Teoria delle onde

teoria linguistica

La teoria delle onde (in tedesco Wellentheorie), formulata dal tedesco Johannes Schmidt, è la teoria che detta le basi su cui è fondata la geografia linguistica, che si occupa di studiare il mutamento linguistico nello spazio.

Modello originale di Schmidt

La teoria si contrappone alla Teoria dell'albero genealogico di August Schleicher.

Teoria modifica

Schmidt fa notare che i tratti comuni a due o più lingue sono direttamente proporzionali alla vicinanza tra loro. Da qui l'idea che questo mutamento si propaghi come un'onda a cerchi concentrici, che rappresentano l'area di ogni singola lingua e si affievoliscono allontanandosi.[1]

Successivamente è stato dimostrato che la propagazione di un'isoglossa (una linea immaginaria che unisce i punti estremi di un'area in cui si verifica uno stesso fenomeno linguistico) è un fenomeno ben più complesso di quanto immaginato e descritto da Schmidt, come dimostrato dal confine che delimita l'alto e basso tedesco, il quale ha una forma molto frastagliata. Questi confini non sono comunque casuali, ma si sovrappongono quasi sempre a confini naturali o politici, e quindi culturali.[2]

Matteo Giulio Bartoli definì le quattro norme areali secondo cui, in presenza di diverse forme linguistiche, la più antica sarebbe quella presente:

  1. nell'area geografica più isolata (es. [k] in Sardegna al posto di [ʧ]);
  2. nelle aree laterali (es. circus > rumeno cerc, spagnolo cerco; circulus > italiano cerchio);
  3. nell'area maggiore (se questa non è troppo esposta);
  4. nell'area seriore (luoghi colonizzati).

Queste norme sono da applicarsi in successione (se non è valida la prima, si applica la seconda; se non è valida la seconda, si applica la terza; se non è valida la terza, si applica la quarta).

Note modifica