Longobardi: differenze tra le versioni
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[[File:Cividale, museo cristiano, battistero di callisto 01.JPG|upright=1.4|thumb|''[[Fonte battesimale del patriarca Callisto]],'' 730-740, situato a [[Cividale del Friuli]], presso il [[Museo diocesano cristiano e del tesoro del duomo di Cividale del Friuli|Museo diocesano cristiano e del tesoro del duomo]].]]
I '''Longobardi''' furono una [[Popoli germanici|popolazione germanica]], protagonista tra il [[II secolo|II]] e il [[VI secolo]] di una lunga [[Migrazione longobarda|migrazione]] che la portò dal basso corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] fino all'[[Italia]].
Entrati a contatto con il mondo [[Impero bizantino|bizantino]] e la politica dell'area [[mediterraneo|mediterranea]], nel [[568]], guidati da [[Alboino]],
Nel corso dei secoli, i Longobardi, inizialmente casta militare rigidamente separata dalla massa della popolazione [[romanici|romanica]], si integrarono progressivamente con il tessuto sociale italiano, grazie all'emanazione di leggi scritte in [[lingua latina|latino]] ([[Editto di Rotari]], [[643]]), alla conversione al [[chiesa cattolica|cattolicesimo]] (fine [[VII secolo]]) e allo sviluppo, anche [[arte longobarda|artistico]], di rapporti sempre più stretti con le altre componenti sociopolitiche della Penisola (bizantine e romane).
== Etnonimo ==
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=== Origini ===
==== Mito ====
Secondo le loro tradizioni, riportate nell{{'}}''[[Origo gentis Langobardorum]]''<ref name="Origo1">''Origo gentis Langobardorum'', [[s:la:Origo gentis Langobardorum#1|§1]].</ref> e riprese da Paolo Diacono nella sua ''Historia Langobardorum'' (dove tuttavia lo storico rigetta la leggenda, qualificandola come «''ridiculam fabulam''», "favola ridicola", e bollando i fatti narrati come «''risu digna et pro nihilo habenda''», "degni di riso e privi di qualsiasi valore")<ref name="DiaconoI8">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 8]]}}.</ref>, i Longobardi in origine si chiamavano '''Winnili''' e abitavano la
[[File:Georg von Rosen - Oden som vandringsman, 1886 (Odin, the Wanderer).jpg|thumb|left|[[Odino]] in un'illustrazione di [[Georg von Rosen]] per la traduzione svedese dell{{'}}''[[Edda poetica]]'' curata da [[Fredrik Sander]] nel [[1893]].]]
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L'aneddoto riguarda non solo la leggenda di formazione del nome del popolo, ma informa anche di una sorta di passaggio delle consegne fra gli dèi dell'antica religione dei [[Vani (mitologia)|Vani]], che probabilmente avevano il patronato della stirpe dei Winnili e tra cui primeggiava la dea Frigg, e la nuova religione degli [[Asi (mitologia)|Asi]] capeggiati da [[Odino|Odino/Wotan]]. Si trattò quindi dell'evoluzione da una religione orientata al culto della fertilità a una che promuoveva i valori della guerra e la classe dei guerrieri<ref>{{cita|Jarnut|p. 6}}.</ref><ref name="Rovagnati99">{{cita|Rovagnati|p. 99}}.</ref>. Non solo nelle abitudini dei Germani, ma in numerose altre culture il diritto di imporre il nome ad un'altra persona impone una serie di doveri che corrono nei due sensi, una sorta di padrinaggio<ref>{{cita|Capo|p. 379}}.</ref>.
Una conferma indiretta del mito di fondazione del popolo longobardo è forse contenuta in [[Giordane]] che, nel [[551]], parlò di una tribù chiamata "Vinoviloth"<ref>Giordane, ''De origine actibusque Getarum'', III, 23.</ref> per la quale è stata ipotizzata una connessione con "Winnili"<ref>{{cita|Sestan|p. 373}}.</ref>. Stando però allo stesso Giordane, a quel tempo i "Winnili" vivevano ancora in [[
==== Testimonianze storiche e archeologiche ====
La coincidenza della [[Scandinavia]] meridionale con la [[Urheimat|patria originaria]] dei Longobardi
=== Migrazione
[[File:Lombard Migration.jpg|thumb|Le principali tappe della migrazione dei Longobardi<ref>{{cita|Capo|cartina 1, pp. LII-LIII}}.</ref>.]]
{{vedi anche|Migrazione longobarda}}
====
Gli storici
[[File:Germani secondo PLINIO 78 e TACITO 98 AD.png|left|thumb|I popoli [[germani]]ci nel [[I secolo]], secondo la ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]<ref>Tacito, ''Germania'', [[s:la:De origine et situ Germanorum (Germania)#XL|XL]].</ref>. I Longobardi erano stanziati presso il basso e medio [[Elba (fiume)|Elba]],<ref name="StraboneVII,1,3"/> in prossimità dei [[Popoli germanici occidentali]] (tanto da essere dallo stesso Tacito inseriti tra gli [[Herminones]], appunto Germani occidentali).]]
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Circa settant'anni dopo la ''Germania'' di Tacito, i Longobardi sono annoverati fra le popolazioni coinvolte nella [[Guerre marcomanniche#Prime penetrazioni dei barbari (166-167)|prima campagna]] ([[167]]–[[169]]) di combattimenti fra le legioni romane di [[Marco Aurelio]] e numerosi popoli; nel 167 presero parte all'incursione in [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia superiore]]<ref>Cassiodoro, ''Chronica''.</ref><ref name="Dione72-1a">Dione Cassio, ''Historia Romana'', LXXII, 1a.</ref>. Dopo la sconfitta della coalizione marcomannica, la diminuzione del potere dei Longobardi seguita alla ritirata del 167 li portò probabilmente ad allearsi a popoli vicini più forti, come i [[Sassoni]], mantenendosi comunque indipendenti<ref>{{cita|Rovagnati|p. 17}}.</ref>. Rimasero presso l'Elba fino alla seconda metà del [[IV secolo]], anche se un nuovo processo migratorio verso sud aveva già avuto avvio agli inizi del [[III secolo|III]].
==== Migrazione
Nel periodo successivo alle [[Guerre marcomanniche]] la storia dei Longobardi è sostanzialmente sconosciuta. L{{'}}''Origo'' riferisce di un'espansione nelle regioni di "[[Anthaib]]", "[[Bainaib]]" e "[[Burgundaib]]"<ref>''Origo gentis Langobardorum'', [[s:la:Origo gentis Langobardorum#2|§2]].</ref>, spazi compresi tra il medio corso dell'[[Elba (fiume)|Elba]] e l'attuale [[Boemia]] settentrionale<ref name="Capo384385">{{cita|Capo|pp. 384-385}}.</ref><ref>{{cita|Jarnut|p. 12}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 17-18}}.</ref>. Si trattò di un movimento migratorio dilazionato nel corso di un lungo periodo, compreso tra il [[II secolo|II]] e il [[IV secolo]], e non costituì un processo unitario, quanto piuttosto una successione di piccole infiltrazioni in territori abitati contemporaneamente anche da altri [[popoli germanici]]<ref name="Capo384385" /><ref name="Jarnut13">{{cita|Jarnut|p. 13}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|p. 18}}.</ref>.
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Nel [[488]]-[[493]] i Longobardi, guidati da [[Godeoc]] e poi da [[Claffone]], "ritornarono" alla storia e, attraversata la [[Boemia]] e la [[Moravia]]<ref name="Jarnut14">{{cita|Jarnut|p. 14}}.</ref><ref name="Rovagnati22">{{cita|Rovagnati|p. 22}}.</ref>, si insediarono nella "[[Rugilandia]]", le terre a ridosso del medio [[Danubio]] lasciate libere dai [[Rugi]] a nord del [[Norico]] dove, grazie alla fertilità della terra, poterono rimanere per molti anni<ref name="Rovagnati22" /><ref name="DiaconoI19">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 19]]}}.</ref>; per la prima volta entrarono in un territorio marcato dalla civiltà romana<ref name="Jarnut14" />. Giunti presso il Norico, i Longobardi ebbero conflitti con i nuovi vicini, gli [[Eruli]], e finirono per stabilirsi nel territorio detto "[[Feld (Longobardi)|Feld]]" (forse la [[Piana della Morava]], situata a oriente di [[Vienna]]<ref name="Rovagnati22" /><ref name="Jarnut15">{{cita|Jarnut|p. 15}}.</ref>).
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{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
Un'alleanza con Bisanzio e i Franchi permise al re [[Vacone (re)|Vacone]] di mettere a frutto le convulsioni che scossero il [[regno ostrogoto]] dopo la morte del re Teodorico nel [[526]]: sottomise così i [[Suebi]] presenti nella regione<ref name="DiaconoI21">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 21]]}}.</ref> e occupò la [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia I e Valeria]] (l'attuale [[Ungheria]] a ovest e a sud del [[Danubio]])<ref name="Rovagnati24">{{cita|Rovagnati|p. 24}}.</ref><ref name="Jarnut17">{{cita|Jarnut|p. 17}}.</ref>. Alla sua morte ([[540]]) il figlio [[Valtari]] era minorenne; quando, pochi anni dopo, morì, il suo reggente [[Audoino]] usurpò il trono<ref name="DiaconoI22">{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 22]]}}.</ref> e modificò il quadro delle alleanze del predecessore, accordandosi (nel [[547]] o nel [[548]]) con [[Giustiniano I|l'imperatore bizantino Giustiniano I]]<ref name="DiaconoI22" /> per occupare, in Pannonia, la [[Pannonia (provincia romana)|provincia Savense]] (il territorio che si stende fra i fiumi [[Drava]] e [[Sava (fiume)|Sava]]) e parte del Norico, in modo da schierarsi nuovamente contro i vecchi alleati Franchi e [[Gepidi]] e consentire a Giustiniano di disporre di rotte di comunicazione sicure con l'Italia<ref name="Rovagnati27">{{cita|Rovagnati|p. 27}}.</ref><ref name="Jarnut19">{{cita|Jarnut|p. 19}}.</ref>.
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==== Invasione dell'Italia ====
{{Vedi anche|Guerre longobardo-bizantine|Assedio di Pavia (569-572)}}
Sconfitti i [[Gepidi]], la situazione era cambiata assai poco per [[Alboino]], che al loro posto aveva dovuto lasciar insediare i non meno pericolosi [[Avari]]; decise quindi di lanciarsi verso le pianure dell'[[Italia]], appena devastate dalla sanguinosa [[Guerra gotica (535-553)|guerra gotica]]. Nel [[568]]
La resistenza bizantina fu debole; le ragioni della facilità con la quale i Longobardi sottomisero l'Italia sono tuttora oggetto di dibattito storico<ref name="Jarnut31">{{cita|Jarnut|p. 31}}.</ref>. All'epoca la consistenza numerica della popolazione era al suo minimo storico, dopo le devastazioni seguite alla Guerra gotica<ref name="Jarnut31" />; inoltre i Bizantini, che dopo la resa di [[Teia (re)|Teia]], l'ultimo re degli [[Ostrogoti]], avevano ritirato le migliori truppe e i migliori comandanti<ref name="Jarnut31" /> dall'Italia perché impegnati contemporaneamente anche contro [[Avari]] e [[Sasanidi|Persiani]], si difesero solo nelle grandi città fortificate<ref name="Jarnut30" />. Gli [[Ostrogoti]] che erano rimasti in Italia verosimilmente non opposero strenua resistenza, vista la scelta fra cadere in mano ai Longobardi, dopotutto [[Germani]] come loro, o restare in quelle dei Bizantini.<ref name="Jarnut31" />
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[[File:Alboin's Italy.svg|thumb|I domini longobardi (in azzurro) dopo la morte di [[Alboino]] ([[572]]) e le conquiste di [[Faroaldo I|Faroaldo]] e [[Zottone]] nel centro e nel sud della penisola ([[575]] circa)<ref name="CapoLVI">{{cita|Capo|p. LVI}}.</ref>.]]
La prima città a cadere nelle mani di Alboino fu [[Cividale del Friuli]] (allora "Forum Iulii")
Inizialmente il dominio longobardo fu molto duro, animato da spirito di conquista e saccheggio: un atteggiamento ben diverso, quindi, da quello comunemente adottato dai barbari ''[[Socii e foederati|foederati]]'', per più lungo tempo esposti all'influenza latina<ref name="Jarnut31" />. Se nei primi tempi si registrarono numerose violenze, già verso la fine del [[VI secolo]] l'atteggiamento dei Longobardi si addolcì<ref name="Jarnut33">{{cita|Jarnut|p. 33}}.</ref>, anche in seguito all'avvio del processo di conversione dall'[[arianesimo]] al credo [[Concilio di Nicea I|niceno]] della [[Chiesa cattolica|Chiesa di Roma]]<ref>{{cita|Cardini e Montesano|p. 81}}.</ref>.
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==== Fondazione del regno ====
Con l'irruzione dei Longobardi, l'Italia si trovò divisa tra questi e i Bizantini, secondo confini che nel corso del tempo subirono notevoli oscillazioni.
==== VI secolo ====
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[[File:Cividale, tempietto longobardo 04.JPG|thumb|Figure di ''sante'' in stucco nel [[Tempietto longobardo]] di [[Cividale del Friuli]], [[VIII secolo]]. Il Tempietto costituisce una delle meglio conservate testimonianze del fiorire artistico proprio della [[Rinascenza liutprandea]].]]
Sul trono salì [[Liutprando]], il figlio di Ansprando già associato al potere; il suo regno fu il più lungo di tutti quelli dei Longobardi in [[Italia]], che sotto di lui toccarono l'apogeo della loro parabola storica<ref>{{cita|Jarnut|p. 80}}.</ref>. Il suo popolo gli riconobbe audacia, valor militare e lungimiranza politica, ma a questi valori tipici della stirpe germanica (elementi in declino dell'identità longobarda, che lo stesso sovrano tentò di rivitalizzare) Liutprando, re di una nazione ormai in stragrande maggioranza [[chiesa cattolica|cattolica]], unì quelle di ''piissimus rex''<ref>{{cita|Jarnut|p. 97}}.</ref>. Testimonianza dell'ammirazione che gli tributarono i Longobardi è il panegirico tessuto da Paolo Diacono nel descriverne la figura:
{{citazione|Fu uomo di molta saggezza, accorto nel consiglio, di grande pietà e amante della pace, fortissimo in guerra, clemente verso i colpevoli, casto, virtuoso, instancabile nel pregare, largo nelle elemosine, ignaro sì di lettere ma degno di essere paragonato ai filosofi, padre della nazione, accrescitore delle leggi.|Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI, 58]]|''Fuit vir multae sapientiae, consilio sagax, pius admodum et pacis amator, belli praepotens, delinquentibus clemens, castus, pudicus, orator pervigil, elemosinis largus, litterarum quidem ignarus, sed philosophis aequandus, nutritor gentis, legum augmentator.''|lingua=la}}
Liutprando si alleò con i [[Franchi]], attraverso un patto coronato dalla simbolica adozione del giovane [[Pipino il Breve]]<ref>{{cita|Diacono|[[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI, 58]]}}.</ref>, e con gli [[Avari]], ai confini orientali: una doppia garanzia contro i potenziali nemici esterni che gli consentì di avere le mani libere nello scacchiere italiano<ref>{{cita|Rovagnati|p. 69}}.</ref>. Nel [[726]] si impadronì di molte città dell'Esarcato e della [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]], atteggiandosi a protettore dei cattolici; per non inimicarsi il papa, tuttavia, rinunciò all'occupazione di [[Sutri]]<ref name="Jarnut8889">{{cita|Jarnut|pp. 88-89}}.</ref>, che restituì non all'imperatore ma «agli apostoli Pietro e Paolo»<ref>''Liber pontificalis'', "Gregorio II", 18, 21.</ref>. Questa donazione, nota come [[Donazione di Sutri]], fornì il precedente legale per attribuire un [[potere temporale]] al papato, che avrebbe infine prodotto lo [[Stato Pontificio|Stato della Chiesa]]<ref name="Jarnut8889" />. Un momento di forte tensione si ebbe quando Liutprando mise l'assedio a Roma: il papa chiese aiuto a [[Carlo Martello]] che, intervenendo diplomaticamente, riuscì a far desistere il sovrano longobardo ([[739]]). Negli anni successivi Liutprando portò anche i [[ducati longobardi|ducati]] di [[ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[ducato di Benevento|Benevento]] sotto la sua autorità: mai nessun re longobardo aveva ottenuto simili risultati<ref>{{cita|Jarnut|p. 94}}.</ref>. La solidità del suo potere si fondava, oltre che sul carisma personale, anche sulla riorganizzazione delle strutture del regno che aveva intrapreso fin dai primi anni<ref>{{cita|Jarnut|p. 82}}.</ref><ref>{{cita|Rovagnati|pp. 75-76}}.</ref>. Il nuovo [[papa Zaccaria]] ottenne nuove cessioni territoriali da Liutprando, che nel [[742]] trasferì al pontefice diverse terre dell'ex "[[Ducato romano]]"<ref>''Liber pontificalis'', "Zaccaria", 6-11.</ref>.
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[[File:Duchy of Benevento It.svg|thumb|Il [[Ducato di Benevento]] nell'VIII secolo]]
I domini longobardi dell'[[Italia]] centro-meridionale (quella che si chiamava Langobardia Minor, rispetto a quella più vasta del settentrione), subirono destini differenti. Il [[Ducato di Spoleto]] cadde immediatamente in mano [[Franchi|franca]], quello di [[Ducato di Benevento|Benevento]] si mantenne, invece, autonomo. Il duca [[Arechi II]], al potere al momento del crollo del regno, aspirò inutilmente al trono reale; assunse poi il titolo di principe<ref name="Rovagnati9293">{{cita|Rovagnati|pp. 92-93}}.</ref>.
Nei secoli seguenti gli Stati longobardi del meridione (dal Principato di Benevento si staccarono presto il [[Principato di Salerno]] e la [[Signoria di Capua]]) furono travagliati da lotte intestine e da contrasti con le potenze maggiori (il [[Sacro Romano Impero]] e l'[[Impero bizantino]]), con i vicini ducati campani della costa e con i [[Saraceni]].
Dopo il [[1000|Mille]], il Principato di Salerno, sotto il principe [[Guaimario IV di Salerno|Guaimario IV]], si espanse ed inglobò quasi tutta l'Italia meridionale continentale ([[1050]]), ma gli Stati longobardi vennero infine ([[XI secolo]]) assorbiti dai [[Normanni]], come tutta l'Italia meridionale<ref name="Rovagnati9293" />. [[Roberto il Guiscardo]] sposò [[Sichelgaita di Salerno|Sichelgaita]], figlia di Guaimario IV, ultimo signore di Salerno. Nel [[1139]] il principato (che fu anche chiamato "longobardo-normanno") evolse nel [[Regno di Sicilia]] (durato - con vari nomi - sette secoli, fino al [[1861]]). [[Benevento]], conquistata da [[Roberto il Guiscardo]] nel [[1053]], entrò a far parte dello [[Stato Pontificio]], anche se continuarono a essere nominati duchi longobardi (direttamente dal papa) fino al [[1081]].
La persistenza di Stati autonomi permise ai Longobardi di salvaguardare una propria identità culturale e mantenne gran parte dell'Italia del Sud nell'orbita culturale occidentale, anziché in quella bizantina<ref name=Rovagnati9293/>. Il diritto longobardo (''more Langobardorum'') persistette in ampie aree dell'Italia meridionale ancora per un paio di secoli.
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[[File:Meister von Castelseprio 001.jpg|thumb|[[Maestro di Castelseprio]], ''Il sogno di Giuseppe'' ([[Affreschi di Castelseprio|affresco del ciclo della chiesa di Santa Maria Foris Portas]], [[VIII secolo|VIII]]-[[IX secolo]], [[Castelseprio]])]]
Gli indizi contenuti nel mito<ref name="Origo1" /> lasciano intuire che inizialmente, prima del passaggio dalla [[
In Pannonia i Longobardi vennero in contatto con altri popoli nomadi e guerrieri, tra i quali i [[Sarmati]]; questa [[Iranici|stirpe iranica]] aveva subito influssi culturali di origine orientale. Da loro i Longobardi trassero, in ambito simbolico-religioso, l'usanza delle "''[[perticae]]''": lunghe aste sormontate da figure di uccelli (particolarmente frequente la [[Columbidae|colomba]]), derivate dalle insegne portate in battaglia. I Longobardi ne fecero un uso funerario: quando una persona moriva lontano da casa o risultava dispersa in battaglia, la famiglia compensava l'impossibilità di celebrarne i funerali piantando nel terreno una di queste aste, con il becco dell'uccello orientato verso il punto in cui si credeva fosse morto il familiare<ref>{{cita|Rovagnati|pp. 102-103}}.</ref>.
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Con il progredire dell'integrazione con i Romanici, il processo di conversione al cattolicesimo divenne di massa, soprattutto grazie alla sempre più stabile convivenza sullo stesso territorio e, al tempo stesso, del progressivo allontanamento delle province italiane dall'[[Impero bizantino]] (veniva così meno uno dei principali motivi politico-diplomatici di avversione al cattolicesimo). Tuttavia ancora nel [[VII secolo]] nel [[ducato di Benevento]], si ha notizia<ref>''Vita Barbati episcopi Beneventani'', pp. 555-563.</ref> di una diffusione ancora molto ampia, almeno nell'ambito aristocratico - nominalmente convertito - di riti che comprendevano sacrifici animali o idolatria (per lo più di vipere) e competizioni rituali di carattere chiaramente [[germani]]co, che venivano praticati in piccoli boschi sacri che daranno origine alle leggende sul ''[[noce di Benevento]]''<ref>{{cita|Rovagnati|p. 101}}.</ref>; a Pavia, capitale del regno, solo nel nel 658 la cattedrale ariana [[Chiesa di Sant'Eusebio (Pavia)|di Sant'Eusebio]] passò al culto cattolico e, contemporaneamente, il vescovo ariano della città Anastasio divenne il presule cattolico della città<ref>{{Cita libro|autore=Margherita Cecchelli|autore2=Gioia Bertelli|titolo=Edifici di culto ariano in Italia|url=https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1989_act_123_1_3455|anno=1989|editore=École Française de Rome|città=Rome|pp=239-242|opera=Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986|ISBN=2-7283-0194-8}}</ref>.
L'intero popolo divenne, almeno nominalmente, cattolico sul finire del regno di [[Cuniperto]] (morto nel [[700]]), e i suoi successori (su tutti, [[Liutprando]]) fecero coscientemente leva sull'unità religiosa (cattolica) di Longobardi e Romanici per ribadire il loro ruolo di
== Diritto ==
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== Lingua ==
{{vedi anche|Lingua longobarda}}
I Longobardi parlavano originariamente una [[Lingue germaniche|lingua germanica]],
L'uso del longobardo declinò rapidamente dopo l'insediamento in [[Italia]], soppiantato fin dai primi documenti ufficiali dal [[Lingua latina|latino]]. Anche nell'uso quotidiano l'idioma germanico, parlato da un'esigua minoranza della popolazione italiana dell'epoca, si perse nel volgere di pochi decenni<ref name="Jarnut78" />. Non si trattò tuttavia di una dissoluzione nel nulla; anzi, l'influsso germanico ha
== Cultura ==
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[[File:PaulusDiaconus Plut.65.35.jpg|thumb|[[Paolo Diacono]] effigiato in un manoscritto altomedievale.]]
Non ci sono pervenute testimonianze originali della cultura letteraria germanica, propria dei Longobardi. Il patrimonio delle
In seguito all'integrazione tra Longobardi e [[Romanici]], avviata con decisione a partire dagli inizi del [[VII secolo]], risulta difficile isolare i contributi propri dell'una o dell'altra tradizione nella produzione letteraria dell'[[Alto Medioevo]] italiano (inclusi gli anni successivi alla caduta del [[Regno longobardo]], nel [[774]], che non comportò la sparizione del popolo)<ref>{{cita|Capo|p. XXXII}}.</ref>. Esemplare di questa commistione è la più alta figura della cultura longobarda: [[Paolo Diacono]]. Originario del [[Ducato del Friuli]], orgogliosamente longobardo, adottò tuttavia nelle sue opere (su tutte, la capitale ''[[Historia Langobardorum]]'') la [[lingua latina]].
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=== Arte ===
{{vedi anche|Arte longobarda}}
Durante la lunga fase nomade ([[I secolo|I]]-[[VI secolo]]), i Longobardi svilupparono un linguaggio artistico che aveva molti tratti in comune con quello delle altre [[Germani|popolazioni germaniche]] dell'[[Europa]] centro-
==== Architettura ====
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[[File:San salvatore1 brescia.jpg|thumb|[[Chiesa di San Salvatore (Brescia)]], interno]]
L'attività architettonica sviluppata in
Notevole, in ambito religioso, fu l'impulso dato da diversi sovrani longobardi ([[Teodolinda]], [[Liutprando]], [[Desiderio (re)|Desiderio]]) alla fondazione di monasteri, strumenti al tempo stesso di controllo politico del territorio e di evangelizzazione in senso [[Chiesa cattolica|cattolico]] di tutta la popolazione del regno<ref>{{cita|Jarnut|pp. 127-129}}.</ref>. Tra i monasteri fondati in età longobarda, spicca l'[[Abbazia di San Colombano|abbazia di Bobbio]], fondata da [[San Colombano abate|san Colombano]].
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Tra i rari esempi di arte di epoca longobarda sopravvissuti ai secoli, spiccano gli [[Affreschi di Castelseprio|affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas]] a [[Castelseprio]], in [[provincia di Varese]]. Anche se è improbabile l'origine etnica longobarda dell'autore, la sua opera, compiuta nell'[[VIII secolo|VIII]] o nel [[IX secolo]], resta un'alta e originale espressione dell'arte sviluppata nel [[regno longobardo]]. Gli affreschi, rinvenuti casualmente nel [[1944]], rappresentano scene dell'infanzia di [[Gesù|Cristo]] ispirate, sembra, soprattutto ai [[Vangeli apocrifi]]. Sorprendente è la tecnica compositiva, che lascia emergere una sorta di [[Prospettiva (arte)|schema prospettico]] di diretta ascendenza classica, oltre a un chiaro realismo nella rappresentazione di ambienti, figure umane e animali. Il ciclo di affreschi testimonia così la permanenza, in tarda età longobarda, di elementi artistici classici sopravvissuti all'innesto della concezione germanica dell'arte, priva di attenzione ai risvolti prospettici e naturalistici e più concentrata sul significato simbolico delle rappresentazioni<ref>Piero Adorno, ''L'Alto Medioevo'', p. 578.</ref>. Anche dal punto di vista dei contenuti simbolici il ciclo esprime una visione della religione perfettamente congruente con l'ultima fase del regno longobardo; eliminata - almeno nominalmente - la concezione di Cristo [[arianesimo|ariana]], quella messa in luce dagli affreschi di Castelseprio è specificamente [[Chiesa cattolica|cattolica]], poiché insiste nel ribadire la [[consustanzialità]] delle due nature - umana e divina - del Figlio di Dio.
==== Oreficeria ====
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