Tanzanite

minerale

La tanzanite è un minerale, più precisamente è una varietà della zoisite; fu scoperta nei primi di gennaio del 1967 nel Nord Tanzania ai piedi dei monti Merelani nei pressi della città di Arusha. Il suo utilizzo più comune è nella gioielleria: apprezzata grazie alle sue caratteristiche cristalline e al pleocroismo (il colore che va dal blu al viola cambiando a seconda dell'orientamento della luce e che viene appunto definito bluviola).

Tanzanite
Classificazione StrunzSilicato, VIII/C
Formula chimica(Ca2Al3(SiO4)(Si2O7)O(OH))
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinoDipiramidale
Sistema cristallinoOrtorombico
Classe di simmetriaprimitiva (P)
Gruppo spazialemmm
Proprietà fisiche
Densità3,10 – 3,38 g/cm³
Durezza (Mohs)6,5
SfaldaturaPerfetto {010} imperfetto {100}
Fratturairregolare, concoide
Coloreblu/viola
Lucentezzavitrea, resinoso su superfici sfaldatate
Opacitàtrasparente sino ad opaco
DiffusioneSolo nel nord della Tanzania
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale
Una pietra grezza di tanzanite
Una pietra lavorata

La tanzanite è una gemma rara.[1][2] Il nome tanzanite le venne dato dalla maison Tiffany in onore dello Stato in cui la gemma fu scoperta. Prima del nome definitivo si scartò l'ipotesi di conferirle il nome commerciale di Zoisite blu poiché esso suonava troppo simile al termine inglese suicidio (suicide). Vennero inoltre proposti molti nomi come zaffiro del monte Meru, zoisite-zaffiro e zaffiro-zoisite. Al tempo il titolo di scopritore della tanzanite fu attribuito a un certo Manuel de Souza ma fu accertato successivamente che il vero scopritore fu un abitante del luogo di nome Ndugu Jumanne Ngoma, il quale, dopo numerose peripezie, riuscì a ottenerne il riconoscimento, avallato nel 1984 da una certificazione del ministero per le risorse minerarie della Tanzania.[3]

Abito cristallino modifica

Cristallo, striato.

Origine modifica

Segregazione magmatica.

Giacitura modifica

Tanzania, Africa.

Forma in cui si presenta in natura modifica

Il più grande del mondo modifica

Il più grande cristallo di tanzanite lavorato è di 737,81 carati.[4]
Uno dei più famosi è il "Queen of Kilimanjaro" (regina del Kilimanjaro) di ben 242 carati. È oggi posizionato su una tiara adornata con 803 tsavoriti (varietà di granato verde) e 913 diamanti, tutti con taglio a brillante.[5] La tiara è esposta alla "Gallery of Gold and Gems at the Royal Ontario Museum" a Toronto, Ontario, Canada.
La mostra proviene dalla collezione privata di Michael Scott, il primo CEO della Apple.[6]

Recenti sviluppi modifica

Nel giugno del 2003, il governo della Tanzania ha vietato per legge l'esportazione di tanzanite grezza verso l'India dove solitamente avviene la lavorazione delle pietre preziose. Questo divieto è stato emanato per lo sviluppo locale della manifattura e dell'artigianato.

Nell'aprile del 2005, la compagnia chiamata Tanzanite One Ltd. annunciò pubblicamente di aver preso il controllo della porzione del deposito di tanzanite denominata "C-Block" (blocco C) (il principale deposito è suddiviso in 5 blocchi).

Nell'agosto del 2005 nella miniera del blocco C venne trovato il più grande cristallo di tanzanite: tale cristallo pesa 16 839 carati (3,4 kg) e misura 22 cm × 8 cm × 7 cm. Nel giugno 2020, il minatore tanzaniano Saniniu Kuryan Laizer di 52 anni ha estratto le due più grandi gemme di tanzanite mai viste, pesando infatti rispettivamente 9,27 kg e 5,1 kg, che ha successivamente venduto al governo per 7,7 miliardi di scellini tanzaniani (quasi 3,3 milioni di dollari e 2,9 milioni di euro).

Note modifica

  1. ^ http://www.nationaljewelernetwork.com/njn/content_display/colored-stones/color-market-reports/e3i35bdd2d07c219452caefa3f76a183a6d?imw=Y, su nationaljewelernetwork.com. URL consultato il 27 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2009).
  2. ^ http://bworldonline.com/Weekender020609/main.php?id=focus1[collegamento interrotto]
  3. ^ Minerali - Scienza e Curiosità - Chi ha scoperto la Tanzanite?, su minerali.it. URL consultato il 2 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
  4. ^ Copia archiviata (JPG), su palagems.com. URL consultato il 7 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2011).
  5. ^ 2005 Gem News Archive Archiviato il 27 settembre 2011 in Internet Archive.
  6. ^ Royal Ontario Museum | Exhibitions & Galleries | Past Exhibitions | Light & Stone: Gems from the Collection of Michael Scott Archiviato il 14 giugno 2011 in Internet Archive.

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