Longobardi: differenze tra le versioni

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[[File:Cividale, museo cristiano, battistero di callisto 01.JPG|upright=1.4|thumb|''[[Fonte battesimale del patriarca Callisto]],'' 730-740, situato a [[Cividale del Friuli]], presso il [[Museo diocesano cristiano e del tesoro del duomo di Cividale del Friuli|Museo diocesano cristiano e del tesoro del duomo]].]]
 
I '''Longobardi''' furono una [[Popoli germanici|popolazione germanica]], protagonista tra il [[II secolo|II]] e il [[VI secolo]] di una lunga [[Migrazione longobarda|migrazione]] che la portò dal basso corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] fino all'[[Italia]]. UnIl movimento migratorio ebbe inizio nel II secolo, ma soltanto nel [[IV secolo|IV]] unl'intero gruppo di individui, costituito principalmente da individui armati,popolo avrebbe lasciato il basso Elba; durante lo spostamento, avvenuto risalendo il corso del fiume, i Longobardi approdarono prima al medio corso del [[Danubio]] (fine [[V secolo]]), poi in [[Pannonia]] (VI secolo), dove si verificò l’[[etnogenesi]], quindi consolidarono le [[Società longobarda|proprie strutture politiche-sociali e culturalisociali]], si convertirono parzialmente al [[cristianesimo]] [[arianesimo|ariano]] e siinglobarono elementi etnici di varia origine, principalmente romanizzaronogermanici.
 
Entrati a contatto con il mondo [[Impero bizantino|bizantino]] e la politica dell'area [[mediterraneo|mediterranea]], nel [[568]], guidati da [[Alboino]], questi gruppi si insediarono in [[Italia]], dove diedero vita a un effimero [[Regno longobardo|regno indipendente]] (tipico dei regni romano-germanici del periodo) che estese progressivamente il proprio dominio sulla maggior parte del territorio [[italia]]no continentale e peninsulare. Il dominio longobardo fu articolato in numerosi [[ducati longobardi|ducati]], che godevano di una marcata autonomia rispetto al potere centrale dei sovrani insediati a [[Pavia]]; nel corso dei secoli, tuttavia, grandi figure di sovrani come [[Autari]], [[Agilulfo]], [[Teodolinda]], ([[VI secolo]]), [[Rotari]], [[Grimoaldo]] ([[VII secolo]]), [[Liutprando]], [[Astolfo (re)|Astolfo]] e [[Desiderio (re)|Desiderio]] ([[VIII secolo]]) estesero progressivamente l'autorità del re, conseguendo un rafforzamento delle prerogative regie e della coesione interna del regno. Il Regno longobardo, che tra il VII e l'inizio dell'VIII secolo era arrivato a rappresentare una minacciapotenza aidi territoririlievo bizantini in Italiaeuropeo, cessò di esistereessere un organismo autonomo nel [[774]], a seguito della sconfitta subita a opera dei [[Franchi]] guidati da [[Carlo Magno]].
 
Nel corso dei secoli, i Longobardi, inizialmente casta militare rigidamente separata dalla massa della popolazione [[romanici|romanica]], si integrarono progressivamente con il tessuto sociale italiano, grazie all'emanazione di leggi scritte in [[lingua latina|latino]] ([[Editto di Rotari]], [[643]]), alla conversione al [[chiesa cattolica|cattolicesimo]] (fine [[VII secolo]]) e allo sviluppo, anche [[arte longobarda|artistico]], di rapporti sempre più stretti con le altre componenti sociopolitiche della Penisola (bizantine e romane). ILa gruppicontrastata difusione individuitra chel'elemento migrarono[[germani]]co inlongobardo Italiae eranoquello poco[[romanici|romanico]] numerosipose ele dispersibasi, insecondo unil territoriomodello vastocomune alla maggior parte dei [[regni latino-germanici]] [[Alto Medioevo|altomedievali]], diper conseguenzala nonnascita lasciaronoe ereditàlo geneticasviluppo indella società Italia.[http://www.rmoa.unina.it/3126/1/gasparri2011.pdf[italia]]na dei secoli successivi.
 
== Etnonimo ==
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=== Origini ===
==== Mito ====
Secondo le loro tradizioni, riportate nell{{'}}''[[Origo gentis Langobardorum]]''<ref name="Origo1">''Origo gentis Langobardorum'', [[s:la:Origo gentis Langobardorum#1|§1]].</ref> e riprese da Paolo Diacono nella sua ''Historia Langobardorum'' (dove tuttavia lo storico rigetta la leggenda, qualificandola come «''ridiculam fabulam''», "favola ridicola", e bollando i fatti narrati come «''risu digna et pro nihilo habenda''», "degni di riso e privi di qualsiasi valore")<ref name="DiaconoI8">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 8]]}}.</ref>, i Longobardi in origine si chiamavano '''Winnili''' e abitavano la zona[[Scania a nord della Danimarca(provincia)|Scania]]. Sotto la guida dei fratelli [[Ibor]] e [[Aio]], figli di [[Gambara (regina)|Gambara]], migrarono verso sud, sulle coste meridionali del [[Mar Baltico]], e si stabilirono nella regione chiamata "[[Scoringa]]". Presto vennero in conflitto con i vicini [[Vandali]], anch'essi [[Germani]], e si trovarono in difficoltà poiché il loro valore non bastava a compensare l'esiguità numerica.
 
[[File:Georg von Rosen - Oden som vandringsman, 1886 (Odin, the Wanderer).jpg|thumb|left|[[Odino]] in un'illustrazione di [[Georg von Rosen]] per la traduzione svedese dell{{'}}''[[Edda poetica]]'' curata da [[Fredrik Sander]] nel [[1893]].]]
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L'aneddoto riguarda non solo la leggenda di formazione del nome del popolo, ma informa anche di una sorta di passaggio delle consegne fra gli dèi dell'antica religione dei [[Vani (mitologia)|Vani]], che probabilmente avevano il patronato della stirpe dei Winnili e tra cui primeggiava la dea Frigg, e la nuova religione degli [[Asi (mitologia)|Asi]] capeggiati da [[Odino|Odino/Wotan]]. Si trattò quindi dell'evoluzione da una religione orientata al culto della fertilità a una che promuoveva i valori della guerra e la classe dei guerrieri<ref>{{cita|Jarnut|p. 6}}.</ref><ref name="Rovagnati99">{{cita|Rovagnati|p. 99}}.</ref>. Non solo nelle abitudini dei Germani, ma in numerose altre culture il diritto di imporre il nome ad un'altra persona impone una serie di doveri che corrono nei due sensi, una sorta di padrinaggio<ref>{{cita|Capo|p. 379}}.</ref>.
 
Una conferma indiretta del mito di fondazione del popolo longobardo è forse contenuta in [[Giordane]] che, nel [[551]], parlò di una tribù chiamata "Vinoviloth"<ref>Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', III, 23.</ref> per la quale è stata ipotizzata una connessione con "Winnili"<ref>{{cita|Sestan|p. 373}}.</ref>. Stando però allo stesso Giordane, a quel tempo i "Winnili" vivevano ancora in [[DanimarcaScandinavia]]: si ritiene quindi comunemente che si trattasse di tutt'altro popolo, forse [[Popoli finnici|finnico]]<ref name="Capo371">{{cita|Capo|p. 371}}.</ref>.
 
==== Testimonianze storiche e archeologiche ====
La coincidenza della [[Scandinavia]] meridionale con la [[Urheimat|patria originaria]] dei Longobardi non è comunemente accettata dalla storiografia moderna<ref name="Capo371" /><ref>{{cita|Jarnut|p. 4}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 11-13}}.</ref>. L'assenza di ritrovamenti archeologici chiaramente riconducibili ai Longobardi in Scandinavia ha tuttavia indotto glialcuni storici a teorizzare che le tarde testimonianze di Paolo Diacono e della ''Origo gentis Langobardorum'' siano in realtà scorrette, forse ispirate per analogia alla tradizione dei [[Goti]] (spesso assunti come esempio dagli altri popoli [[germani]]ci)<ref name="Cardini80">{{cita|Cardini e Montesano|p. 80}}.</ref>. Alcune tracce rinvenute in Scandinavia sono compatibili con una presenza longobarda nel [[I secolo a.C.]], specie tenendo conto di similitudini tra la mitologia longobarda e quella [[mitologia norrena|nordica]] e tra il [[diritto longobardo|diritto]] e la [[società longobarda|società]] dei Longobardi e quella degli [[Popoli germanici settentrionali|antichi popoli della Scandinavia]]<ref name="Rovagnati12">{{cita|Rovagnati|p. 12}}.</ref>.
 
=== Migrazione everso mitosud ===
[[File:Lombard Migration.jpg|thumb|Le principali tappe della migrazione dei Longobardi<ref>{{cita|Capo|cartina 1, pp. LII-LIII}}.</ref>.]]
{{vedi anche|Migrazione longobarda}}
 
==== MigrazioniStanziamento esul mitobasso Elba ====
Gli storici non concordano nel collocare la prima tappa della migrazione verso sud, la "[[Scoringa]]", presso le coste sudoccidentali del [[Mar Baltico]], identificandola forse con l'isola di [[Rügen]]<ref>{{cita|Jarnut|p. 5}}.</ref>, forse con la [[Selandia (isola)|Zelanda]] o [[Lolland]]<ref>{{cita|Rovagnati|p. 13}}.</ref>. Tale movimento migratorio avvenne con ogni probabilità ancora nel I secolo a.C.<ref name="Rovagnati12" />; poco dopo si stabilirono prima in "[[Mauringa]]" e poi in "[[Golanda]]"<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 11-13]]}}.</ref>. L'identificazione di questi territori è ancora oggetto di dibattito tra gli storici, ma si tratta comunque di aree comprese tra le sponde del Baltico e il [[Elba (fiume)|fiume Elba]]<ref>{{cita|Jarnut|pp. 7-8}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 14-15}}.</ref>. Mentre erano in queste aree avvennero i primi contatti con i Germani occidentali e, nel [[5]] d.C. durante la campagna germanica di [[Tiberio]], con l'Impero romano, che li sconfisse in battaglia<ref>Velleio Patercolo, ''Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo'', II, 106.2.</ref>. Si allearono in seguito, sempre in opposizione ai Romani, prima con la lega germanica guidata dai Cherusci di Arminio<ref name="Jarnut8" /><ref name="Capo383384">{{cita|Capo|pp. 383-384}}.</ref>, prendendo parte alla battaglia di Teutoburgo; poi con [[Maroboduo]], re dei [[Marcomanni]]<ref name="Jarnut8">{{cita|Jarnut|p. 8}}.</ref>. [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], nel suo saggio ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' ([[98]] d.C.), confermò lo stanziamento alle foci dell'Elba (come pure [[Strabone]]<ref name="StraboneVII,1,3">{{cita|Strabone|VII (Germania), 1.3}}.</ref>), inserendoli tra le popolazioni [[suebi]]che.<ref>{{cita|Tacito, ''De origine et situ Germanorum''|XXXVIII-XL}}.</ref>
 
[[File:Germani secondo PLINIO 78 e TACITO 98 AD.png|left|thumb|I popoli [[germani]]ci nel [[I secolo]], secondo la ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]<ref>Tacito, ''Germania'', [[s:la:De origine et situ Germanorum (Germania)#XL|XL]].</ref>. I Longobardi erano stanziati presso il basso e medio [[Elba (fiume)|Elba]],<ref name="StraboneVII,1,3"/> in prossimità dei [[Popoli germanici occidentali]] (tanto da essere dallo stesso Tacito inseriti tra gli [[Herminones]], appunto Germani occidentali).]]
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Circa settant'anni dopo la ''Germania'' di Tacito, i Longobardi sono annoverati fra le popolazioni coinvolte nella [[Guerre marcomanniche#Prime penetrazioni dei barbari (166-167)|prima campagna]] ([[167]]–[[169]]) di combattimenti fra le legioni romane di [[Marco Aurelio]] e numerosi popoli; nel 167 presero parte all'incursione in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore]]<ref>Cassiodoro, ''Chronica''.</ref><ref name="Dione72-1a">Dione Cassio, ''Historia Romana'', LXXII, 1a.</ref>. Dopo la sconfitta della coalizione marcomannica, la diminuzione del potere dei Longobardi seguita alla ritirata del 167 li portò probabilmente ad allearsi a popoli vicini più forti, come i [[Sassoni]], mantenendosi comunque indipendenti<ref>{{cita|Rovagnati|p. 17}}.</ref>. Rimasero presso l'Elba fino alla seconda metà del [[IV secolo]], anche se un nuovo processo migratorio verso sud aveva già avuto avvio agli inizi del [[III secolo|III]].
 
==== Migrazione di piccoli gruppi dall'Elba al Danubio ====
Nel periodo successivo alle [[Guerre marcomanniche]] la storia dei Longobardi è sostanzialmente sconosciuta. L{{'}}''Origo'' riferisce di un'espansione nelle regioni di "[[Anthaib]]", "[[Bainaib]]" e "[[Burgundaib]]"<ref>''Origo gentis Langobardorum'', [[s:la:Origo gentis Langobardorum#2|§2]].</ref>, spazi compresi tra il medio corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] e l'attuale [[Boemia]] settentrionale<ref name="Capo384385">{{cita|Capo|pp. 384-385}}.</ref><ref>{{cita|Jarnut|p. 12}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 17-18}}.</ref>. Si trattò di un movimento migratorio dilazionato nel corso di un lungo periodo, compreso tra il [[II secolo|II]] e il [[IV secolo]], e non costituì un processo unitario, quanto piuttosto una successione di piccole infiltrazioni in territori abitati contemporaneamente anche da altri [[popoli germanici]]<ref name="Capo384385" /><ref name="Jarnut13">{{cita|Jarnut|p. 13}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|p. 18}}.</ref>.
 
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Nel [[488]]-[[493]] i Longobardi, guidati da [[Godeoc]] e poi da [[Claffone]], "ritornarono" alla storia e, attraversata la [[Boemia]] e la [[Moravia]]<ref name="Jarnut14">{{cita|Jarnut|p. 14}}.</ref><ref name="Rovagnati22">{{cita|Rovagnati|p. 22}}.</ref>, si insediarono nella "[[Rugilandia]]", le terre a ridosso del medio [[Danubio]] lasciate libere dai [[Rugi]] a nord del [[Norico]] dove, grazie alla fertilità della terra, poterono rimanere per molti anni<ref name="Rovagnati22" /><ref name="DiaconoI19">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 19]]}}.</ref>; per la prima volta entrarono in un territorio marcato dalla civiltà romana<ref name="Jarnut14" />. Giunti presso il Norico, i Longobardi ebbero conflitti con i nuovi vicini, gli [[Eruli]], e finirono per stabilirsi nel territorio detto "[[Feld (Longobardi)|Feld]]" (forse la [[Piana della Morava]], situata a oriente di [[Vienna]]<ref name="Rovagnati22" /><ref name="Jarnut15">{{cita|Jarnut|p. 15}}.</ref>).
==== L’ etnogenesiStanziamento in Pannonia ====
{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
Un'alleanza con Bisanzio e i Franchi permise al re [[Vacone (re)|Vacone]] di mettere a frutto le convulsioni che scossero il [[regno ostrogoto]] dopo la morte del re Teodorico nel [[526]]: sottomise così i [[Suebi]] presenti nella regione<ref name="DiaconoI21">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 21]]}}.</ref> e occupò la [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia I e Valeria]] (l'attuale [[Ungheria]] a ovest e a sud del [[Danubio]])<ref name="Rovagnati24">{{cita|Rovagnati|p. 24}}.</ref><ref name="Jarnut17">{{cita|Jarnut|p. 17}}.</ref>. Alla sua morte ([[540]]) il figlio [[Valtari]] era minorenne; quando, pochi anni dopo, morì, il suo reggente [[Audoino]] usurpò il trono<ref name="DiaconoI22">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 22]]}}.</ref> e modificò il quadro delle alleanze del predecessore, accordandosi (nel [[547]] o nel [[548]]) con [[Giustiniano I|l'imperatore bizantino Giustiniano I]]<ref name="DiaconoI22" /> per occupare, in Pannonia, la [[Pannonia (provincia romana)|provincia Savense]] (il territorio che si stende fra i fiumi [[Drava]] e [[Sava (fiume)|Sava]]) e parte del Norico, in modo da schierarsi nuovamente contro i vecchi alleati Franchi e [[Gepidi]] e consentire a Giustiniano di disporre di rotte di comunicazione sicure con l'Italia<ref name="Rovagnati27">{{cita|Rovagnati|p. 27}}.</ref><ref name="Jarnut19">{{cita|Jarnut|p. 19}}.</ref>.
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==== Invasione dell'Italia ====
{{Vedi anche|Guerre longobardo-bizantine|Assedio di Pavia (569-572)}}
Sconfitti i [[Gepidi]], la situazione era cambiata assai poco per [[Alboino]], che al loro posto aveva dovuto lasciar insediare i non meno pericolosi [[Avari]]; decise quindi di lanciarsi verso le pianure dell'[[Italia]], appena devastate dalla sanguinosa [[Guerra gotica (535-553)|guerra gotica]]. Nel [[568]] gruppi poco numerosi dii Longobardi invasero l'Italia attraversando l'[[Isonzo]]<ref name="Jarnut30">{{cita|Jarnut|p. 30}}.</ref>. Insieme a loro c'erano contingenti di altri popoli<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 26]]}}.</ref>. [[Jörg Jarnut]], e con lui la maggior parte degli autori, una precedente stima considerava la consistenza numerica totale dei popoli in migrazione tra i cento e i centocinquantamila fra guerrieri, donne e non combattenti<ref name="Jarnut30" />; non esiste tuttavia pieno accordo tra gli storici a proposito del loro reale numero<ref>Per La[[Giorgio ricercaRuffolo]], scientificaper di oggiesempio, considerai unLongobardi numeroche diinvasero moltol'Italia inferioreerano probabilmentecirca qualchetrecentomila decina({{cita|Ruffolo|p. di migliaia di individui175}}).</ref>.
 
La resistenza bizantina fu debole; le ragioni della facilità con la quale i Longobardi sottomisero l'Italia sono tuttora oggetto di dibattito storico<ref name="Jarnut31">{{cita|Jarnut|p. 31}}.</ref>. All'epoca la consistenza numerica della popolazione era al suo minimo storico, dopo le devastazioni seguite alla Guerra gotica<ref name="Jarnut31" />; inoltre i Bizantini, che dopo la resa di [[Teia (re)|Teia]], l'ultimo re degli [[Ostrogoti]], avevano ritirato le migliori truppe e i migliori comandanti<ref name="Jarnut31" /> dall'Italia perché impegnati contemporaneamente anche contro [[Avari]] e [[Sasanidi|Persiani]], si difesero solo nelle grandi città fortificate<ref name="Jarnut30" />. Gli [[Ostrogoti]] che erano rimasti in Italia verosimilmente non opposero strenua resistenza, vista la scelta fra cadere in mano ai Longobardi, dopotutto [[Germani]] come loro, o restare in quelle dei Bizantini.<ref name="Jarnut31" />
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[[File:Alboin's Italy.svg|thumb|I domini longobardi (in azzurro) dopo la morte di [[Alboino]] ([[572]]) e le conquiste di [[Faroaldo I|Faroaldo]] e [[Zottone]] nel centro e nel sud della penisola ([[575]] circa)<ref name="CapoLVI">{{cita|Capo|p. LVI}}.</ref>.]]
 
La prima città a cadere nelle mani di Alboino fu [[Cividale del Friuli]] (allora "Forum Iulii"), dove si stanziò il gruppo numericamente più numeroso e da lì parti la conquista con piccoli contingenti del resto della penisola italiana; cosìpoi cedettero, in rapida successione, [[Aquileia]], [[Vicenza]], [[Verona]], [[Brescia]] e quasi tutte le altre città dell'Italia nordorientale<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 14]]}}.</ref>. Venne fondato il Ducato del Friuli ed affidato a Gisulfo I.<ref>{{Cita web|url=https://www.biosost.com/index.php/storia/storia-del-friuli-venezia-giulia-e-dell-istria/storia-del-friuli/475-1492/231-friuli33|titolo=I Longobardi in Italia: un regno di identità diverse}}</ref> Nel settembre [[569]] aprirono le porte agli invasori [[Milano]] e [[Lucca]] e nel [[572]], dopo tre anni di [[assedio]], cadde [[Assedio di Pavia (569-572)|anche Pavia]]; Alboino ne fece la [[capitale (città)|capitale]] del suo regno effimero<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 25-26]]}}.</ref>. Negli [[Periodo dei Duchi|anni successivi]] i Longobardi proseguirono la loro conquista discendendo la penisola fino all'Italia centro–meridionale, dove [[Faroaldo I|Faroaldo]] e [[Zottone]], forse con l'acquiescenza di Bisanzio, conquistarono gli [[Appennini]] centrali e meridionali, divenendo rispettivamente i primi duchi di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]]<ref>{{cita|Jarnut|p. 34}}.</ref>. I Bizantini conservarono alcune zone costiere dell'Italia continentale: l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] (la [[Romagna]], con capitale [[Ravenna]]), la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] (comprendenti i territori costieri delle cinque città di [[Ancona]], [[Pesaro]], [[Fano]], [[Senigallia]] e [[Rimini]]) e gran parte del [[Lazio]] (inclusa [[Roma]]) e dell'Italia meridionale (le città della costa [[Campania|campana]], [[Salerno]] esclusa, la [[Puglia]] e la [[Calabria]])<ref name="CapoLVI" />.
 
Inizialmente il dominio longobardo fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio: un atteggiamento ben diverso, quindi, da quello comunemente adottato dai barbari ''[[Socii e foederati|foederati]]'', per più lungo tempo esposti all'influenza latina<ref name="Jarnut31" />. Se nei primi tempi si registrarono numerose violenze, già verso la fine del [[VI secolo]] l'atteggiamento dei Longobardi si addolcì<ref name="Jarnut33">{{cita|Jarnut|p. 33}}.</ref>, anche in seguito all'avvio del processo di conversione dall'[[arianesimo]] al credo [[Concilio di Nicea I|niceno]] della [[Chiesa cattolica|Chiesa di Roma]]<ref>{{cita|Cardini e Montesano|p. 81}}.</ref>.
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==== Fondazione del regno ====
Con l'irruzione dei Longobardi, l'Italia si trovò divisa tra questi e i Bizantini, secondo confini che nel corso del tempo subirono notevoli oscillazioni. UnaI fontenuovi bizantinavenuti definiscesi le zone d’Italia in base al numero dei nuovi venutiripartirono ripartendolitra conla [[Langobardia Maior]] (l'Italia settentrionale e il [[Ducato di Tuscia]]) e la [[Langobardia Minor]] (i [[ducati longobardi|ducati]] di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]] nell'Italia centro-meridionale), mentre la terra rimasta sotto controllo bizantino ("Romània") aveva come fulcro l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]]. Dopo il [[Ducato del Friuli]], creato nel [[569]] dallo stesso [[Alboino]], altri ducati furono creati nelle principali città del Regno longobardo: la soluzione fu dettata da esigenze in primo luogo militari (i [[Duca (Longobardi)|duchi]] erano prima di tutto comandanti), ma gettò il seme della strutturale debolezza del potere regio longobardo<ref name="Jarnut, pp. 48-50">{{cita|Jarnut|pp. 48-50}}.</ref>. Nel [[572]], dopo la capitolazione di [[Pavia]] e la sua elevazione a capitale del regno, Alboino cadde vittima di una congiura ordita a [[Verona]] dalla moglie [[Rosmunda]] e da alcuni guerrieri<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 28]]}}.</ref>.
 
==== VI secolo ====
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[[File:Cividale, tempietto longobardo 04.JPG|thumb|Figure di ''sante'' in stucco nel [[Tempietto longobardo]] di [[Cividale del Friuli]], [[VIII secolo]]. Il Tempietto costituisce una delle meglio conservate testimonianze del fiorire artistico proprio della [[Rinascenza liutprandea]].]]
 
Sul trono salì [[Liutprando]], il figlio di Ansprando già associato al potere; il suo regno fu il più lungo di tutti quelli dei Longobardi in [[Italia]], che sotto di lui toccarono l'apogeo della loro parabola storica<ref>{{cita|Jarnut|p. 80}}.</ref>. Il suo popolo gli riconobbe audacia, valor militare e lungimiranza politica, ma a questi valori tipici della stirpe germanica (elementi in declino dell'identità longobarda, che lo stesso sovrano tentò di rivitalizzare) Liutprando, re di una nazione ormai in stragrande maggioranza [[chiesa cattolica|cattolica]], unì quelle di ''piissimus rex''<ref>{{cita|Jarnut|p. 97}}.</ref>. Testimonianza dell'ammirazione che gli tributarono i Longobardi è il panegirico tessuto da Paolo Diacono nel descriverne la figura:
 
{{citazione|Fu uomo di molta saggezza, accorto nel consiglio, di grande pietà e amante della pace, fortissimo in guerra, clemente verso i colpevoli, casto, virtuoso, instancabile nel pregare, largo nelle elemosine, ignaro sì di lettere ma degno di essere paragonato ai filosofi, padre della nazione, accrescitore delle leggi.|Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI, 58]]|''Fuit vir multae sapientiae, consilio sagax, pius admodum et pacis amator, belli praepotens, delinquentibus clemens, castus, pudicus, orator pervigil, elemosinis largus, litterarum quidem ignarus, sed philosophis aequandus, nutritor gentis, legum augmentator.''|lingua=la}}
 
Liutprando si alleò con i [[Franchi]], attraverso un patto coronato dalla simbolica adozione del giovane [[Pipino il Breve]]<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI, 58]]}}.</ref>, e con gli [[Avari]], ai confini orientali: una doppia garanzia contro i potenziali nemici esterni che gli consentì di avere le mani libere nello scacchiere italiano<ref>{{cita|Rovagnati|p. 69}}.</ref>. Nel [[726]] si impadronì di molte città dell'Esarcato e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], atteggiandosi a protettore dei cattolici; per non inimicarsi il papa, tuttavia, rinunciò all'occupazione di [[Sutri]]<ref name="Jarnut8889">{{cita|Jarnut|pp. 88-89}}.</ref>, che restituì non all'imperatore ma «agli apostoli Pietro e Paolo»<ref>''Liber pontificalis'', "Gregorio II", 18, 21.</ref>. Questa donazione, nota come [[Donazione di Sutri]], fornì il precedente legale per attribuire un [[potere temporale]] al papato, che avrebbe infine prodotto lo [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]]<ref name="Jarnut8889" />. Un momento di forte tensione si ebbe quando Liutprando mise l'assedio a Roma: il papa chiese aiuto a [[Carlo Martello]] che, intervenendo diplomaticamente, riuscì a far desistere il sovrano longobardo ([[739]]). Negli anni successivi Liutprando portò anche i [[ducati longobardi|ducati]] di [[ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[ducato di Benevento|Benevento]] sotto la sua autorità: mai nessun re longobardo aveva ottenuto simili risultati<ref>{{cita|Jarnut|p. 94}}.</ref>. La solidità del suo potere si fondava, oltre che sul carisma personale, anche sulla riorganizzazione delle strutture del regno che aveva intrapreso fin dai primi anni<ref>{{cita|Jarnut|p. 82}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 75-76}}.</ref>. Il nuovo [[papa Zaccaria]] ottenne nuove cessioni territoriali da Liutprando, che nel [[742]] trasferì al pontefice diverse terre dell'ex "[[Ducato romano]]"<ref>''Liber pontificalis'', "Zaccaria", 6-11.</ref>.
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[[File:Duchy of Benevento It.svg|thumb|Il [[Ducato di Benevento]] nell'VIII secolo]]
 
I domini longobardi dell'[[Italia]] centro-meridionale (quella che si chiamava Langobardia Minor, rispetto a quella più vasta del settentrione), subirono destini differenti. Il [[Ducato di Spoleto]] cadde immediatamente in mano [[Franchi|franca]], quello di [[Ducato di Benevento|Benevento]] si mantenne, invece, autonomo. Il duca [[Arechi II]], al potere al momento del crollo del regno, aspirò inutilmente al trono reale; assunse poi il titolo di principe<ref name="Rovagnati9293">{{cita|Rovagnati|pp. 92-93}}.</ref>.
 
Nei secoli seguenti gli Stati longobardi del meridione (dal Principato di Benevento si staccarono presto il [[Principato di Salerno]] e la [[Signoria di Capua]]) furono travagliati da lotte intestine e da contrasti con le potenze maggiori (il [[Sacro Romano Impero]] e l'[[Impero bizantino]]), con i vicini ducati campani della costa e con i [[Saraceni]].
 
Dopo il [[1000|Mille]], il Principato di Salerno, sotto il principe [[Guaimario IV di Salerno|Guaimario IV]], si espanse ed inglobò quasi tutta l'Italia meridionale continentale ([[1050]]), ma gli Stati longobardi vennero infine ([[XI secolo]]) assorbiti dai [[Normanni]], come tutta l'Italia meridionale<ref name="Rovagnati9293" />. [[Roberto il Guiscardo]] sposò [[Sichelgaita di Salerno|Sichelgaita]], figlia di Guaimario IV, ultimo signore di Salerno. Nel [[1139]] il principato (che fu anche chiamato "longobardo-normanno") evolse nel [[Regno di Sicilia]] (durato - con vari nomi - sette secoli, fino al [[1861]]). [[Benevento]], conquistata da [[Roberto il Guiscardo]] nel [[1053]], entrò a far parte dello [[Stato Pontificio]], anche se continuarono a essere nominati duchi longobardi (direttamente dal papa) fino al [[1081]].
 
La persistenza di Stati autonomi permise ai Longobardi di salvaguardare una propria identità culturale e mantenne gran parte dell'Italia del Sud nell'orbita culturale occidentale, anziché in quella bizantina<ref name=Rovagnati9293/>. Il diritto longobardo (''more Langobardorum'') persistette in ampie aree dell'Italia meridionale ancora per un paio di secoli.
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[[File:Meister von Castelseprio 001.jpg|thumb|[[Maestro di Castelseprio]], ''Il sogno di Giuseppe'' ([[Affreschi di Castelseprio|affresco del ciclo della chiesa di Santa Maria Foris Portas]], [[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]], [[Castelseprio]])]]
 
Gli indizi contenuti nel mito<ref name="Origo1" /> lasciano intuire che inizialmente, prima del passaggio dalla [[DanimarcaScandinavia]] alla costa meridionale del [[Mar Baltico]], i Longobardi venerassero gli dei della stirpe dei [[Vanir|Vani]]; in seguito, a contatto con altre [[Germani|popolazione germaniche]], adottarono anche il culto degli [[Æsir|Asi]]: un'evoluzione che segnava il passaggio dall'adorazione di divinità legate alla fertilità e alla terra, al culto di dei di ispirazione guerriera<ref name="Rovagnati99" /><ref>Karl Hauck, ''Lebensnormen und Kultmythen in germanischen Sammes- und Herrschergenealogien''.</ref>. In seguito, durante lo stanziamento tra [[Norico]] e [[Pannonia]], si avviò il processo di conversione al [[cristianesimo]] e la romanizzazione. L'adesione alla nuova religione fu, almeno inizialmente, parzialespesso superficiale (tracce dei culti [[paganesimo|pagani]] sopravvissero a lungo) se non strumentale. Ai tempi di [[Vacone (re)|Vacone]] (intorno agli anni quaranta del [[VI secolo]]), alleato dei [[Impero bizantino|Bizantini]] [[Chiesa cattolica|cattolici]], ci fu un avvicinamento al cattolicesimo; appena un paio di decenni dopo [[Alboino]], progettando la calata in [[Italia]], scelse invece l'[[arianesimo]], al fine di ottenere l'appoggio dei [[Goti]] ariani contro gli stessi Bizantini. Queste conversioni "politiche" riguardavano esclusivamente il sovrano e pochi altri esponenti dell'aristocrazia; partela dellamassa del popolo rimaneva fedele agli antichi culti pagani<ref name="Jarnut51">{{cita|Jarnut|p. 51}}.</ref>.
 
In Pannonia i Longobardi vennero in contatto con altri popoli nomadi e guerrieri, tra i quali i [[Sarmati]]; questa [[Iranici|stirpe iranica]] aveva subito influssi culturali di origine orientale. Da loro i Longobardi trassero, in ambito simbolico-religioso, l'usanza delle "''[[perticae]]''": lunghe aste sormontate da figure di uccelli (particolarmente frequente la [[Columbidae|colomba]]), derivate dalle insegne portate in battaglia. I Longobardi ne fecero un uso funerario: quando una persona moriva lontano da casa o risultava dispersa in battaglia, la famiglia compensava l'impossibilità di celebrarne i funerali piantando nel terreno una di queste aste, con il becco dell'uccello orientato verso il punto in cui si credeva fosse morto il familiare<ref>{{cita|Rovagnati|pp. 102-103}}.</ref>.
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Con il progredire dell'integrazione con i Romanici, il processo di conversione al cattolicesimo divenne di massa, soprattutto grazie alla sempre più stabile convivenza sullo stesso territorio e, al tempo stesso, del progressivo allontanamento delle province italiane dall'[[Impero bizantino]] (veniva così meno uno dei principali motivi politico-diplomatici di avversione al cattolicesimo). Tuttavia ancora nel [[VII secolo]] nel [[ducato di Benevento]], si ha notizia<ref>''Vita Barbati episcopi Beneventani'', pp. 555-563.</ref> di una diffusione ancora molto ampia, almeno nell'ambito aristocratico - nominalmente convertito - di riti che comprendevano sacrifici animali o idolatria (per lo più di vipere) e competizioni rituali di carattere chiaramente [[germani]]co, che venivano praticati in piccoli boschi sacri che daranno origine alle leggende sul ''[[noce di Benevento]]''<ref>{{cita|Rovagnati|p. 101}}.</ref>; a Pavia, capitale del regno, solo nel nel 658 la cattedrale ariana [[Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia)|di Sant'Eusebio]] passò al culto cattolico e, contemporaneamente, il vescovo ariano della città Anastasio divenne il presule cattolico della città<ref>{{Cita libro|autore=Margherita Cecchelli|autore2=Gioia Bertelli|titolo=Edifici di culto ariano in Italia|url=https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1989_act_123_1_3455|anno=1989|editore=École Française de Rome|città=Rome|pp=239-242|opera=Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986|ISBN=2-7283-0194-8}}</ref>.
 
L'intero popolo divenne, almeno nominalmente, cattolico sul finire del regno di [[Cuniperto]] (morto nel [[700]]), e i suoi successori (su tutti, [[Liutprando]]) fecero coscientemente leva sull'unità religiosa (cattolica) di Longobardi e Romanici per ribadire il loro ruolo di sovrani''rex ditotius tutto il popoloItaliae''<ref>{{cita|Rovagnati|p. 64}}.</ref>. All'interno del ceto guerriero, [[culto micaelico presso i Longobardi|particolarmente diffusa era la devozione all'arcangelo Michele]], il "guerriero di Dio", al quale furono intitolate numerose chiese<ref>{{cita|Jarnut|p. 70}}.</ref>.
 
== Diritto ==
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== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua longobarda}}
I Longobardi parlavano originariamente una [[Lingue germaniche|lingua germanica]], classificatadi nelleclassificazione lingue germaniche occidentaliincerta. Non esistono testimonianze scritte del longobardo, se non alcune parole sporadicamente contenute in testi giuridici, come l'[[Editto di Rotari]], o storici (soprattutto l{{'}}''[[Historia Langobardorum]]'' di [[Paolo Diacono]])<ref>{{cita|Jarnut|p. 77}}.</ref>.
 
L'uso del longobardo declinò rapidamente dopo l'insediamento in [[Italia]], soppiantato fin dai primi documenti ufficiali dal [[Lingua latina|latino]]. Anche nell'uso quotidiano l'idioma germanico, parlato da un'esigua minoranza della popolazione italiana dell'epoca, si perse nel volgere di pochi decenni<ref name="Jarnut78" />. Non si trattò tuttavia di una dissoluzione nel nulla; anzi, l'influsso germanico ha avutosignificativamente un impatto poco significativocontribuito, soprattutto nel lessico, al passaggio dal [[lingua latina|latino volgare]] ai vari [[Lingua volgare|volgari]] italiani, che si sarebbero poi evoluti nelle varie [[Lingue dell'Italia|lingue locali]] e, attraverso il [[Dialetti toscani|toscano]], nella stessa [[lingua italiana]]. La prima attestazione del volgare in Italia, l{{'}}''[[Indovinello veronese]]'', risale alla fine dell'[[VIII secolo]].
 
== Cultura ==
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[[File:PaulusDiaconus Plut.65.35.jpg|thumb|[[Paolo Diacono]] effigiato in un manoscritto altomedievale.]]
 
Non ci sono pervenute testimonianze originali della cultura letteraria germanica, propria dei Longobardi. Il patrimonio delle leggende[[Saga (letteratura)|saghe]], tramandato oralmente, è andato perduto, eccezion fatta per quanto conservato nel testo, redatto in [[Lingua latina|latino]], della ''[[Origo gentis Langobardorum]]'', conservato in alcuni manoscritti delle ''[[Leges Langobardorum]]'' e quanto tramandato in forma di aneddoti, o addirittura ridicolizzato come «''ridiculam fabulam''»<ref name="DiaconoI8" />, da [[Paolo Diacono]]<ref>{{cita|Rovagnati|p. 103}}.</ref>.
 
In seguito all'integrazione tra Longobardi e [[Romanici]], avviata con decisione a partire dagli inizi del [[VII secolo]], risulta difficile isolare i contributi propri dell'una o dell'altra tradizione nella produzione letteraria dell'[[Alto Medioevo]] italiano (inclusi gli anni successivi alla caduta del [[Regno longobardo]], nel [[774]], che non comportò la sparizione del popolo)<ref>{{cita|Capo|p. XXXII}}.</ref>. Esemplare di questa commistione è la più alta figura della cultura longobarda: [[Paolo Diacono]]. Originario del [[Ducato del Friuli]], orgogliosamente longobardo, adottò tuttavia nelle sue opere (su tutte, la capitale ''[[Historia Langobardorum]]'') la [[lingua latina]].
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=== Arte ===
{{vedi anche|Arte longobarda}}
Durante la lunga fase nomade ([[I secolo|I]]-[[VI secolo]]), i Longobardi svilupparono un linguaggio artistico che aveva molti tratti in comune con quello delle altre [[Germani|popolazioni germaniche]] dell'[[Europa]] centro-occidentalesettentrionale. Popolo nomade e guerriero, non poté dedicarsi allo sviluppo di tecniche artistiche che presupponessero un insediamento stanziale e l'uso di materiali di difficile trasporto. Nelle loro tombe troviamo quasi solo armi e gioielli, che rappresentano l'essenza della creazione artistica materialmente eseguita da artefici longobardi<ref name="Rovagnati105">{{cita|Rovagnati|p. 105}}.</ref>. La situazione si modificò con l'insediamento dapprima in [[Pannonia]],<ref name="Rovagnati105" /> e in seguito in [[Italia]], dove i Longobardi vennero a contatto con l'influsso classico e si avvalsero di maestranze romaniche, quando non addirittura di artisti bizantini. Il risultato, al di là dell'appartenenza etnica degli artisti, è stata comunque una produzione artistica per molti versi di sintesi, sviluppata con tratti anche originali durante l'epoca del regno longobardo lungo l'intera Penisola<ref>{{cita|Jarnut|p. 131}}.</ref><ref name="Devecchi314">{{cita|De Vecchi e Cerchiari|p. 314}}.</ref>.
 
==== Architettura ====
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[[File:San salvatore1 brescia.jpg|thumb|[[Chiesa di San Salvatore (Brescia)]], interno]]
 
L'attività architettonica sviluppata in ItaliaLangobardia centro-settentrionaleMaior è andata in gran parte perduta, per lo più a causa di successive ricostruzioni degli edifici sacri e profani eretti tra [[VII secolo|VII]] e [[VIII secolo]]. A parte il [[Tempietto longobardo]] di [[Cividale del Friuli]], rimasto in gran parte intatto, gli edifici civili e religiosi di [[Pavia]] (il [[Palazzo Reale (Pavia)|Palazzo Reale]], la [[Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia)|chiesa di Sant'Eusebio]], la [[basilica di San Pietro in Ciel d'Oro]], la [[basilica di San Michele Maggiore]], la [[Basilica del Santissimo Salvatore (Pavia)|basilica del Santissimo Salvatore]], la [[Chiesa di San Marino (Pavia)|chiesa di San Marino]]<ref>{{Cita web|url=https://www.academia.edu/6584466/Architettura_e_decorazione_dell_altomedioevo_in_Italia_settentrionale_Una_svolta_sotto_Carlo_Magno|titolo=Architettura e decorazione dell'altomedioevo in Italia settentrionale. Una svolta sotto Carlo Magno?}}</ref>, la [[chiesa di San Giovanni Domnarum]], il [[Monastero di San Felice (Pavia)|monastero di San Felice]]<ref>{{Cita web|url=https://www.monasteriimperialipavia.it/cosa-sono-i-monasteri-imperiali/|titolo=MONASTERI REGI O IMPERIALI}}</ref>), [[Monza]] (la [[Palazzo Reale (Monza)|Residenza estiva]], la [[Basilica di San Giovanni Battista (Monza)|basilica di San Giovanni]]) o altre località sono stati ampiamente rimaneggiati nei secoli seguenti. Ancora in parte integre rimangono soltanto poche architetture, o perché inglobate negli ampliamenti successivi (la [[Chiesa di San Salvatore (Brescia)|chiesa di San Salvatore]] a [[Brescia]], la [[Basilica Autarena di Fara Gera d'Adda|Basilica Autarena]] a [[Fara Gera d'Adda]], la [[Chiesa di Santo Stefano (Rogno)|chiesa di Santo Stefano Protomartire]] a [[Rogno]]), o perché periferiche e di modeste dimensioni (la [[chiesa di Santa Maria foris portas]] a [[Castelseprio]]). Testimonianze maggiormente fedeli alla forma originale si ritrovano, invece, nell’Italianella Langobardia meridionaleMinor: a [[Benevento]] si conservano la [[chiesa di Santa Sofia (Benevento)|chiesa di Santa Sofia]], un ampio tratto delle [[Mura di Benevento|Mura]] e la [[Rocca dei Rettori]], unici esempi superstiti di architettura militare longobarda, mentre altre testimonianze si sono conservate in centri minori del [[Ducato di Benevento|ducato beneventano]] e in [[Ducato di Spoleto|quello di Spoleto]] (la [[Chiesa di San Salvatore (Spoleto)|chiesa di San Salvatore]] a [[Spoleto]], il [[Tempietto del Clitunno]] a [[Campello sul Clitunno]]).
 
Notevole, in ambito religioso, fu l'impulso dato da diversi sovrani longobardi ([[Teodolinda]], [[Liutprando]], [[Desiderio (re)|Desiderio]]) alla fondazione di monasteri, strumenti al tempo stesso di controllo politico del territorio e di evangelizzazione in senso [[Chiesa cattolica|cattolico]] di tutta la popolazione del regno<ref>{{cita|Jarnut|pp. 127-129}}.</ref>. Tra i monasteri fondati in età longobarda, spicca l'[[Abbazia di San Colombano|abbazia di Bobbio]], fondata da [[San Colombano abate|san Colombano]].
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Tra i rari esempi di arte di epoca longobarda sopravvissuti ai secoli, spiccano gli [[Affreschi di Castelseprio|affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas]] a [[Castelseprio]], in [[provincia di Varese]]. Anche se è improbabile l'origine etnica longobarda dell'autore, la sua opera, compiuta nell'[[VIII secolo|VIII]] o nel [[IX secolo]], resta un'alta e originale espressione dell'arte sviluppata nel [[regno longobardo]]. Gli affreschi, rinvenuti casualmente nel [[1944]], rappresentano scene dell'infanzia di [[Gesù|Cristo]] ispirate, sembra, soprattutto ai [[Vangeli apocrifi]]. Sorprendente è la tecnica compositiva, che lascia emergere una sorta di [[Prospettiva (arte)|schema prospettico]] di diretta ascendenza classica, oltre a un chiaro realismo nella rappresentazione di ambienti, figure umane e animali. Il ciclo di affreschi testimonia così la permanenza, in tarda età longobarda, di elementi artistici classici sopravvissuti all'innesto della concezione germanica dell'arte, priva di attenzione ai risvolti prospettici e naturalistici e più concentrata sul significato simbolico delle rappresentazioni<ref>Piero Adorno, ''L'Alto Medioevo'', p. 578.</ref>. Anche dal punto di vista dei contenuti simbolici il ciclo esprime una visione della religione perfettamente congruente con l'ultima fase del regno longobardo; eliminata - almeno nominalmente - la concezione di Cristo [[arianesimo|ariana]], quella messa in luce dagli affreschi di Castelseprio è specificamente [[Chiesa cattolica|cattolica]], poiché insiste nel ribadire la [[consustanzialità]] delle due nature - umana e divina - del Figlio di Dio.
 
I maggioriDiversi esempi di pittura di epoca longobarda si sono conservati anche in ItaliaLangobardia meridionaleMinor. Una testimonianza è costituita dal ciclo pittorico nella cripta dell'[[Abbazia di San Vincenzo al Volturno]] (fondato alla fine dell'VIII secolo), risalente al tempo dell'abate Epifanio ([[797]]-[[817]]). Altri esempi di pittura nell'area beneventana si trovano nella [[chiesa di san Biagio (Castellammare di Stabia)|chiesa di san Biagio]] a [[Castellammare di Stabia]], nella [[chiesa dei Santi Rufo e Carponio]] a [[Capua]], nella [[Grotta di San Michele Arcangelo (Olevano sul Tusciano)|Grotta di San Michele]] a [[Olevano sul Tusciano]], nella [[chiesa di Santa Sofia (Benevento)|chiesa di Santa Sofia]] a [[Benevento]]<ref>{{cita|De Vecchi e Cerchiari|p. 312}}.</ref> e nella [[cripta del Peccato Originale]] a [[Matera]].
 
==== Oreficeria ====