Repubblica romana: differenze tra le versioni

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→‎Roma resiste: Corretto collegamento ai Tuscolani.
→‎Roma e la Magna Grecia, fino a Pirro (280-272 a.C.): Corretto errore di battitura (tarentini->tarantini).
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Roma, tuttavia, in aperta violazione degli accordi, forse per la forte pressione esercitata dai ''negotiatores''<ref name="Piganiol181"/> o forse perché gli accordi stessi erano ritenuti decaduti,<ref name="Grimal_33">{{cita|Grimal|pp. 33-34|Grimal}}.</ref> nell'autunno del [[282 a.C.]]<ref name="Musti_538">{{cita|Musti|p. 538|Musti}}.</ref> inviò una piccola [[flotta romana|flotta]] [[duumviri|duumvirale]] composta da dieci imbarcazioni da osservazione<ref name="Appiano_16">Appiano, ''Storia romana'', III, 16.</ref> nel golfo di Taranto che provocò i tarantini;<ref name="Appiano_15">Appiano, ''Storia romana'', III, 15.</ref> le navi, guidate dall'ammiraglio [[Lucio Valerio Flacco]]<ref name="Dione_39_4" /><ref name="Zonara_8_2" /> o dall'ex [[console (storia romana)|console]] [[Publio Cornelio Dolabella (console 283 a.C.)|Publio Cornelio Dolabella]],<ref name="Appiano_15" /> erano dirette a Thurii<ref name="Musti_537" /> o verso la stessa Taranto, con intenzioni amichevoli.<ref name="Dione_39_4">Cassio Dione, ''Storia romana'', IV, 39, 4.</ref><ref name="Zonara_8_2">Giovanni Zonara, ''Epitome'', 8, 2.</ref> I Tarantini, che stavano celebrando in un teatro affacciato sul mare delle feste<ref name="Floro_4">Floro, ''Epitome'', I, 13, 4.</ref> in onore del dio [[Dioniso]], in preda all'ebbrezza, scorte le navi romane, credettero che esse stessero avanzando contro di loro e le attaccarono:<ref name="Dione_39_4" /><ref name="Zonara_8_2" /> ne affondarono quattro e una fu catturata, mentre cinque riuscirono a fuggire;<ref name="Appiano_15" /><ref name="Orosio_2">Orosio, ''Historiarum adversus paganos libri septem'', IV, 2.</ref> tra i Romani catturati, alcuni furono imprigionati, altri mandati a morte.<ref name="Zonara_8_2" /><ref name="Orosio_2" />
 
Dopo l'attacco alla flotta romana, i Tarantini, resisi conto che la loro reazione alla provocazione romana avrebbe potuto condurre alla guerra e convinti dell'atteggiamento ostile di Roma, marciarono contro Thurii, che fu presa e saccheggiata; la guarnigione che i Romani avevano posto a tutela della città ne fu scacciata<ref name="Piganiol181"/> assieme agli esponenti dell'aristocrazia locale.<ref name="Appiano_15" /><ref name="Clementi_35">{{cita|Clementi|p. 35|Clementi2}}.</ref> In seguito a questi eventi i TarentiniTarantini decisero di invocare l'aiuto del re d'[[Epiro]] [[Pirro]], che, giunto in Italia nel [[280 a.C.]] con un esercito composto anche da numerosi [[Elefante da guerra|elefanti]], riuscì a sconfiggere i Romani a [[battaglia di Heraclea|Heraclea]] e ad [[Battaglia di Ascoli (279 a.C.)|Ascoli]], seppure a costo di gravissime perdite; dopo un tentativo fallito di consolidare il suo potere sul Sud Italia invadendo la Sicilia (dove fu respinto dalle città [[siceliote]] alleatesi con [[Cartagine]]), l'epirota marciò dunque contro i Romani che, riorganizzatisi, erano tornati a minacciare Taranto, ma fu duramente sconfitto a [[Battaglia di Benevento (275 a.C.)|Maleventum]] nel [[275 a.C.]] e costretto a tornare oltre l'[[Adriatico]]. Taranto, dunque, fu nuovamente assediata nel 275 a.C. e costretta alla resa nel [[272 a.C.]]: Roma era così potenza egemone nell'Italia peninsulare, a sud dell'Appennino Ligure e Tosco-Emiliano.
 
== La Repubblica mediterranea (264-146 a.C.) ==