustio]], nel menzionare questo episodio, lasci intendere che la legazione sarebbe stata corrotta, tesi rifiutata da altri<ref name=":14" />) e Cirta, dopo aver saputo dell'incontro e del suo esito, si arrese e consegnò Aderbale a Giugurta, il quale lo torturò e lo uccise.
 
In seguito a tale episodio il [[Senato romano|Senato]] rimase riluttante riguardo alla scelta di dichiarare guerra, finché il [[Tribuno della plebe|tribuno]] [[Gaio Memmio]] non fece pressione per affidare a uno dei due consoli dell'[[111 a.C.|anno seguente]] la provincia d'Africa e il comando della guerra in Numidia:<ref>{{Cita |Sallustio |XXVII}}.</ref> fu eletto [[Lucio Calpurnio Bestia]] e tra i legati fu inserito lo stesso Scauro.<ref>{{Cita |Sallustio |XXVIII, 4-5}}.</ref> Inizialmente Bestia condusse la guerra in modo deciso ed efficace, espugnando città e catturando prigionieri,<ref>{{Cita |Sallustio |XXVIII, 7}}.</ref> ma poi Giugurta iniziò a mandare degli emissari con dell'oro per cercare di trattare con Bestia e Scauro, fin quando si incontrarono per stipulare una tregua più a vantaggio della Numidia che non di Roma.<ref name=":26">{{Cita |Sallustio |XXIX}}.</ref> Sallustio accusa espressamente Scauro di essere stato complice di Bestia nell'episodio di corruzione che il re numida aveva orchestrato, ma alcuni studiosi hanno messo in dubbio il coinvolgimento di Scauro, sulla base della sua precedente opposizione a Giugurta e di una presunta faziosità di Sallustio nell'accusare i suoi avversari politici.<ref name=":15">{{Cita |Bates |pp. 261-263261–263|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref><ref name=":16" /> Per indagare sulla faccenda, Gaio Memmio mandò Cassio Longino a prendere Giugurta per portarlo a Roma con un salvacondotto, affinché il re fosse interrogato sulla questione, ma, quando venne dato inizio all'interrogazione nel [[Campo Marzio (antichità)|Campo Marzio]], il tribuno [[Gens Baebia|Gaio Bebio]] pose il veto alle domande fatte al re.<ref>{{Cita |Sallustio |XXXII-XXXIV}}.</ref>
 
Il comando della guerra venne quindi affidato a [[Spurio Postumio Albino (console 110 a.C.)|Spurio Postumio Albino]], console nel [[110 a.C.]], il quale, dopo aver scelto [[Aulo Postumio Albino (console 99 a.C.)|suo fratello]] come [[Legatus|legato]], si ritrovò alle prese con una situazione di corruzione quasi peggiore rispetto a quella del predecessore.<ref>{{Cita |Sallustio |XXXV-XXXIX}}.</ref> A seguito di tali avvenimenti nel [[109 a.C.]] il tribuno [[Gaio Mamilio Limetano]] fece approvare la ''[[lex Mamilia de coniuratione Iugurthina]]'', che istituiva una commissione speciale di tre membri incaricata di giudicare i corrotti da Giugurta: Scauro fu nominato come uno dei tre commissari (per giustificare l'incongruenza di un probabilmente colpevole Scauro come membro della commissione, Sumner ha proposto che Sallustio facesse riferimento a [[Marco Aurelio Scauro]] quale uno dei tre commissari,<ref name=":27">{{Cita pubblicazione |nome=G. V. |cognome=Sumner |data=1976 |titolo=Scaurus and the Mamilian Inquisition |rivista=Phoenix |volume=30 |numero=1 |pp=73–75 |lingua=en |accesso=2021-06-19 |doi=10.2307/1088024 |url=https://www.jstor.org/stable/1088024}}</ref> invece Bates sostiene che tale nomina provi l'innocenza di Scauro<ref name=":15" />). In qualità di commissario svolse sia una funzione di giudice sia di avvocato nei confronti di Bestia,<ref>{{Cita |Cic. |II, 283|De oratore |titolo=De or.}}.</ref> che poi fu condannato all'esilio.<ref>{{Cita |Cic. |121|Brutus |titolo=Brut.}}.</ref> Di questo processo rimane il racconto di un episodio:
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=== Anni seguenti e opposizione a Saturnino ===
[[File:Marius Chiaramonti Inv1488.jpg|sinistra|miniatura|Busto di [[Gaio Mario]] al [[Museo Chiaramonti]].]]
Nel [[104 a.C.]] Scauro era uno dei membri del [[Pontefice (storia romana)|collegio dei pontefici]].<ref name=":19">{{Cita |Asconio |21C}}.</ref><ref name=":20">{{Cita |Badian |ppp. 29-3129–31|Badian3 |titolo=Sulla's augurate}}.</ref> In quell'anno ebbe luogo un grande aumento del prezzo del grano e il [[Senato romano|Senato]] incolpò di tale evento il [[Questore (storia romana)|questore ostiense]], [[Lucio Apuleio Saturnino]], cui venne tolta la [[Magistratura (storia romana)|magistratura]] e i cui compiti (''[[cura annonae]]'') furono conferiti a Scauro,<ref>{{Cita |Broughton |pp. 560-561560–561|Broughton1 |titolo=MMR I}}.</ref> forse per aumentare la popolarità del partito senatorio.<ref name=":142">{{Cita libro |nome=Elimar |cognome=Klebs |titolo=[[Pauly-Wissowa|Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft]] |annooriginale=1837 |anno=1895 |lingua=de |pp=261-269 |volume=II, 1 |capitolo=Appuleius 29 |url_capitolo=https://de.wikisource.org/wiki/RE:Appuleius_29}}</ref> Secondo [[Cicerone]] fu tale decisione del Senato a portare Saturnino a diventare un accanito demagogo [[Populares|populista]] con il desiderio di ricoprire il [[Tribuno della plebe|tribunato della plebe]], a cui si candidò per l'[[103 a.C.|anno seguente]] per attuare riforme che minassero l'autorità del Senato e dell'aristocrazia,<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], [[De haruspicum responsis|''Oratio de haruspicum responsis'']], 43.</ref><ref name=":28">[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[Pro Sestio|Oratio pro Sestio]]'', 39.</ref> ma si potrebbe ipotizzare che Scauro avesse agito dopo che Saturnino si era già dichiarato esponente dei ''populares''.<ref>{{Cita |Bates |p. 264|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> Nei successivi anni Saturnino fu appoggiato da [[Gaio Mario]] e si ricandidò al tribunato, facendo della sua [[Magistratura (storia romana)|magistratura]] un elemento di pressione sul Senato e proponendo leggi che gli avrebbero garantito una maggiore popolarità tra le masse del popolo.<ref>{{Cita libro |nome=Emilio |cognome=Gabba |titolo=Mario e Silla |anno=1972 |editore=W. de Gruyter |p=779}}</ref><ref>{{Cita|Everitt|pp. 38-3938–39}}.</ref> Anche se l'identità politica di Scauro si può a grandi linee identificare in quella degli [[ottimati]] e dei ''boni'', non è detto che si sia opposto ad ognuna delle proposte di Saturnino per partito preso:<ref>{{Cita |Bates |pp. 264-266264–266|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> sostenne per esempio la proposta di affidare a Mario il comando delle [[guerre cimbriche]].<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[De provinciis consularibus|Oratio de provinciis consularibus]]'', 19.</ref>
 
Nello stesso anno il [[Tribuno della plebe|tribuno]] [[Gneo Domizio Enobarbo (console 96 a.C.)|Gneo Domizio Enobarbo]] accusò Scauro di non aver condotto in modo giusto secondo diritto divino alcune funzioni religiose,<ref name=":19" /> però l'accusa era probabilmente dovuta al fatto che Domizio non era stato cooptato nel collegio dei pontefici alla morte del [[Gneo Domizio Enobarbo (console 122 a.C.)|padre]], come lascerebbe infatti intuire la promulgazione della ''[[lex Domitia de sacerdotiis]]'', che assegnava a diciassette [[Tribù (storia romana)|tribù]] la scelta dei sacerdoti.<ref name=":20" /> Anche se uno degli schiavi di Scauro propose di testimoniare contro il suo padrone a Domizio, questi rifiutò per il senso del suo onore e Scauro fu assolto.<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[Pro rege Deiotaro|Oratio pro rege Deiotaro]]'', 31.</ref><ref>{{Cita|Valerio Massimo|VI, 5, 5}}.</ref><ref>[[Cassio Dione]], [[Storia romana (Cassio Dione)|''Storia romana'']], XXVII, fr. 92.</ref>
 
Nel [[103 a.C.]] uno dei maggiori eventi fu il processo a [[Quinto Servilio Cepione (console 106 a.C.)|Quinto Servilio Cepione]], che due anni prima aveva rifiutato di collaborare col suo collega [[Gneo Mallio Massimo]], causando la [[Battaglia di Arausio|sconfitta di Arausio]],<ref>{{Cita |Livio |LXVII|titolo=Periochae}}.</ref> a ciò si aggiunse anche la [[Aurum Tolosanum|''quaestio auri Tolosani'']].<ref>{{Cita |Broughton |pp. 565-566565–566|Broughton1 |titolo=MMR I}}.</ref> Cepione fu processato in base alla nuova [[Lex Appuleia|''lex Appuleia de maiestate minuta'']],<ref>{{Cita pubblicazione |nome=J. |cognome=Lengle |data=1931 |titolo=Die Verurteilung der Römischen Feldherrn von Arausio |rivista=Hermes |volume=66 |numero=4 |pp=302–316 |lingua=de |accesso=2021-06-20 |url=https://www.jstor.org/stable/4474219}}</ref> accusato dal tribuno [[Gaio Norbano]] e difeso da Scauro, in quanto la sua condanna avrebbe implicato gravi ripercussioni sull'autorità del senato.<ref>{{Cita |Bates |p. 268|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> In tale processo Scauro fu colpito alla testa da una pietra dopo che i tribuni Lucio Cotta e [[Tito Didio]] ebbero tentato di porre il veto.<ref>{{Cita|Cic.|II, 197|De oratore|titolo=De or.}}.</ref> Cepione fu condannato, perciò il partito senatorio avviò dei procedimenti giudiziari nei confronti di [[Gaio Flavio Fimbria (console 104 a.C.)|Gaio Flavio Fimbria]] e di [[Gaio Memmio Mordace|Gaio Memmio]], accusati ''[[de repetundis]]'' con una testimonianza di Scauro a favore della difesa, ma furono probabilmente scagionati.<ref name=":21">{{Cita |Valerio Massimo |VIII, 5, 2}}.</ref><ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[Pro Fonteio]]'', 24.</ref>
 
Nel [[102 a.C.]] il [[Marco Emilio Scauro (legato)|figlio di Scauro]] fuggì da uno scontro militare mentre comandava una delle legioni sotto [[Quinto Lutazio Catulo (console 102 a.C.)|Quinto Lutazio Catulo Cesare]] e, tornato a [[Roma (città antica)|Roma]], non appena Scauro padre ebbe udito il racconto, gli vietò di ripresentarsi al suo cospetto, così il figlio si suicidò.<ref name=":34">{{Cita |Valerio Massimo |V, 8, 4.}}</ref><ref name=":18" /><ref name=":35">{{Cita |Aut. De vir. ill. |72, 10|DVI}}.</ref> Intorno a quell'anno si presentarono nell'Urbe alcuni ambasciatori di [[Mitridate VI del Ponto]], che Saturnino screditò pubblicamente; gli ottimati, tra cui forse anche Scauro,<ref>{{Cita |Bates |p. 269|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> spinsero gli ambasciatori ad accusare Saturnino di aver violato la sacralità degli ambasciatori, ma questi iniziò a chiedere teatralmente aiuto alla plebe e fu assolto.<ref>[[Diodoro Siculo]], ''[[Bibliotheca historica]]'', XXXVI, 15, 1-3.</ref>
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=== Ultimi anni ===
Le informazioni riguardo Scauro dell'ultimo decennio della sua vita sono frammentarie e perlopiù discusse da studiosi quali [[Ernst Badian|Badian]],<ref>{{Cita|Badian|3=Badian5|titolo=Caepio and Norbanus}}.</ref><ref>{{Cita |Badian |34-70|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref><ref>{{Cita|Badian|3=Badian6|titolo=Sulla's Cilician Command}}.</ref> [[Emilio Gabba|Gabba]],<ref>{{Cita |Gabba}}.</ref> [[Erich Stephen Gruen|Gruen]]<ref>{{Cita |Gruen |pp. 32-6432–64}}.</ref> e [[Torrey James Luce|Luce]].<ref>{{Cita |Luce}}.</ref> Non è chiaro il suo coinvolgimento in un'eventuale delegazione inviata in [[Asia (provincia romana)|Asia]], che molti studiosi fanno fatica a datare o a confermare, tenendo anche conto delle condizioni di salute che Scauro doveva avere all'epoca.<ref>{{Cita pubblicazione |nome=Michael C. |cognome=Alexander |data=1981 |titolo=The Legatio Asiatica of Scaurus: Did It Take Place? |rivista=Transactions of the American Philological Association (1974-) |volume=111 |pp=1–9 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |doi=10.2307/284112 |url=https://www.jstor.org/stable/284112}}</ref><ref>{{Cita |Bates |p. 270|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref><ref>v. la ''tarditas pedum'' del brano di Cicerone prima citato.</ref> Un viaggio in Asia fu intrapreso da [[Gaio Mario]], al cui ritorno furono inviati [[Quinto Mucio Scevola (console 117 a.C.)|Quinto Muzio Scevola]] e [[Publio Rutilio Rufo]], in modo da alleggerire la situazione nella provincia, tremendamente destabilizzata dalle azioni dei [[Pubblicano|pubblicani]]. Secondo alcuni Scauro avrebbe supportato la gestione della situazione asiatica collaborando con Mario, segno della sua disponibilità ad appoggiare figure non necessariamente appartenenti al suo solo partito politico<ref name=":29">{{Cita |Shatzman}}.</ref><ref>{{Cita |Bates |p. 271|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref><ref>{{Cita pubblicazione |nome=Elfrieda |cognome=Frank |data=1955 |titolo=Marius and the Roman Nobility |rivista=The Classical Journal |editore=Classical Association of the Middle West and South, Inc. (CAMWS) |volume=50 |numero=4 |pp=149–152 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |url=https://www.jstor.org/stable/3293279}}</ref> (Badian rifiuta una collaborazione tra Scauro e Mario, sulla base di un passo di [[Plinio il Vecchio]] ancora discusso).<ref name=":2">[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis historia]]'', XXXVI, 116. «''unde M. Scaurus pater, totiens princeps civitatis et Mariani sodalicii rapinarum provincialium sinus?''».</ref><ref>{{Cita|Bloch|pp. 36-3836–38}}.</ref><ref>{{Cita |Badian |p. 120, nota 4|Badian4 |titolo=Q. Mucius Scaevola and the Province of Asia}}.</ref><ref>{{Cita libro |nome=Ernst |cognome=Badian |wkautore=Ernst Badian |titolo=Roman imperialism in the late republic |anno=1968 |editore=Ithaca |lingua=en |pp=41-42, 101 nota 39}}</ref>
 
Nel [[95 a.C.]] si svolsero quasi in contemporanea due processi politici: [[Gaio Norbano]] venne accusato da [[Publio Sulpicio Rufo]] sulla base della [[Lex Appuleia|''lex Appuleia de maiestate minuta'']] per aver agito con violenza sui [[Tribuno della plebe|tribuni della plebe]]<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], ''[[De officiis]]'', II, 14, 49.
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[</ref> e [[Quinto Servilio Cepione (pretore 90 a.C.)|Quinto Servilio Cepione]] fu accusato sempre di violenza sul tribuno [[Lucio Apuleio Saturnino|Saturnino]]. Scauro probabilmente prese parte a entrambi i processi, nell'accusa contro Norbano e nella difesa per Cepione.<ref name=":21" /> Nello stesso anno lo schieramento di Scauro supportò la ''[[lex Licinia Mucia]]'', una legge che puniva tutti coloro che, durante la [[Censore|censura]] di [[Marco Antonio Oratore]] e [[Lucio Valerio Flacco (console 100 a.C.)|Lucio Valerio Flacco]], si erano indebitamente appropriati della [[cittadinanza romana]], considerata una delle cause della [[guerra sociale]]; probabilmente il supporto dei ''boni'' non era dovuto ad un diretto risentimento nei confronti degli [[italici]], quanto al desiderio di punire un'azione semplicemente considerata illegale (tenendo anche in considerazione che in questo periodo Scauro stava facendo da mentore al futuro tribuno Druso),<ref>{{Cita |Bates |p. 272|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> anche se altre tesi sostengono che Scauro e i ''boni'' cercassero di minare lo [[Populares|schieramento mariano]].<ref name=":30">{{Cita |Badian |48-49|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref>
 
In Asia Scevola e Rutilio Rufo svolsero un'amministrazione severissima che riuscì a riportare stabilità nella provincia, alienandosi però i rapporti con l'[[ordine equestre]]: questo risentimento nel [[92 a.C.]] portò al processo di Rutilio Rufo per estorsione, un capo d'accusa di cui Rufo era senza dubbio innocente, ma che lo portò alla condanna.<ref>{{Cita pubblicazione |nome=R. |cognome=Kallet-Marx |data=1990 |titolo=The Trial of Rutilius Rufus |rivista=Phoenix |editore=Classical Association of Canada |volume=44 |numero=2 |pp=122–139 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |doi=10.2307/1088326 |url=https://www.jstor.org/stable/1088326}}</ref><ref>{{Cita |Badian |ppp. 112-123112–123|Badian4 |titolo=Q. Mucius Scaevola and the Province of Asia}}.</ref><ref>{{Cita |Badian |39, 55|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref> Scauro e Rufo, un tempo rivali, si erano probabilmente riconciliati ed è probabile che il primo abbia testimoniato a favore del secondo.<ref>{{Cita |Badian |pp. 39-4039–40|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref><ref>{{Cita |Bates |p. 273|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> A seguito di tale processo fu accusato Scauro stesso, nuovamente ''de repetundis'', sulla base della ''[[lex Servilia Glaucia]]'',<ref name=":19" /> da quello stesso Cepione che il ''princeps senatus'' aveva difeso tre anni prima, che aveva abbandonato lo schieramento filosenatorio per diventare un fautore dell'ordine equestre<ref>[[Floro|Publio Annio Floro]], [[Floro|''Epitome de Tito Livio'']], II, 5.</ref><ref>{{Cita |Cicerone |223|Brutus |titolo=Brut.}}.</ref> ed era probabilmente risentito per la mancata assoluzione del [[Quinto Servilio Cepione (console 106 a.C.)|padre]],<ref>{{Cita |Badian |pp. 41-4341–43|Badian1 |titolo=SGRH}}.</ref><ref name=":22">{{Cita |Bates |p. 274|Bates1 |titolo=Scaurus}}.</ref> tanto più che [[Asconio Pediano|Asconio]] stesso sostiene che l'accusa era dovuta ad un rancore personale.<ref name=":23">{{Cita |Asconio |22C}}.</ref> L'accusa nel dettaglio era di aver ricevuto denaro da parte di un colpevole di estorsione, in particolare di un mariano.<ref name=":2" /><ref name=":19" /><ref name=":22" /> Secondo Bates, prima di essere accusato, fu Scauro ad accusare Cepione ed entrambi furono assolti.<ref name=":22" /> Nell{{'}}''oratio contra Q. Caepionem'' si riferì all'avversario con i termini "''nefarius vulturius, patriae parricida''" e "''vulturius rei publicae''".<ref>{{Cita |Malcovati |p. 167}}.</ref>
 
L'anno successivo [[Marco Livio Druso (tribuno)|Marco Livio Druso]] si candidò alla carica di [[tribuno della plebe]] per attuare un programma di orientamento filosenatorio. Scauro era stato collega del padre di Druso nella censura e rimase alla testa dei consiglieri del giovane Druso per tutto il tribunato di questi.<ref>[[Marco Tullio Cicerone]], [[Cicero pro domo sua|''Oratio de domo sua'']], 50.</ref><ref name=":23" /><ref>{{Cita |Valerio Massimo |III, 7, 8}}.</ref><ref>{{Cita |Aut. de vir. ill. |72, 11|DVI}}.</ref><ref>{{Cita|Bloch|p. 34}}.</ref> Probabilmente fu proprio il processo di Cepione e il sostegno di questi all'ordine equestre ad aver portato Scauro a consigliare al giovane Druso di promulgare la ''[[lex Livia iudiciaria]]'', che divideva la composizione delle giurie tra l'ordine senatorio e quello equestre, sottraendo l'esclusività di questo diritto per i cavalieri, come stabilito dalla ''lex Servilia Glaucia'';<ref name=":19" /> e attenendosi alla politica di conciliazione tra il Senato e i cavalieri tipica della legislazione di Druso, come l'inserimento di cavalieri nel Senato.<ref>{{Cita pubblicazione |nome=R. |cognome=Thomsen |anno=1942 |titolo=Das Jahr 91 v. Chr. und seine Voraussetzungen |rivista=Classica et Mediaevalia |numero=5 |pp=18-20 |lingua=de}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione |nome=E. J. |cognome=Weinrib |data=1970 |titolo=The Judiciary Law of M. Livius Drusus (tr. pl. 91 B.C.) |rivista=Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte |volume=19 |numero=4 |pp=414–443 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |url=https://www.jstor.org/stable/4435152}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione |nome=A. R. |cognome=Hands |data=1972 |titolo=Livius Drusus and the Courts |rivista=Phoenix |volume=26 |numero=3 |pp=268–274 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |doi=10.2307/1087834 |url=https://www.jstor.org/stable/1087834}}</ref> L'ultima proposta di Druso era la naturalizzazione di tutta l'Italia, ma, dopo che ebbe proposto la legge in merito, fu assassinato, segnando lo scoppio della [[guerra sociale]].<ref>{{Cita |Appiano |36}}.</ref>
 
Il collegamento tra Scauro e Livio costò al vecchio ''princeps senatus'' un'ulteriore accusa di fronte alla [[Lex Varia|''lex Varia de maiestate'']], incaricata di giudicare i colpevoli di aver incitato alle armi gli [[Socii e foederati|alleati italici]].<ref>{{Cita |Broughton |pp. 26-2726–27|Broughton2 |titolo=MRR II}}.</ref><ref>{{Cita pubblicazione |nome=Erich S. |cognome=Gruen |data=1965 |titolo=The Lex Varia |rivista=The Journal of Roman Studies |volume=55 |numero=1/2 |pp=59–73 |lingua=en |accesso=2021-06-20 |doi=10.2307/297431 |url=https://www.jstor.org/stable/297431}}</ref> Prima di un vero e proprio procedimento giudiziario, Scauro venne apostrofato in pubblico in una [[Contiones|''contio'']] da [[Quinto Vario Severo Ibrida Sucronense]] come colpevole, al che rispose:
 
{{Citazione|Vario Sucronense dice che Emilio Scauro ha incitato gli alleati italici alle armi, Scauro lo nega: a chi dei due trovate si debba credere?|''[[De viris illustribus urbis Romae]]'', 72, 11.|''Varius Sucronensis Aemilium Scaurum ait socios ad arma coegisse, Scaurus negat: utri potius credendum putatis?''|lingua=la}}