Chiesa di Santa Maria del Carmine (Alessandria): differenze tra le versioni

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È del 27 settembre [[1290]] un [[Breve apostolico|breve]] di [[indulgenza]] concessa da [[papa Niccolò IV]] alla «''Ecclesia Sancti Nicolai de Alexandria, ordinis Beatæ Virginis Mariæ de Monte Carmelo''». Questa è la prima testimonianza scritta relativa alla presenza dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|carmelitani]] in Alessandria, e da essa si deduce che fossero sul territorio ben prima del 1290. Gli Statuti di Alessandria vengono in soccorso per identificare una chiesa di San Nicolò, situata ''extra mœnia'': «''in contrata, quæ consueverat esse retro sanctum Nicolaum''»<ref>{{Cita|Codex Statutorum|p. 212}}</ref>.
 
Durante il XIII secolo, circa un secolo dopo la fondazione della città di Alessandria, il tessuto urbano ''intra mœnia'' subisce sensibili mutamenti: la [[cattedrale di San Pietro (Alessandria)|cattedrale di San Pietro]], edificata contestualmente alla nascita di Alessandria e demolita per decreto napoleonico nel [[1803]], ha trasferito l'asse centrale della città che prima ruotava attorno alla [[chiesa di Santa Maria di Castello (Alessandria)|chiesa di Santa Maria di Rovereto]], nuove chiese e nuovi edifici vedono la luce. In questo contesto di forti cambiamenti i carmelitani alessandrini chiesero il permesso alla [[Santa Sede]], inseguitoin seguito accordato, di trasferirsi ''infra eamdem villam''<ref>{{Cita|Giuseppe Antonio Chenna|p. 166}}</ref>.
 
===XIV secolo===