Tête des Fournéous

Montagna delle Alpi Cozie

La Tête des Fournéous[1] (così anche nella letteratura alpinistica in italiano[2]) è una montagna delle Alpi Cozie alta 2.682 m s.l.m.[1], situata nel dipartimento francese delle Alte Alpi.

Tête des Fournéous
Vista dal monte Gimont
StatoBandiera della Francia Francia
Regione  Provenza-Alpi-Costa Azzurra
ProvinciaStemma Alte Alpi
Altezza2 682 m s.l.m.
Prominenza153 m
CatenaAlpi
Coordinate44°57′25.27″N 6°42′39.48″E / 44.957019°N 6.710966°E44.957019; 6.710966
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Francia
Tête des Fournéous
Tête des Fournéous
Mappa di localizzazione: Alpi
Tête des Fournéous
Dati SOIUSA
Grande ParteAlpi Occidentali
Grande SettoreAlpi Sud-occidentali
SezioneAlpi Cozie
SottosezioneAlpi del Moncenisio
SupergruppoCatena Chaberton-Tabor-Galibier
GruppoGruppo del Chaberton
SottogruppoGruppo Chaberton-Clotesse
CodiceI/A-4.III-A.1.a

Etimologia modifica

 
Cresta nord-orientale

L'attuale nome della montagna rispecchia quello tradizionalmente attribuitole dagli abitanti della valle della Clarée e fa riferimento alla nuvolosità che spesso ne ammanta la cima, mentre chi abitava sul suo versante orientale, dal quale le nuvole sono spesso meno visibili, la chiamava un tempo Grand Charvet[3]. Il toponimo Grand Chalvet è oggi attribuito dalla cartografia ufficiale Institut géographique national ad una elevazione secondaria poco a nord-est della cima[1]. Il nome Chalvet, intercambiabile con Charvet, deriva dal latino calvus, ovvero denudato[4], come peraltro Grand Charvia, il nome francese del vicino monte Gimont.

Descrizione modifica

 
Versante sud-est

La montagna è situata a breve distanza dal Colle del Monginevro e sulla catena principale alpina, nella zona dove questa costituisce lo spartiacque fra la valle della Durance e l'alta valle di Susa. Il crinale principale prosegue verso nord con due elevazioni minori, il Grand Chalvet (2.632 m) e la Pointe de Dormillouse (2.587 m), per poi scendere al Col de la Lauze (2.529 m) e risalire al Pic du Lauzin. Nella direzione opposta lo spartiacque perde quota fino al Passo del Monginevro.[1] Un terzo crinale si stacca dalla montagna verso ovest e, scendendo al Pas de la Fanfare e risalendo poi Tête Noire (2.630 m), divide tra loro due valloni laterali della Valle della Clarée, quello della Lause da quello dei Fournéous.[1] La prominenza topografica della montagna è di 153 m.[5][6] Poco a sud del punto culminante della Tête des Fournéous si trova la stazione di arrivo di un impianto di risalita[2], la Télésiège du Chalvet.[1]

Geologia modifica

Nella zona circostante la montagna è stato segnalato il rinvenimento di esemplari di Arnioceras, un genere di ammoniti.[7]

Accesso alla vetta modifica

 
La cima della montagna

L'accesso alla montagna può avvenire per sentieri che percorrono le tre creste che convergono sulla cima. La Tête des Fournéous è accessibile anche in mountain bike[8], ed è inoltre una meta sciaplinistica.[9]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f Géoportail, su geoportail.gouv.fr, IGN. URL consultato il 1º aprile 2019.
  2. ^ a b CAI-TCI, Alpi Cozie Centrali, pag. 78.
  3. ^ (FR) AA.VV., Bulletin, Grenoble, Académie delphinale, 1962, p. 197. URL consultato il 14 dicembre 2021.
  4. ^ (FR) Patois, in Bulletin de la Société scientifique du Dauphiné, 7 - 18, Grenoble, Société scientifique du Dauphiné, 1878, p. 216. URL consultato il 17 dicembre 2021.
  5. ^ (EN) Tête des Fournéous, su peakery.com. URL consultato il 12 dicembre 2021.
  6. ^ Punto di minimo: Col de la Lauze, 2.529 m
  7. ^ (FR) Jean-Michel Caron, Lithostratigraphie et tectonique des schistes lustrés dans les Alpes cottiennes septentrionales et en Corse orientale, Institut de géologie, Université Louis Pasteur de Strasbourg, 1978, p. 104. URL consultato il 17 dicembre 2021.
  8. ^ (FR) Tête des Fournéous : Par le col de La Lauze et par le Pas de La Fanfare, su vttour.fr, VTTour. URL consultato il 16 dicembre 2021.
  9. ^ (FR) Tête des Fournéous, par le Clot Enjaime en A/R (Queyras - Alpes Cozie N), su skitour.fr, Skitour, 12 febbraio 2021. URL consultato il 16 dicembre 2021.

Bibliografia modifica

Cartografia

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