Sonetti romaneschi: differenze tra le versioni

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{{citazione|Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la '''plebe di Roma'''.<br />In lei sta certo un tipo di originalità: e la sua lingua, i suoi concetti, l'indole, il costume, gli usi, le pratiche, i lumi, la credenza, i pregiudizi, le superstizioni, tuttociò insomma che la riguarda, ritiene un'impronta che assai per avventura si distingue da qualunque altro carattere di popolo. Né Roma è tale, che la plebe di lei non faccia parte di un gran tutto, di una città cioè di sempre solenne ricordanza.|Giuseppe Gioachino Belli, introduzione alla raccolta dei sonetti}}
{{Libro
|titolo = Sonetti romaneschi
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== Genesi e composizione ==
L'opera fu ispirata ai sonetti di [[Carlo Porta]], in dialetto lombardo, scritti qualche anno prima. L'opera fu completata tra il [[1831]] e il [[1837]] nel primo periodo, e fra il [[1843]] e il [[1847]] nella seconda stesura, col titolo provvisorio di ''Poesie romanesche'' o ''Il 996'', in base al riferimento delle sue iniziali''ggb'', molto simili al numero. Ciascun sonetto manoscritto recava "in calce" la data di composizione. L'opera fu tenuta segreta dallo scrittore perché ancora in fase di elaborazione, e già per i problemi di censura e di rapporti con la [[Chiesa romana]]. L'opera fu pubblicata per la prima volta postuma, ampiamente censurata dei sonetti più provocatori e veraci contro il potere. Nel [[1988]] si ebbe un'edizione integrale dell'opera, inseguitoin seguito a quella parzialmente integrale del [[1952]], curata dal Vigolo.
 
== Il contenuto e i personaggi ==