Tre colori - Film rosso: differenze tra le versioni

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La musica di [[Zbigniew Preisner]] si caratterizza per la fluida aderenza alle strutture narrative, permeando tutti i momenti più significativi dello sviluppo del sentimento reciproco tra i due protagonisti, nonché dei momenti più importanti della vicenda di Auguste (in particolare il tradimento di Karin), vissute come riproposizione ciclica della vita del giudice: si tratta, insolitamente, di un tema in maggiore, un bolero passionale con venature drammatiche ma soprattutto con aperture ottimistiche, come d'altronde l'opera tutta. In due momenti del film ricompare inoltre il lied attribuito a [[Van den Budenmayer]] (pseudonimo dello stesso Preisner) in [[Decalogo 9]], permeato di particolare lirismo e di una vena malinconica, a sottolineare prima il momento dell'autodenuncia del giudice, sotto l'occhio vigile e dolce del cane, e poi il suo recarsi presso il teatro dove si terrà la sfilata di Valentine (durante il tragitto si fermerà, come già Auguste, ad ammirare il cartellone pubblicitario della giovane modella, bloccando il traffico).
 
Fluida l'immagine, come sempre nella Trilogia, con la regìa che si concede un paio di virtuosismi (l'amplissimo movimento di macchina che segue senza stacchi il flashback del momento di commozione del giudice che ha deciso di autodenunciarsi; il momento in cui il egli indica a Valentine il punto in cui gli è caduto il libro mentre sedeva a teatro molti anni prima, con un movimento di macchina vertiginoso verso il basso, a precedere l'avvicinarsi della tempesta); nuovamente essenziale il montaggio di [[Jacques Witta]], che costruisce una fitta rete di relazione e rimandi tra gli oggetti in maniera il più possibile brachilogica ed allusiva, come nella scena del bowling, quando la macchina da presa si posa su un bicchiere rotto e un posacenere con un pacchetto di sigarette Marlboro accanto, a significare l'incrinarsi del rapporto tra Auguste e Karin (poco prima, il telefono di Karin aveva suonato occupato, e avevamo visto Auguste accendersi nervosamente una Marlboro, già sapendo che quella sera i due avevano in programma di andare al bowling): come abbiamo già osservato, questa maglia di allusioni e richiami analogici richiede una visione concentrata e ripetuta. Significativamente, molte scene ritenute superflue sono state tagliate in sede di montaggio (tra le altre, Valentine che insegue il cane fuori la chiesa, l'addio di Auguste e Karin, Auguste che va a riprendersi il cane dopo averlo abbandonato), allo scopo di mantenersi sempre il più possibile allusivo (ad esempio: Auguste ha abbandonato il cane, ma sul traghetto lo ha di nuovo, senza che noi abbiamo visto recuperarlo), e di non esplicitare troppo certi passaggi narrativi lasciati alla fantasia e alle illuminazioni dello spettatore, come sempre in [[Kieślowski]], con il risultato ancora una volta di un'opera senza fronzoli o inserti di mero piacere estetico, per una durata complessiva contenuta, come in quasi tutti i film del regista. Il ritmo è talvolta spezzato, con bruschi scarti di velocità, come notiamo nella scena dopo la prima passerella: la musica, qui distesa ed affettuosa, accompagna la ragazza in un momento di rilassamento fuori del teatro, in automobile; all'improvviso, vi è uno stacco, e [[Preisner]] propone il tema dominante del suo bolero, ad indicare il presagio del prossimo investimento del cane, proprio mentre Auguste attraversa la strada e il laccio dei suoi libri cede. In un'altra circostanza, durante l'ultima conversazione in casa del giudice, il momento di maggiore distensione e in cui più intenso si manifesta il sentimento tra i due protegonistiprotagonisti (qui apprezziamo come la residua reticenza della ragazza verso il giudice venga a cadere: "se dovrò mai essere giudicata, pensa che esistano ancora giudici come lei al giorno d'oggi?"), nuovamente accompagnato dalla musica di [[Preisner]], viene improvvisamente spezzato dal lancio di una pietra che rompe il vetro di una finestra, ma anche la musica, che si tace improvvisamente. Un terzo esempio è quello dell'improvvisa interruzione del racconto conclusivo del giudice prima a causa della tempesta, poi a causa del custode del teatro, alla ricerca della donna delle pulizie.
 
La fotografia di [[Piotr Sobociński]], già collaboratore di [[Kieślowski]] in [[Decalogo 3]] e in [[Decalogo 9]], è forse la più elegante della Trilogia, punteggiata di rosso tanto all'esterno, dove cattura preferibilmente gli ultimi raggi del sole al tramonto, quanto negli interni, dove il calore del rosso amalgama le case del giudice e della modella; i volti, poi, si muovono sovente in modo da catturare la luce migliore (vedi il giudice durante il secondo incontro: "resti ancora un attimo"; "perché?"; "c'è una bella luce": la luce che improvvisamente illumina il volto del vecchio giudice è anche il presagio della prossima intercettazione). Nuovamente, fittissima la rete di oggetti di colore rosso coinvolti nel continuo gioco di rimandi analogici.
 
Straordinarie infine le interpretazione di [[Jean-Louis Trintignant]], qui in una delle sue ultime apparizioni, e di [[Irene Jacob]], già premiata a [[Cannes]] per il doppio ruolo ne [[La doppia vita di Veronica]], e nuovamente acclamata come astro nascente del cinema.
 
== Premi e controversie ==