Stazione di Mirandola SEFTA

stazione ferroviaria italiana

La stazione di Mirandola SEFTA, oggi conosciuta come stazione delle corriere di Mirandola, è stata una stazione ferroviaria capolinea della ferrovia Modena-Mirandola e sarebbe stata una stazione passante sulla mai completata ferrovia Rolo-Mirandola.[1]

Mirandola SEFTA
stazione ferroviaria
L'attuale autostazione di Mirandola
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàMirandola
Coordinate44°53′22.74″N 11°04′06.67″E / 44.88965°N 11.06852°E44.88965; 11.06852
Lineeferrovia Modena-Mirandola/Finale e ferrovia Rolo-Mirandola
Storia
Stato attualericonvertita ad autostazione
Attivazione1932
Soppressione1964
Caratteristiche
Tipostazione di testa/terminale

La stazione era gestita dalla Società Emiliana di Ferrovie Tranvie ed Automobili (SEFTA).

La struttura, oggi di proprietà della Società Emiliana Trasporti Autofiloviari (SETA), è stata riconvertita ad autostazione e funge da terminal per i collegamenti stradali con diverse destinazioni del modenese e del mantovano, questi ultimi operati da Azienda Pubblici Autoservizi Mantova (APAM).

Storia modifica

 
Un'immagine storica della stazione delle tranvie provinciali della SEFTA

La stazione venne costruita in sostituzione della vecchia stazione di Mirandola FSMMF e in prospettiva della realizzazione della connessione con la ferrovia Rolo-Mirandola, che però non venne mai attivata seppur completata. L'inaugurazione della nuova linea, completamente elettrificata, avvenne il 26 settembre 1932,[2][3] alla presenza del ministro delle comunicazioni Costanzo Ciano,[4] che giunse a Mirandola su un convoglio composto da due motrici e due vetture partito poco più che mezz'ora prima da Modena.

 
Raccordo ferroviario con lo zuccherificio di Mirandola

Dopo qualche anno venne realizzato un raccordo non elettrificato per i convogli merci della distilleria-zuccherificio (inaugurato nel 1936 e attualmente sede della municipalizzata AIMAG). In questo breve raccordo i vagoni merci erano manovrati fino al 1962-1963 dalla locomotiva a vapore SEFTA n°2 "Fabrizi" (Locomotiva FS 817.002)[5] e in seguito da un locomotore di proprietà dello zuccherificio.

Dopo la decisione della amministrazione provinciale di Modena di smantellare il collegamento ferroviario con il capoluogo modenese dal 6 settembre 1964, la struttura è stata riconvertita ad autostazione per il trasporto pubblico extraurbano stradale ed è tuttora operativa. L'autostazione passa in seguito in gestione ad ATCM e poi a SETA.

In seguito al devastante terremoto dell'Emilia del 2012, che ha reso inagibile tutti gli istituti scolastici della città rendendone necessaria la delocalizzazione nel nuovo polo scolastico nella periferia sud-est, è stato avviato il progetto di realizzazione in tale complesso di una nuova autostazione a servizio degli studenti che sono i maggiori fruitori del trasporto pubblico locale della bassa modenese.[6] L'area della ex stazione SEFTA è destinata a diventare residenziale-commerciale.[7]

Strutture e impianti modifica

 
Sottostazione elettrica ferroviaria

L'ex stazione si trova in viale Circonvallazione est, a ridosso del centro storico di Mirandola, vicino allo stadio comunale "Libero Lolli" e alla chiesa del Gesù.

Sono tuttora presenti i ruderi della sottostazione elettrica ferroviaria e del deposito dei locomotori.

In tempi più recenti fu realizzato il deposito delle autocorriere sul lato orientale del piazzale di manovra e un parcheggio scambiatore sul lato occidentale.

Movimento modifica

Nel 1964 il traffico passeggeri era servito da 12 coppie di treni giornalieri, composti da un'elettromotrice e una carrozza a carrelli mista (oppure dalla sola elettromotrice). Partendo da Mirandola verso Modena, il convoglio veniva agganciato presso la stazione di Cavezzo-Villafranca con le vetture provenienti dalla diramazione per la stazione di Finale Emilia e si proseguiva verso Modena; mentre la stessa cosa accadeva al ritorno nel verso contrario da Modena verso Mirandola e Finale.

Essendo una stazione terminale, il convoglio doveva invertire il senso di marcia una volta giunto a Mirandola, agganciando l'elettromotrice in testa al treno.[8]

Nella fascia oraria 6:00-9:00 erano cadenzati ogni 45 minuti quattro collegamenti Mirandola-Modena (di cui due diretti nei giorni feriali) e tre corse da Modena. Nei giorni festivi c'era un ulteriore treno in quanto a Cavezzo il mercato settimanale si svolge di domenica.[9]

Servizi modifica

L'attuale autostazione di Mirandola è dotata di:

  •   Biglietteria a sportello
  •   Biglietteria automatica
  •   Sala d'attesa
  •   Servizi igienici
  •   Bar
  •   Parcheggio scambiatore per autoveicoli e biciclette

Note modifica

  1. ^ Fabio Casini, Le tre stazioni di Mirandola, in L'Indicatore Mirandolese, n. 12, COmune di Mirandola, giugno 2016, p. 19. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  2. ^ Pietro Alberghi, Modena nel periodo fascista (1919-1943), su books.google.it, Mucchi, 1998, p. 137. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato il 23 marzo 2017).
  3. ^ Vanni Cleri ci, La ferrovia, su Al Barnardon, 23 giugno 2016. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  4. ^ Delio Bellodi, La storia dal Trenen dal Cucc, su Al Barnardon, 2 giugno 2016. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato il 22 marzo 2017).
  5. ^ Tale locomotiva (ex SAO, ex FS 817.001 e 817.002) venne venduta nel 1962-1963 all'IMA di Genova, rientrando poi nel 1969 nelle FS con matricola 830.005, ma accantonata ed infine demolita a Novi San Bovo nei primi anni 1970
  6. ^ Mirandola smonta 51 moduli abitativi. Restano 448 sfollati, in Gazzetta di Modena, 21 febbraio 2015. URL consultato il 21 marzo 2017 (archiviato il 22 marzo 2017).
  7. ^ C’è il nullaosta per la nuova stazione dei bus, in Gazzetta di Modena, 6 dicembre 2016. URL consultato il 22 marzo 2017 (archiviato il 23 marzo 2017).
  8. ^ IDEE & PROGETTI: idee & fantasia, su Forum, Duegi editrice, 10 febbraio 2013. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 25 marzo 2017).
  9. ^ Cerco orari SEFTA di qualsiasi anno, su Forum, Duegi editrice. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 25 marzo 2017).

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica

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