Risiera di San Sabba: differenze tra le versioni
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Rollback di tentativi di ridimensionamento del ruolo del campo di sterminio. A San Sabba si uccidevano gli ebrei, non alcuni e non solo perchè intrasportabili, cosa pedantemente aggiunta ogni volta che compare il termine ebreo Etichette: Ripristino manuale Annullato Modifica visuale |
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La '''Risiera di San Sabba''' è stato un [[campo di concentramento]] [[nazifascismo|nazista]], situato nella città di [[Trieste]], utilizzato come campo di detenzione di polizia (''Polizeihaftlager''), nonché per il transito o l'uccisione di un gran numero di detenuti, in prevalenza [[Prigioniero politico|prigionieri politici]] ed
Oltre ai prigionieri destinati ad essere uccisi o deportati, vi furono imprigionati anche diversi civili catturati nei rastrellamenti o destinati al lavoro forzato. Le vittime (stimate fra le 3000 e le 5000, sulla scorta delle testimonianze raccolte) venivano fucilate, uccise con un colpo di mazza alla nuca, impiccate oppure avvelenate con i gas di scarico di furgoni appositamente attrezzati. Per la frequenza e finalità di tali pratiche nel campo, volte anche alla eliminazione dell'intera popolazione ebraica di Trieste, la risiera di San Sabba viene anche definita l'unico [[campo di sterminio]] (in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Vernichtungslager'') istituito in Italia.<ref
Del [[lager]] faceva parte un [[forno crematorio]], di concezione rudimentale, che veniva utilizzato per bruciare i cadaveri.
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Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la [[wikt:pilatura|pilatura]] del [[riso (alimento)|riso]] era stato costruito nel 1898 nel rione di San Sabba (più correttamente "San Saba"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato ''[[Stalag]] 339''.<ref name="lastoria">{{Cita web |url=http://www.risierasansabba.it/la-storia/ |sito=Risiera di San Sabba - Monumento Nazionale - Comune di Trieste |accesso=2 gennaio 1918}}</ref>
Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso divenne un ''Polizeihaftlager'' (campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in [[Germania]] ed in [[Polonia]] e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati [[sloveni]], [[croati]], [[resistenza italiana|partigiani]], detenuti politici, [[Testimoni di Geova]]<ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2019/05/fvg-testimoni-geova-sterminio-nazista-risiera-san-sabba-trieste-targa-memoria-dd63aa0c-24c0-4b03-822e-0a7a8f25f890.html|titolo=Una targa in Risiera per ricordare la persecuzione dei Testimoni di Geova|accesso=6 agosto 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2019/05/10/nazismo-ricordare-testimoni-geova-targa-in-risiera-trieste_4f7090be-4e36-4c0d-9a76-21b72c7e8f11.html|titolo=Nazismo: ricordare testimoni Geova, targa in Risiera Trieste|accesso=6 agosto 2021}}</ref> ed
Supervisore della risiera fu l'ufficiale delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Odilo Globočnik]], triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di [[Reinhard Heydrich]] e responsabile dei campi di sterminio attivati nel [[Governatorato Generale]], nel quadro dell'[[operazione Reinhard]], in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei<ref>{{Cita libro |autore=M. Mazower |titolo=L'impero di Hitler |pagine=399-400}}</ref>. Nella sua attività era aiutato da membri dell'Einsatzkommando Reinhard, guidati da August Dietrich Allers, mentre [[Josef Oberhauser (criminale di guerra)|Joseph Oberhauser]] era il comandante della risiera. Entrambi avevano iniziato operando nel [[Aktion T4|Tiergarten 4]], che in Germania e Austria organizzava l'eutanasia dei minorati mentali e fisici (100.000 secondo il tribunale di Norimberga) e proseguito nei campi di [[Treblinka]], [[Sobibor]] e [[Belzec]]<ref>{{Cita web|url=https://www.scienzainrete.it/articolo/luoghi-che-rammentano-tramandano-e-ammoniscono/simonetta-pagliani/2022-01-26|titolo=I luoghi che rammentano, tramandano e ammoniscono|accesso=2022-01-27|lingua=it}}</ref>.
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Per i cittadini incarcerati nella risiera intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il [[Diocesi di Trieste|vescovo di Trieste]], monsignor [[Antonio Santin|Santin]]; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di [[Giani Stuparich]] e famiglia), ma in altri senza successo.
I [[nazismo|nazisti]], dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all'inizio del [[1944]] dell'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un
L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri a partire dal 6 aprile [[1944]], quando vennero cremati una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente a [[Villa Opicina]]. Da allora, e fino alla data della liberazione, si stima che il forno crematorio sia stato adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri. Vi furono diversi casi, come quelli delle partigiane [[Cecilia Deganutti]] e [[Virginia Tonelli]], in cui i prigionieri furono bruciati vivi. La risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle province orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti
Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile [[1945]], nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane<ref>Polizia della Venezia Giulia, Divisione criminale investigativa, prot. 13392, Trieste 6/12/1945, Alla Procura di Stato di Trieste.</ref>. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorgeva il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera.
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