Palazzetto Venezia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 54:
[[File:Parker, John Henry - Piazza Venezia (Zeno Fotografie).jpg|thumb|Il Palazzetto nella sua collocazione originaria, in una foto di piazza Venezia di fine Ottocento.]]
 
Nei piani urbanistici di fine [[XIX secolo|Ottocento]] per Roma, divenuta nel frattempo Capitale, fu prevista la valorizzazione scenografica del [[Vittoriano]] in via di costruzione, che si volle visibile da [[Via del Corso (Roma)|via del Corso]];<ref Name=Pietra44 /> a farne le spese fu il Palazzetto che, divenuto nel frattempo noto come "''Palazzetto Venezia''",<ref>Dai progetti di dell'architetto [[Giuseppe Sacconi]] su {{cita|Maria Giulia Barberini|pp. 47|Pietra}}</ref> insieme ad altre costruzioni situate a piazza Venezia e nell'area limitrofa, fu abbattuto. A nulla valsero le proteste sollevate da politici e letterati, tra cui il deputato [[Ruggiero Bonghi]], sin dal 1880, anno in cui fu indetto il primo concorso per la riconfigurazione della piazza:, furonoda distruttepolitici irrimediabilmente,e traletterati ilcontro 1885gli eabbattimenti ilsconsiderati 1886di opere antiche, moltetra vestigiacui delil passatoPalazzetto, traper cuifare laspazio [[Torreall{{'}}''Altare didella PaoloPatria'' III]],(all'epoca chiamato il [[Convento''Gran diMonumento''). SantaTra Mariagli inoppositori Aracoeli]]al eprogetto vi il relativodeputato orto.napoletano A un'[[interrogazioneRuggiero parlamentareBonghi]] presentatache dail Ruggiero10 Borghimaggio 1883 rivolse un'interrogazione parlamentare al [[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia|presidente del Consiglio]],: lo stesso [[Agostino Depretis]] rispose che l'abbattimento e lo sgombero della zona dalle costruzioni squallide, malsane e fatiscenti avrebbe restituito decoro e salubrità alla piazza e al rione, affermando, inoltre, che nessuna delle demolizioni avrebbe causato la perdita di reperti archeologici di pregio.<ref Name=Pietra44 /> Tale giudizio fu appoggiato anche da [[Camillo Boito]], il presidente della commissione deputata alla riprogettazione della zona. Il timore di Bonghi si rivelò esatto: tra il 1885 e il 1886 furono distrutte irrimediabilmente molte vestigia del passato, tra cui la [[Torre di Paolo III]], il [[Convento di Santa Maria in Aracoeli]] e il relativo orto.<ref>{{cita|Maria Giulia Barberini|pp. 45-46|Pietra}}.</ref>
 
Due anni dopo, nel 1888, furono abbattute tutte le abitazioni di piazza San Marco e del circondario. Il Palazzetto ebbe sorte diversa: per lungaggini burocratiche legate ai vari progetti di ricostruzione e anche a causa delle rimostranze del governo austriaco, proprietario dell'immobile, l'abbattimento subì un arresto fino al 1909, quando si diede avvio alla sua distruzione; erano stati appena demoliti con pochi riguardi i primi tre lati quando, grazie all'interessamento della stampa, l'opinione pubblica e il mondo culturale romano riavviarono le proteste. La soluzione, giunta con molto ritardo nel settembre del 1910, fu quella di ricostruire il Palazzetto traslandolo di alcune centinaia di metri, addossandolo alla [[Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio|cattedrale di San Marco]].<ref>{{cita|Maria Giulia Barberini|pp. 47-50|Pietra}}.</ref>