Guerra di Otranto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
immagine
mNessun oggetto della modifica
Etichette: Annullato Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 95:
Con l'arrivo della buona stagione, l'aragonese accelerò le operazioni di assedio grazie agli aiuti ottenuti dagli Stati italiani che infine si resero conto del pericolo per la loro sopravvivenza rappresentato dall'occupazione turca.<br />Il primo maggio si mise il campo presso Otranto con imponenti apparati difensivi studiati da [[Ciro Ciri]], detto Ciro di Castel Durante, "maestro ingegnere" inviato dal [[Ducato di Urbino|duca di Urbino]], e dal francese [[Pietro d'Orfeo]].
 
[[Sternatia]] fu il quartier generale delle truppe aragonesi di Napoli al comando di [[Giulio Antonio Acquaviva]], duca di [[Atri]] e conte di [[Giulianova]] e [[Conversano]]. Quest'ultimo il 7 febbraio [[1481]] effettuò un'uscita di perlustrazione con un gruppo di dodici uomini, ma nelle vicinanze di [[Serrano (Italia)|Serrano]] cadde in un'imboscata tesa dai turchi che il giorno prima avevano saccheggiato [[Soleto]] e rientravano a [[Otranto]]. Il suo corpo decapitato rimase in arcione sul suo cavallo che lo riportò indietro, al castello di [[Sternatia]]. L'azione di Acquaviva in compenso portò fama e notorietà al suo casato, che per essa venne investito dal re di Napoli, [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante]], dell'attributo reale D'Aragona, ereditato a partire dal figlio [[Andrea Matteo III Acquaviva|Andrea Matteo]], il quale fu pure impegnato, nel maggio 1481, nella liberazione di Otranto. Secondo quanto ci viene tramandato, tra i più valorosi dei dodici, venne ammesso ai maggiori onori ed ai privilegi del cavalierato, in seguito alla sprezzante partecipazione a tale uscita, connotata da estremo coraggio, sacrificio e virtù in combattimento, un '''''Tommaso Bellanca'''''. Inoltre, come evincesi dall'Albo d'oro della nobiltà italiana, tale antico casato Siciliano, sotto i vessilli degli aragonesi, ha contratto parente con i nobili Lecce. D'altronde, tal famiglia, Bellanca, nel dispiegarsi dei lustri, sempre riuscì a produrre una serie di uomini che resero illustre il suo nome nel servizio militare.
 
Nei suoi stati, [[Sisto IV]] aveva armato ad Ancona 5 galee. Inviò inoltre il cardinale Savelli a Genova per noleggiare altre 20 unità. Da [[Repubblica di Genova|Genova]] riuscì a ottenere molte galee, 74 secondo Pastor, ma più probabilmente 24, come attesta Giustiniani. Il 30 giugno 1481 le galee si radunavano alla foce del Tevere, ove si svolse un rapido concistoro al termine del quale venne destinato comandante il nobile genovese [[Paolo Fregoso]], già arcivescovo, doge, pirata e infine cardinale. Dopo l'investitura ufficiale, Fregoso il 4 luglio salpò da Civitavecchia e a Napoli si riunì alla squadra del reame, comandata da [[Galeazzo Caracciolo, condottiero]] (da distinguere dal nipote omonimo, il calvinista [[Galeazzo Caracciolo]]) e alle milizie del re d'Ungheria. L'armata fu inoltre ampliata dalle altre galee portoghesi e napoletane convogliate prima a Roma, quindi proseguì per l'Adriatico, mentre da terra Alfonso di Calabria si preparava con un grosso esercito ad assediare Otranto di cui 15.000 uomini e 3.000 cavalieri.