Lucio Orbilio Pupillo: differenze tra le versioni

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[[File:Giovanni Pascoli.jpg|upright=0.5|thumb|Giovanni Pascoli]]
Il [[:Categoria:Poeti italiani|poeta italiano]] [[Giovanni Pascoli]] nel suo ''carmen'' latino ''Sosii fratres bibliopolae'' ("Fratelli Sosii Editori"), scritto nel [[1899]] e vincitore del ''[[Certamen poeticum Hoeufftianum]]'' di [[Amsterdam]] nel [[1900]], rievocò Orbilio assieme a [[Valerio Catone]], nello scenario di una famosa casa editrice romana del [[I secolo a.C.]], mentre brontolano contro le nuove mode letterarie che stanno decretando il successo della poesia [[Publio Virgilio Marone|virgiliana]] e se ne vanno, uno da una parte, l'altro dall'altra, scuotendo la testa<ref>In Giovanni Pascoli, ''Poesie latine'', a cura di Manara Valgimigli, Milano, Mondadori 1966<sup>4</sup>, vv. 73-111.</ref>.
 
===Goffredo Coppola===
Un giudizio fuori dal coro è quello del conterraneo [[Goffredo Coppola]] (1898–1945) che s'immedesima nelle infelici condizioni economiche del maestro: un poveruomo che tirava a campare con «poche, asciutte ed aspre lezioni di grammatica» <ref>Goffredo Coppola, ''Scritti papirologici e filologici: con una bibliografia di Goffredo Coppola pubblicista'', Edizioni Dedalo, 2006 pp.117-118</ref>, costretto a vivere la sua vecchiaia, come afferma in uno scritto biografico, in una scomoda soffitta. Una povertà che l'accompagnò per tutta la vita travagliata anche dalle noiose lamentele delle famiglie degli alunni <ref>Svetonio, ''De grammaticis, IX</ref>. L'aneddotica su Orbilio, nota Coppola, ha trascurato il fatto che, come egli stesso ricorda, il futuro grammatico ebbe un'infanzia tristissima e misera e che tuttavia si acquistò onori come soldato e che riuscì a darsi una approfondita, anche se in età ormai avanzata, conoscenza nelle lettere tanto da potersi trasferire da Benevento a Roma per insegnare ai figli di famiglie importanti sino a quando morì quasi centenario. I suoi concittadini beneventani furono così orgogliosi di lui che dopo la sua morte gli eressero una statua di marmo che lo rappresentava «come un dotto che rivestito di mantello greco siede dinanzi a due scrigni pieni zeppi di libri» <ref>Svetonio, ''Op.cit. ibidem''</ref>.
 
== Note ==