Risiera di San Sabba: differenze tra le versioni

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Rollback di tentativi di ridimensionamento del ruolo del campo di sterminio. A San Sabba si uccidevano gli ebrei, non alcuni e non solo perchè intrasportabili, cosa pedantemente aggiunta ogni volta che compare il termine ebreo
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La '''Risiera di San Sabba''' è stato un [[campo di concentramento]] [[nazifascismo|nazista]], situato nella città di [[Trieste]], utilizzato come campo di detenzione di polizia (''Polizeihaftlager''), nonché per il transito o l'uccisione di un gran numero di detenuti, in prevalenza [[Prigioniero politico|prigionieri politici]] ed alcuni ebrei, considerati “non trasportabili”<ref name=ANPI>{{Cita web|url=https://www.anpi.it/libri/risiera-di-san-sabba|titolo=Risiera di San Sabba {{!}} ANPI|sito=www.anpi.it|lingua=it|accesso=2023-07-13}}</ref>.
 
Oltre ai prigionieri destinati ad essere uccisi o deportati, vi furono imprigionati anche diversi civili catturati nei rastrellamenti o destinati al lavoro forzato. Le vittime (stimate fra le 3000 e le 5000, sulla scorta delle testimonianze raccolte) venivano fucilate, uccise con un colpo di mazza alla nuca, impiccate oppure avvelenate con i gas di scarico di furgoni appositamente attrezzati. Per la frequenza e finalità di tali pratiche nel campo, volte anche alla eliminazione dell'intera popolazione ebraica di Trieste, la risiera di San Sabba viene anche definita l'unico [[campo di sterminio]] (in [[lingua tedesca|tedesco]] ''Vernichtungslager'') istituito in Italia.<ref name=ANED>{{Cita web|url=https://deportati.it/lager/risiera/risierasansabba/|titolo=Risiera di San Sabba|sito=ANED|lingua=it|accesso=2023-07-13}}</ref><ref>{{Cita nameweb|url=https://www.anpi.it/libri/risiera-di-san-sabba|titolo=Risiera di San Sabba {{!}} ANPI|sito=www.anpi.it|lingua=it|accesso=2023-07-13}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Susan|cognome=Zuccotti|titolo=L'olocausto in Italia|url=https://books.google.it/books?id=xT6eAAAACAAJ&dq=zuccotti+olocausto&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&redir_esc=y|accesso=2023-07-13|data=1995|editore=TEA|lingua=it|ISBN=978-88-7819-674-2}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Chris|cognome=Webb|titolo=The Belzec Death Camp|url=https://books.google.it/books?id=2mpHEAAAQBAJ&pg=PA162&dq=san+sabba+death+camp&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjPx66i5YyAAxXZVvEDHc8nCTUQ6AF6BAgHEAI#v=onepage&q=san%20sabba%20death%20camp&f=false|accesso=2023-07-13|data=2016-03-01|editore=Paperback|lingua=en|p=162|ISBN=978-3-8382-0826-8}}</ref>
 
Del [[lager]] faceva parte un [[forno crematorio]], di concezione rudimentale, che veniva utilizzato per bruciare i cadaveri.
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Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la [[wikt:pilatura|pilatura]] del [[riso (alimento)|riso]] era stato costruito nel 1898 nel rione di San Sabba (più correttamente "San Saba"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato ''[[Stalag]] 339''.<ref name="lastoria">{{Cita web |url=http://www.risierasansabba.it/la-storia/ |sito=Risiera di San Sabba - Monumento Nazionale - Comune di Trieste |accesso=2 gennaio 1918}}</ref>
 
Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso divenne un ''Polizeihaftlager'' (campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in [[Germania]] ed in [[Polonia]] e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati [[sloveni]], [[croati]], [[resistenza italiana|partigiani]], detenuti politici, [[Testimoni di Geova]]<ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2019/05/fvg-testimoni-geova-sterminio-nazista-risiera-san-sabba-trieste-targa-memoria-dd63aa0c-24c0-4b03-822e-0a7a8f25f890.html|titolo=Una targa in Risiera per ricordare la persecuzione dei Testimoni di Geova|accesso=6 agosto 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2019/05/10/nazismo-ricordare-testimoni-geova-targa-in-risiera-trieste_4f7090be-4e36-4c0d-9a76-21b72c7e8f11.html|titolo=Nazismo: ricordare testimoni Geova, targa in Risiera Trieste|accesso=6 agosto 2021}}</ref> ed alcuni ebrei, in quanto considerati "non trasportabili"<ref name=ANPI/> .
 
Supervisore della risiera fu l'ufficiale delle [[Schutzstaffel|SS]] [[Odilo Globočnik]], triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di [[Reinhard Heydrich]] e responsabile dei campi di sterminio attivati nel [[Governatorato Generale]], nel quadro dell'[[operazione Reinhard]], in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei<ref>{{Cita libro |autore=M. Mazower |titolo=L'impero di Hitler |pagine=399-400}}</ref>. Nella sua attività era aiutato da membri dell'Einsatzkommando Reinhard, guidati da August Dietrich Allers, mentre [[Josef Oberhauser (criminale di guerra)|Joseph Oberhauser]] era il comandante della risiera. Entrambi avevano iniziato operando nel [[Aktion T4|Tiergarten 4]], che in Germania e Austria organizzava l'eutanasia dei minorati mentali e fisici (100.000 secondo il tribunale di Norimberga) e proseguito nei campi di [[Treblinka]], [[Sobibor]] e [[Belzec]]<ref>{{Cita web|url=https://www.scienzainrete.it/articolo/luoghi-che-rammentano-tramandano-e-ammoniscono/simonetta-pagliani/2022-01-26|titolo=I luoghi che rammentano, tramandano e ammoniscono|accesso=2022-01-27|lingua=it}}</ref>.
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Per i cittadini incarcerati nella risiera intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il [[Diocesi di Trieste|vescovo di Trieste]], monsignor [[Antonio Santin|Santin]]; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di [[Giani Stuparich]] e famiglia), ma in altri senza successo.
 
I [[nazismo|nazisti]], dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all'inizio del [[1944]] dell'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un [[forno crematorio#storia|forno crematorio]]<ref name="Ts"/><ref name="Gt"/>. L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri a partire dal 6 aprile [[1944]], quando vennero cremati una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente a [[Villa Opicina]]. Da allora, e fino alla data della liberazione, si stima che il forno crematorio sia stato adoperato per bruciare i corpi di oltre 3000 prigionieri<ref name=ANED/>. Vi furono diversi casi, come quelli delle partigiane [[Cecilia Deganutti]] e [[Virginia Tonelli]], in cui i prigionieri furono bruciati vivi.
 
L'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri a partire dal 6 aprile [[1944]], quando vennero cremati una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente a [[Villa Opicina]]. Da allora, e fino alla data della liberazione, si stima che il forno crematorio sia stato adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri. Vi furono diversi casi, come quelli delle partigiane [[Cecilia Deganutti]] e [[Virginia Tonelli]], in cui i prigionieri furono bruciati vivi. La risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle province orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti ― soprattutto ebrei destinati al [[campo di concentramento di Auschwitz]]<ref name=ANPI/>, fu quindi adoperata in parte anche come luogo di detenzione, tortura ed eliminazione di prigionieri sospettati di attività sovversiva nei confronti del regime nazista e di ebrei considerati “non trasportabili”<ref name=ANPI/>(da 3000 a 5000 vittime)<ref name=ANED/>.<ref>{{Cita|Francesca Longo e Matteo Moder, 2004|pag.62}}.</ref><ref>{{Cita|autori vari, 1990|pag.194}}.</ref><ref>{{Cita|Gabrio De Szombathely, 1994|pag. 184}}.</ref> Alcuni italiani delatori parteciparono attivamente nel segnalare gli ebrei triestini alle autorità naziste: il più conosciuto tra loro è sicuramente Mauro Grini, il quale, servendosi di una rete di collaboratori, consegnò ai nazisti, secondo lo storico Simon Levis Sullam, circa 300 ebrei<ref>{{cita libro|autore=Simon Levis Sullam|titolo=I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945|editore=Feltrinelli|città=Milano|anno=2015|ISBN=978-88-07-88748-2|p=100-104}}.</ref>.
 
Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile [[1945]], nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane<ref>Polizia della Venezia Giulia, Divisione criminale investigativa, prot. 13392, Trieste 6/12/1945, Alla Procura di Stato di Trieste.</ref>. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorgeva il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera.