Tamburo (armi)

componente di alcuni tipi di arma da fuoco
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Il tamburo delle rivoltelle (dette anche pistole a tamburo o revolver) e delle varie armi a tamburo rotante (quali, ad esempio, il fucile a ripetizione Colt New Model Revolving rifle o i vari cannoni revolver), funge sia da caricatore/magazzino che da camera di scoppio delle cartucce/munizioni. Di forma tipicamente cilindrica, presenta un foro assiale (sul quale ruota, infilato in un perno) ed alcuni fori disassati che vanno a formare le camere di cartuccia (più generalmente 6). Il raggio della circonferenza, che intercetta i centri delle camere, è la distanza tra il centro della canna ed il centro del perno su cui ruota il tamburo. L'allineamento angolare tra canna e camera di cartuccia, è dato dalla stella di rotazione e dalle tacche di bloccaggio, ricavate in genere dal pieno di lavorazione.

Tamburo per calibro .45 Colt
Tamburo per calibro .45 Colt, dove si vedono le unghiature di alleggerimento (1), le tacche di bloccaggio (2), la stella di rotazione (3) e le sei camere di cartuccia (4).

Storia modifica

Vari tentativi di fabbricare armi a tamburo, furon fatti già nei primi anni dell'ottocento, ma divenne possibile fabbricare rivoltelle pratiche, solo con l'avvento della capsula a percussione.

 
Revolver a tamburo di Collier, a pietra focaia (1818)

Nel 1818, l'ingegnere statunitense Elisha H. Collier sviluppò e brevettò in Inghilterra un modello di pistola a tamburo a monocanna, con già la forma della rivoltella attuale, ma di scarsa praticità per il tipo di accensione delle cariche di lancio, che era ancora a pietra focaia, e per il fatto che la rotazione del tamburo doveva avvenire manualmente, colpo su colpo.

Nel 1833 a Gadoni in Sardegna, Francesco Antonio Broccu, fabbro artigiano dal multiforme ingegno, progetta e costruisce anche una rivoltella a tamburo, molto simile a quelle che saranno prodotte anni dopo da Samuel Colt (non vi sono comunque prove di alcun contatto tra Colt e Broccu). Per questa sua invenzione ricevette vari riconoscimenti ed un premio di 300 franchi, da parte del re Carlo Alberto. Ma purtroppo, Broccu non brevettò mai le sue invenzioni, inclusa questa pistola, e nessun costruttore italiano o europeo ne sfruttò mai le possibilità del non-brevetto.[1][2]

 
Colt Paterson 1838

Nel 1836, fu Samuel Colt il primo a brevettare e fabbricare "industrialmente" la pistola a ripetizione a tamburo. Ma il tamburo di queste armi era però ancora ad avancarica e le camere dovevano essere caricate con i vari elementi separati (capsule, polvere e pallottole). In questo caso, il tamburo era posteriormente chiuso e dotato di luminelli per l'alloggiamento delle capsule di innesco.

 
S&W Model 3 in .44 Russian (1870)

Fino all'aprile del 1869, fu proprio la Smith & Wesson a detenere il brevetto della retrocarica, che le consentiva l'esclusiva nella fabbricazione di revolver con tamburo forato da parte a parte, e quindi dell'uso di cartucce a percussione caricate dal retro. Dal 1854 (anno del primo brevetto) fino al 1875, produsse varie revolver a retrocarica, di vari calibri.

Notevole fu anche il modello 1870, che aveva un estrattore a stella (brevettato) per scaricare tutti i bossoli del tamburo con un solo gesto, e che venne prodotto fino a 1915.

Struttura modifica

Il tamburo è generalmente fabbricato in ferro o acciaio dolce, eventualmente cementato, ma raramente temprato (come del resto anche le canne), in quanto una tempra eccessiva lo renderebbe si più duro, ma anche più fragile e soggetto a rotture molto più pericolose. Il tamburo è un elemento cilindrico che ruota attorno ad un asse centrale, che è solidale con l'incastellatura dell'arma, oppure ad una parte mobile della stessa (utile per l'espulsione dei bossoli).

 
Espulsore bossoli con stella di rotazione

Dal lato di carica è provvisto di una parte in rilievo lavorata "a stella", con tante punte quante camere di cartuccia, posizionate in modo che la leva di rotazione (comandata dal cane o dal grilletto o da entrambi nelle armi a doppia azione), agisca su di essa. Alcuni tamburi sono dotati di una stella di rotazione innestata e collegata al perno assiale, con la funzione di espulsore dei bossoli scarichi, previa pressione longitudinale del perno, una volta basculato il tamburo lateralmente o una volta aperta la rivoltella ad apertura basculante (come la Webley Enfield N° 2 Mk I - foto a fianco).[3]

Il tamburo è provvisto di fori passanti longitudinali per l'alloggiamento delle cartucce (e questo fu materiale di brevetto per la S&W fino al 1869), detti camere di scoppio o camere di cartuccia, ed è inserito nel suo perno, "bloccato" tra la canna e la culatta del castello. È provvisto esternamente di tacche di bloccaggio della rotazione, che ingaggiate da un nottolino sporgente nella parte bassa del telaio, ne determinano il fermo sì da garantire che la cartuccia sia esattamente allineata con la canna, al momento dello sparo. Quasi sempre è provvisto di fresature esterne (dette "unghiature") che lo alleggeriscono; tuttavia, in armi destinate allo sparo di munizioni particolarmente potenti, queste possono mancare in modo che il tamburo sia maggiormente robusto e che il peso in più dell'arma aiuti ad attenuare le forze di rinculo. Generalmente, le camere sono cinque o sei, ma in base ai calibri, specialmente i più piccoli (per es. il .22), possono essere anche sette o otto.

 
Magazzino a tamburo

Siccome le pareti dei tamburi sono la parte più sottile e sensibile allo stress pressorio di tutta l'arma, le case produttrici oggi eseguono rigorosi controlli con ultrasuoni e raggi x, al fine di identificare eventuali irregolarità di fusione, nei pezzi grezzi da forare, aumentandone così la sicurezza.

I caricatori cosiddetti "a tamburo", di alcune armi automatiche (come il Tommy Gun o il PPS-41), vengono così denominati perché ne hanno la forma estetica, ma non la reale funzione rotativa e di camere di scoppio, così in tal caso sono considerabili come magazzini "rotondi" a forma di tamburi, ma non tamburi veri e propri.

Funzionamento modifica

Alla trazione del grilletto (o del cane nelle armi a singola azione) la leva agisce sulla "stella" posteriore e determina la parziale rotazione del tamburo (nelle armi a sei colpi, la rotazione è ogni 60°, in quelle ad otto colpi è 45°, ecc.), in modo da portare la cartuccia da sparare, precisamente davanti alla canna. Alla fine di questo movimento il nottolino sporgente dal telaio va ad inserirsi nell'apposita tacca esterna di bloccaggio, in modo da garantirne il fermo nella posizione di sparo. La regolazione di questo meccanismo ("timing") è essenziale, poiché lo sparo con la cartuccia anche leggermente disallineata alla canna, potrebbe portare all'arresto del proiettile contro il bordo di essa, con pericolosissimi picchi pressori, fino alla rottura dell'arma ed eventuali conseguenze dannose per il tiratore o altri nelle vicinanze.

È anche assai importante che lo spazio esistente tra la faccia anteriore del tamburo e la parte posteriore della canna ("gap"), sia piuttosto ridotto (generalmente, dell'ordine dei centesimi di millimetro). Uno spazio minore potrebbe essere soggetto al dilatamento eccessivo dei metalli, dati dal riscaldamento dell'arma dopo lo sparo di vari colpi, e causare il bloccaggio del tamburo contro la canna o un difettoso allineamento in rotazione. Uno spazio più ampio comporta una maggior fuga dei gas di propulsione, e dunque una sensibile riduzione dell'energia del proiettile e bruciature alle mani del tiratore.

Note modifica

  1. ^ Red, LA RIVOLTELLA - Fenomenologia di una scoperta italiana, su fenomenologia.net, 25 febbraio 2021. URL consultato il 26 agosto 2023.
  2. ^ Alerugolo, Accademia della Cultura: Un tipo speciale di “arma intelligente”: il brevetto, su Accademia della Cultura, 24 marzo 2020. URL consultato il 29 agosto 2023.
  3. ^ Revolver Enfield No.2 Mk I, su www.exordinanza.net. URL consultato il 12 agosto 2023.

Bibliografia modifica

  • Ricketts H., Armi da Fuoco, Milano, Mursia, 1962
  • Peterson H., Armi da Fuoco nei Secoli, Milano, Mondadori, 1964
  • Cadiou R., Alphonse R., Armi da Fuoco, Milano, Mondadori, 1978
  • Hogg I. Il Grande Libro delle Pistole di Tutto il Mondo, Milano, De Vecchi, 1978

Voci correlate modifica

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