Tempio di Giove Tonante

tempio della Roma antica

Il tempio di Giove Tonante fu un tempio romano eretto durante il principato di Augusto nella città di Roma.[1] Non sono state trovate testimonianze archeologiche dell'edificio, probabilmente distrutto durante un incendio nel I secolo. L'esistenza del tempio è attestata da alcuni passi di Gaio Svetonio Tranquillo, che lo cita nella sua opera Vite dei dodici Cesari.

Tempio di Giove Tonante
Denario di Augusto con raffigurazione del tempio di Giove Tonante (zecca di Tarragona, circa 19 a.C.)
CiviltàRomana
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Comune Roma
Mappa di localizzazione
Map

Storia modifica

 
Disegno del rilievo con cinque edifici dalla tomba degli Haterii (da Christian Hülsen, The Roman Forum: Its History and Its Monuments, tradotto da J.B. Carter (seconda edizione), 1909, fig. 150, p. 249). Il tempio di Giove Tonante potrebbe essere quello raffigurato più a destra.

Il tempio venne eretto da Ottaviano per tener fede ad un voto fatto durante le guerre cantabriche, in Spagna, in un episodio del 26 a.C.: Svetonio riferisce che mentre l'imperatore veniva trasportato su una lettiga durante una marcia notturna, il fulmine uccise il servitore che lo precedeva con la fiaccola e per ringraziare la divinità di avergli concesso la salvezza, fece voto della costruzione di un tempio.

«Consacrò un tempio a Giove Tonante per uno scampato pericolo: durante una marcia notturna, al tempo della spedizione contro i Cantabri, un fulmine aveva colpito la parte anteriore della sua lettiga e ucciso il servo che lo precedeva con una fiaccola.»

La costruzione dovette iniziare dopo il ritorno di Ottaviano a Roma nel 24 a.C. e il nuovo edificio fu inaugurato il 1º settembre del 22 a.C.[2]. Plinio il Vecchio riferisce, nella sua Naturalis historia, che il tempio venne costruito interamente in marmo[3] e che ospitava la statua del dio opera dello scultore Leocare[4]. Un aneddoto narra in proposito del tempio di un sogno di Augusto, nel quale Giove Ottimo Massimo, venerato nel massimo tempio cittadino capitolino, si sarebbe lamentato di venire trascurato, e Augusto gli avrebbe risposto di aver creato con la costruzione del nuovo tempio un portiere per l'area sacra a lui dedicata.

«Sognò che Giove Capitolino si lamentava che gli erano stati sottratti i suoi adoratori e che egli aveva risposto di aver messo Giove Tonante presso di lui come portiere.»

 
Incisione di Giovanni Battista Piranesi della metà del XVIII secolo

Sebbene le fonti indichino chiaramente la sua posizione alle pendici del Campidoglio verso il Foro Romano, manca qualsiasi resto di questo antico edificio: un'immagine si trova su una moneta di Augusto, che lo mostra con facciata esastila, ossia con sei colonne frontali, con una statua del dio intento a reggere uno scettro. Tra il XVI e il XIX secolo le rovine del tempio di Vespasiano, anch'esso collocato alle pendici del Campidoglio, venivano erroneamente identificate per quelle del tempio di Giove Tonante, come si evince da alcune stampe, tra cui una di Giovanni Battista Piranesi.

Planimetria del Campidoglio antico



Note modifica

  1. ^ SvetonioAugustus, 29.
  2. ^ Res gestae Divi Augusti, 19
  3. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 36,50.
  4. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 34,10 e 78-79.

Bibliografia modifica

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