Esecuzione di Gesù secondo i Testimoni di Geova: differenze tra le versioni

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[[Dionisio di Alicarnasso]], che visse fino a circa la nascita di Gesù, scrive: "'Un Romano abbastanza conosciuto aveva consegnato un suo schiavo agli altri schiavi perché lo conducessero a morte e, affinché la punizione fosse clamorosa, ordinò che lo trascinassero, frustandolo, attraverso il foro e per qualsiasi altro luogo della città che fosse molto frequentato, precedendo la processione che i romani facevano in onore del dio in quell’occasione. Gli uomini che conducevano lo schiavo al supplizio, dopo avergli steso le braccia e averle legate ad una trave (xylon): (τὰς χεῖρας ἀποτείναντες ἀμφοτέρας καὶ ξύλῳ προσδῆσαντες) che, lungo il petto e le spalle, arrivava fino ai polsi, lo seguivano percuotendo con la frusta il suo corpo nudo”<ref>Dionisio di Alicarnasso, Storia di Roma arcaica, VII, 69, 1-2</ref>. Come indicato da Samuelsson, in questa descrizione si parla solo di uno schiavo legato a un pezzo di legno, ma non c'è niente nel testo che suggerisca una crocefissione, così come non c'è niente nel testo che indichi che lo xylon fosse il braccio trasversale di una croce, come alcuni hanno ipotizzato; il testo indica semplicemente che lo schiavo fu torturato e giustiziato in qualche modo. Samuelsson menziona anche un episodio simile narrato dallo stesso Dionisio e conclude che anche in questo episodio, come nel primo, le vittime sono state torturate in modo simile senza essere crocefisse, aggiungendo che ''"è difficile definire gli eventi del Foro'' [descritti nelle Antichità Romane di Dionisio] ''un esempio di "crocefissione"''. ''L'unica conclusione che si può trarre è che semplicemente vennero torturati in qualche modo"'', e conclude dicendo che nessuno dei testi di Dionisio di Alicarnasso è di grande aiuto nello studio della crocefissione, a parte l'essere un altro esempio della diversità delle forme di punizione<ref>{{Cita libro|autore=Gunnar Samuelsson|titolo=Crucifixion in Antiquity|pp=93-94}}</ref>.
 
[[Livio]] viene citato dai TDG per attribuire ai suoi scrittiattribuirgli il significato di palo al termine crux , ciò è platealmente falso poichéma nei suoi scritti non è descritta la forma della croce.{{senza fonte}}Abbiamo :
*... e fatta bastonare e crocifiggere la guida (crucem sublato)per incutere terrore negli altri... (22.13.9)
*Venticinque schiavi furono crocifissi (crucem acti) con l’accusa di aver congiurato nel campo Marzio (22.33.2).
*Comandò che dopo essere stati selvaggiamente fustigati fossero attaccati alla croce (cruci adfigi); poi passò con la flotta presso l’isola di Pitiusa(28.37.3).
*Si agì più severamente nei riguardi dei disertori (che non dei fuggiaschi); quelli che erano di diritto latino furono decapitati, i romani me{{ssi in croce (crucemsabalti) (30.43.13).
*Di questi molti furono uccisi, molti catturati; alcuni li fece fustigare, altri mettere in croce (crucibus adfixit) (quelli che avevano capeggiato la congiura), altri li restituii ai padroni (33.36.3)
*In questo, per quanto mi riguarda, sosterrò la mia causa anche se dovessi, non davanti al Senato Romano, ma davanti al Senato cartaginese, dove si dice che sarebbero stati crocifissi (crucem tolli) i comandanti che avevano condotto una campagna vittoriosa, ma una politica carente» (38.48.13).{{senza fonte}}
 
Nel [[II secolo]], i cristiani attribuivano allo strumento della morte di Gesù sempre forma di croce, mai di palo<ref>[[Ireneo di Lione]] (130-202), ''Contro le Eresie'', 2,24,5: «La forma della croce ha cinque punte ed estremità, due nella lunghezza, due nella larghezza, e una nel mezzo, là dove si posa colui che vi è confitto.» [[Tertulliano]] (ca. 155 – ca, 230), ''Ad gentes'' 1, 12, 3-5: parla della «croce intiera, s'intende con la sua traversa, e il suo sedile sporgente».</ref>.